L'accusa della polizia di Gaza: 'Israele introduce droga dai valichi
di confine'.
SCRITTO IL 2009-07-09 IN NEWS
Gaza - Infopal. In un comunicato stampa, Islam Shahwan, il portavoce
della polizia palestinese di Gaza, ha reso noto che sono stati
sequestrati "ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti,
contrabbandate attraverso il passaggio di Beit Hanoun ‘Erez’. La droga
era nascosta sotto una vettura che entrava a Gaza".
"Dall'interrogatorio dei contrabbandieri - ha sottolineato Shahwan - è
emerso che l’intelligence israeliana li aiuta a nascondere la droga in
mezzo alla merce diretta a Gaza, facilitandone il passaggio.
Attraverso la vendita di questi veleni a basso costo, i
contrabbandieri (a servizio di Israele, ndr) hanno l'obiettivo
principale di far cadere il maggior numero possibile di giovani, sia
maschi che femmine, nella rete dei collaborazionisti".
Il portavoce della polizia di Gaza ha infatti spiegato: "La droga è
uno dei mezzi sfruttati dall’occupazione per colpire il fronte interno
e distruggere i giovani palestinesi, aumentando il numero dei
collaboratori con l’intelligence israeliana.
Tale contrabbando è attivo dalla recente guerra contro la Striscia di
Gaza, e utilizza i valichi sionisti".
Valichi aperti al traffico di droga ma chiusi agli aiuti umanitari.
Israele, civiltà superiore.
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sabato 18 luglio 2009
venerdì 17 luglio 2009
tESTIMONIANZE RACCOLTA DA "BREAKING THE SILENCE dalla "Stampa"
Confessione choc dei soldati israeliani
"A Gaza violazione dei diritti umani"
Le testimonianze: ci ordinarono
di sparare sempre per primi e usare
i palestinesi come scudi umani
GERUSALEMME
I militari israeliani impegnati nell’offensiva condotta nel dicembre scorso nella Striscia di Gaza utilizzarono dei palestinesi come scudi umani, senza fare distinzioni fra miliziani e popolazione civile e senza altre regole di ingaggio se non quella di minimizzare le proprie perdite: è quanto risulta dalle testimonianze rese note dall’ong Breaking the Silence. Il militare ha affermato di non aver visto miliziani palestinesi utilizzare degli scudi umani, anche se gli venne detto dai suoi superiori che ciò era accaduto. La sua unità utilizzava una variante di questa pratica - proibita nel 2005 dall’Alta Corte israeliana - denominata «procedura del vicino» e utilizzata nei rastrellamenti casa per casa: prevedeva che fosse un civile a bussare alle porte delle abitazioni per accertare se vi fosse qualcuno dentro.
In altri casi ai civili sarebbero stati consegnate delle mazze o dei martelli pneumatici perché abbattessero i muri della case per far entrare i soldati, dato che i militari temevano che le porte fossero minate. Ma dalle testimonianze emerge in generale che al contrario di quanto accaduto in passato non venne data alcuna direttiva sulle regole di ingaggio per limitare i danni alla popolazione civile: l’unica logica era quella di evitare il più possibile delle perdite e ciò venne ottenuto utilizzando un volume di fuoco sproporzionato rispetto alla zona di operazioni, in gran parte ad alta densità di popolazione. Le truppe israeliane ricorsero alla massiccia demolizione di edifici, non solo di quelli che potevano nascondere miliziani, arsenali o tunnel, ma anche seguendo la tattica del «giorno dopo»: ovvero, lasciarsi alle spalle una zona «sterile» perché, alla fine delle operazioni, le unità potessero ritirarsi con una zona di ampia visibilità e angolo di fuoco.
Un altro militare ricorda di aver visto, di notte avvicinarsi un palestinese con in mano una torcia, apparentemente disarmato: il suo superiore vietò di sparare i normali colpi di avvertimento e quando fu vicino fece aprire il fuoco contro di lui: «Non lo dimenticherò finché vivo, tutti sparavano e l’uomo gridava. Quando fu giorno spedimmo fuori un cane per controllare se vi fossero esplosivi, ma non portava nulla, solo la torcia». L’ufficiale giustificò l’accaduto sottolineando che «era di notte, era un terrorista». Non mancò neanche la componente religiosa: il rabbinato dell’esercito distribuì dei volantini di contenuto politico redatti in termini apocalittici, in cui i militari israeliani venivano descritti come «figli della luce» mentre i palestinesi erano «figli dell’oscurità», senza che venisse fatta alcuna distinzione fra miliziani e civili.
