Cancellate il nome di mio nonno a Yad Vashem
Jean-Moïse Braitberg LE MONDE | 28.01.09
Signor Presidente dello Stato d'Israele,
le scrivo affinché intervenga presso chi ne ha competenza affinché si tolga dal Memoriale di Yad Vashem, dedicato alla memoria delle vittime ebree del nazismo, il nome di mio nonno, Moshe Brajtberg, gasato a Treblinka nel 1943, come quelli degli altri membri della mia famiglia morti in deportazione in diversi campi nazisti durante la seconda guerra mondiale. Le chiedo di acconsentire alla mia richiesta, signor presidente, perché quel che è accaduto a Gaza, e più in generale, la sorte imposta al popolo arabo di Palestina da 60 anni, squalifica ai miei occhi Israele come centro della memoria del male fatto agli ebrei, e quindi a tutta l'umanità.
Veda, sin dall'infanzia ho vissuto nell'ambiente dei sopravvissuti dai campi della morte. Ho visto i numeri tatuati sulle braccia, ho sentito il racconto delle torture; ho conosciuto lutti impossibili e ho condiviso i loro incubi.
Bisognava, mi hanno insegnato, che questi crimini non accadano più; che mai più un uomo, per la sua appartenenza ad un'etnia o ad una religione disprezzi un altro, lo schernisca nei suoi diritti più elementari che sono una vita degna nella sicurezza, l'assenza di ostacoli e la luce, per quanto sia lontana, di un avvenire di serenità e prosperità.
Ora, signor presidente, io osservo che malgrado molteplici decine di risoluzioni adottate dalla comunità internazionale, malgrado l'evidenza lampante dell'ingiustizia inferta al popolo palestinese dal 1948, malgrado le speranze nate a Oslo e malgrado il riconoscimento del diritto degli ebrei israeliani a vivere in pace e sicurezza, più volte riaffermati dall'Autorità palestinese, le uniche risposte dei governi che si sono succeduti nel suo paese sono state la violenza, il sangue versato, la chiusura, i controlli incessanti, la colonizzazione, le spogliazioni.
Lei mi dirà, signor presidente, che è legittimo, per il suo paese, difendersi contro chi lancia razzi su Israele, o contro i kamikaze che portano via con loro numerose vite israeliane innocenti. A questo io le risponderò che il mio senso umanitario non varia a secondo della cittadinanza delle vittime.
Invece, signor presidente, lei dirige i destini di un paese che pretende, non solo di rappresentare tutti gli ebrei, ma anche la memoria di coloro che furono vittime del nazismo. E' questo che mi riguarda e mi è insopportabile. Conservando nel Memoriale di Yad Vashem, nel cuore dello Stato ebraico, il nome dei miei cari, il suo Stato tiene prigioniera la mia memoria familiare dietro il filo spinato del sionismo per renderlo ostaggio di una sedicente autorità morale che commette ogni giorno un abominio che è la negazione della giustizia.
Allora, la prego, tolga il nome di mio nonno dal santuario dedicato alla crudeltà fatta agli ebrei affinché non giustifichi più quella fatta ai Palestinesi.
Voglia gradire, signor presidente, l'assicurazione della mia rispettosa considerazione.
Jean-Moïse Braitberg
http://www.lemonde.fr/sujet/06d9/jean-moise-braitberg.html
Jean-Moïse Braitberg è uno scrittore.
sabato 31 gennaio 2009
martedì 27 gennaio 2009
GIORNO DELLA MEMORIA
messaggio di Warschawski per il giorno della memoria.
Luisa dg
Absolutely Not in Their Name, Not in Ours
Michael Warschawski, Alternative Information Center (AIC)
Jan 24, 2009
Assolutamente No! Non nel loro nome, Non nel nostro.
Ehud Barak, Tzipi Livni, Gabi Ashkenazi e Ehud Olmert--non osate mostrare la faccia durante una ceremonia per commemorare gli eroi del ghetto di Varsavia, Lublin, Vilna o Kishinev. E neanche voi dirigenti di Peace Now, per cui la pace significa la pacificazione della resistenza palestinese, con ogni mezzo, incluso la distruzione di un popolo. Se ci sono, io stesso farò il possiblile per espellervi da questi eventi, perche la vostra presenza sarebbe un sacrilegio immenso.
Non nei loro nomi
Non avete diritto di parlare in nome dei martiri del nostro popolo. Voi non siete Anna Frank del lager di Bergen Belsen, ma invece Hans Frank, il generale tesdesco che agì per affamare e distruggere gli ebrei di Polonia.
Non rappresentate nessuna continuità con il ghetto di Varsavia, perché oggi il ghetto è qui davanti a voi, il bersaglio dei vostri carri armati e la vostra artiglieria, e si chiama Gaza. Gaza, che voi avete deciso di eliminare dalla carta, come il generale Frank voleva eliminare il ghetto. Ma a differenza dei ghetti di Polonia e Bielorussia, dove gli ebrei sono stati abbandonati da quasi tutti, Gaza non sarà eliminata perche millioni di uomini e donne da tutto il mondo stanno costruendo uno scudo umano potente che porta due parole: Mai Più
Not in Our Name!
Insieme a decine di migliaia di ebrei dal Canada alla Gran Bretagna, dall' Australia alla Germania, vi avvertiamo: non osate parlare a nome nostro perché vi perseguiremo anche, se necessaro, all'inferno dei criminali di guerra, e ricacceremo le vostre parole giù per le vostre gole, fino a farvi chiedere perdono per averci coinvolto nei vostri crimini. Noi, e non voi, siamo i figli di Mala Zimetbaum e Marek Edelman, di Mordechai Anilevicz e Stephane Hessel, e portiamo il loro messaggio all'umanità per tutelare la resistenza di Gaza: "Lottiamo per la nostra libertà e la vostra, per il nostro orgoglio e il vostro, per la nostra dignità umana, sociale, e nazionale e la vostra" (Appello dal Ghetto al mondo, Pasqua, 1943)
Ma per voi, i leaders di Israele, "libertà" è una parola sporca. Non avete nessun orgoglio e non capite il significato della dignità umana.
Noi non siamo "un'altra voce ebrea", ma invece l'unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce è nient'altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati.
Luisa dg
Absolutely Not in Their Name, Not in Ours
Michael Warschawski, Alternative Information Center (AIC)
Jan 24, 2009
Assolutamente No! Non nel loro nome, Non nel nostro.
Ehud Barak, Tzipi Livni, Gabi Ashkenazi e Ehud Olmert--non osate mostrare la faccia durante una ceremonia per commemorare gli eroi del ghetto di Varsavia, Lublin, Vilna o Kishinev. E neanche voi dirigenti di Peace Now, per cui la pace significa la pacificazione della resistenza palestinese, con ogni mezzo, incluso la distruzione di un popolo. Se ci sono, io stesso farò il possiblile per espellervi da questi eventi, perche la vostra presenza sarebbe un sacrilegio immenso.
Non nei loro nomi
Non avete diritto di parlare in nome dei martiri del nostro popolo. Voi non siete Anna Frank del lager di Bergen Belsen, ma invece Hans Frank, il generale tesdesco che agì per affamare e distruggere gli ebrei di Polonia.
Non rappresentate nessuna continuità con il ghetto di Varsavia, perché oggi il ghetto è qui davanti a voi, il bersaglio dei vostri carri armati e la vostra artiglieria, e si chiama Gaza. Gaza, che voi avete deciso di eliminare dalla carta, come il generale Frank voleva eliminare il ghetto. Ma a differenza dei ghetti di Polonia e Bielorussia, dove gli ebrei sono stati abbandonati da quasi tutti, Gaza non sarà eliminata perche millioni di uomini e donne da tutto il mondo stanno costruendo uno scudo umano potente che porta due parole: Mai Più
Not in Our Name!
