domenica 7 ottobre 2018
DOPO IL CATACLISMA
RACCONTO
I bambini sgranarono gli occhi e ammutolirono sgomenti alle parole del maestro. Olmo smise di giocare con le foglie e Gioia di accarezzare l'agnellino che si era avvicinato. L'aria era fresca e pulita e il sole scaldava piacevolmente accarezzando le testoline degli scolari seduti all'aperto. Stavano apprendendo il significato della parola guerra, una pratica usuale agli uomini prima del cataclisma. I piccoli allievi ascoltavano increduli il racconto di bombe e di missili lanciati dagli aerei sulle popolazioni civili inermi. Racconti di distruzione e di odio dove proprio i più vulnerabili, coloro che avrebbero dovuto essere protetti e amati venivano inesorabilmente schiacciati e annientati. All'umanità del dopo cataclisma le parole guerra, odio, sopraffazione, schiavitù, razzismo erano sconosciute, o per lo meno erano sconosciute ai più giovani, per gli altri, coloro che sapevano, avevano perso il loro senso ed erano scomparse dal linguaggio e dal vocabolario. Titanicus non avrebbe voluto rievocarle per i bambini, ma era il maestro di storia ed era suo preciso dovere portare alla loro conoscenza le ragioni che avevano prodotto il grande cataclisma che aveva spazzato i tre quarti del genere umano e sconvolto la faccia della terra. Erano passati solo 50 anni dall'evento, un tempo insignificante per la storia, ma la vita dei sopravvissuti era completamente cambiata. Scomparse erano le centrali nucleari, le basi militari e cessata la produzione di armamenti. Tutto l'ordine sociale era mutato. Non c'erano più organizzazioni statali, né eserciti, né banche. Non c'erano disuguaglianze né povertà né fame e né sete per nessuno. La nuova umanità, molto ridotta nel numero, viveva come una grande unica famiglia e spendeva le proprie energie per migliorare la propria esistenza e quella del pianeta. La produzione dei beni era studiata per soddisfare le necessità di tutti e non per il profitto. Non c'erano né ricchi né poveri. Ognuno contribuiva con la propria intelligenza e con le proprie capacità al benessere collettivo. La cultura, la conoscenza e la consapevolezza venivano promosse e auspicate e nessuno si sentiva inutile, impotente e infelice. Non c'erano carceri e non c'erano gabbie. Scomparsa la violenza era scomparso con essa ogni istinto delittuoso e gli animali, anch'essi ridotti nel numero, vivevano liberi seguendo la loro natura senza la minaccia incombente di essere uccisi e sfruttati. Anche le malattie erano scomparse, assieme all'inquinamento, alle emissioni di gas serra, alla contaminazione dell'aria e dell'acqua. La natura era rifiorita in tutto il suo splendore espandendo la sua bellezza e accrescendo la biodiversità di specie animali e vegetali. A causa della nuova conformazione delle terre il mare era dappertutto e questo rendeva il paesaggio ancora più stupefacente e meraviglioso. Non è che la gente fosse tornata a un sistema di vita semplice e primitivo. Ciò che era cambiato erano i valori e le priorità. Nessuno più desiderava di diventare ricco e di accentrare nelle sue mani più di quanto gli servisse per vivere e per essere felice. La tecnologia non era stata spazzata via, ma il suo uso era solo al servizio del miglioramento della vita di tutti. Titanicus era molto vecchio e ricordava ogni aspetto greve e doloroso del mondo che c'era stato prima. Un mondo in cui imperavano la menzogna e la calunnia usate dai potenti per sopraffare e distruggere intere popolazioni per i loro interessi egoistici. Un mondo in cui si scatenavano guerre e aggressioni da parte di chi aveva tutto per togliere perfino la vita a chi non aveva niente. Un mondo in cui la violenza dilagava in ogni suo aspetto e grado invadendo le menti e avvelenando le masse con l'invidia, il razzismo e l'ignoranza. Dove gli esseri umani vivevano una vita nella confusione e nell'ansia, controllati dai potenti e saturi di ingiustizia. Un mondo senza libertà. Ma c'era anche in quel mondo chi non accettava quelle regole, chi era disposto anche a morire pur di gridare la propria