giovedì 11 settembre 2008

LA BUFALA DEI NEGOZIATI E ALTRE NEFANDEZZE

La campagna propagandistica dei "negoziatio con i palestinesi" voluta dagli USA e condotta da due leaders dal credito in ribasso è solo un inutile spettacolo come era stata la conferenza di Annapolis e come quella, non porta a niente. Non solo quanto discusso non sarà messo in atto trattandosi di mere chiacchiere, ma i termini degli accordi sono inaccettabili per vari motivi:
La proposta rifiuta un diritto al ritorno per i profughi palestinesi
Non si parla di negoziati su Gerusalemme
Israele intende tenersi le colonie di Malee Adumim, Gush Ezion, quelle intorno a Gerusalemme ecc.
Lo scambio dei territori prevede che Israele riceva subito i blocchi di colonie ma i terreni da trasferire ai palestinesi e il passaggio libero tra La Cisgiordania e Gaza sarebbero messi in atto solo dopo che L'ANP abbia ripreso il controllo di Gaza cosa palesemente impossibile.
Ma non basta: Israele ha presentato ai palestinesi un modello di nuovi "assetti securitari" secondo i quali Israele non si contenta di pretendere uno stato palestinese completamente smilitarizzato e senza esercito, ma chiede di
Sovraintendere ai passaggi di frontiera
Mantenere uno spiegamento nella valle del Giordano
Continuare a sorvolare il territorio palestinese
Mantenere postazioni sui monti
Mantenere unità militari per risposte di emergenza in aree palestinesi.
E' evidente che Israele non è un partner per la pace e rifiuta, benchè ne faccia oggetto di chiacchiere, l'idea di uno stato palestinese che non sia un bantustan. Ciò a cui aspira è estendere le colonie e strangolare la società palestinese nell'attesa che il "problema palestinese" scompaia.
A riprova di ciò vediamo che una feroce repressione viene messa in atto contro la lotta non-violenta di Nil'in , a Hebron i militari spalleggiano i coloni nelle loro aggressioni contro i cittadini palestinesi, i pastori e i bambini. Vediamo una recrudescenza di assurda violenza ai danni delle organizzazioni di donne che denunciano la distruzione delle loro sedi e perfino incursioni nei centri commerciali, supermercati e vari esercizi. Intanto i palestinesi che lavorano in Israele, già privi di ogni diritto saranno oggetto di una nuova tassa che li escluderà. Recentemente gli spari sulle barche dei pescatori con a bordo i pacifisti internazionali della Free Gaza e Liberty stanno a dimostrare che neppure più l'interposizione serve a qualcosa.
Intanto al valico di Rafah sono presenti soggetti americani in abiti civili che danno man forte perchè nessun aiuto giunga dall'Egitto.
Che l'obiettivo finale sia uno stato palestinese indipendente o uno stato unico democratico i palestinesi portano avanti sul terreno giorno per giorno una tenace resistenza che si configura sempre più come non-violenza attiva. Da parte nostra è necessario continuare a svolgere azioni di solidarietà anche se spesso siamo scoraggiati e ci sembra troppo poco. ma anche continuare un lavoro di informazione per mantenere aperto un discorso su cui molti, anche a sinistra vogliono far scendere il silenzio.

mercoledì 3 settembre 2008

L'ESERCITO SPARA SULLE BARCHE DEI PESCATORI

I pescatori di Gaza, cui è fatto divieto di pescare oltre le tre miglia dalla costa, dall'esercito israeliano che li costringe a rimanere in acque in cui non vi è pesce, mandando in malora la loro attività, hanno deciso di esercitare il loro diritto alla pesca e alla vita uscendo in mare a pescare in compagnia degli internazionali arrivati con la Free Gaza, tra cui l'italiano Vittorio Arrigoni. L'esercito israeliano si è avvicinato alle barche ed ha cominciato a sparare.
Pare che gli spari fin'ora siano solo di intimidazione, così afferma almeno l'ambasciata italiana a te Aviv.