Insieme a decine di migliaia di ebrei dal Canada alla Gran Bretagna, dall' Australia alla Germania, vi avvertiamo: non osate parlare a nome nostro perché vi perseguiremo anche, se necessaro, all'inferno dei criminali di guerra, e ricacceremo le vostre parole giù per le vostre gole, fino a farvi chiedere perdono per averci coinvolto nei vostri crimini. Noi, e non voi, siamo i figli di Mala Zimetbaum e Marek Edelman, di Mordechai Anilevicz e Stephane Hessel, e portiamo il loro messaggio all'umanità per tutelare la resistenza di Gaza: "Lottiamo per la nostra libertà e la vostra, per il nostro orgoglio e il vostro, per la nostra dignità umana, sociale, e nazionale e la vostra" (Appello dal Ghetto al mondo, Pasqua, 1943)
Ma per voi, i leaders di Israele, "libertà" è una parola sporca. Non avete nessun orgoglio e non capite il significato della dignità umana.
Noi non siamo "un'altra voce ebrea", ma invece l'unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce è nient'altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati.
domenica 25 gennaio 2009
MA CHE GRAN PACIFISTA QUESTO YEHOSHUA!
Come il guerrafondaio Yehoshua cerca di intortare l'ottimo Levy senza riuscirci.
Gideon Levy e Abraham B.Yehoshua si scrivono.
L'interessante scambio di lettere aperte degli scorsi giorni tra G.Levy e A.B.Yehoshua, pubblicato sul quotidiano Haaretz. Un confronto onesto, che rappresenta da una parte (Yehoshua) il pensiero dominante nella società israeliana, dall'altra (Levy) la posizione di una minoranza.
23 gennaio 2009 - Redazione Peacelink
A.B.Yehoshua: Lettera aperta a Gideon Levy
Caro Gideon,
ricorderai che negli ultimi anni ti ho occasionalmente chiamato per lodare i tuoi articoli e i tuoi scritti sui torti commessi dall'esercito e dai coloni nei confronti dei palestinesi nei territori amministrati. Sia fisicamente, sia attraverso espropri di terre, abusi, perversioni della giustizia ecc… Ti ho comunicato quanto sia difficile leggerti, perché ciò che scrivi pesa sulla nostra coscienza, ma anche quanto sia importante il lavoro che stai portando avanti e il suono della tua voce. Ero anche preoccupato per la tua integrità fisica, sapendo a quali rischi ti esponevi visitando luoghi così ostili.
Non ti ho chiesto come mai non hai visitato anche gli ospedali israeliani per raccontare le storie dolorose dei cittadini di Israele che erano stati colpiti negli attacchi terroristici. Ho accettato la tua posizione, ovvero che già molti altri giornalisti lo facevano e che avevi assunto la missione cruciale di raccontare la storia delle afflizioni degli altri, i nostri nemici di oggi e i vicini di domani. Con coerenza, è grazie a questo rispetto che trovo necessario rispondere ai tuoi recenti articoli sulla guerra in cui siamo impegnati oggi, cosicchè tu possa conservare la legittimità morale della tua distinta voce. Alcuni giorni fa, quando la famiglia Hatuel – una madre con i suoi quattro figli, pace alla loro anima – è stata uccisa sulla strada per una delle colonie a Gush Katif, ho pensato che queste terribili morti avessero addolorato anche te come è successo a tutti noi, ma che come molti di noi ti fossi detto nel tuo cuore: perché questi israeliani devono mettere in pericolo le vite dei proprio figli in maniera così provocatoria, disperata, pericolosa e immorale a Gush Katif? Con quale diritto 8000 ebrei espropriano una vasta area nella Striscia di Gaza densamente sovrappopolata per costruire floride abitazioni davanti agli occhi di centinaia di migliaia di rifugiati che vivono in condizioni di abissale disperazione? Anche tu eri infuriato, come lo ero io, con i loro genitori e tutti coloro che li hanno mandati lì. E anche se credo che come tutti noi anche tu abbia provato pena per i bambini che sono stati uccisi, non hai marchiato i leader di Hamas come "criminali di guerra" come avevi fatto con i leader israeliani, né hai richiesto l'istituzione di un tribunale internazionale per sottoporli a giudizio.
Quando ti ho chiesto a seguito del disimpegno da Gaza, Gideon, di spiegarmi come mai stanno lanciando missili contro di noi, mi hai risposto che loro vogliono che apriamo i posti di blocco. Ti ho chiesto se credi veramente che, se loro sparano i missili, i posti di blocco saranno aperti, o il contrario. E se credi veramente che sia giusto e legittimo aprire i posti di blocco in Israele a coloro i quali dichiarano apertamente e sinceramente che vogliono distruggere il nostro paese. Da te non ho ottenuto una risposta. E anche se i posti di blocchi sono stati in effetti aperti molte volte, e chiusi in seguito agli attacchi missilistici, purtroppo non ti ho visto neanche allora ergerti con fermezza su una posizione morale che dica: popolo di Gaza, ora che avete respinto l'occupazione israeliana dalla vostra terra, e con legittimità, dovete cessare il fuoco.
Mi attraversa a volte il pensiero dolente che non sia per i bambini di Gaza o di Israele che ti stai struggendo, ma solo per la tua personale coscienza. Perché se tu fossi veramente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini, capiresti l'attuale guerra – non allo scopo di estirpare Hamas da Gaza, ma per indurre i suoi seguaci a capire, sciaguratamente nel solo modo che al momento sembrano in grado di comprendere, che devono interrompere i lanci in modo unilaterale, interrompere le forniture di missili ordinati per una guerra amara e disperata al fine di distruggere Israele, ciò soprattutto per il bene dei loro figli nel futuro, cosicchè non debbano morire più in altre avventure prive di senso.
Dopotutto, oggi, per la prima volta nella storia palestinese, dopo i domini ottomano, inglese, egiziano, giordano e israeliano, parte dei palestinesi ha ottenuto una prima e spero non ultima porzione di terra sulla quale devono mantenere un governo pienamente autonomo. E se cominceranno a costruire, sviluppare e perseguire iniziative sociali, anche in accordo con la legge religiosa islamica, saranno capaci di provare al modo intero, e specialmente a noi, che nel momento in cui noi termineremo l'occupazione loro saranno in grado di vivere in pace con i loro vicini, liberi di comportarsi come vogliono, ma anche responsabili per le loro azioni.
C'è qualcosa di assurdo nel confronto che fai sul numero delle vittime. Quando chiedi come sia possibile che loro abbiano ucciso tre dei nostri bambini e noi causiamo l'uccisione di centocinquanta persone, da cui si dovrebbe dedurre che se avessero ucciso un centinaio di nostri bambini (ad esempio con il lancio di razzi Qassam che hanno colpito scuole e asili in Israele, che erano fortunatamente vuoti), noi saremmo stati giustificati nell'uccidere un numero uguale dei loro.
In altre parole, non sono le uccisioni in sé che ti preoccupano, ma il loro numero. A giudicare dalle apparenze, uno potrebbe risponderti cinicamente dicendo che quando ci saranno duecento milioni di ebrei in medioriente allora sarà concepibile confrontare moralmente il numero delle vittime da ciascuna parte. Ma questo è, ovviamente, un'argomentazione priva di fondamento. Dopotutto, tu, Gideon, che vivi tra la gente, sai molto bene che noi non siamo impegnati ad uccidere i bambini palestinesi per vendicare l'uccisione dei nostri figli. Tutto quello che stiamo cercando di fare è di riuscire a far sì che i loro leader fermino questa aggressione malvagia e insensata, ed è solo a causa della tragica e deliberata promiscuità tra i combattenti di Hamas e la popolazione civile che anche dei bambini sono stati disgraziatamente uccisi. Il fatto è che sin dal nostro disimpegno, Hamas ha colpito solo i civili. Anche in questa guerra, con mio sconcerto, vedo che non mirano ai nuclei dell'esercito concentrati ai confini ma molto spesso alla popolazione civile.