Le testimonianze fanno parte di una serie di documenti raccolti dall’ong Breaking the Silence, che si occupa delle violazioni dei diritti umani commessi dall’esercito israeliano, e resi pubblici questa settimana. Le forze armate da parte loro hanno sottolineato che le testimonianze sono simili a quella già venute alla luce alcuni mesi fa: «Anche ora gran parte di quanto detto si basa su voci e testimonianze indirette, senza che sia possibile verificare i dettagli in modo da confermare o smentire l’accaduto», ha commentato un portavoce.
"A Gaza violazione dei diritti umani"
Le testimonianze: ci ordinarono
di sparare sempre per primi e usare
i palestinesi come scudi umani
GERUSALEMME
I militari israeliani impegnati nell’offensiva condotta nel dicembre scorso nella Striscia di Gaza utilizzarono dei palestinesi come scudi umani, senza fare distinzioni fra miliziani e popolazione civile e senza altre regole di ingaggio se non quella di minimizzare le proprie perdite: è quanto risulta dalle testimonianze rese note dall’ong Breaking the Silence. Il militare ha affermato di non aver visto miliziani palestinesi utilizzare degli scudi umani, anche se gli venne detto dai suoi superiori che ciò era accaduto. La sua unità utilizzava una variante di questa pratica - proibita nel 2005 dall’Alta Corte israeliana - denominata «procedura del vicino» e utilizzata nei rastrellamenti casa per casa: prevedeva che fosse un civile a bussare alle porte delle abitazioni per accertare se vi fosse qualcuno dentro.
In altri casi ai civili sarebbero stati consegnate delle mazze o dei martelli pneumatici perché abbattessero i muri della case per far entrare i soldati, dato che i militari temevano che le porte fossero minate. Ma dalle testimonianze emerge in generale che al contrario di quanto accaduto in passato non venne data alcuna direttiva sulle regole di ingaggio per limitare i danni alla popolazione civile: l’unica logica era quella di evitare il più possibile delle perdite e ciò venne ottenuto utilizzando un volume di fuoco sproporzionato rispetto alla zona di operazioni, in gran parte ad alta densità di popolazione. Le truppe israeliane ricorsero alla massiccia demolizione di edifici, non solo di quelli che potevano nascondere miliziani, arsenali o tunnel, ma anche seguendo la tattica del «giorno dopo»: ovvero, lasciarsi alle spalle una zona «sterile» perché, alla fine delle operazioni, le unità potessero ritirarsi con una zona di ampia visibilità e angolo di fuoco.
Un altro militare ricorda di aver visto, di notte avvicinarsi un palestinese con in mano una torcia, apparentemente disarmato: il suo superiore vietò di sparare i normali colpi di avvertimento e quando fu vicino fece aprire il fuoco contro di lui: «Non lo dimenticherò finché vivo, tutti sparavano e l’uomo gridava. Quando fu giorno spedimmo fuori un cane per controllare se vi fossero esplosivi, ma non portava nulla, solo la torcia». L’ufficiale giustificò l’accaduto sottolineando che «era di notte, era un terrorista». Non mancò neanche la componente religiosa: il rabbinato dell’esercito distribuì dei volantini di contenuto politico redatti in termini apocalittici, in cui i militari israeliani venivano descritti come «figli della luce» mentre i palestinesi erano «figli dell’oscurità», senza che venisse fatta alcuna distinzione fra miliziani e civili.
Le testimonianze fanno parte di una serie di documenti raccolti dall’ong Breaking the Silence, che si occupa delle violazioni dei diritti umani commessi dall’esercito israeliano, e resi pubblici questa settimana. Le forze armate da parte loro hanno sottolineato che le testimonianze sono simili a quella già venute alla luce alcuni mesi fa: «Anche ora gran parte di quanto detto si basa su voci e testimonianze indirette, senza che sia possibile verificare i dettagli in modo da confermare o smentire l’accaduto», ha commentato un portavoce.
LETTERA A NAPOLITANO PER IL COSIDDETTO PACCHETTO SICUREZZA FIRMATA DA "EBREI CONTRO L'OCCUPAZIONE E CAMPO DELLA PACE EBRAICO
Lettera a Napolitano
Giovedì 16 Luglio 2009 21:58 Rete-ECO
| Stampa |
16 luglio 2009
Egregio signor Presidente
Abbiamo appreso con viva preoccupazione che il Parlamento italiano ha approvato il cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Noi siamo convinti che l’approvazione di queste leggi non porterà nessuna sicurezza, al contrario farà diventare il nostro Paese sempre più incivile, barbaro e disumano. Tutti i principi della Costituzione sono calpestati da queste leggi e i diritti umani sono violati con arroganza e in nome di un senso di superiorità che non ha nessuna giustificazione.