sete di libertà, di vita, pur di affermare la propria dignità e il proprio valore conferitogli dall'universo. Erano il sale della terra e proprio queste persone venivano calunniate e uccise. Una violenza senza fine e una disperazione continua affliggeva il mondo prima del cataclisma. Titanicus ricordava bene i sentimenti di impotenza, di rabbia di tristezza che aveva provato di fronte a tanta disumanità. La prepotenza e l'arroganza dei potenti non aveva limiti e non aveva limiti la loro crudeltà. Sicari ben pagati e organizzati crescevano come i funghi foraggiati dagli stati più violenti e ammazzavano, impiccavano e decapitavano donne e bambini, le madri con i loro figli. Ogni aspetto della società mondiale trasudava violenza e quando un popolo o uno statista cercava di andare controcorrente veniva represso o sostituito con un colpo di stato, oppure annientato con un bombardamento. Gli uomini si erano dati delle regole e delle leggi internazionali, ma nei fatti erano carta straccia e l'unica vera legge era quella del più forte, del più prepotente, del più canaglia. I peggiori tra loro avevano speso molte energie per organizzare un potente apparato atto a divulgare menzogne e per oscurare alle masse le loro malefatte e l'acquiescenza dei più completava l'opera. Ma se gli esseri umani erano ridotti a schiavi e cavie, inconsapevoli perfino di esserlo, la natura a sua volta veniva devastata e snaturata. Tutti i suoi prodotti generosi erano contaminati e distrutti. Perfino i semi diventavano proprietà privata. Le foreste erano rase al suolo per far posto ad allevamenti sterminati di animali che venivano torturati e uccisi, l'aria era tossica le acque inquinate, il pianeta soffocava ed era oppresso e circondato da una fitta nuvola nera di forme pensiero negative. Ma anche dai rottami delle varie navicelle e sonde spaziali che roteavano attorno ad essa con il concreto rischio di colpirla in qualsiasi momento. Mentre i potenti coalizzati, convinti di essere forti ed eterni, preparavano una nuova guerra mondiale con l'intento di usare le armi nucleari, le masse ignare di essere sull'orlo dell'annientamento esultavano per la vittoria della squadra di calcio per cui facevano il tifo. Fu a quel punto che la madre terra esplose in un terremoto mondiale scuotendosi di dosso i piccoli uomini come se fossero state pulci. Interi continenti furono ingoiati dalle acque, tsunami distrussero paesi, la furia della natura ridisegnò la faccia del pianeta. Le terre emerse quando si placò il cataclisma erano molto ridotte e altrettanto ridotto il numero degli esseri viventi sopravvissuto.
Turbato dai ricordi il volto di Titanicus si era oscurato, poi guardò i fanciulli che ascoltavano le sue parole, i loro visi pieni di luce, erano la promessa del futuro. Prima del cataclisma era stato sicuro che non ci sarebbe stata nessuna speranza per l'umanità e che questa specie orgogliosa sarebbe stata così stupida da autodistruggersi trascinando nella sua catastrofe anche tutte le altre specie innocenti e la natura stessa, ma non era stato così. La Mente Universale aveva scelto di favorire l'impegno degli uomini saggi che avevano in tutti i modi cercato di arginare il disastro. Questa nuova umanità era cresciuta anche grazie ad essi, sviluppando capacità, sensi e intuizioni che la chiusura mentale degli uomini del passato non aveva mai avuto. Essi erano soliti usare nella loro quotidianità non solo la razionalità ma anche la fantasia, l'ispirazione, l'intuito ed erano pieni di entusiasmo e di stupore. I loro occhi non guardavano soltanto, ma vedevano e penetravano l'apparenza per giungere all'essenza delle cose. La loro spiritualità era elevata e il loro sodalizio con l'universo, di cui si sentivano parte, perfetto. Un sospiro di sollievo uscì dal petto di Titanicus, per quel giorno aveva istruito abbastanza i bambini sulle atrocità della storia passata della loro specie, perciò sciolse la riunione di studio e i piccoli tornarono a sorridere disperdendosi festanti.
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