mercoledì 30 aprile 2008
ORDINARI SOPRUSI DEI COLONI A HEBRON
Alle 15.20, circa 30 coloni in auto e
a dorso di cavalli e asini si sono radunati sulla strada palestinese che
porta a Yatta. La polizia e l'esercito li hanno seguiti e cosi' anche I
volontari internazionali presenti. Tra i coloni vi erano anche alcune
famiglie con bambini, e diversi giovani. Alcuni degli uomini avevano il viso
coperto, ed altri avevano armi nell'auto. Le autorita' israeliane hanno
intimato ai coloni di andare via, pena l'arresto. I coloni a cavallo sono
entrati nei campi vicini, cosi' che gli animali hanno mangiato il grano
coltivato in essi. Alcuni palestinesi che raccoglievano il grano poco
distante hanno assititio alla scena continuando a lavorare. Dopo circa 30
minuti I coloni sono andati via. Per tutta la durata dell'assembramento dei
coloni, la strada tra At-Tuwani e Yatta e' stata interrotta. La strada e' l'
unica via di accesso all'area di Masafer Yatta, cosi' che diversi
palestinesi erano bloccati da entrambe le parti del raduno dei coloni.
L'impressione dei volontari di OpCol e CPT e' stata che il raduno dei coloni
sia stato lasciato fare dalle autorita' militari, in quanto nessun soldato o
poliziotto ha impedito l'accesso al luogo del raduno, nonostante avessero il
check point proprio sull'unico ingresso all'area in questione.
Venerdi' Aprile 25 2008
Verso le 9, un bambino e' vernuto a chiamare I volontari dicendo che c'erano
dei coloni a Kharruba. Tutti e Quattro I volontari di OpCol sono corsi al
luogo, mentre I CPT avevano una riunione con I loro volontari di Hebron.
Giunti sul luogo, hanno trovato alcuni pastori di At-Tuwani che lavoravano
nei campi. Poco lontano tre coloni con un gregge osservavano la scena mentre
uno di loro cavalcava l'asino rubato ai pastori palestinesi.
Due volontari di OpCol si sono recati a Tuba per la notte e hanno appreso
dagli abitanti di Tuba che verso le 9.20, a Tuba, due pastori sono stati
aggrediti da 6 coloni di Maon con lanci di pietre, mentre I pastori
abbeveravano I greggi ad una cisterna dell'acqua poco lontano dall'abitato.
I pastori sono fuggiti e I coloni hanno continuato a lanciare grosse pietre
alla cisterna, danneggiandone l'esterno. I pastori di Tuba hanno fatto le
riprese video dei coloni, con la videocamera a loro donate da B'tselem,
l'associazione israeliana per i diritti umani. La stessa cisterna era stata
danneggiata anche il mese precedente.
I pastori di Tuba hanno spiegato ai volontari che la cattiva stagione delle
pioggie non ha dato buoni raccolti e che l'aumento globale dei prezzi dei
mangimi e quello della farina, rendono ancora piu' difficile la situazione.
notizie da Operazione Colomba
a dorso di cavalli e asini si sono radunati sulla strada palestinese che
porta a Yatta. La polizia e l'esercito li hanno seguiti e cosi' anche I
volontari internazionali presenti. Tra i coloni vi erano anche alcune
famiglie con bambini, e diversi giovani. Alcuni degli uomini avevano il viso
coperto, ed altri avevano armi nell'auto. Le autorita' israeliane hanno
intimato ai coloni di andare via, pena l'arresto. I coloni a cavallo sono
entrati nei campi vicini, cosi' che gli animali hanno mangiato il grano
coltivato in essi. Alcuni palestinesi che raccoglievano il grano poco
distante hanno assititio alla scena continuando a lavorare. Dopo circa 30
minuti I coloni sono andati via. Per tutta la durata dell'assembramento dei
coloni, la strada tra At-Tuwani e Yatta e' stata interrotta. La strada e' l'
unica via di accesso all'area di Masafer Yatta, cosi' che diversi
palestinesi erano bloccati da entrambe le parti del raduno dei coloni.
L'impressione dei volontari di OpCol e CPT e' stata che il raduno dei coloni
sia stato lasciato fare dalle autorita' militari, in quanto nessun soldato o
poliziotto ha impedito l'accesso al luogo del raduno, nonostante avessero il
check point proprio sull'unico ingresso all'area in questione.
Venerdi' Aprile 25 2008
Verso le 9, un bambino e' vernuto a chiamare I volontari dicendo che c'erano
dei coloni a Kharruba. Tutti e Quattro I volontari di OpCol sono corsi al
luogo, mentre I CPT avevano una riunione con I loro volontari di Hebron.
Giunti sul luogo, hanno trovato alcuni pastori di At-Tuwani che lavoravano
nei campi. Poco lontano tre coloni con un gregge osservavano la scena mentre
uno di loro cavalcava l'asino rubato ai pastori palestinesi.
Due volontari di OpCol si sono recati a Tuba per la notte e hanno appreso
dagli abitanti di Tuba che verso le 9.20, a Tuba, due pastori sono stati
aggrediti da 6 coloni di Maon con lanci di pietre, mentre I pastori
abbeveravano I greggi ad una cisterna dell'acqua poco lontano dall'abitato.
I pastori sono fuggiti e I coloni hanno continuato a lanciare grosse pietre
alla cisterna, danneggiandone l'esterno. I pastori di Tuba hanno fatto le
riprese video dei coloni, con la videocamera a loro donate da B'tselem,
l'associazione israeliana per i diritti umani. La stessa cisterna era stata
danneggiata anche il mese precedente.
I pastori di Tuba hanno spiegato ai volontari che la cattiva stagione delle
pioggie non ha dato buoni raccolti e che l'aumento globale dei prezzi dei
mangimi e quello della farina, rendono ancora piu' difficile la situazione.
notizie da Operazione Colomba
DA OPERAZIONE COLOMBA
I BAMBINI PALESTINESI DELLA ZONA DI HEBRON SONO QUOTIDIANAMENTE AGGREDITI DAI COLONI, TANTO CHE LA KNESSET HA FORNITO LORO UNA SCORTA MILITARE PER ANDARE A SCUOLA, MA I SOLDATI DELLA SCORTA LA MAGGIOR PARTE DELLE VOLTE LASCIANO SOLI I BAMBINI.
Aggiornamento da At-Tuwani e Masafer Yatta, Southern Hebron Hills
20 Aprile - 26 aprile 2008
Fatti principali
Presto sarà emergenza in tutta Masafer Yatta: poca acqua e scarsi raccolti.
Cancello dei coloni blocca da due mesi la scorta ai bambini di Tuba.
Raduno di coloni blocca strada palestinese per mezzora. 24 aprile
Coloni scacciano pastori e danneggiano cisterna a Tuba. 26 aprile
*Sabato 20 aprile 2008*
Durante il monitoraggio della scorta ai bambini di Tuba, un CPT e un OpCol
dopo aver dormito a Tuba, hanno accompagnato I bambini fino al cancello che
I coloni hanno messo su quasi due mesi fa', sulla strada da Tuba ad
At-Tuwani. Da qaundo c'e' questo cancello, I soldati si rifiutano di
oltrepassarlo, lasciando cosi' da soli I bambini per un terzo del tragitto
in cui dovrebbero essere protetti dai soldati. Alcuni coloni dell'outpost di
Havat Maon guardavano da lontano. Alcuni bambini di Tuba hanno iniziato ad
urlare ai coloni, ma sono stati subito fermati dalle volontarie. La
scorta dell'esercito
e' arrivata in ritardo dopo due telefonate fatte dalle volontarie
all'ufficio militare competente. Inoltre I soldati stavano per partire senza
aspettare i bambini, cosi' che Le volontarie hanno parlato con loro
facendogli attendere I bambini.
E' da due mesi che nessun soldato cammina con I bambini, nonostante la
delibera della Commisione della Knesset dichiari il contrario. Da due mesi i
soldati ignorano I richiami dei volontari del CPT e di OpCol dichiarando
spesso che gli ordini che ricevono sono diversi e che non vi e' nessuna
delibera della Knesset. Una ebrea israeliana dell'associaizone Yesh Din sta
cercando di risolvere la questione del cancello dei coloni e dei soldati,
tramite contatti con alte gerarchie dell'esercito israeliano.
Come oramai consueto da due mesi, la jeep militare della scorta ha lasciato
i bambini prima che ultimassero il loro tragitto, durnate il quale sono
sotto minaccia di agressione dei coloni.
Aggiornamento da At-Tuwani e Masafer Yatta, Southern Hebron Hills
20 Aprile - 26 aprile 2008
Fatti principali
Presto sarà emergenza in tutta Masafer Yatta: poca acqua e scarsi raccolti.
Cancello dei coloni blocca da due mesi la scorta ai bambini di Tuba.
Raduno di coloni blocca strada palestinese per mezzora. 24 aprile
Coloni scacciano pastori e danneggiano cisterna a Tuba. 26 aprile
*Sabato 20 aprile 2008*
Durante il monitoraggio della scorta ai bambini di Tuba, un CPT e un OpCol
dopo aver dormito a Tuba, hanno accompagnato I bambini fino al cancello che
I coloni hanno messo su quasi due mesi fa', sulla strada da Tuba ad
At-Tuwani. Da qaundo c'e' questo cancello, I soldati si rifiutano di
oltrepassarlo, lasciando cosi' da soli I bambini per un terzo del tragitto
in cui dovrebbero essere protetti dai soldati. Alcuni coloni dell'outpost di
Havat Maon guardavano da lontano. Alcuni bambini di Tuba hanno iniziato ad
urlare ai coloni, ma sono stati subito fermati dalle volontarie. La
scorta dell'esercito
e' arrivata in ritardo dopo due telefonate fatte dalle volontarie
all'ufficio militare competente. Inoltre I soldati stavano per partire senza
aspettare i bambini, cosi' che Le volontarie hanno parlato con loro
facendogli attendere I bambini.
E' da due mesi che nessun soldato cammina con I bambini, nonostante la
delibera della Commisione della Knesset dichiari il contrario. Da due mesi i
soldati ignorano I richiami dei volontari del CPT e di OpCol dichiarando
spesso che gli ordini che ricevono sono diversi e che non vi e' nessuna
delibera della Knesset. Una ebrea israeliana dell'associaizone Yesh Din sta
cercando di risolvere la questione del cancello dei coloni e dei soldati,
tramite contatti con alte gerarchie dell'esercito israeliano.