Ti prego, conserva l'autorità morale e la partecipazione che hai posseduto, e la singolarità della tua voce. Ne avremo ancora bisogno nel futuro, che promette ulteriori cimenti nella strada verso la pace. Nel frattempo sarebbe la cosa migliore per tutti noi – noi e i palestinesi e il resto del mondo – di seguire il semplice imperativo morale della filosofia kantiana: "Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale".
Sempre in amicizia.
Gideon Levy: Una risposta aperta a A.B.Yehoshua
Caro Bulli,
grazie per la tua lettera franca e per le gentili parole. Scrivi che ti sei mosso da una "posizione di rispetto", e anch'io rispetto profondamente i tuoi meravigliosi lavori letterari. Ma, disgraziatamente, provo molto meno rispetto per la tua attuale posizione politica. E' come se i grandi, compreso tu, abbiano dovuto soccombere ad una terribile conflagrazione che ha consumato ogni traccia di ossatura morale.
Anche tu, autore stimato, sei caduto preda della sciagurata onda che ci ha invaso, intorpidito, accecato e ci ha lavato il cervello. Oggi ti trovi a giustificare la guerra più brutale che Israele abbia mai combattuto, e nel farlo sei compiacente con l'imbroglio che l'"occupazione di Gaza è finita" e giustifichi le uccisioni di massa evocando l'alibi che Hamas "mescola deliberatamente i suoi combattenti alla popolazione civile". Stai giudicando un popolo indifeso a cui è negato un governo ed un esercito – includendo un movimento fondamentalista che utilizza mezzi inadatti per combattere per una giusta causa, cioè la fine dell'occupazione – allo stesso modo in cui giudichi una potenza regionale, che si considera umanitaria e democratica ma che si è dimostrata essere un conquistatore crudele e brutale. Come israeliano, non posso ammonire i loro leader mentre le nostre mani sono coperte di sangue, né voglio giudicare Israele e i palestinesi come hai fatto tu.
I residenti a Gaza non hanno mai avuto il possesso della "loro stessa porzione di terra", come tu hai affermato. Abbiamo lasciato Gaza per soddisfare i nostri interessi e bisogni, e poi li abbiamo imprigionati. Abbiamo escluso il territorio dal resto del mondo e occupato la Cisgiordania, e non abbiamo permesso loro di costruire un aeroporto o un porto navale. Controlliamo il loro registro civile e la loro moneta – e disporre di un proprio esercito è fuori questione – e tu sostieni che l'occupazione è finita? Abbiamo annientato i loro mezzi di sostentamento, li abbiamo assediati per due anni, e tu affermi che loro "hanno respinto l'occupazione israeliana"? L'occupazione di Gaza ha semplicemente assunto una nuova forma: un recinto al posto delle colonie. I carcerieri fanno la guardia dall'esterno invece che all'interno.
E no, io non so "molto bene", come hai scritto, che non intendiamo uccidere i bambini. Quando vengono impiegati carri armati, artiglieria e aerei in un'area così densamente popolata è impossibile evitare di uccidere dei bambini. Capisco che la propaganda israeliana ha lavato la tua coscienza, ma non la mia né quella della maggior parte del pianeta. I risultati, non le intenzioni, sono quelle che contano – e i risultati sono stati orrendi. "Se tu fossi realmente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini" hai scritto, "capiresti l'attuale guerra". Persino nel peggiore dei tuoi passi letterari, e ce ne sono stati pochi, non avresti potuto tirare fuori un'argomentazione morale più disonesta: che all'uccisione criminale di bambini non corrisponda una vera preoccupazione per il loro destino. "Eccoci ancora una volta, a scrivere di bambini", ti devi essere detto questo weekend quando io ho scritto ancora sui bambini uccisi. Si, bisogna scriverne. Bisogna gridarlo. Va fatto per il bene di entrambi.
A tuo parere la guerra è "il solo modo per indurre Hamas a capire". Anche volendo ignorare il tono accondiscendente della tua osservazione, mi sarei aspettato di più da uno scrittore. Mi sarei aspettato che uno scrittore conosciuto fosse familiare con la storia delle insurrezioni nazionali: non possono essere schiacciate con la forza. Nonostante tutta la forza distruttiva che abbiamo messo in atto in questa guerra, non capisco ancora come possano venirne influenzati i palestinesi; i Qassam vengono ancora lanciati su Israele. Loro e il mondo hanno chiaramente tratto un'altra lezione nelle ultime settimane: che Israele è un paese violento, pericoloso e privo di scrupoli. Desideri vivere in un paese che possiede una simile reputazione? Una nazione che annuncia orgogliosamente di essere "pazza", come alcuni ministri israeliani hanno detto con riferimento alle operazioni militari a Gaza? Io no.
Hai scritto che ti sei sempre preoccupato per me a causa dei miei viaggi in "luoghi così ostili". Quei luoghi sono meno ostili di quanto pensi, se ci vai armato di nulla tranne che del desiderio di ascoltare. Non ci sono andato per "raccontare la storia delle afflizioni degli altri", ma per rendere conto delle nostre stesse azioni. Questo è sempre stato l'autentico punto di partenza israeliano del mio lavoro.
Infine, mi chiedi di conservare la mia "autorità morale". Non è la mia immagine che desidero proteggere ma quella della nazione, che è ugualmente cara ad entrambi noi.
In amicizia, nonostante tutto.
Note:
Traduzione di Davide Galati per "le coordinate gal(l)attiche"
I testi originali:
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1055977.html
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1056269.html
Gideon Levy è uno dei più conosciuti e coraggiosi giornalisti israeliani. Corrispondente del quotidiano Ha'aretz, è vincitore di numerosi premi per i diritti umani.
A. B. Yehoshua è uno tra i maggiori scrittori israeliani contemporanei. Insegna letteratura ebraica e letteratura comparata all'università di Haifa. Le sue opere sono state tradotte in 22 lingue.
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Informativa sulla Privacy
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Gideon Levy e Abraham B.Yehoshua si scrivono.
L'interessante scambio di lettere aperte degli scorsi giorni tra G.Levy e A.B.Yehoshua, pubblicato sul quotidiano Haaretz. Un confronto onesto, che rappresenta da una parte (Yehoshua) il pensiero dominante nella società israeliana, dall'altra (Levy) la posizione di una minoranza.
23 gennaio 2009 - Redazione Peacelink
A.B.Yehoshua: Lettera aperta a Gideon Levy
Caro Gideon,
ricorderai che negli ultimi anni ti ho occasionalmente chiamato per lodare i tuoi articoli e i tuoi scritti sui torti commessi dall'esercito e dai coloni nei confronti dei palestinesi nei territori amministrati. Sia fisicamente, sia attraverso espropri di terre, abusi, perversioni della giustizia ecc… Ti ho comunicato quanto sia difficile leggerti, perché ciò che scrivi pesa sulla nostra coscienza, ma anche quanto sia importante il lavoro che stai portando avanti e il suono della tua voce. Ero anche preoccupato per la tua integrità fisica, sapendo a quali rischi ti esponevi visitando luoghi così ostili.
