Gli studenti palestinesi temono torture ed abusi in conseguenza dell’impennata di arresti da parte dell’ANP e di Israele
Nei mesi scorsi un apparente aumento degli arresti di studenti in Cisgiordania ha colpito attivisti di orientamento islamista e dei partiti di sinistra.
Gli ufficiali della sicurezza hanno sottolineato l’importanza di eliminare le cellule armate in Cisgiordania, ma gli arrestati sostengono che raramente gli interrogatori riguardano la sicurezza.
Bethan Staton - MEE
Lunedì 2 Marzo 2015
L’università di Birzeit, nella periferia di Ramallah, ha la fama di essere una delle migliori università palestinesi. E’ un elegante complesso in pietra bianca che, sotto i raggi del sole, sembra nuovo di zecca, è costantemente affollato da gruppi di studenti che chiacchierano, radunati attorno a gazebo politici, o che corrono da una classe e all’altra.
Il mese scorso, tuttavia, l’area universitaria è diventata una prigione per sei studenti. Per circa tre mesi vi si sono accampati, hanno mangiato nel bar, studiato nella biblioteca e dormito in un piccolo ripostiglio. Per protesta e per paura, si sono rifiutati di uscire dal campus finché la loro sicurezza non fosse stata garantita.
Militanti del Blocco Islamico, il movimento studentesco di Hamas, hanno ricevuto mandati di comparizione per essere arrestati o interrogati dall’Autorità Nazionale Palestinese. Per questi giovani non era una novità. Molti sono al corrente degli arresti da parte di palestinesi o israeliani e sapevano che rimanere nell’università era il solo modo per evitare la brutalità da parte di entrambi.
Dopo lunghi negoziati delle organizzazioni dei diritti umani per garantire la loro incolumità, la scorsa settimana gli studenti hanno finalmente potuto tornare a casa. Ma la loro libertà è una piccola vittoria. Dure esperienze simili a quella degli ultimi mesi si sono presentate molte volte nel passato e i militanti pensano che sia solo questione di tempo prima di altri arresti ed interrogatori. Credono anche di essere stati colpiti per ragioni politiche.
“L’Autorità Nazionale Palestinese vuole rimanere al potere. Il loro principale avversario è Hamas e la sua popolarità sta aumentando,” ha dichiarato a Middle East Eye Abdel Rahman Hamdan, studente di ingegneria, uno di quelli che sono rimasti nell’università. “Hanno paura che, lasciando lavorare Hamas e il Blocco Islamico, la gente avrà ancora più fiducia in loro e forse si opporrà alle autorità.”
Come la maggioranza dei suoi colleghi, Hamdan si è accampato a Birzeit alla fine dello scorso anno, quando membri del Blocco Islamico hanno ricevuto una raffica di convocazioni ed arresti. L’escalation ha coinciso con l’anniversario della fondazione di Hamas in dicembre: una data importante che i militanti speravano di celebrare con una commemorazione.
Hamdan è stato arrestato poco prima di quella data. E’ stato rilasciato senza imputazioni dopo 24 ore di interrogatorio, che secondo lui riguardava le attività del Blocco Islamico ed ha comportato l’uso della tortura.
“Mi hanno chiesto delle attività all’interno dell’università e mi hanno detto che dovevamo disdire la commemorazione,” ha affermato. “Non mi hanno incolpato di niente ma questo è successo prima delle celebrazioni all’università: è stata una specie di messaggio: devi fermarla [la commemorazione], e non vogliamo che tu la faccia.”
L’esperienza degli studenti di Birzeit non è l’unica. Negli ultimi quattro mesi c’è stato un apparente aumento degli arresti di studenti in Cisgiordania, che ha colpito quelli che militano nei partiti islamici e di sinistra. Tra novembre e gennaio si è saputo che 41 studenti sono stati arrestati nelle università della Cisgiordania e in dicembre gli universitari di Hamas e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina [storico gruppo palestinese della sinistra marxista. N.d.tr.] hanno manifestato nei campus di Birzeit e di Al Quds per protestare contro gli arresti dei loro militanti.