Come oramai consueto da due mesi, la jeep militare della scorta ha lasciato
i bambini prima che ultimassero il loro tragitto, durnate il quale sono
sotto minaccia di agressione dei coloni.
lunedì 28 aprile 2008
UNA LETTERA DI MARIANO MINGARELLI
Le parole valgono più dei fatti.
Il nostro emerito ambasciatore alle Nazioni Unite, Marcello Spatafora, chiede d’imperio la sospensione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul Medio Oriente, perché indignato dalle parole pronunciate dal vice-ambasciatore libico, Ibrahim Dabbashi, che si è permesso di equiparare la situazione a Gaza con quella nei campi di sterminio nazisti e il Manifesto, nell’articolo di spalla “Proporzioni”, a firma di r.zan., del 25 aprile 2008, plaude il comportamento del nostro “tecnico raffinato” che, bontà sua, è rimasto sconvolto da questa impropria associazione verbale, mentre non risulta che si sia preoccupato di quanta gente potrà morire nel frattempo, nella Striscia di Gaza, in attesa di una nuova convocazione del Consiglio di Sicurezza.
In conseguenza del ferreo embargo, totale ed ininterrotto, imposto a Gaza da Israele, e per l’assenza di provvedimenti reali, effettivi, messi in campo dagli organi delle UN, come pure dai singoli stati “democratici” europei, per far fronte all’emergenza umanitaria, la collettività internazionale sta condannando irrimediabilmente alla morte, con estrema indifferenza, gran parte della popolazione civile dell’”entità nemica” di Israele.
Certo, con i campi di sterminio, il nazismo si era proposto, con razionalità disumana e sistematica, l’eliminazione definitiva non solo degli ebrei, ma anche di tutti i “diversi”, fossero essi oppositori, omosessuali, comunisti, rom e shinti, partigiani o militari non collaborazionisti di paesi ex-alleati.
La nostra memoria ha ormai cancellato il ricordo che la follia nazista portò allo sterminio anche di circa 23 milioni di sovietici.
Che nei campi ci fossero strutture di tortura, di sfruttamento e di eliminazione morale e fisica, ben lo sappiamo.
Ma la Striscia di Gaza non è forse una enorme prigione a cielo aperto, di circa 360 kmq, dove la popolazione civile ha davanti a se solo prospettive di morte? A Gaza si muore sotto i bombardamenti aerei o dell’artiglieria israeliana, per il lancio di missili, per gli “effetti collaterali” degli assassini extragiudiziali o perché centrati “casualmente” dai cecchini dell’IDF. Si muore per l’inquinamento dell’acqua potabile con il refluo delle fogne. Si muore di malattie o di ferite incurabili, per mancanza di medicine, di ambulanze, di strutture ospedaliere funzionanti o per la mancanza di permessi. Si muore di disperazione, dell’effetto fisicamente e psichicamente devastante delle esplosioni conseguenti alla rottura del muro del suono da parte degli aerei con la stella di Davide, in tutte le ore del giorno e della notte. Si muore perché si è rimasti senza casa, senza lavoro, senza cibo, senza futuro.
L’UNRWA e la WHO cercano di far sentire il loro grido di allarme, ma il nostro ineffabile ambasciatore alle UN si mostra sensibile solo a ciò che può risultare non gradito a Israele.
mariano mingarelli - Firenze
(DELLA ONLUS AMICIZIA ITALIA-PALESTINA)
Il nostro emerito ambasciatore alle Nazioni Unite, Marcello Spatafora, chiede d’imperio la sospensione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul Medio Oriente, perché indignato dalle parole pronunciate dal vice-ambasciatore libico, Ibrahim Dabbashi, che si è permesso di equiparare la situazione a Gaza con quella nei campi di sterminio nazisti e il Manifesto, nell’articolo di spalla “Proporzioni”, a firma di r.zan., del 25 aprile 2008, plaude il comportamento del nostro “tecnico raffinato” che, bontà sua, è rimasto sconvolto da questa impropria associazione verbale, mentre non risulta che si sia preoccupato di quanta gente potrà morire nel frattempo, nella Striscia di Gaza, in attesa di una nuova convocazione del Consiglio di Sicurezza.
In conseguenza del ferreo embargo, totale ed ininterrotto, imposto a Gaza da Israele, e per l’assenza di provvedimenti reali, effettivi, messi in campo dagli organi delle UN, come pure dai singoli stati “democratici” europei, per far fronte all’emergenza umanitaria, la collettività internazionale sta condannando irrimediabilmente alla morte, con estrema indifferenza, gran parte della popolazione civile dell’”entità nemica” di Israele.
Certo, con i campi di sterminio, il nazismo si era proposto, con razionalità disumana e sistematica, l’eliminazione definitiva non solo degli ebrei, ma anche di tutti i “diversi”, fossero essi oppositori, omosessuali, comunisti, rom e shinti, partigiani o militari non collaborazionisti di paesi ex-alleati.
La nostra memoria ha ormai cancellato il ricordo che la follia nazista portò allo sterminio anche di circa 23 milioni di sovietici.
Che nei campi ci fossero strutture di tortura, di sfruttamento e di eliminazione morale e fisica, ben lo sappiamo.
Ma la Striscia di Gaza non è forse una enorme prigione a cielo aperto, di circa 360 kmq, dove la popolazione civile ha davanti a se solo prospettive di morte? A Gaza si muore sotto i bombardamenti aerei o dell’artiglieria israeliana, per il lancio di missili, per gli “effetti collaterali” degli assassini extragiudiziali o perché centrati “casualmente” dai cecchini dell’IDF. Si muore per l’inquinamento dell’acqua potabile con il refluo delle fogne. Si muore di malattie o di ferite incurabili, per mancanza di medicine, di ambulanze, di strutture ospedaliere funzionanti o per la mancanza di permessi. Si muore di disperazione, dell’effetto fisicamente e psichicamente devastante delle esplosioni conseguenti alla rottura del muro del suono da parte degli aerei con la stella di Davide, in tutte le ore del giorno e della notte. Si muore perché si è rimasti senza casa, senza lavoro, senza cibo, senza futuro.
L’UNRWA e la WHO cercano di far sentire il loro grido di allarme, ma il nostro ineffabile ambasciatore alle UN si mostra sensibile solo a ciò che può risultare non gradito a Israele.
mariano mingarelli - Firenze
(DELLA ONLUS AMICIZIA ITALIA-PALESTINA)
ULTIME DA GAZA
LA BANCA MONDIALE: Gli aiuti economici dati ad Abbas non servono a molto dato che Israele non toglie i posti di blocco.
L'UNRWA (l'agenzia dell'ONU che si occupa dei rifugiati) Non ha potuto consegnare cibo a Gaza per mancanza di carburante.
PANE le panetterie stanno esaurendo gas da cucina e farina, a breve mancherà anche il pane.
INCURSIONI: Uccisa un'intera famiglia mentre era nella sua casa: una madre e quattro bambini da pochi mesi a sei anni.
Tuttavia non si può dire che Gaza è come un Lagher. E' vero, Gaza è peggio di un Lagher.
L'UNRWA (l'agenzia dell'ONU che si occupa dei rifugiati) Non ha potuto consegnare cibo a Gaza per mancanza di carburante.
PANE le panetterie stanno esaurendo gas da cucina e farina, a breve mancherà anche il pane.
INCURSIONI: Uccisa un'intera famiglia mentre era nella sua casa: una madre e quattro bambini da pochi mesi a sei anni.
Tuttavia non si può dire che Gaza è come un Lagher. E' vero, Gaza è peggio di un Lagher.
venerdì 25 aprile 2008
SEMPRE PEGGIO A GAZA
OCHA , l'ufficio Onu di coordinamento per gli aiuti umanitari comunica le conseguenze della mancanza di carburante nella Striscia di Gaza:
UNRWA , l'agenzia ONU per i rifugiati, giovedi 24 aprile fermera' la consegna di cibo a 650.000 rifugiati
12 municipi della Striscia hanno gia' interrotto la raccolta dei rifiuti di 50.000 abitanti
Gli ospedali del ministero sanita' hanno tra 33 e 170 ore di autonomia elettrica. Quelli gestiti da Ong meno di una settimana.
Il deposito centrale di medicine ha finito le scorte di carburante il 22 aprile. Vaccini per 50.000 bambini saranno perduti se la mancanza di elettricita' superera' le otto ore e ci vorranno 6 mesi per rimpiazzarli.
I veicoli dell'UNRWA si fermeranno giovedi 24 e non potranno svolgere le operationi rivolte a 214 scuole, 19 ambulatori medici e la raccolta dei rifiuti nei campi profughi.
Lino Zambrano - CRIC Gaza
UNRWA , l'agenzia ONU per i rifugiati, giovedi 24 aprile fermera' la consegna di cibo a 650.000 rifugiati
12 municipi della Striscia hanno gia' interrotto la raccolta dei rifiuti di 50.000 abitanti
Gli ospedali del ministero sanita' hanno tra 33 e 170 ore di autonomia elettrica. Quelli gestiti da Ong meno di una settimana.
Il deposito centrale di medicine ha finito le scorte di carburante il 22 aprile. Vaccini per 50.000 bambini saranno perduti se la mancanza di elettricita' superera' le otto ore e ci vorranno 6 mesi per rimpiazzarli.
I veicoli dell'UNRWA si fermeranno giovedi 24 e non potranno svolgere le operationi rivolte a 214 scuole, 19 ambulatori medici e la raccolta dei rifiuti nei campi profughi.
Lino Zambrano - CRIC Gaza
giovedì 24 aprile 2008
PASQUA EBRAICA: GLI AUGURI DI BASSAM ARAMIN
IN QUESTI GIORNI RICORRE LA FESTIVITA' DELLA PASQUA EBRAICA
Bassam Aramin, dei Combatants for Peace e padre di Abir, 11 anni uccisa l´8 febbraio 2007 da un proiettile sparato da un soldato israeliano mentre usciva dalla scuola di Anata e la cui morte non ha avuto finora giustizia, ha scritto questa lettera augurando una felice Pasqua ma denunciando il blocco totale imposto ai Palestinesi in tutta la Cisgiordania.