Non ti ho chiesto come mai non hai visitato anche gli ospedali israeliani per raccontare le storie dolorose dei cittadini di Israele che erano stati colpiti negli attacchi terroristici. Ho accettato la tua posizione, ovvero che già molti altri giornalisti lo facevano e che avevi assunto la missione cruciale di raccontare la storia delle afflizioni degli altri, i nostri nemici di oggi e i vicini di domani. Con coerenza, è grazie a questo rispetto che trovo necessario rispondere ai tuoi recenti articoli sulla guerra in cui siamo impegnati oggi, cosicchè tu possa conservare la legittimità morale della tua distinta voce. Alcuni giorni fa, quando la famiglia Hatuel – una madre con i suoi quattro figli, pace alla loro anima – è stata uccisa sulla strada per una delle colonie a Gush Katif, ho pensato che queste terribili morti avessero addolorato anche te come è successo a tutti noi, ma che come molti di noi ti fossi detto nel tuo cuore: perché questi israeliani devono mettere in pericolo le vite dei proprio figli in maniera così provocatoria, disperata, pericolosa e immorale a Gush Katif? Con quale diritto 8000 ebrei espropriano una vasta area nella Striscia di Gaza densamente sovrappopolata per costruire floride abitazioni davanti agli occhi di centinaia di migliaia di rifugiati che vivono in condizioni di abissale disperazione? Anche tu eri infuriato, come lo ero io, con i loro genitori e tutti coloro che li hanno mandati lì. E anche se credo che come tutti noi anche tu abbia provato pena per i bambini che sono stati uccisi, non hai marchiato i leader di Hamas come "criminali di guerra" come avevi fatto con i leader israeliani, né hai richiesto l'istituzione di un tribunale internazionale per sottoporli a giudizio.
Quando ti ho chiesto a seguito del disimpegno da Gaza, Gideon, di spiegarmi come mai stanno lanciando missili contro di noi, mi hai risposto che loro vogliono che apriamo i posti di blocco. Ti ho chiesto se credi veramente che, se loro sparano i missili, i posti di blocco saranno aperti, o il contrario. E se credi veramente che sia giusto e legittimo aprire i posti di blocco in Israele a coloro i quali dichiarano apertamente e sinceramente che vogliono distruggere il nostro paese. Da te non ho ottenuto una risposta. E anche se i posti di blocchi sono stati in effetti aperti molte volte, e chiusi in seguito agli attacchi missilistici, purtroppo non ti ho visto neanche allora ergerti con fermezza su una posizione morale che dica: popolo di Gaza, ora che avete respinto l'occupazione israeliana dalla vostra terra, e con legittimità, dovete cessare il fuoco.
Mi attraversa a volte il pensiero dolente che non sia per i bambini di Gaza o di Israele che ti stai struggendo, ma solo per la tua personale coscienza. Perché se tu fossi veramente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini, capiresti l'attuale guerra – non allo scopo di estirpare Hamas da Gaza, ma per indurre i suoi seguaci a capire, sciaguratamente nel solo modo che al momento sembrano in grado di comprendere, che devono interrompere i lanci in modo unilaterale, interrompere le forniture di missili ordinati per una guerra amara e disperata al fine di distruggere Israele, ciò soprattutto per il bene dei loro figli nel futuro, cosicchè non debbano morire più in altre avventure prive di senso.
Dopotutto, oggi, per la prima volta nella storia palestinese, dopo i domini ottomano, inglese, egiziano, giordano e israeliano, parte dei palestinesi ha ottenuto una prima e spero non ultima porzione di terra sulla quale devono mantenere un governo pienamente autonomo. E se cominceranno a costruire, sviluppare e perseguire iniziative sociali, anche in accordo con la legge religiosa islamica, saranno capaci di provare al modo intero, e specialmente a noi, che nel momento in cui noi termineremo l'occupazione loro saranno in grado di vivere in pace con i loro vicini, liberi di comportarsi come vogliono, ma anche responsabili per le loro azioni.
C'è qualcosa di assurdo nel confronto che fai sul numero delle vittime. Quando chiedi come sia possibile che loro abbiano ucciso tre dei nostri bambini e noi causiamo l'uccisione di centocinquanta persone, da cui si dovrebbe dedurre che se avessero ucciso un centinaio di nostri bambini (ad esempio con il lancio di razzi Qassam che hanno colpito scuole e asili in Israele, che erano fortunatamente vuoti), noi saremmo stati giustificati nell'uccidere un numero uguale dei loro.
In altre parole, non sono le uccisioni in sé che ti preoccupano, ma il loro numero. A giudicare dalle apparenze, uno potrebbe risponderti cinicamente dicendo che quando ci saranno duecento milioni di ebrei in medioriente allora sarà concepibile confrontare moralmente il numero delle vittime da ciascuna parte. Ma questo è, ovviamente, un'argomentazione priva di fondamento. Dopotutto, tu, Gideon, che vivi tra la gente, sai molto bene che noi non siamo impegnati ad uccidere i bambini palestinesi per vendicare l'uccisione dei nostri figli. Tutto quello che stiamo cercando di fare è di riuscire a far sì che i loro leader fermino questa aggressione malvagia e insensata, ed è solo a causa della tragica e deliberata promiscuità tra i combattenti di Hamas e la popolazione civile che anche dei bambini sono stati disgraziatamente uccisi. Il fatto è che sin dal nostro disimpegno, Hamas ha colpito solo i civili. Anche in questa guerra, con mio sconcerto, vedo che non mirano ai nuclei dell'esercito concentrati ai confini ma molto spesso alla popolazione civile.
Ti prego, conserva l'autorità morale e la partecipazione che hai posseduto, e la singolarità della tua voce. Ne avremo ancora bisogno nel futuro, che promette ulteriori cimenti nella strada verso la pace. Nel frattempo sarebbe la cosa migliore per tutti noi – noi e i palestinesi e il resto del mondo – di seguire il semplice imperativo morale della filosofia kantiana: "Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale".
Sempre in amicizia.
Gideon Levy: Una risposta aperta a A.B.Yehoshua
Caro Bulli,
grazie per la tua lettera franca e per le gentili parole. Scrivi che ti sei mosso da una "posizione di rispetto", e anch'io rispetto profondamente i tuoi meravigliosi lavori letterari. Ma, disgraziatamente, provo molto meno rispetto per la tua attuale posizione politica. E' come se i grandi, compreso tu, abbiano dovuto soccombere ad una terribile conflagrazione che ha consumato ogni traccia di ossatura morale.
Anche tu, autore stimato, sei caduto preda della sciagurata onda che ci ha invaso, intorpidito, accecato e ci ha lavato il cervello. Oggi ti trovi a giustificare la guerra più brutale che Israele abbia mai combattuto, e nel farlo sei compiacente con l'imbroglio che l'"occupazione di Gaza è finita" e giustifichi le uccisioni di massa evocando l'alibi che Hamas "mescola deliberatamente i suoi combattenti alla popolazione civile". Stai giudicando un popolo indifeso a cui è negato un governo ed un esercito – includendo un movimento fondamentalista che utilizza mezzi inadatti per combattere per una giusta causa, cioè la fine dell'occupazione – allo stesso modo in cui giudichi una potenza regionale, che si considera umanitaria e democratica ma che si è dimostrata essere un conquistatore crudele e brutale. Come israeliano, non posso ammonire i loro leader mentre le nostre mani sono coperte di sangue, né voglio giudicare Israele e i palestinesi come hai fatto tu.
