lunedì 25 giugno 2012
Sono rimasta molto sorpresa nell’apprendere dall’articolo sul manifesto del 24 giugno che l’unica “nota stonata” del Roma Pride 2012 “subito condannata dagli organizzatori” era uno dei cartelli sul camion con il quale (come negli scorsi anni) ho scelto di sfilare. Per altro non si capisce chi avrebbe pronunciato questa condanna, dato che comunicati ufficiali da parte degli organizzatori in rete non se ne trovano.
Quando ho raggiunto il camion, un mio amico mi ha subito raccontato che qualcuno si era lamentato di un cartello che invitava a boicottare il turismo in Israele. L’altro, ben più visibile, con scritto “Enjoy Stonewall, stop the Apartheid wall”, evidentemente il presunto rappresentante degli organizzatori non l’ha visto o non l’ha capito.
Quello che forse è sfuggito a chi si è pronunciato contro il cartello in questione è che Israele viola da decenni non solo la legalitàinternazionale, ma i diritti umani, che queste violazioni ormai non riguardano solo i palestinesi, ma anche le donne e che nell’ultimo periodo stanno dilagando episodi di razzismo (anche con violenze fisiche) contro migranti e rifugiati, nei confronti dei quali il governo sta attuando una campagna di espulsioni senza precedenti e per quanto ne capisco, ancora una volta fuori da qualsiasi criterio di legalità. Tra l’altro il Ministro degli Interni se ne dice orgoglioso e ritiene motivo di vanto che la sua politica verso migranti e rifugiati venga definita oscurantista e razzista.
Personalmente ritengo che un cartello che condanna la politica illegale (e criminale) di Israele e invita ad agire in prima persona contro di essa, sia tutt’altro che cha una nota stonata in una manifestazione come il gay pride, i cui obiettivi sono il riconoscimento della parità di diritti e il rispetto della diversità. Non credo per altro che all’epoca dell’Apartheid qualcuno avrebbe condannato un cartello con un invito a boicottare il turismo in Sudafrica.
Infine trovo singolare che un giornale come il manifesto riporti una simile notizia senza porsi il problema di approfondirla.
Sveva Haertter
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