Per ben una settimana, durata delle celebrazioni della Pasqua ebraica, le autorità militari israeliane adottano speciali misure di sicurezza, sigillando i villaggi della Cisgiordania, impedendo completamente il transito ai Palestinesi che si ritrovano imprigionati e non hanno la minima possibilità di muoversi.
I Saluti di Bassam per la Pasqua ebraica
Felice Pasqua a voi e "piacevole imprigionamento" a noi
Di Bassam Aramin
Traduzione dall´arabo in inglese di Miriam Asnes
Traduzione dall´inglese all´italiano a cura dell´Ufficio di Luisa Morgantini
Quanto è bello e meraviglioso l´esodo dalla schiavitù alla libertà e quanto è gloriosa la liberazione dalle catene della schiavitù!
Quanto è paradisiaco l´essere liberati dall´occupazione e quanto bene vi è nella giustizia che succede all´oppressione!
Quanto è bello riguadagnare l´opportunità di esprimere sé stessi liberamente dopo anni di repressione e sfruttamento, e di essere salvati dalla morte dopo un lungo massacro!
I concetti attorno ai quali ruota ognuna di queste frasi sono Libertà e Liberazione, concetti che ogni essere umano merita di avere, grandi ideali che riguardano ogni individuo così come ogni intera società.
E se noi guardiamo ai valori fondamentali delle festività ebraiche troveremo che grande attenzione è posta proprio su libertà e liberazione e sull´opposizione alla schiavitù e all´oppressione.
Ma la realtà che noi viviamo è l´esatto contrario. In un modo che non cessa mai di stupire, non c´è fine al comportamento oppressivo di coloro i quali hanno originato queste festività e che parlano in nome di quei valori.
Perché oggi l´occupazione israeliana è una fusione di schiavitù e oppressione e asservimento e prigionia e la privazione della libertà dell´intero popolo palestinese in modo tale che ad essi sia impedito di muoversi liberamente e portare avanti la loro vita quotidiana?
E´ come se l´intero concetto di libertà non si applicasse ad altri che al popolo ebraico di Israele.
Prendete per esempio la festività della Pasqua ebraica, la celebrazione della liberazione che è in corso in questi giorni. Gli ebrei di tutto il mondo sono raccolti, di famiglia in famiglia, attorno alla tavola del Seder, la mensa della libertà. Soprattutto ogni partecipante al rito deve immaginarsi come se fosse uno schiavo in Egitto, e ricordare che oggi è un uomo libero, Ben Khorin.
E i membri delle famiglie israeliane, come tutti gli Ebrei nel mondo, discutono del valore della libertà di tutti gli esseri umani, senza differenza alcuna - con l´eccezione dei palestinesi i quali vengono spostati al di là di questa equazione morale.
Forse perché agli occhi degli Israeliani ( e io mi auguro di non dire mai "degli ebrei"), noi non apparteniamo alla famiglia umana.
Perciò dall´inizio delle celebrazioni della Pasqua ebraica è stata decretata la chiusura completa dei Territori Palestinesi, non possiamo spostarci perché tutti noi siamo impediti dalle restrizioni di movimento imposte dai soldati dell´esercito di occupazione israeliano. E tutto questo in nome di un bisogno assoluto e nobile: che il Popolo Eletto possa celebrare la sua festività della libertà e commemorare la sua liberazione e il suo esodo dalla schiavitù alla libertà, anche al costo di opprimere un altro popolo.
Si vede che il notissimo detto secondo cui la libertà di un uomo finisce dove inizia la libertà di un altro non è ancora penetrato nelle menti e nei cuori dei celebranti ebrei Israeliani.
Perciò colgo l´occasione per chiedere agli ebrei israeliani che stanno celebrando questa festività di libertà di rispondere alla mia domanda: Come potete questa notte celebrare la vostra libertà a spese della libertà di un altro? La libertà umana è un valore che è stato creato per voi e per voi soli? Come potete anche solo pensare di celebrare la vostra festività quando i vostri vicini soffrono a causa della chiusura? Avete mai pensato che i valori che questa festività incarna sono in totale opposizione al vostro comportamento reale?
E ad ogni ebreo progressista che prova vergogna per le azioni del governo di occupazione che decreta chiusure per commemorare la Pasqua ebraica, io chiedo loro: Come le vostre voci possono arrivare ad essere udite ad alti livelli contro la continuazione dell´oppressione del popolo palestinese?
Mi auguro che il prossimo anno il popolo palestinese possa celebrare la sua indipendenza dall´occupazione israeliana e che questa sarà la più grande e dolce celebrazione nella storia del nostro popolo - noi che dedichiamo le nostre vite giorno dopo giorno al conseguimento della nostra libertà.
E aspettando che quel giorno arrivi, io auguro ai miei amici una felice celebrazione e chiedo loro di augurare a noi una "tranquilla chiusura".
_,_.___
.
Bassam Aramin, dei Combatants for Peace e padre di Abir, 11 anni uccisa l´8 febbraio 2007 da un proiettile sparato da un soldato israeliano mentre usciva dalla scuola di Anata e la cui morte non ha avuto finora giustizia, ha scritto questa lettera augurando una felice Pasqua ma denunciando il blocco totale imposto ai Palestinesi in tutta la Cisgiordania.
Per ben una settimana, durata delle celebrazioni della Pasqua ebraica, le autorità militari israeliane adottano speciali misure di sicurezza, sigillando i villaggi della Cisgiordania, impedendo completamente il transito ai Palestinesi che si ritrovano imprigionati e non hanno la minima possibilità di muoversi.
I Saluti di Bassam per la Pasqua ebraica
Felice Pasqua a voi e "piacevole imprigionamento" a noi
Di Bassam Aramin
Traduzione dall´arabo in inglese di Miriam Asnes
Traduzione dall´inglese all´italiano a cura dell´Ufficio di Luisa Morgantini
Quanto è bello e meraviglioso l´esodo dalla schiavitù alla libertà e quanto è gloriosa la liberazione dalle catene della schiavitù!
Quanto è paradisiaco l´essere liberati dall´occupazione e quanto bene vi è nella giustizia che succede all´oppressione!
Quanto è bello riguadagnare l´opportunità di esprimere sé stessi liberamente dopo anni di repressione e sfruttamento, e di essere salvati dalla morte dopo un lungo massacro!
I concetti attorno ai quali ruota ognuna di queste frasi sono Libertà e Liberazione, concetti che ogni essere umano merita di avere, grandi ideali che riguardano ogni individuo così come ogni intera società.
E se noi guardiamo ai valori fondamentali delle festività ebraiche troveremo che grande attenzione è posta proprio su libertà e liberazione e sull´opposizione alla schiavitù e all´oppressione.
Ma la realtà che noi viviamo è l´esatto contrario. In un modo che non cessa mai di stupire, non c´è fine al comportamento oppressivo di coloro i quali hanno originato queste festività e che parlano in nome di quei valori.
Perché oggi l´occupazione israeliana è una fusione di schiavitù e oppressione e asservimento e prigionia e la privazione della libertà dell´intero popolo palestinese in modo tale che ad essi sia impedito di muoversi liberamente e portare avanti la loro vita quotidiana?
E´ come se l´intero concetto di libertà non si applicasse ad altri che al popolo ebraico di Israele.
Prendete per esempio la festività della Pasqua ebraica, la celebrazione della liberazione che è in corso in questi giorni. Gli ebrei di tutto il mondo sono raccolti, di famiglia in famiglia, attorno alla tavola del Seder, la mensa della libertà. Soprattutto ogni partecipante al rito deve immaginarsi come se fosse uno schiavo in Egitto, e ricordare che oggi è un uomo libero, Ben Khorin.
E i membri delle famiglie israeliane, come tutti gli Ebrei nel mondo, discutono del valore della libertà di tutti gli esseri umani, senza differenza alcuna - con l´eccezione dei palestinesi i quali vengono spostati al di là di questa equazione morale.
Forse perché agli occhi degli Israeliani ( e io mi auguro di non dire mai "degli ebrei"), noi non apparteniamo alla famiglia umana.
Perciò dall´inizio delle celebrazioni della Pasqua ebraica è stata decretata la chiusura completa dei Territori Palestinesi, non possiamo spostarci perché tutti noi siamo impediti dalle restrizioni di movimento imposte dai soldati dell´esercito di occupazione israeliano. E tutto questo in nome di un bisogno assoluto e nobile: che il Popolo Eletto possa celebrare la sua festività della libertà e commemorare la sua liberazione e il suo esodo dalla schiavitù alla libertà, anche al costo di opprimere un altro popolo.
Si vede che il notissimo detto secondo cui la libertà di un uomo finisce dove inizia la libertà di un altro non è ancora penetrato nelle menti e nei cuori dei celebranti ebrei Israeliani.
Perciò colgo l´occasione per chiedere agli ebrei israeliani che stanno celebrando questa festività di libertà di rispondere alla mia domanda: Come potete questa notte celebrare la vostra libertà a spese della libertà di un altro? La libertà umana è un valore che è stato creato per voi e per voi soli? Come potete anche solo pensare di celebrare la vostra festività quando i vostri vicini soffrono a causa della chiusura? Avete mai pensato che i valori che questa festività incarna sono in totale opposizione al vostro comportamento reale?
E ad ogni ebreo progressista che prova vergogna per le azioni del governo di occupazione che decreta chiusure per commemorare la Pasqua ebraica, io chiedo loro: Come le vostre voci possono arrivare ad essere udite ad alti livelli contro la continuazione dell´oppressione del popolo palestinese?
Mi auguro che il prossimo anno il popolo palestinese possa celebrare la sua indipendenza dall´occupazione israeliana e che questa sarà la più grande e dolce celebrazione nella storia del nostro popolo - noi che dedichiamo le nostre vite giorno dopo giorno al conseguimento della nostra libertà.
E aspettando che quel giorno arrivi, io auguro ai miei amici una felice celebrazione e chiedo loro di augurare a noi una "tranquilla chiusura".