I residenti a Gaza non hanno mai avuto il possesso della "loro stessa porzione di terra", come tu hai affermato. Abbiamo lasciato Gaza per soddisfare i nostri interessi e bisogni, e poi li abbiamo imprigionati. Abbiamo escluso il territorio dal resto del mondo e occupato la Cisgiordania, e non abbiamo permesso loro di costruire un aeroporto o un porto navale. Controlliamo il loro registro civile e la loro moneta – e disporre di un proprio esercito è fuori questione – e tu sostieni che l'occupazione è finita? Abbiamo annientato i loro mezzi di sostentamento, li abbiamo assediati per due anni, e tu affermi che loro "hanno respinto l'occupazione israeliana"? L'occupazione di Gaza ha semplicemente assunto una nuova forma: un recinto al posto delle colonie. I carcerieri fanno la guardia dall'esterno invece che all'interno.
E no, io non so "molto bene", come hai scritto, che non intendiamo uccidere i bambini. Quando vengono impiegati carri armati, artiglieria e aerei in un'area così densamente popolata è impossibile evitare di uccidere dei bambini. Capisco che la propaganda israeliana ha lavato la tua coscienza, ma non la mia né quella della maggior parte del pianeta. I risultati, non le intenzioni, sono quelle che contano – e i risultati sono stati orrendi. "Se tu fossi realmente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini" hai scritto, "capiresti l'attuale guerra". Persino nel peggiore dei tuoi passi letterari, e ce ne sono stati pochi, non avresti potuto tirare fuori un'argomentazione morale più disonesta: che all'uccisione criminale di bambini non corrisponda una vera preoccupazione per il loro destino. "Eccoci ancora una volta, a scrivere di bambini", ti devi essere detto questo weekend quando io ho scritto ancora sui bambini uccisi. Si, bisogna scriverne. Bisogna gridarlo. Va fatto per il bene di entrambi.
A tuo parere la guerra è "il solo modo per indurre Hamas a capire". Anche volendo ignorare il tono accondiscendente della tua osservazione, mi sarei aspettato di più da uno scrittore. Mi sarei aspettato che uno scrittore conosciuto fosse familiare con la storia delle insurrezioni nazionali: non possono essere schiacciate con la forza. Nonostante tutta la forza distruttiva che abbiamo messo in atto in questa guerra, non capisco ancora come possano venirne influenzati i palestinesi; i Qassam vengono ancora lanciati su Israele. Loro e il mondo hanno chiaramente tratto un'altra lezione nelle ultime settimane: che Israele è un paese violento, pericoloso e privo di scrupoli. Desideri vivere in un paese che possiede una simile reputazione? Una nazione che annuncia orgogliosamente di essere "pazza", come alcuni ministri israeliani hanno detto con riferimento alle operazioni militari a Gaza? Io no.
Hai scritto che ti sei sempre preoccupato per me a causa dei miei viaggi in "luoghi così ostili". Quei luoghi sono meno ostili di quanto pensi, se ci vai armato di nulla tranne che del desiderio di ascoltare. Non ci sono andato per "raccontare la storia delle afflizioni degli altri", ma per rendere conto delle nostre stesse azioni. Questo è sempre stato l'autentico punto di partenza israeliano del mio lavoro.
Infine, mi chiedi di conservare la mia "autorità morale". Non è la mia immagine che desidero proteggere ma quella della nazione, che è ugualmente cara ad entrambi noi.
In amicizia, nonostante tutto.
Note:
Traduzione di Davide Galati per "le coordinate gal(l)attiche"
I testi originali:
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1055977.html
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1056269.html
Gideon Levy è uno dei più conosciuti e coraggiosi giornalisti israeliani. Corrispondente del quotidiano Ha'aretz, è vincitore di numerosi premi per i diritti umani.
A. B. Yehoshua è uno tra i maggiori scrittori israeliani contemporanei. Insegna letteratura ebraica e letteratura comparata all'università di Haifa. Le sue opere sono state tradotte in 22 lingue.
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giovedì 22 gennaio 2009
LE VOCI DELL'ALTRA iSRAELE
Il 22 gennaio ho partecipato ad una trasmissione radio di Scirocco - voci dal Mediterraneo.
Il titolo della trasmissione a cui ho partecipato è "Le voci dell'altra Israele".
L'intervista è disponibili negli archivi del sito: http://scirocco.amisnet.org/archivio/voci-dal-mediterraneo/
E' la seconda volta che partecipo a questa bella trasmissione, scorrendo all'indietro le pagine del blog si può trovare il link.
Il titolo della trasmissione a cui ho partecipato è "Le voci dell'altra Israele".
L'intervista è disponibili negli archivi del sito: http://scirocco.amisnet.org/archivio/voci-dal-mediterraneo/
E' la seconda volta che partecipo a questa bella trasmissione, scorrendo all'indietro le pagine del blog si può trovare il link.
LETTERA DI STEFANO SARFATI NAHMAD
il Manifesto, 9 gennaio 2009
Ascolta Israele!
Hai fatto una strage di bambini e hai dato la colpa ai loro genitori dicendo che li hanno usati come scudi. Non so pensare a nulla di più infame. A distanza di una generazione in nome di ciò che hai subito, hai fatto lo stesso ad altri: li hai chiusi ermeticamente in un territorio, e hai iniziato ad ammazzarli con le armi più sofisticate, carri armati indistruttibili, elicotteri avveniristici, rischiarando di notte il cielo come se fosse giorno, per colpirli meglio. Ma 688 morti palestinesi e 4 israeliani non sono una vittoria, sono una sconfitta per te e per l'umanità intera.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia, che è passata dalla Shoah. Però rinnego te, lo Stato di Israele, perché hai creduto di poter far valere il credito della Shoah per liberarti del popolo palestinese e occupare la sua terra. Ma non è così che vanno le cose, non è così la vita. Il popolo di Israele deve vivere di vita propria e non vivere della morte altrui.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia che è passata dalla Shoah, ma io oggi sono palestinese. Io sto dalla parte del popolo palestinese e della sua eroica resistenza. Io sto con l'eroica resistenza delle donne palestinesi che hanno continuato fare bambine e bambini palestinesi nei campi profughi, nei villaggi tagliati a metà dai muri che tu hai costruito, nei villaggi a cui hai sradicato gli ulivi, rubato la terra. Sto con le migliaia di palestinesi chiusi nelle tue prigioni per aver fatto resistenza al tuo piano di annessione.
Ascolta Israele!
Non ci sarà Israele senza Palestina ma potrà esserci Palestina senza Israele, perché il tuo credito, ormai completamente prosciugato dalla tua folle e suicida politica, non era nei confronti del popolo palestinese che contro di te non aveva alzato un dito, ma era nei confronti del popolo tedesco, italiano, polacco, francese, ungherese e in generale europeo; ed è colpevole la sua inazione.
Ascolta Israele, ascolta questi nomi: Deir Yassin, Tel al-Zaatar, Sabra e Chatila, Gaza. Sono alcuni nomi, iscritti nella Storia, che verranno fuori ogni qualvolta si vedrà alla voce: Israele.
Ascolta Israele!
Hai fatto una strage di bambini e hai dato la colpa ai loro genitori dicendo che li hanno usati come scudi. Non so pensare a nulla di più infame. A distanza di una generazione in nome di ciò che hai subito, hai fatto lo stesso ad altri: li hai chiusi ermeticamente in un territorio, e hai iniziato ad ammazzarli con le armi più sofisticate, carri armati indistruttibili, elicotteri avveniristici, rischiarando di notte il cielo come se fosse giorno, per colpirli meglio. Ma 688 morti palestinesi e 4 israeliani non sono una vittoria, sono una sconfitta per te e per l'umanità intera.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia, che è passata dalla Shoah. Però rinnego te, lo Stato di Israele, perché hai creduto di poter far valere il credito della Shoah per liberarti del popolo palestinese e occupare la sua terra. Ma non è così che vanno le cose, non è così la vita. Il popolo di Israele deve vivere di vita propria e non vivere della morte altrui.