Hamdan – e militanti di sinistra che vogliono rimanere anonimi per garantire la loro incolumità – hanno detto a MEE che gli arresti colpiscono in modo sproporzionato i gruppi islamici, ma che anche quelli dell’opposizione di sinistra sono colpiti. “Quando sono iniziati gli arresti politici, si sono opposti insieme, li hanno rifiutati,” ha detto Hamdan della collaborazione tra le diverse fazioni dello spettro politico. “Lavorano bene insieme contro la repressione.”
Un portavoce dell’Autorità Nazionale Palestinese non ha risposto alla richiesta di MEE di commentare la questione. Ufficiali della sicurezza hanno sottolineato l’importanza di eliminare le cellule armate in Cisgiordania, ma gli arrestati affermano che raramente vengono poste domande relative alla sicurezza durante gli interrogatori, che riguardano piuttosto le attività dei gruppi universitari. Hamdan insiste che rappresentano una minaccia insignificante: gruppi come il Blocco Islamico hanno una funzione rappresentativa nelle associazioni studentesche, si occupano principalmente delle condizioni di vita, dell’assistenza finanziaria, di sport e di manifestazioni politiche all’interno del campus.
Nelle elezioni del 2014 a Birzeit il Blocco Islamico ha perso di stretta misura rispetto ai militanti di Fatah per 20 eletti contro 23. Ma ci sono indicazioni che durante l’estate la popolarità di Hamas è aumentata. Il professor Sameeh Hammoudeh di Birzeit spiega che per un’ANP dominata da Fatah la preoccupazione riguardo alla percezione di questa minaccia deve farsi sentire nella politica studentesca – un campo visto come un indicatore dei sentimenti dell’opinione pubblica.
“Vogliono ridurre il potere di Hamas: è una minaccia per l’ANP, quindi devono trovare il modo per limitarla,” afferma Hammoudeh. “Penso che sia una questione soprattutto politica. Non credo ci siano serie ragioni dovute alla sicurezza (per l’arresto degli studenti), perché Hamas in Cisgiordania non svolge attività violente contro Israele. Ma forse l’ANP vuol sapere se sta succedendo qualcosa o no.”
Le testimonianze degli arrestati, comunque, indicano che fare domande e raccogliere informazioni è importante per i servizi di sicurezza palestinesi. Gli studenti tendono a vedere gli arresti da parte dell’ANP come di breve durata ma caratterizzati da interrogatori brutali, mentre quelli da parte israeliana comportano il rischio di lunghe condanne.
Inoltre gli arresti da parte dell’ANP possono frequentemente essere seguiti da detenzioni da parte delle forze di sicurezza israeliane.
Sayed Hashesh, un membro del Blocco Islamico che, come Hamdan, è attualmente accampato a Birzeit, è stato arrestato sia dagli israeliani che dai palestinesi. Nel novembre del 2013, durante il suo secondo anno di università, è stato arrestato e interrogato dalla polizia dell’ANP; un mese e mezzo dopo anche dalle autorità israeliane.
Hashesh ha passato dieci mesi in un carcere israeliano, finchè ha patteggiato la pena. Dopo pochi mesi dal suo rilascio, tuttavia, le forze della sicurezza preventiva palestinese lo hanno di nuovo arrestato.
“Non mi hanno parlato per tutto il giorno e mi hanno lasciato senza cibo né acqua. Poi mi hanno detto di mettermi contro il muro e di alzare le mani “ ha raccontato la sua esperienza a MEE. “Dopo un’ora mi sono sentito stanco, per cui mi sono girato ed ho abbassato le mani. A quel punto hanno iniziato a darmi calci e a picchiarmi.”
Il ventunenne studente specializzando in scienze politiche racconta che ha perso i sensi, che stava sanguinando dalla testa per le percosse, e quando è stato rilasciato non gli hanno restituito la carta d’identità. Da allora ha avuto altre convocazioni – sia da parte di Israele che dell’ANP – ed è rimasto nell’università per evitare un altro arresto.
“Gli israeliani hanno minacciato che loro e l’ANP insieme non mi avrebbero lasciato continuare gli studi e mi avrebbero arrestato. Hanno detto che prima mi avrebbe arrestato l’ANP e poi lo avrebbero fatto gli israeliani,” ha raccontato. “E’ sempre così. Se vieni incarcerato dall’Autorità Nazionale Palestinese finisci anche nelle carceri israeliane.”