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DAL CRIC: GAZA SEMPRE PEGGIO
18 aprile 2008 Gaza sempre uguale, Gaza sempre peggio
Da circa due settimane la situazione a Gaza va peggiorando. E nessuna delle istituzioni internazionali sembra interessarsene. Da inizio aprile non entra piu' combustibile. Le strade appaiono deserte. Poche macchine in giro. Solo carretti tirati da asini e cavalli, persone che camminano per chilometri. Non si sa da dove ma sono apparse le biciclette. Sempre piu' se ne vedono in giro. Altri aspettano le macchine che si improvvisano taxi. Da casa ai posti di lavoro si impiega anche 2 ore. E i prezzi sono decuplicati. Una corsa di taxi collettivo in Gaza city costava 2-3 shekels. Ora ne chiedono anche 20 di shekels. La mancanza di benzina ha fatto riapparire i rifiuti. Sempre di piu' nelle strade. I mezzi di raccolta restano nei depositi, non hanno carburante. E il caldo si avvicina, con il rischio di malattie. Le stesse autombulanze a cui prima era destinata una quota del carburante, cominciano a non poter muoversi. E le medicine scarseggiano negli ospedali. I pescatori e' da una settimana che non escono in mare. Anche loro non hanno gasolio , oltre a un nuovo divieto israeliano. Le luci notturne, li' in mare a non piu' di 50 metri dalla spiaggia, , di fronte la nostra abitazione, non si vedono piu'. Inizia a scarseggiare anche il gas in bombole. Bombole che erano diventate il nuovo combustibile. Migliaia di auto erano state convertite a gas. In maniera artigianale chiaramente con tutti i rischi conseguenti di esplosione. Ma se manca il gas manchera' anche il mezzo per cucinare nelle case. E nella Striscia non abbonda il legno o il carbone che possano sostituirlo. Le sospensioni di elettricita' tornano ad essere quotidiane. Varie ore al giorno. E la chiusura inizia a colpire anche la disponibilita' di cibo. I prezzi aumentano e in un'area dove la maggioranza della popolazione e' sotto la soglia della poverta' la capacita' di acquisto si riduce sempre piu'. In questo racconto non parlo poi dei morti, anche se altri civili sono caduti sotto i colpi israeliani, decine, qualcuno mentre andava proprio in bicicletta, altri bambini, e un altro cameramen della Reuters. ( http://www.reuters.com/news/video?videoId=80475&videoChannel=1 ), non militanti armati. Qui cerco solo di ricordare che una popolazione intera fatta di bambini, anziani, donne, sta soffrendo il piu' grande assedio degli ultimi decenni. Forse occorre risalire al tempo di Stalingrado per trovarne uno peggiore. Le stesse agenzie umanitarie delle Nazioni uniti lo stanno denunciando. Eppure i governi degli Stati sembrano non accorgersene.
Lino Zambrano – Ong C.R.I.C. Gaza
Racconto pubblicato su www.cric.it
Da circa due settimane la situazione a Gaza va peggiorando. E nessuna delle istituzioni internazionali sembra interessarsene. Da inizio aprile non entra piu' combustibile. Le strade appaiono deserte. Poche macchine in giro. Solo carretti tirati da asini e cavalli, persone che camminano per chilometri. Non si sa da dove ma sono apparse le biciclette. Sempre piu' se ne vedono in giro. Altri aspettano le macchine che si improvvisano taxi. Da casa ai posti di lavoro si impiega anche 2 ore. E i prezzi sono decuplicati. Una corsa di taxi collettivo in Gaza city costava 2-3 shekels. Ora ne chiedono anche 20 di shekels. La mancanza di benzina ha fatto riapparire i rifiuti. Sempre di piu' nelle strade. I mezzi di raccolta restano nei depositi, non hanno carburante. E il caldo si avvicina, con il rischio di malattie. Le stesse autombulanze a cui prima era destinata una quota del carburante, cominciano a non poter muoversi. E le medicine scarseggiano negli ospedali. I pescatori e' da una settimana che non escono in mare. Anche loro non hanno gasolio , oltre a un nuovo divieto israeliano. Le luci notturne, li' in mare a non piu' di 50 metri dalla spiaggia, , di fronte la nostra abitazione, non si vedono piu'. Inizia a scarseggiare anche il gas in bombole. Bombole che erano diventate il nuovo combustibile. Migliaia di auto erano state convertite a gas. In maniera artigianale chiaramente con tutti i rischi conseguenti di esplosione. Ma se manca il gas manchera' anche il mezzo per cucinare nelle case. E nella Striscia non abbonda il legno o il carbone che possano sostituirlo. Le sospensioni di elettricita' tornano ad essere quotidiane. Varie ore al giorno. E la chiusura inizia a colpire anche la disponibilita' di cibo. I prezzi aumentano e in un'area dove la maggioranza della popolazione e' sotto la soglia della poverta' la capacita' di acquisto si riduce sempre piu'. In questo racconto non parlo poi dei morti, anche se altri civili sono caduti sotto i colpi israeliani, decine, qualcuno mentre andava proprio in bicicletta, altri bambini, e un altro cameramen della Reuters. ( http://www.reuters.com/news/video?videoId=80475&videoChannel=1 ), non militanti armati. Qui cerco solo di ricordare che una popolazione intera fatta di bambini, anziani, donne, sta soffrendo il piu' grande assedio degli ultimi decenni. Forse occorre risalire al tempo di Stalingrado per trovarne uno peggiore. Le stesse agenzie umanitarie delle Nazioni uniti lo stanno denunciando. Eppure i governi degli Stati sembrano non accorgersene.
Lino Zambrano – Ong C.R.I.C. Gaza
Racconto pubblicato su www.cric.it
mercoledì 23 aprile 2008
giovedì 17 aprile 2008
APPELLO DEL MEDICAL RELIEF
La Palestinian Medical Relief Society (PMRS) di Gaza lancia un appello urgente.
La situazione attuale nella Striscia di Gaza sta sprofondando in un terribile disastro umanitario. La PMRS, una delle maggiori ONG che forniscono servizi sanitari in Palestina, che nel 2007 era a disposizione di 1,4 milioni di palestinesi in oltre 490 città, centri abitati e villaggi, a causa dell’assedio ininterrotto di Gaza, si trova al momento in condizioni di rischio critico tali da dover sospendere il suo servizio nella Striscia di Gaza senza possibilità di scelta in quanto priva di medicine, carburante, e nei prossimi giorni potrebbe esserci anche la mancanza dell’ elettricità per carenza totale di combustibile per le operazioni e per il trasporto dei dipendenti.
L’assedio di Gaza ha terminato il suo secondo anno e 1,5 milioni di persone non hanno avuto li permesso di andarsene da Gaza, molti farmaci essenziali non sono più reperibili negli scaffali delle farmacie locali come pure nei dispensari ospedalieri; decine di beni essenziali sono mancanti e solo a 15 tipi di medicine è permesso l’ingresso a Gaza regolarmente. Ci sono scorte ridotte di detersivi, nessuna parte di ricambi di auto, la fornitura della corrente elettrica è discontinua. La maggior parte delle piccole industrie locali hanno chiuso i battenti per la mancanza di materie prime e centinaia di impiegati locali sono divenuti superflui: 130 pazienti sono morti prima di aver ottenuto il permesso di lasciare Gaza per essere operati all’estero: per lo meno 2000 pazienti con necessità sanitarie diverse e urgenti, comprendenti bambini con disturbi cardiaci e pazienti ammalati di tumore, stanno aspettando di essere trasportati al di fuori della Striscia di Gaza per ulteriori trattamenti.
Negli ultimi tempi, le conseguenze dell’assedio imposto alla Striscia di Gaza sono divenute sempre più evidenti in quanto la maggior parte dei trasporti interni si è fermata per esaurimento del combustibile, con conseguente interruzione delle forniture di alimenti, di combustibile, di medicine e di altre cose essenziali. La limitazione alla Striscia delle forniture di combustibile sta a significare che è interrotta la principale sorgente di energia elettrica per Gaza. Senza combustibile i generatori degli ospedali non entrano in azione, e in tal caso dozzine di neonati mantenuti nelle incubatrici sono destinati a morire; le medicine che devono essere conservate a basse temperature sono danneggiate; i pazienti soggetti alla dialisi sono a rischio; come pure ci sono moltissimi pazienti che dipendono per i trattamenti da apparecchiature alimentate elettricamente. Senza carburante i prodotti agricoli non possono essere portati al mercato e la distribuzione degli alimenti è a rischio, affrettando la fame e la malnutrizione.. L’economia locale, già caratterizzata da un 60% di disoccupazione, sta fermandosi completamente.
Senza cibo, medicine, elettricità, carburante, acqua pulita da bere, o riscaldamento, la popolazione di Gaza è vittima di una punizione collettiva da parte di Israele. La sofferenza, l’aggressione alla dignità umana, lo stress e la paura della popolazione civile indifesa sono infinite.
La PMRS fa presente i pericoli per la salute e la catastrofe umanitaria derivante dall’impatto negativo sui servizi ed i programmi sanitari a Gaza, i servizi di assistenza sanitaria di base, i servizi di riabilitazione, le cliniche mobili, i servizi di emergenza, i servizi di assistenza individuale o quelli rivolti alla comunità.
A causa dell’attuale crisi tutti quei servizi corrono il rischio di essere sospesi se non si interviene immediatamente, in modo efficace e senza ambiguità. Perciò la PMRS si rivolge agli amici, ai sostenitori, alle comunità internazionali e a tutti coloro che in tutto il mondo credono nella santità dei diritti umani universali e nel diritto internazionale, di richiedere che Israele si conformi alla legge umanitaria internazionale e alle risoluzioni dell’ONU cessando immediatamente la sua politica di punizione collettiva e mettendo fine all’assedio della Striscia di Gaza..
PMRS – Striscia di Gaza
13/04/2008
(trad. mariano mingarelli)
La situazione attuale nella Striscia di Gaza sta sprofondando in un terribile disastro umanitario. La PMRS, una delle maggiori ONG che forniscono servizi sanitari in Palestina, che nel 2007 era a disposizione di 1,4 milioni di palestinesi in oltre 490 città, centri abitati e villaggi, a causa dell’assedio ininterrotto di Gaza, si trova al momento in condizioni di rischio critico tali da dover sospendere il suo servizio nella Striscia di Gaza senza possibilità di scelta in quanto priva di medicine, carburante, e nei prossimi giorni potrebbe esserci anche la mancanza dell’ elettricità per carenza totale di combustibile per le operazioni e per il trasporto dei dipendenti.