Ascolta Israele!
Io non rinnego la mia storia, la storia della mia famiglia che è passata dalla Shoah, ma io oggi sono palestinese. Io sto dalla parte del popolo palestinese e della sua eroica resistenza. Io sto con l'eroica resistenza delle donne palestinesi che hanno continuato fare bambine e bambini palestinesi nei campi profughi, nei villaggi tagliati a metà dai muri che tu hai costruito, nei villaggi a cui hai sradicato gli ulivi, rubato la terra. Sto con le migliaia di palestinesi chiusi nelle tue prigioni per aver fatto resistenza al tuo piano di annessione.
Ascolta Israele!
Non ci sarà Israele senza Palestina ma potrà esserci Palestina senza Israele, perché il tuo credito, ormai completamente prosciugato dalla tua folle e suicida politica, non era nei confronti del popolo palestinese che contro di te non aveva alzato un dito, ma era nei confronti del popolo tedesco, italiano, polacco, francese, ungherese e in generale europeo; ed è colpevole la sua inazione.
Ascolta Israele, ascolta questi nomi: Deir Yassin, Tel al-Zaatar, Sabra e Chatila, Gaza. Sono alcuni nomi, iscritti nella Storia, che verranno fuori ogni qualvolta si vedrà alla voce: Israele.
mercoledì 21 gennaio 2009
L'OPPOSIZIONE DI 540 CITTADINI ISRAELIANI
> Scritto da 540 cittadini israeliani l’8 gennaio 2008
> Come se l'occupazione non bastasse, la brutale repressione della popolazione palestinese in corso, la costruzione degli insediamenti e l'assedio di Gaza, ora pure il bombardamento della popolazione civile: uomini, donne, vecchi e bambini, ragazzi.
>
> Centinaia di morti, centinaia di feriti, ospedali sovraccarichi, il deposito centrale di medicinali di Gaza bombardato. Persino l'imbarcazione Dignity del movimento Free Gaza che portava forniture mediche di emergenza e numerosi medici è stata attaccata. Israele ha ripreso apertamente a commettere crimini di guerra, peggiori di quelli che abbiamo visto in un lungo periodo di tempo.
>
> I media israeliani non mostrano ai loro spettatori gli orrori né le voci delle dure critiche mosse contro questi crimini. La storia che viene raccontata è uniforme. Gli israeliani dissidenti vengono denunciati come traditori. L'opinione pubblica compresa quella della sinistra sionista appoggia la politica israeliana acriticamente e senza riserve.
>
> La politica criminale distruttiva di Israele non cesserà senza un massiccio intervento da parte della comunità internazionale. Tuttavia, ad eccezione di alcune condanne ufficiali piuttosto deboli, la comunità internazionale è riluttante ad intervenire. Gli Stati Uniti appoggiano apertamente la violenza israeliana e l'Europa, nonostante qualche voce di condanna, non è disposta a prendere seriamente in considerazione il ritiro del “regalo” concesso ad Israele col potenziamento delle sue relazioni con l'Unione Europea.
>
> In passato, il mondo ha saputo combattere le politiche criminali. Il boicottaggio del Sud Africa fu efficace, Israele invece viene trattato con guanti di velluto: le sue relazioni commerciali sono fiorenti, la cooperazione accademica e culturale continua a intensificasi con il sostegno diplomatico.
> manifestazione5Questo sostegno internazionale deve cessare. Questo è l'unico modo per fermare la insaziabile violenza israeliana.
>
> Noi chiediamo al mondo di fermare la violenza israeliana e di non permettere il proseguimento della brutale occupazione. Rivolgiamo un appello al mondo perché condanni i crimini di Israele e non ne diventi complice.
>
> Alla luce di quanto sopra, chiediamo al mondo di applicare l'appello delle organizzazioni per i diritti umani palestinesi che esortano:
>
> • “Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a convocare una sessione di emergenza e ad adottare misure concrete, compresa l'imposizione di sanzioni, al fine di garantire l'adempimento da parte di Israele dei suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario.
> • Le Alte Parti contraenti alle Convenzioni di Ginevra per l'adempimento degli obblighi di cui all'articolo 1, per garantire il rispetto delle disposizioni delle convenzioni, prendendo le opportune misure per costringere Israele a rispettare i suoi obblighi nel quadro del diritto internazionale umanitario, in particolare dando importanza fondamentale al rispetto e alla protezione dei civili dagli effetti delle ostilità.
> • Le Alte Parti contraenti di adempiere il loro obbligo giuridico ai sensi dell'articolo 146 della quarta Convenzione di Ginevra, a perseguire i responsabili di gravi violazioni della Convenzione.
> • Le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a rendere efficace l'uso delle linee guida dell'Unione europea per favorire l'osservanza del diritto internazionale umanitario (2005 / C 327/04) al fine di garantire che Israele osservi il diritto umanitario internazionale di cui al paragrafo 16 (b), (c) e ( d) di tali orientamenti, compresa l'adozione immediata di misure restrittive e le sanzioni, così come la cessazione di tutti i rafforzamenti del dialogo con Israele.”
>
> Sottoscritto da 540 cittadini israeliani (prima lista):
>
> Avital Aboody, Sami Abu Shehadeh, Moshe Adler, Haim Adri, Gali Agnon, Bilha Aharoni, Hagit Aharoni, Saida Ahmed, Danny Aisner, Orna Akad, Aviv Aldema, Ra'anan Alexandrowicz, Joseph Algazy, Omer Allon, Dan Almagor, Orly Almi, Tali Almi, Tamar Almog, Udi Aloni, Yuli Aloni-Primor, Colman Altman, Janina Altman, Ahmad Amara, Eitan Amiel, Nitza Aminov, Gish Amit, Yossi Amitay, Naama Arbel, Tal Arbel, Rana Asali, Maisoon Assadi, Keren Assaf, Zohar Atai, Najla Atamnah, Rutie Atsmon, Michal Aviad, Hanna Aviram, Jasmin Avissar, Amira Bahat, Noam Bahat, Daniela Bak, Abeer Baker, Saleh Bakri, Rim Banna, Oshra Bar, Yoav Barak, Daphna Baram, Michal Bareket, Hila Bargiel, Ronny Bar-Gil, Yoram Bar-Haim, Ronnie Barkan, Osnat Bar-Or, Racheli Bar-or, Yossi Bartal, Raji Bathish, Dalit Baum, Shlomit Bauman, Esther Ben Chur, Hagit Ben Yaacov, Tal Ben Zvi, Yael Ben-Zvi, Avner Ben-Amos, Ronnen Ben-Arie, Ur Ben-Ari-Tishler, Ofra Ben-Artzi, Yotam Ben-David, Smadar Ben-Natan, Shmuel Ben Yitzchak, Avi Berg, Daniel Berger, Tamar Berger, Anat Biletzki, Itai Biran, Rotem Biran, Shany Birenboim, Rozeen Bisharat, Yafit Gamilah Biso, Liran Bitton, Simone Bitton, Yahaacov Bitton, Rani Bleier, Yempa Boleslavsky, Hagit Borer, Ido Bornstein, Irith Bouman, Haim Bresheeth, Aya Breuer, Shlomit Breuer, Dror Burstein, Smadar Bustan, Shai Carmeli-Pollak, Smadar