Hashesh crede di essere stato arrestato perché milita nel Blocco Islamico. “L’Autorità Nazionale Palestinese usa la tortura, e gli israeliani utilizzano un altro metodo di interrogatorio. Ma sono le stesse domande, le stesse risposte per ottenere lo stesso risultato. E’ come una gara a chi ottiene per primo le risposte,” dice.
In base agli accordi di Oslo, l’ANP e le autorità israeliane condividono informazioni e coordinano le attività sulla questione della sicurezza. Non è chiaro cosa questo preveda precisamente: Hashesh è stato chiaro nel sottolineare che la sua esperienza non dimostra necessariamente che ci sia stata condivisione delle informazioni o coordinamento. Quello che sembra chiaro, comunque, è che gli studenti attivi in gruppi come il Blocco Islamico o il Fronte Studentesco di Azione Progressista [ PSAF, organizzazione studentesca legata al Fronte Popolare per la Liberazinoe della Palestina. N.d.tr.] corrono il rischio di essere presi di mira da entrambe le parti.
Ciò suggerisce che l’ANP ed Israele stanno lavorando allo stesso obiettivo, che è bloccare le attività di Hamas in Cisgiordania. “Mostra che entrambi voglio bloccare la crescita di Hamas” sostiene Hashesh. “Non so se ci sia stato coordinamento [tra ANP ed Israele] la prima volta che sono stato arrestato. Ma penso che entrambi mi abbiano arrestato per la stessa ragione.”
Anche Mohammed Jamil, direttore dell’Organizzazione Araba per i Diritti Umani, che si trova in Gran Bretagna, crede che il recente incremento degli arresti di studenti si tratti del risultato sia della collaborazione in materia di sicurezza che di una politica relativa ai propri interessi [dell’ANP]. AOHR ha rivelato in un recente rapporto che più di 1.206 palestinesi sono stati arrestati dall’ANP nel 2014, tra cui 353 studenti.
“In parte è per far contenti gli israeliani, perché a volte forniscono informazioni agli israeliani su questi studenti,” ha detto Jamil parlando a MEE su Skype. “Ed è anche per aiutare Fatah, la fazione rivale, a vincere le elezioni interne.”
Qualunque siano le motivazioni degli arresti, afferma, gli studenti pagano un prezzo alto. “Prima degli arresti c’è un essere umano, e dopo il rilascio alcuni di loro sono a pezzi. Diventano deboli, pessimisti, hanno idee più negative su quei servizi di sicurezza. Quando prendi uno studente e lo arresti, lo distruggi. E’ una distruzione sistematica.”
Durante la loro permanenza nell’università, Hamdan e Hashesh hanno descritto la loro situazione come se fossero in prigione: “La nostra vita ora è solo all’università,” ha detto Hashesh il mese scorso a MEE dalla biblioteca di Birzeit. “Siamo stufi perché non possiamo uscire e ci mancano i nostri genitori. Studiamo e durante il giorno aiutiamo gli studenti, e poi andiamo a dormire. E’ così.”
Nel campus, tuttavia, arresti e proteste come queste non scioccano più e, dopo una serie di scioperi e sit-in simili, la situazione degli studenti del Blocco Islamico non fa più notizia. Parlando dal suo ufficio nell’università, Sameeh Hammoudeh, docente universitario, dice che l’attuale contesto ha avuto un impatto soffocante sulla politica: dice che “nel cuore degli studenti” c’è paura, ispirata alla minaccia reale di torture ed abusi.
Comunque gli studenti dicono di non essere stati scoraggiati dal lavorare con il Blocco Islamico. “Le azioni dell’ANP hanno solo reso il Blocco Islamico più forte,” sostiene Hamdan. Reprimere questa organizzazione, secondo lui, aumenta solo la sua forza di attrazione e la sua legittimazione agli occhi dell’opinione pubblica. “Nonostante quello che stanno facendo le autorità, il Blocco Islamico continua a lavorare. Non si arrendono mai e la gente vuole persone così.”
(traduzione di Amedeo Rossi)
1 commento:
quanto più le cose sembrano assurde tanto più vengono messe via dal pensiero della gente.
allontanate.
è un abominio superiore all'abominio.
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