L’assedio di Gaza ha terminato il suo secondo anno e 1,5 milioni di persone non hanno avuto li permesso di andarsene da Gaza, molti farmaci essenziali non sono più reperibili negli scaffali delle farmacie locali come pure nei dispensari ospedalieri; decine di beni essenziali sono mancanti e solo a 15 tipi di medicine è permesso l’ingresso a Gaza regolarmente. Ci sono scorte ridotte di detersivi, nessuna parte di ricambi di auto, la fornitura della corrente elettrica è discontinua. La maggior parte delle piccole industrie locali hanno chiuso i battenti per la mancanza di materie prime e centinaia di impiegati locali sono divenuti superflui: 130 pazienti sono morti prima di aver ottenuto il permesso di lasciare Gaza per essere operati all’estero: per lo meno 2000 pazienti con necessità sanitarie diverse e urgenti, comprendenti bambini con disturbi cardiaci e pazienti ammalati di tumore, stanno aspettando di essere trasportati al di fuori della Striscia di Gaza per ulteriori trattamenti.
Negli ultimi tempi, le conseguenze dell’assedio imposto alla Striscia di Gaza sono divenute sempre più evidenti in quanto la maggior parte dei trasporti interni si è fermata per esaurimento del combustibile, con conseguente interruzione delle forniture di alimenti, di combustibile, di medicine e di altre cose essenziali. La limitazione alla Striscia delle forniture di combustibile sta a significare che è interrotta la principale sorgente di energia elettrica per Gaza. Senza combustibile i generatori degli ospedali non entrano in azione, e in tal caso dozzine di neonati mantenuti nelle incubatrici sono destinati a morire; le medicine che devono essere conservate a basse temperature sono danneggiate; i pazienti soggetti alla dialisi sono a rischio; come pure ci sono moltissimi pazienti che dipendono per i trattamenti da apparecchiature alimentate elettricamente. Senza carburante i prodotti agricoli non possono essere portati al mercato e la distribuzione degli alimenti è a rischio, affrettando la fame e la malnutrizione.. L’economia locale, già caratterizzata da un 60% di disoccupazione, sta fermandosi completamente.
Senza cibo, medicine, elettricità, carburante, acqua pulita da bere, o riscaldamento, la popolazione di Gaza è vittima di una punizione collettiva da parte di Israele. La sofferenza, l’aggressione alla dignità umana, lo stress e la paura della popolazione civile indifesa sono infinite.
La PMRS fa presente i pericoli per la salute e la catastrofe umanitaria derivante dall’impatto negativo sui servizi ed i programmi sanitari a Gaza, i servizi di assistenza sanitaria di base, i servizi di riabilitazione, le cliniche mobili, i servizi di emergenza, i servizi di assistenza individuale o quelli rivolti alla comunità.
A causa dell’attuale crisi tutti quei servizi corrono il rischio di essere sospesi se non si interviene immediatamente, in modo efficace e senza ambiguità. Perciò la PMRS si rivolge agli amici, ai sostenitori, alle comunità internazionali e a tutti coloro che in tutto il mondo credono nella santità dei diritti umani universali e nel diritto internazionale, di richiedere che Israele si conformi alla legge umanitaria internazionale e alle risoluzioni dell’ONU cessando immediatamente la sua politica di punizione collettiva e mettendo fine all’assedio della Striscia di Gaza..
PMRS – Striscia di Gaza
13/04/2008
(trad. mariano mingarelli)
CONTINUA IL GENOCIDIO A GAZA
ANCORA 20 VITTIME CIVILI, ANCORA 5 BAMBINI ASSASSINATI.
Quando un kamikaze palestinese (che muore anche lui) fa un attentato in Israele uccidendo dei civili, l'esecrazione è unanime. HA UCCISO DEI CIVILI! Ha fatto pagare ai civili israeliani (che fanno il servizio militare fino a 40 anni e se sono coloni sono armati fino ai denti)le colpe (eventuali) del governo. Se è invece Israele a massacrare e fare a pezzi civili, che tiene sotto occupazione e sotto embargo, l'esecrazione non c'è come mai? Forse perchè li uccide con armi più raffinate e più potenti? Forse perchè chi ha il potere ha sempre ragione?
Le tre preziose vite dei soldati uccisi da Hamas (in un operazione militare) dovevano essere vendicate? Se i miliziani di Hamas sarebbero stati buoni tutto questo non sarebbe successo?
Per il telegiornale: "Nonostante questo, (i tre soldati uccisi dai miliziani o l'assassinio di 20 civili?)Israele ha lasciato entrare un pò di carburante a Gaza. Ma che generosità commovente! Mica può mettere su i forni crematori e fare subito piazza pulita! Che diamine è sempre uno stato democratico! Li fa fuori un pò per volta, cento oggi di embargo, 100 domani per un'incursione...dovranno pur finire! Oppure possono sempre scegliere di andarsene ammesso che riescano ad uscire dalla prigione infernale di Gaza.
Quando un kamikaze palestinese (che muore anche lui) fa un attentato in Israele uccidendo dei civili, l'esecrazione è unanime. HA UCCISO DEI CIVILI! Ha fatto pagare ai civili israeliani (che fanno il servizio militare fino a 40 anni e se sono coloni sono armati fino ai denti)le colpe (eventuali) del governo. Se è invece Israele a massacrare e fare a pezzi civili, che tiene sotto occupazione e sotto embargo, l'esecrazione non c'è come mai? Forse perchè li uccide con armi più raffinate e più potenti? Forse perchè chi ha il potere ha sempre ragione?
Le tre preziose vite dei soldati uccisi da Hamas (in un operazione militare) dovevano essere vendicate? Se i miliziani di Hamas sarebbero stati buoni tutto questo non sarebbe successo?
Per il telegiornale: "Nonostante questo, (i tre soldati uccisi dai miliziani o l'assassinio di 20 civili?)Israele ha lasciato entrare un pò di carburante a Gaza. Ma che generosità commovente! Mica può mettere su i forni crematori e fare subito piazza pulita! Che diamine è sempre uno stato democratico! Li fa fuori un pò per volta, cento oggi di embargo, 100 domani per un'incursione...dovranno pur finire! Oppure possono sempre scegliere di andarsene ammesso che riescano ad uscire dalla prigione infernale di Gaza.
mercoledì 16 aprile 2008
giovedì 10 aprile 2008
DIRITTI UMANI
A PROPOSITO DI DIRITTI UMANI
Torna la tensione in Medio Oriente, così comincia la breve e confusa notizia sull'azione alla stazione di servizio e le due incursioni che hanno ucciso 4 persone tra cui due ragazzini, che per il tg 2 sono uomini di Hamas.
L'embargo israeliano sta uccidendo lentamente l'intera popolazione di Gaza, ma finchè non c'è resistenza attiva e la gente muore in silenzio (altri due malati deceduti per l'embargo negli ultimi giorni) allora non c'è tensione. L'assalto alla stazione di servizio ai confini con la Striscia in cui è stata uccisa una persona e due soldati israeliani è stata compiuta per prendere quel carburante necessario che Israele nega assieme a tutto ciò che serve alla vita.
In questi giorni stiamo assistendo a continue manifestazioni e proteste per impedire le olimpiadi e il cammino della fiaccola. In appoggio ai diritti umani del Tibet. Quando vedremo le medesime manifestazioni in appoggio ai diritti umani dei palestinesi? 150 morti di incursione a Gaza non hanno prodotto proteste da parte di nessun difensore dei diritti umani. Si parla dappertutto di boicottaggio delle olimpiadi, ma quando tutte le organizzazioni palestinesi hanno chiesto il boicottaggio del Salone del libro di Torino che ha invitato lo stato canaglia di Israele come ospite d'onore non abbiamo visto tutta questa partecipazione. Anzi. I cinesi sono cattivi e gli israeliani vogliono fare cultura? Mi fa schifo tutta questa ipocrisia. Parlando con un amico mi son sentita dire "I palestinesi? Sono una causa persa!" Certo quando i diritti umani vengono calpestati da 60 anni, allora diventa una cosa normale. Così siccome sono una causa persa giriamo pure la faccia dall'altra parte, mentre il lago di sangue di un popolo che vive sulle stesse rive del Mediterraneo che anche noi abitiamo, quasi ci lambisce i piedi.
Ho ricevuto un sms in cui mi si chiedeva di far girare un messaggio dei monaci tibetani, ho risposto che va bene lo avrei fatto girare, ma anch'io avevo un messaggio da far girare e il messaggio era questo:
"Nel sessantesimo anno della loro Nakba, mentre piangono le vittime di Gaza, i palestinesi chiedono al mondo di ricordare che vivono ancora sotto occupazione e che tutti i loro diritti umani vengono calpestati tutti i giorni della loro vita."
O ci ricordiamo dei diritti umani dei palestinesi, oppure ogni sbandieramento di diritti umani è vano, ipocrita e inutile.
Torna la tensione in Medio Oriente, così comincia la breve e confusa notizia sull'azione alla stazione di servizio e le due incursioni che hanno ucciso 4 persone tra cui due ragazzini, che per il tg 2 sono uomini di Hamas.
L'embargo israeliano sta uccidendo lentamente l'intera popolazione di Gaza, ma finchè non c'è resistenza attiva e la gente muore in silenzio (altri due malati deceduti per l'embargo negli ultimi giorni) allora non c'è tensione. L'assalto alla stazione di servizio ai confini con la Striscia in cui è stata uccisa una persona e due soldati israeliani è stata compiuta per prendere quel carburante necessario che Israele nega assieme a tutto ciò che serve alla vita.
In questi giorni stiamo assistendo a continue manifestazioni e proteste per impedire le olimpiadi e il cammino della fiaccola. In appoggio ai diritti umani del Tibet. Quando vedremo le medesime manifestazioni in appoggio ai diritti umani dei palestinesi? 150 morti di incursione a Gaza non hanno prodotto proteste da parte di nessun difensore dei diritti umani. Si parla dappertutto di boicottaggio delle olimpiadi, ma quando tutte le organizzazioni palestinesi hanno chiesto il boicottaggio del Salone del libro di Torino che ha invitato lo stato canaglia di Israele come ospite d'onore non abbiamo visto tutta questa partecipazione. Anzi. I cinesi sono cattivi e gli israeliani vogliono fare cultura? Mi fa schifo tutta questa ipocrisia. Parlando con un amico mi son sentita dire "I palestinesi? Sono una causa persa!" Certo quando i diritti umani vengono calpestati da 60 anni, allora diventa una cosa normale. Così siccome sono una causa persa giriamo pure la faccia dall'altra parte, mentre il lago di sangue di un popolo che vive sulle stesse rive del Mediterraneo che anche noi abitiamo, quasi ci lambisce i piedi.