Carmon, Zohar Chamberlain-Regev, Sami Shalom Chetrit, Chassia Chomsky-Porat, Arie Chupak, Isadora Cohen, Kfir Cohen, Matan Cohen, Nahoum Cohen, Raya Cohen, Ron Cohen, Stan Cohen, Yifat Cohen, Alex Cohn, Scandar Copti, Adi Dagan, Yael Dagan, Yasmeen Daher, Silan Dallal, Tamari Dallal, Leena Dallasheh, Eyal Danon, Uri Davis, Hilla Dayan, Relli De Vries, Maoz Degani, Ruti Divon, Diana Dolev, Yfat Doron, Ettie Dotan, Keren Dotan, Ronit Dovrat, Daniel Dukarevich, Arnon Dunetz, Maya Dunietz, Udi Edelman, Shai Efrati, Neta Efrony, Rani Einav, Asa Eitan, Danae Elon, Ruth El-Raz, Noam Enbar, Amalia Escriva, Anat Even, Gilad Evron, Ovadia Ezra, Basma Fahoum, Avner Faingulernt, Ghazi-Walid Falah, Naama Farjoun, Yvonne Fattal, Dror Feiler, Pnina Feiler, Micky Fischer, Sara Fischman, Nadav Franckovich, Ofer Frant, Ilil Friedman, Maya Galai, Dafna Ganani, Gefen Ganani, Yael Gazit, Yoram Gelman, Yakov Gilad, Amit Gilboa, Michal Ginach, Rachel Giora, Michal Givoni, Ednna Glukman, Angela Godfrey-Goldstein, Bilha Golan, Neta Golan, Shayi Golan, Tsilli Goldenberg, Vardit Goldner, Tamar Goldschmidt, Lymor Goldstein, Dina Goor, Shelley Goral, Joel Gordon, Ester Gould, Inbal Gozes, Inbal Gozes-Sharvit, Erella Grassiani, Adar Grayevsky, Gill Green, David Greenberg, Ela Greenberg, Dani Grimblat, Lev Grinberg, Yosef Grodzinsky, Hilik Gurfinkel, Galia Gur-Zeev, Anat Guthmann, Amos Gvirtz, Maya Gzn-Zvi, Yoav Haas, Iman Habibi, Connie Hackbarth, Uri Hadar, Mirjam Hadar Meerschwam, Rayya Haddad, Osnat Hadid, Dalia Hager, Tami Hager, Hava Halevi, Yasmine Halevi, Jeff Halper, Yuval Halperin, Rula Hamdan-Atamneh, Rania Hamed, Rola Hamed, Anat Hammermann Schuldiner, Doron Hammermann-Schuldiner, Ben Handler, Tal Haran, Elad Harel, Nir Harel, Shuli Hartman, Lihi Hasson, Amir Havkin, Shira Havkin, Amani Hawari, Areen Hawari, Iris Hefets, Ada Heilbronn, Ayelet Heller, Sara Helman, Ben Hendler, Aref Herbawi, Tamara Herman, Avi Hershkovitz, Yael Hersonski, Galit Hess, Hannan Hever, Ala Hlehel, Gil Hochberg, Tikva Honig-Parnass, Tikva Honig-Parnass, Inbar Horesh, Veronique Inbar, Rachel Leah Jones, Noga Kadaman, Ari Kahana, Dafna Kaminer, Aya Kaniuk, Ruti Kantor, Liad Kantorowicz, Dalia Karpel, Rabia Kassim, Amira Katz, Shai Katz, Uri Katz, Giora Katzin, Dror Kaufman, Adam Keller, Yehudit Keshet, Lana Khaskia, Efraim Kidron, Alisa Klein, Sylvia Klingberg, Yana Knopova, Ofra Koffman, Yael Korin, Alina Korn, Rinat Kotler, Meira Kowalsky, Noa Kram, Miki Kratsman, Rotem Kuehnberg, Assia Ladizhinskaya, Michal Lahav, Roni Lahav, Idan Landau, Yitzhak Laor, Orna Lavi, Ruti Lavi, Shaheen Lavie-Rouse, Yigal Laviv, Tamar Lehahn, Ronen Leibman, Miki Lentin, Ronit Lentin, Yael Lerer, Chava Lerman, Noa Lerner, Yair Lev, Yudith Levin, Abigail Levine, Eyal Levinson, Dana Levy, Inbal Lily-Koliner, Moran Livnat, Omri Livne, Amir Locker-Biletzki, Yael Locker-Biletzki, Yossi Loss, Yael Lotan, Guy Lougashi, Irit Lourie, Orly Lubin, Joseph Lubovsky, Aim Deuelle Luski, Naomi Lyth, Moshe Machover, Aryeh Magal, Liz Magnes, Noa Man, Ya'acov Manor, Arabiya Mansour, Roi Maor, Adi Maoz, Eilat Maoz, Yossi Marchaim, Alon Marcus, Esti Marpet, Ruchama Marton, Nur Masalha, Anat Matar, Doron Matar, Haggai Matar, Oren Matar, Samy Matar, Rela Mazali, Naama Meishar, Rachel Meketon, Yitzhak Y. Melamed, Remy Mendelzweig, Racheli Merhav, Yael Meron, Juliano Merr-Khamis, Esti Micenmacher, Maya Michaeli, Avraham Milgrom, Jeremy Milgrom, Elisheva Milikowski, Erez Miller, Katya Miller, Limor Mintz-Manor, Ariel Mioduser, Dror Mishani, Eedo Mizrahi, Avi Mograbi, Liron Mor, Magi Mor, Susan Mordechay, Susanne Moses, Haidi Motola, Ahuva Mu'alem, Ben Tzion Munitz, Norma Musih, Dorit Naaman, Michal Naaman, Gil Naamati, Haneen Naamnih, Naama Nagar, Dorothy Naor, Regev Nathansohn, Shelly Nativ, Salman Natour, Judd Ne'eman, Dana Negev, Smadar Nehab, Shlomit Lola Nehama, Ofer Neiman, David Nir, Eyal Nir, Tali Nir, Alex Nissen, Tal Nitzan, Joshua Nouriel, Yasmine Novak, Nira Nuriely, David Ofek, Tal Omer, Adi Ophir, Anat Or, Yael Oren Kahn, Norah Orlow, Gal Oron, Akiva Orr, Dorit Ortal, Noam Paiola, Il'il Paz-el, Michal Peer, Miko Peled, Nirit Peled, Nurit Peled-elhanan, Leiser Peles, Orna Pelleg, Tamar Pelleg-Sryck, Sigal Perelman, Amit Perelson, Nadav Pertzelan, Erez Pery, Tom Pessah, Dani Peter, Shira Pinhas, Yossi Pollak, Gil Porat, Dror Post, Eyal Pundik, Yisrael Puterman, Ilya Ram, Nery Ramati, Amit Ramon, Avi Raz, Ayala Raz, Hili Razinsky, Amnon Raz-Krakotzkin, David Reeb, Hadas Refaeli, Shlomo Regev, Dimi Reider, Noa Reshef, Amit Ron, Roee Rosen, Illit Rosenblum, Maya Rosenfeld, Danny Rosin, Yehoshua Rosin, Ilana Rossoff, Ilani Rotem, Natalie Rothman, Areej Sabbagh, Ahmad Sa'di, Sidki Sadik, Walid Sadik, Hannah Safran, Hiba Salah, Sana Salame-Daqa, Galit Saporta, Sima Sason, Sagi Schaefer, Tali Schaefer, Oded Schechter, Agur Schiff, Nava Schreiber, Idit Schwartz, Michal Schwartz, Noa Schwartz, Eran Segal, Keren Segal, Irit Segoli, Irit Sela, Dan Seltzer, Yael Serry, Shaul Setter, Meir Shabat, Aharon Shabtai, Michal Shabtay, Itamar Shachar, Erella Shadmi, Ilan Shalif, Hanna Shammas, Ayala Shani, Uri Shani, Arik Shapira, Bat-Sheva Shapira, Yonatan Shapira, Omer Sharir, Yael Shavit, Noa Shay, Fadi Shbita, Adi Shechter, Oz Shelach, Adi Shelesnyak, Mati Shemoelof, Ehud Shem-Tov, Yehouda Shenhav, Nufar Shimony, Khen Shish, Hagith Shlonsky, Tom Shoval, Sivan Shtang, Tal Shuval, Ivy Sichel, Ayman Sikseck, Shelly Silver, Inbal Sinai, Eyal Sivan, Ora Slonim, Kobi Snitz, Maja Solomon, Gideon Spiro, Neta Stahl, Talila Stan, Michal Stoler, Ali Suliman, Dored Suliman, Marcelo Svirsky, Yousef Sweid, Ula Tabari, Yael Tal, Lana Tatour, Doron Tavory, Ruth Tenne, Idan Toledano, Eran Torbiner, Osnat Trabelsi, Lily Traubmann, Naama Tsal, Lea Tsemel, Ruth Tsoffar, Ehud Uziel, Ivan Vanney, Sahar Vardi, Roman Vater, Ruth Victor, Yaeli Vishnizki-Levi, Roey Vollman, Roy Wagner, Michael Warschawski, Michal Warshavsky, Ruthy Weil, Sharon Weill, Shirly Weill, Elian Weizman, Eyal Weizman, Einat Weizman Diamond, Elana Wesley, Etty Wieseltier, Yossi Wolfson, Oded Wolkstein, Ayelet Yaari, Smadar Yaaron, Roni Yaddor, Sarah Yafai, Galia Yahav, Sergio Yahni, Niza Yanay, Amnon Yaron, Tamar Yaron, Mahmoud Yazbak, Oren Yiftachel, Sarit Yitzhak, Sharon Zack, Uri Zackhem, Jamal Zahalka, Sawsan Zaher, Adva Zakai, Edna Zaretsky, Beate Zilversmidt, Amal Zoabi, Haneen Zoubi, Himmat Zu'bi, Mati Zuckerman.