Noi vediamo con angoscia ripetersi la storia delle leggi razziali e di leggi che somigliano a quelle nazifasciste, vediamo che ancora innocenti sono perseguitati sotto i nostri occhi.
Come ebrei che ricordano molto bene la storia recente siamo particolarmente preoccupati e angosciati, come italiani siamo disgustati dalla deriva che sta prendendo il nostro Paese.
Giovedì 16 Luglio 2009 21:58 Rete-ECO
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16 luglio 2009
Egregio signor Presidente
Abbiamo appreso con viva preoccupazione che il Parlamento italiano ha approvato il cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Noi siamo convinti che l’approvazione di queste leggi non porterà nessuna sicurezza, al contrario farà diventare il nostro Paese sempre più incivile, barbaro e disumano. Tutti i principi della Costituzione sono calpestati da queste leggi e i diritti umani sono violati con arroganza e in nome di un senso di superiorità che non ha nessuna giustificazione.
Noi vediamo con angoscia ripetersi la storia delle leggi razziali e di leggi che somigliano a quelle nazifasciste, vediamo che ancora innocenti sono perseguitati sotto i nostri occhi.
Come ebrei che ricordano molto bene la storia recente siamo particolarmente preoccupati e angosciati, come italiani siamo disgustati dalla deriva che sta prendendo il nostro Paese.
martedì 14 luglio 2009
SONO ANCORA QUI
Dopo alcuni mesi di forzata interruzione per cause tecniche e problemi personali ritorno finalmente ad occuparmi delle situazioni che mi stanno a cuore. Sono accadute molte cose nel frattempo, nessuna buona. Non solo in Palestina, dove Netanjau ha fatto la sua dichiarazione di guerra ai palestinesi dichiarando che accetta uno stato palestinese come quello che auspicava Sharon, aggiungendo che intende annettersi definitivamente Gerusalemme e che pretende che palestinesi ed arabi riconoscano lo stato ebraico, cioè lo stato etnico che crea apartheid e che li considera inferiori e sottomessi, dove Gaza continua ad essere sotto assedio e chi ha cercato di far entrare aiuti umanitari è stato sequestrato e rinchiuso in prigione con un atto di pirateria, trovandosi la nave “Spirito di Umanità” in acque internazionali, dove gli israeliani oltre ad affamare la popolazione cercano di far entrare a Gaza la droga per guadagnare collaborazionisti, tecnica usuale adoperata da sempre da Israele. Sul fronte internazionale altre brutte notizie, la repressione in Iran e in Cina e il colpo di stato in Onduras con il probabile avallo degli Stati Uniti che non l’hanno condannato, tanto per premiare la fiducia di chi crede che Obama cambierà la politica estera in positivo, pare che l’unica cosa che cambi Obama sia solo il tono che si è fatto meno arrogante e più conciliante, ma la sostanza resta la stessa.
Sul fronte interno l’approvazione da parte del parlamento del pacchetto sicurezza apre scenari a dir poco inquietanti. Tutto il peggio che temevamo è stato realizzato. Non ci è stato risparmiato niente, dalle ronde al reato di clandestinità, con tutte le conseguenze che comporterà per chi ne resterà vittima. Credo che il nostro paese abbia toccato il fondo, alcune di queste leggi o conseguenze di esse fanno invidia a quelle del nazismo. Come moltissimi altri ho scritto al presidente della repubblica chiedendogli di non ratificare questa malvagità, non credo che serva a molto ma qualcosa bisogna pur fare. Per scrivere a Napolitano l’indirizzo email è: presidenza.repubblica@quirinale.it
Sul fronte interno l’approvazione da parte del parlamento del pacchetto sicurezza apre scenari a dir poco inquietanti. Tutto il peggio che temevamo è stato realizzato. Non ci è stato risparmiato niente, dalle ronde al reato di clandestinità, con tutte le conseguenze che comporterà per chi ne resterà vittima. Credo che il nostro paese abbia toccato il fondo, alcune di queste leggi o conseguenze di esse fanno invidia a quelle del nazismo. Come moltissimi altri ho scritto al presidente della repubblica chiedendogli di non ratificare questa malvagità, non credo che serva a molto ma qualcosa bisogna pur fare. Per scrivere a Napolitano l’indirizzo email è: presidenza.repubblica@quirinale.it
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