Ho ricevuto un sms in cui mi si chiedeva di far girare un messaggio dei monaci tibetani, ho risposto che va bene lo avrei fatto girare, ma anch'io avevo un messaggio da far girare e il messaggio era questo:
"Nel sessantesimo anno della loro Nakba, mentre piangono le vittime di Gaza, i palestinesi chiedono al mondo di ricordare che vivono ancora sotto occupazione e che tutti i loro diritti umani vengono calpestati tutti i giorni della loro vita."
O ci ricordiamo dei diritti umani dei palestinesi, oppure ogni sbandieramento di diritti umani è vano, ipocrita e inutile.
mercoledì 9 aprile 2008
9 APRILE 1948 MASSACRO DI DEIR YASSIN
Per non dimenticare: 60 anni dopo.
9 Aprile 1948, il massacro di Deir Yassin, la Marzabotto di Palestina.
Sono passati solo pochi mesi da quando, il 29 novembre 1947, le Nazioni Unite hanno approvato, con la Risoluzione 181, il piano di suddivisione della Palestina storica, ancora sotto Mandato Britannico, tra una minoranza ebraica, fatta prevalentemente di immigrati, e la maggioranza autoctona araba.
Solo per Gerusalemme ed il suo circondario viene decisa l’attribuzione all'ONU di un Mandato Internazionale.
Anticipando il momento in cui, a metà maggio, le truppe britanniche dovranno abbandonare il suolo della Palestina, le organizzazioni militari ebraiche dell’Haganah e del Palmach, come pure i gruppi terroristici ebraici dell’Irgun, del Lehi (di Menachem Begin) e la Banda Stern (di Yitzhak Shamir), cominciano fin dal 6 aprile 1948 ad attuare il Piano D (o Daleth), il cui fine è di realizzare, con la violenza ed il terrore, la “pulizia etnica” del territorio, eliminando o allontanando la popolazione originaria araba, in modo che quella terra divenga, alfine, “senza un popolo”, tale cioè da poter ospitare il “focolare nazionale” di un “popolo senza terra”.
Coerentemente con tali obiettivi, il 9 aprile 1948, alle prime ore dell’alba, tra le 2 e le 4, favorite dal buio della notte, le forze dell’Irgun e del Lehi, con il benestare ed il coordinamento dell’Haganah, attaccano il villaggio di Deir Yassin situato nella zona internazionale della periferia nord-occidentale di Gerusalemme.
Assenti gli uomini giovani e validi, nel villaggio circondato sono rimasti solo vecchi, donne e bambini.
Quello che ha subito inizio a Deir Yassin è un’orgia di sangue, di violenze e di barbarie.
Coloro che si affacciano, ignari, alle porte vengono assassinati all’istante. Entro le case, dalle finestre e dalle porte, vengono lanciate bombe incendiarie. Corpi di bambini, di vecchi innocenti e di donne, feriti o morenti, resteranno per ore a bruciare sui pavimenti sconvolti o sulla polvere della strada. Sui rastrellati si sfogherà poi la brutale ferocia degli aggressori. Verranno allineati in lunghe file per essere fucilati sul posto o per essere seviziati.
Dopo l’intervento delle truppe dell’Haganah per vincere la resistenza nella parte occidentale del villaggio, inizia la “pulizia etnica” definitiva. Gli assassini, senza distinzione di appartenenza o di sesso, si scagliano sui sopravvissuti, sui feriti, facendone scempio. Il secondo giorno dell’assalto è completamente dedicato a questo eccidio.
Ma’er Pa’el, militare di coordinamento dell’Haganah per Deir Yassin, ha dichiarato di aver visto donne ebree, di bell’aspetto, con coltelli in mano, lorde del sangue delle loro vittime, ebbre di gioia per aver fatto “pulizia”.
Coloro che cercano di fuggire dal villaggio accerchiato, vengono caricati su camion: gli uomini da una parte per essere fucilati in una cava, le donne e i bambini da un’altra, per essere portati su camion a Gerusalemme est, e le donne essere violentate.
Circa 250 palestinesi innocenti vennero massacrati con una ferocia indescrivibile.
Dopo aver raccolto informazioni da testimoni e da superstiti, la Delegazione Britannica a Gerusalemme, che pure non ha fatto alcunché per impedire l’eccidio, il 20 aprile 1948 , nella persona di J. Fletcher-Cocke, comunica al Primo Segretario della Commissione delle Nazioni Unite per la Palestina, il dr. Ralph J. Bunche, che:
(2) “la morte di circa 250 arabi, uomini,donne e bambini, durante questo attacco è avvenuta in condizioni di estrema crudeltà”.
(3) “Donne e bambini sono stati denudati, allineati, fotografati e poi massacrati con armi automatiche, mentre i sopravvissuti sono stati sottoposti a incredibili e perfino maggiori bestialità”.
(4) “Coloro che sono stati fatti prigionieri hanno subito degradanti brutalità”.
(5) “Sebbene l’Haganah non sia stato in grado di impedire questo scempio, essa ha dato copertura ai terroristi responsabili di queste efferatezze”.
(7) “Il 13 aprile è apparso evidente che l’Haganah ha ottenuto il possesso del villaggio dai terroristi e l’operazione è stata perciò sospesa”.
(8) “Il Governo della Palestina ha riferito che il 14 aprile non è ancora possibile accedere a Deir Yassin”.
(9) “ Un rappresentante della Croce Rossa Internazionale, [ il franco-svizzero Jacques de Reynier-n.d.t.] che è entrato a Deir Yassin il giorno 11 aprile, ha detto di aver constatato che circa 150 corpi di arabi, uomini, donne e bambini, erano ammucchiati in una cava, mentre altri 50 corpi sono stati trovati vicino ad una fortificazione”.
In seguito, a proposito di Deir Yassin, il ministro dell’Agricoltura israeliano, Aharon Cizling, fu costretto ad ammettere che: “Adesso , anche gli ebrei si sono comportati come nazisti e tutta la mia anima ne è scossa………Ovviamente dobbiamo nascondere questi fatti al pubblico……Ma devono essere indagati.” [fonte ONU: La Questione Palestinese: Joseph,Dov, “The Faithful City”, pag 71-72 . N.Y. Simon & Schuster,1960].
Nel 1969, il ministro degli esteri israeliano pubblicò un depliant in inglese nel quale si negava che il massacro di Deir Yassin fosse mai avvenuto.
Attualmente, al posto della Deir Yassin scomparsa, delle sue case e del cimitero distrutto, c’è un ospedale psichiatrico, il Kfar Shaul Psychiatric Hospital, e le costruzioni moderne di un insediamento ebraico.
Vicino al sito dove sono ancora accumulate le pietre delle rovine di Deir Yassin si trova il Memoriale dell’Olocausto, lo Yad Vashem, a cancellarne ancor più oltre che la vista, anche la memoria .
Chi ricorda più, infatti, i martiri innocenti che furono massacrati tra quelle rocce?
mariano mingarelli
9 Aprile 1948, il massacro di Deir Yassin, la Marzabotto di Palestina.
Sono passati solo pochi mesi da quando, il 29 novembre 1947, le Nazioni Unite hanno approvato, con la Risoluzione 181, il piano di suddivisione della Palestina storica, ancora sotto Mandato Britannico, tra una minoranza ebraica, fatta prevalentemente di immigrati, e la maggioranza autoctona araba.
Solo per Gerusalemme ed il suo circondario viene decisa l’attribuzione all'ONU di un Mandato Internazionale.
Anticipando il momento in cui, a metà maggio, le truppe britanniche dovranno abbandonare il suolo della Palestina, le organizzazioni militari ebraiche dell’Haganah e del Palmach, come pure i gruppi terroristici ebraici dell’Irgun, del Lehi (di Menachem Begin) e la Banda Stern (di Yitzhak Shamir), cominciano fin dal 6 aprile 1948 ad attuare il Piano D (o Daleth), il cui fine è di realizzare, con la violenza ed il terrore, la “pulizia etnica” del territorio, eliminando o allontanando la popolazione originaria araba, in modo che quella terra divenga, alfine, “senza un popolo”, tale cioè da poter ospitare il “focolare nazionale” di un “popolo senza terra”.
Coerentemente con tali obiettivi, il 9 aprile 1948, alle prime ore dell’alba, tra le 2 e le 4, favorite dal buio della notte, le forze dell’Irgun e del Lehi, con il benestare ed il coordinamento dell’Haganah, attaccano il villaggio di Deir Yassin situato nella zona internazionale della periferia nord-occidentale di Gerusalemme.
Assenti gli uomini giovani e validi, nel villaggio circondato sono rimasti solo vecchi, donne e bambini.
Quello che ha subito inizio a Deir Yassin è un’orgia di sangue, di violenze e di barbarie.
Coloro che si affacciano, ignari, alle porte vengono assassinati all’istante. Entro le case, dalle finestre e dalle porte, vengono lanciate bombe incendiarie. Corpi di bambini, di vecchi innocenti e di donne, feriti o morenti, resteranno per ore a bruciare sui pavimenti sconvolti o sulla polvere della strada. Sui rastrellati si sfogherà poi la brutale ferocia degli aggressori. Verranno allineati in lunghe file per essere fucilati sul posto o per essere seviziati.
Dopo l’intervento delle truppe dell’Haganah per vincere la resistenza nella parte occidentale del villaggio, inizia la “pulizia etnica” definitiva. Gli assassini, senza distinzione di appartenenza o di sesso, si scagliano sui sopravvissuti, sui feriti, facendone scempio. Il secondo giorno dell’assalto è completamente dedicato a questo eccidio.
Ma’er Pa’el, militare di coordinamento dell’Haganah per Deir Yassin, ha dichiarato di aver visto donne ebree, di bell’aspetto, con coltelli in mano, lorde del sangue delle loro vittime, ebbre di gioia per aver fatto “pulizia”.
Coloro che cercano di fuggire dal villaggio accerchiato, vengono caricati su camion: gli uomini da una parte per essere fucilati in una cava, le donne e i bambini da un’altra, per essere portati su camion a Gerusalemme est, e le donne essere violentate.
Circa 250 palestinesi innocenti vennero massacrati con una ferocia indescrivibile.
Dopo aver raccolto informazioni da testimoni e da superstiti, la Delegazione Britannica a Gerusalemme, che pure non ha fatto alcunché per impedire l’eccidio, il 20 aprile 1948 , nella persona di J. Fletcher-Cocke, comunica al Primo Segretario della Commissione delle Nazioni Unite per la Palestina, il dr. Ralph J. Bunche, che:
(2) “la morte di circa 250 arabi, uomini,donne e bambini, durante questo attacco è avvenuta in condizioni di estrema crudeltà”.
(3) “Donne e bambini sono stati denudati, allineati, fotografati e poi massacrati con armi automatiche, mentre i sopravvissuti sono stati sottoposti a incredibili e perfino maggiori bestialità”.
(4) “Coloro che sono stati fatti prigionieri hanno subito degradanti brutalità”.
(5) “Sebbene l’Haganah non sia stato in grado di impedire questo scempio, essa ha dato copertura ai terroristi responsabili di queste efferatezze”.
(7) “Il 13 aprile è apparso evidente che l’Haganah ha ottenuto il possesso del villaggio dai terroristi e l’operazione è stata perciò sospesa”.
(8) “Il Governo della Palestina ha riferito che il 14 aprile non è ancora possibile accedere a Deir Yassin”.
(9) “ Un rappresentante della Croce Rossa Internazionale, [ il franco-svizzero Jacques de Reynier-n.d.t.] che è entrato a Deir Yassin il giorno 11 aprile, ha detto di aver constatato che circa 150 corpi di arabi, uomini, donne e bambini, erano ammucchiati in una cava, mentre altri 50 corpi sono stati trovati vicino ad una fortificazione”.
In seguito, a proposito di Deir Yassin, il ministro dell’Agricoltura israeliano, Aharon Cizling, fu costretto ad ammettere che: “Adesso , anche gli ebrei si sono comportati come nazisti e tutta la mia anima ne è scossa………Ovviamente dobbiamo nascondere questi fatti al pubblico……Ma devono essere indagati.” [fonte ONU: La Questione Palestinese: Joseph,Dov, “The Faithful City”, pag 71-72 . N.Y. Simon & Schuster,1960].
Nel 1969, il ministro degli esteri israeliano pubblicò un depliant in inglese nel quale si negava che il massacro di Deir Yassin fosse mai avvenuto.
Attualmente, al posto della Deir Yassin scomparsa, delle sue case e del cimitero distrutto, c’è un ospedale psichiatrico, il Kfar Shaul Psychiatric Hospital, e le costruzioni moderne di un insediamento ebraico.
Vicino al sito dove sono ancora accumulate le pietre delle rovine di Deir Yassin si trova il Memoriale dell’Olocausto, lo Yad Vashem, a cancellarne ancor più oltre che la vista, anche la memoria .
Chi ricorda più, infatti, i martiri innocenti che furono massacrati tra quelle rocce?
mariano mingarelli
martedì 8 aprile 2008
UNA LETTERA DI LUISA MORGANTINI
Care tutte e tutti,
nell'ultimo viaggio in Palestina ed Israele, dal 19 al 26 marzo, dove ho accompagnato 40 persone in un viaggio di conoscenza e solidarietà, ho incontrato la mamma e la famiglia del prigioniero palestinese Saed Atabeh.
Potete immaginare la commozione e l'indignazione che ho provato. Qui sotto trovate l'appello che lei ha voluto fare e le informazioni sul caso.
Penso che sarebbe bello fare arrivare messaggi alla mamma ed anche a Saed nella prigione di Askelon.
Potreste anche inviare lettere con la richiesta della sua liberazione al primo Ministro Olmert e al Ministro della Giustizia Daniel Friedmann.
Un abbraccio,
Luisa Morgantini
- Indirizzi ai quali inviare solidarietà:
* A Saed Wajih Saed Atabeh c/o Ashkelon Prison, P.O. Box 17, Ashkelon, Israel.
* A Widad Naief Mohammad Atabeh, madre di Saed Atabeh, inviando una mail alla sorella di Saed,
Sana Atabeh sana.atabeh@hotmail.com
- Indirizzi ai quali inviare lettere per chiedere la liberazione di Saed:
* Mr. Ehud Olmert, Prime Minister, Office of the Prime Minister, 3 Kaplan Street, PO Box 187, Kiryat Ben-Gurion, Jerusalem 91919, Israel. Fax: + 972 2 651 2631 / 02-670-5475, E-mail: rohm@pmo.gov.il, pm_eng@pmo.gov.il; gpo@pmo.gov.il; eulmert@knesset.gov.il; PM_ENG1@it.pmo.gov.il; feedback@mfa.gov.il
* Mr. Daniel Friedmann, Minister of Justice, Ministry of Justice, 29 Salah al-Din Street, Jerusalem 91010, Israel. Fax: + 972 2 628 7757 / + 972 2 628 8618 / + 972 2 530 3367. Email: sar@justice.gov.il; tifereth@justice.gov.il;
nell'ultimo viaggio in Palestina ed Israele, dal 19 al 26 marzo, dove ho accompagnato 40 persone in un viaggio di conoscenza e solidarietà, ho incontrato la mamma e la famiglia del prigioniero palestinese Saed Atabeh.
Potete immaginare la commozione e l'indignazione che ho provato. Qui sotto trovate l'appello che lei ha voluto fare e le informazioni sul caso.
Penso che sarebbe bello fare arrivare messaggi alla mamma ed anche a Saed nella prigione di Askelon.
Potreste anche inviare lettere con la richiesta della sua liberazione al primo Ministro Olmert e al Ministro della Giustizia Daniel Friedmann.
Un abbraccio,
Luisa Morgantini
- Indirizzi ai quali inviare solidarietà:
* A Saed Wajih Saed Atabeh c/o Ashkelon Prison, P.O. Box 17, Ashkelon, Israel.
* A Widad Naief Mohammad Atabeh, madre di Saed Atabeh, inviando una mail alla sorella di Saed,
Sana Atabeh sana.atabeh@hotmail.com
- Indirizzi ai quali inviare lettere per chiedere la liberazione di Saed:
* Mr. Ehud Olmert, Prime Minister, Office of the Prime Minister, 3 Kaplan Street, PO Box 187, Kiryat Ben-Gurion, Jerusalem 91919, Israel. Fax: + 972 2 651 2631 / 02-670-5475, E-mail: rohm@pmo.gov.il, pm_eng@pmo.gov.il; gpo@pmo.gov.il; eulmert@knesset.gov.il; PM_ENG1@it.pmo.gov.il; feedback@mfa.gov.il
* Mr. Daniel Friedmann, Minister of Justice, Ministry of Justice, 29 Salah al-Din Street, Jerusalem 91010, Israel. Fax: + 972 2 628 7757 / + 972 2 628 8618 / + 972 2 530 3367. Email: sar@justice.gov.il; tifereth@justice.gov.il;
APPELLO ALLE MADRI DEL MONDO
Appello umano a tutte le madri del Mondo.
Da Widad Naief Mohammad Atabeh, madre di Saed Wajih Saed Atabeh, il prigioniero palestinese da più tempo nelle carceri israeliane, è stato arrestato il 29 Luglio 1977
Sono la madre del prigioniero Saed Al Atabeh della città di Nablus/Palestina. Mio figlio è stato arrestato il 29 luglio 1977, e fino ad oggi si trova ancora nella prigione israeliana ad Ashkalon.
Ora ho 78 anni. Soffro di ipertensione e diabete e sto perdendo la vista.
Non riesco più neanche a camminare dentro la mia casa.
Ciò che spero come madre è di incontrare mio figlio e dargli un caldo abbraccio prima che io muoia.
Forse vi stupirete ad ascoltare queste parole, ma è il mio unico desiderio in questa vita.
Tutti i miei figli, ragazzi e ragazze, ora sono cresciuti, si sono sposati e hanno lasciato la mia casa dove oggi vivo da sola.
Negli ultimi anni non ho potuto vedere mio figlio anche a causa della mia malattia e della vecchiaia, ma è importante sapere che le Autorità israeliane mi hanno impedito di visitare Saed per motivi di sicurezza.
Anche i fratelli e le sorelle di mio figlio sono stati privati del diritto di visitarlo per le stesse ragioni.
dovete sapere che durante gli ultimi otto anni e dopo 29 anni di detenzione, ho potuto visitarlo solo una volta trasportata da un’ambulanza israeliana e in cooperazione con la Croce Rossa Internazionale.
E questa è stata la prima e ultima volta in cui ho potuto abbracciare il mio amato figlio Saed.
Mi ha stretta e mi ha detto che è come se nascesse ancora una volta a questa vita. Quei minuti per me e lui sono stati i più belli, ma l’attimo in cui ci siamo separati l’uno dall’atra è stato il più duro e doloroso, per me e per lui.
Care madri del mondo,
Yegal Amir (l’omicida del Primo Ministro Rabin) riceve visite regolari da parte della sua famiglia, questa persona, che ha ucciso Rabin perché ha firmato un trattato di pace con i Palestinesi, ha avuto il diritto di sposarsi e di avere un figlio mentre era in prigione.
Come madre, mi chiedo dove sia la giustizia.
Il padre di Saed è morto venti anni fa mentre aspettava di fronte ai cancelli di una delle carceri israeliane di essere registrato per poter visitare suo figlio.
Ha avuto un attacco di cuore ed è morto il giorno seguente.
Saed, mio figlio, è un sostenitore e un costruttore di pace anche dentro la sua prigione.
E’ stato molto coraggioso ad affermare chiaramente che è attraverso la pace e solo una giusta pace che i due popoli, i Palestinesi e gli Israeliani, possono superare il loro conflitto senza fine.
Saed nel momento in cui scrivo questa lettera ha concluso i suoi 32 anni in prigione e ora ha 57 anni. Non gli hanno lasciato nulla neanche per costruire una famiglia e per avere figli, nulla da trasmettere loro, nulla delle sue aspettative di pace e dei suoi sogni.
Saed ha il diritto di essere libero come ogni essere umano.
Nelson Mandela ha combattuto contro il regime razzista in Sud Africa, ma quando è stato liberato, ha dedicato il resto della sua vita ad opere di pace e ha contribuito alla risoluzione del suo conflitto.
Mio figlio è chiamato in Palestina come il Mandela della Palestina. Rilasciandolo dalla prigione si darà un grande contributo per la pace in questa regione.
Alla fine, spero che questo appello trovi la via dei vostri cuori e riesca a fare pressioni sul governo israeliano perché mi aiuti a rivedere mio figlio prima che lascerò questo mondo…
Widad Naief Mohammad Atabeh, madre di Saed Atabeh
Nablus, 31 Marzo 2008
Da Widad Naief Mohammad Atabeh, madre di Saed Wajih Saed Atabeh, il prigioniero palestinese da più tempo nelle carceri israeliane, è stato arrestato il 29 Luglio 1977
Sono la madre del prigioniero Saed Al Atabeh della città di Nablus/Palestina. Mio figlio è stato arrestato il 29 luglio 1977, e fino ad oggi si trova ancora nella prigione israeliana ad Ashkalon.
Ora ho 78 anni. Soffro di ipertensione e diabete e sto perdendo la vista.
Non riesco più neanche a camminare dentro la mia casa.
Ciò che spero come madre è di incontrare mio figlio e dargli un caldo abbraccio prima che io muoia.
Forse vi stupirete ad ascoltare queste parole, ma è il mio unico desiderio in questa vita.
Tutti i miei figli, ragazzi e ragazze, ora sono cresciuti, si sono sposati e hanno lasciato la mia casa dove oggi vivo da sola.
Negli ultimi anni non ho potuto vedere mio figlio anche a causa della mia malattia e della vecchiaia, ma è importante sapere che le Autorità israeliane mi hanno impedito di visitare Saed per motivi di sicurezza.
Anche i fratelli e le sorelle di mio figlio sono stati privati del diritto di visitarlo per le stesse ragioni.
dovete sapere che durante gli ultimi otto anni e dopo 29 anni di detenzione, ho potuto visitarlo solo una volta trasportata da un’ambulanza israeliana e in cooperazione con la Croce Rossa Internazionale.
E questa è stata la prima e ultima volta in cui ho potuto abbracciare il mio amato figlio Saed.
Mi ha stretta e mi ha detto che è come se nascesse ancora una volta a questa vita. Quei minuti per me e lui sono stati i più belli, ma l’attimo in cui ci siamo separati l’uno dall’atra è stato il più duro e doloroso, per me e per lui.
Care madri del mondo,
Yegal Amir (l’omicida del Primo Ministro Rabin) riceve visite regolari da parte della sua famiglia, questa persona, che ha ucciso Rabin perché ha firmato un trattato di pace con i Palestinesi, ha avuto il diritto di sposarsi e di avere un figlio mentre era in prigione.
Come madre, mi chiedo dove sia la giustizia.
Il padre di Saed è morto venti anni fa mentre aspettava di fronte ai cancelli di una delle carceri israeliane di essere registrato per poter visitare suo figlio.
Ha avuto un attacco di cuore ed è morto il giorno seguente.
Saed, mio figlio, è un sostenitore e un costruttore di pace anche dentro la sua prigione.
E’ stato molto coraggioso ad affermare chiaramente che è attraverso la pace e solo una giusta pace che i due popoli, i Palestinesi e gli Israeliani, possono superare il loro conflitto senza fine.
Saed nel momento in cui scrivo questa lettera ha concluso i suoi 32 anni in prigione e ora ha 57 anni. Non gli hanno lasciato nulla neanche per costruire una famiglia e per avere figli, nulla da trasmettere loro, nulla delle sue aspettative di pace e dei suoi sogni.
Saed ha il diritto di essere libero come ogni essere umano.
Nelson Mandela ha combattuto contro il regime razzista in Sud Africa, ma quando è stato liberato, ha dedicato il resto della sua vita ad opere di pace e ha contribuito alla risoluzione del suo conflitto.
Mio figlio è chiamato in Palestina come il Mandela della Palestina. Rilasciandolo dalla prigione si darà un grande contributo per la pace in questa regione.
Alla fine, spero che questo appello trovi la via dei vostri cuori e riesca a fare pressioni sul governo israeliano perché mi aiuti a rivedere mio figlio prima che lascerò questo mondo…
Widad Naief Mohammad Atabeh, madre di Saed Atabeh
Nablus, 31 Marzo 2008
giovedì 3 aprile 2008
PER FAVORE FIRMATE QUESTA PETIZIONE
NelL' anno 2007, Guillermo Vargas Habacuc, un finto artista, prese un cane di strada, lo legò ad una corda corta ad un muro di una galleria d'arte e lo lasciò morire lentamente di fame e di sete:
Per parecchi giorni, l'autore di questa orribile crudeltà e i visitatori di questa galleria d'arte sono stati spettatori impassibili dell' agonia del povero animale, fin quando finalmente è morto per inanizione, dopo aver passato per un doloroso, assurdo ed incomprensibile calvario.
Ti sembra forte ???
Questo non è tutto: la prestigiosa Biennale Centroamericana di Arte ha deciso, incomprensibilmente, che la bestialità che aveva appena commesso questo individuo è arte, ed in questo modo tanto incomprensibile Guillermo Vargas Habacuc è stato invitato a ripetere la sua crudele azione in fortuna Biennale in 2008.
OSTACOLIAMOLO!!!
Firmate qui: http://www.petitiononline.com/13031953/petition.html, non bisogna pagare, né registrarsi, né niente di pericoloso, e vale la pena, per inviare una petizione e che questo uomo non sia apprezzato né chiamato 'artista' per un atto tanto crudele, per simile insensibilità e piacere per il dolore altrui.
RINVIA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI I TUOI CONTATTI, PER FAVORE.
Pd: se metti il nome dell'artista' in Google escono le foto da questo povero animale, e ti usciranno sicuramente anche pagine web dove potrai contastarlo e vedere che è verità.
Windows Live Mobile Scarica subito Messen
Per parecchi giorni, l'autore di questa orribile crudeltà e i visitatori di questa galleria d'arte sono stati spettatori impassibili dell' agonia del povero animale, fin quando finalmente è morto per inanizione, dopo aver passato per un doloroso, assurdo ed incomprensibile calvario.
Ti sembra forte ???
Questo non è tutto: la prestigiosa Biennale Centroamericana di Arte ha deciso, incomprensibilmente, che la bestialità che aveva appena commesso questo individuo è arte, ed in questo modo tanto incomprensibile Guillermo Vargas Habacuc è stato invitato a ripetere la sua crudele azione in fortuna Biennale in 2008.
OSTACOLIAMOLO!!!
Firmate qui: http://www.petitiononline.com/13031953/petition.html, non bisogna pagare, né registrarsi, né niente di pericoloso, e vale la pena, per inviare una petizione e che questo uomo non sia apprezzato né chiamato 'artista' per un atto tanto crudele, per simile insensibilità e piacere per il dolore altrui.
RINVIA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI I TUOI CONTATTI, PER FAVORE.
Pd: se metti il nome dell'artista' in Google escono le foto da questo povero animale, e ti usciranno sicuramente anche pagine web dove potrai contastarlo e vedere che è verità.
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ARRESTATO JEFF HALPER!
Tenta di impedire la demolizione di una casa palestinese: arrestato Jeff Halper, fondatore dell'ICAHD.
02-04-2008 Gerusalemme
Gerusalemme
Questa mattina, la polizia israeliana ha arrestato Jeff Halper, fondatore e coordinatore dell'ICAHD (Israeli Committee Against House Demolitions), il Comitato israeliano contro la Demolizione delle case palestinesi, per aver impedito la distruzione di un'abitazione nella
città di Anata, nei pressi di Gerusalemme.
La polizia israeliana ha tolto i mobili della famiglia Hamdan prima che i bulldozer spianassero la casa.
Meir Margalit, coordinatore locale della ICAHD, si è rivolta al tribunale di Gerusalemme per bloccare l'ordine di demolizione, ma invano.
La casa era già stata distrutta e poi ricostruita con l'aiuto di volontari internazionali.
L'ICAHD ha spiegato che nell'88% dell'area di Gerusalemme ai palestinesi è proibito costruire.
Dunque, i permessi di costruzione sono impossibili da ottenere e le case sono quotidianamente sotto minaccia di distruzione.
28 abitazioni sono stati demolite dall'inizio del 2008.
Info: Angela Godfrey-Goldstein, Action Advocacy Officer
The Israeli Committee Against House Demolitions, ICAHD, Jerusalem
angela@icahd.org; www.icahd.org
www.angelajerusalem.wordpress.com
http://angelaicahd.blogspot.com/
Tel: (02) 672 8771 / 0547 366 393
02-04-2008 Gerusalemme
Gerusalemme
Questa mattina, la polizia israeliana ha arrestato Jeff Halper, fondatore e coordinatore dell'ICAHD (Israeli Committee Against House Demolitions), il Comitato israeliano contro la Demolizione delle case palestinesi, per aver impedito la distruzione di un'abitazione nella
città di Anata, nei pressi di Gerusalemme.
La polizia israeliana ha tolto i mobili della famiglia Hamdan prima che i bulldozer spianassero la casa.
Meir Margalit, coordinatore locale della ICAHD, si è rivolta al tribunale di Gerusalemme per bloccare l'ordine di demolizione, ma invano.
La casa era già stata distrutta e poi ricostruita con l'aiuto di volontari internazionali.
L'ICAHD ha spiegato che nell'88% dell'area di Gerusalemme ai palestinesi è proibito costruire.
Dunque, i permessi di costruzione sono impossibili da ottenere e le case sono quotidianamente sotto minaccia di distruzione.
28 abitazioni sono stati demolite dall'inizio del 2008.
Info: Angela Godfrey-Goldstein, Action Advocacy Officer
The Israeli Committee Against House Demolitions, ICAHD, Jerusalem
angela@icahd.org
www.angelajerusalem.wordpress.com
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