>
> Link originale: http://www.freegaza.org/en/home/658-a-call-from-within-signed-by-israeli-citizens.
> Contatto: gazabfw@gmail.com
> Traduzione di Manlio Caciopo per Megachip
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> Come se l'occupazione non bastasse, la brutale repressione della popolazione palestinese in corso, la costruzione degli insediamenti e l'assedio di Gaza, ora pure il bombardamento della popolazione civile: uomini, donne, vecchi e bambini, ragazzi.
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> Centinaia di morti, centinaia di feriti, ospedali sovraccarichi, il deposito centrale di medicinali di Gaza bombardato. Persino l'imbarcazione Dignity del movimento Free Gaza che portava forniture mediche di emergenza e numerosi medici è stata attaccata. Israele ha ripreso apertamente a commettere crimini di guerra, peggiori di quelli che abbiamo visto in un lungo periodo di tempo.
>
> I media israeliani non mostrano ai loro spettatori gli orrori né le voci delle dure critiche mosse contro questi crimini. La storia che viene raccontata è uniforme. Gli israeliani dissidenti vengono denunciati come traditori. L'opinione pubblica compresa quella della sinistra sionista appoggia la politica israeliana acriticamente e senza riserve.
>
> La politica criminale distruttiva di Israele non cesserà senza un massiccio intervento da parte della comunità internazionale. Tuttavia, ad eccezione di alcune condanne ufficiali piuttosto deboli, la comunità internazionale è riluttante ad intervenire. Gli Stati Uniti appoggiano apertamente la violenza israeliana e l'Europa, nonostante qualche voce di condanna, non è disposta a prendere seriamente in considerazione il ritiro del “regalo” concesso ad Israele col potenziamento delle sue relazioni con l'Unione Europea.
>
> In passato, il mondo ha saputo combattere le politiche criminali. Il boicottaggio del Sud Africa fu efficace, Israele invece viene trattato con guanti di velluto: le sue relazioni commerciali sono fiorenti, la cooperazione accademica e culturale continua a intensificasi con il sostegno diplomatico.
> manifestazione5Questo sostegno internazionale deve cessare. Questo è l'unico modo per fermare la insaziabile violenza israeliana.
>
> Noi chiediamo al mondo di fermare la violenza israeliana e di non permettere il proseguimento della brutale occupazione. Rivolgiamo un appello al mondo perché condanni i crimini di Israele e non ne diventi complice.
>
> Alla luce di quanto sopra, chiediamo al mondo di applicare l'appello delle organizzazioni per i diritti umani palestinesi che esortano:
>
> • “Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a convocare una sessione di emergenza e ad adottare misure concrete, compresa l'imposizione di sanzioni, al fine di garantire l'adempimento da parte di Israele dei suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario.
> • Le Alte Parti contraenti alle Convenzioni di Ginevra per l'adempimento degli obblighi di cui all'articolo 1, per garantire il rispetto delle disposizioni delle convenzioni, prendendo le opportune misure per costringere Israele a rispettare i suoi obblighi nel quadro del diritto internazionale umanitario, in particolare dando importanza fondamentale al rispetto e alla protezione dei civili dagli effetti delle ostilità.
> • Le Alte Parti contraenti di adempiere il loro obbligo giuridico ai sensi dell'articolo 146 della quarta Convenzione di Ginevra, a perseguire i responsabili di gravi violazioni della Convenzione.
> • Le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a rendere efficace l'uso delle linee guida dell'Unione europea per favorire l'osservanza del diritto internazionale umanitario (2005 / C 327/04) al fine di garantire che Israele osservi il diritto umanitario internazionale di cui al paragrafo 16 (b), (c) e ( d) di tali orientamenti, compresa l'adozione immediata di misure restrittive e le sanzioni, così come la cessazione di tutti i rafforzamenti del dialogo con Israele.”
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> Sottoscritto da 540 cittadini israeliani (prima lista):
>
> Avital Aboody, Sami Abu Shehadeh, Moshe Adler, Haim Adri, Gali Agnon, Bilha Aharoni, Hagit Aharoni, Saida Ahmed, Danny Aisner, Orna Akad, Aviv Aldema, Ra'anan Alexandrowicz, Joseph Algazy, Omer Allon, Dan Almagor, Orly Almi, Tali Almi, Tamar Almog, Udi Aloni, Yuli Aloni-Primor, Colman Altman, Janina Altman, Ahmad Amara, Eitan Amiel, Nitza Aminov, Gish Amit, Yossi Amitay, Naama Arbel, Tal Arbel, Rana Asali, Maisoon Assadi, Keren Assaf, Zohar Atai, Najla Atamnah, Rutie Atsmon, Michal Aviad, Hanna Aviram, Jasmin Avissar, Amira Bahat, Noam Bahat, Daniela Bak, Abeer Baker, Saleh Bakri, Rim Banna, Oshra Bar, Yoav Barak, Daphna Baram, Michal Bareket, Hila Bargiel, Ronny Bar-Gil, Yoram Bar-Haim, Ronnie Barkan, Osnat Bar-Or, Racheli Bar-or, Yossi Bartal, Raji Bathish, Dalit Baum, Shlomit Bauman, Esther Ben Chur, Hagit Ben Yaacov, Tal Ben Zvi, Yael Ben-Zvi, Avner Ben-Amos, Ronnen Ben-Arie, Ur Ben-Ari-Tishler, Ofra Ben-Artzi, Yotam Ben-David, Smadar Ben-Natan, Shmuel Ben Yitzchak, Avi Berg, Daniel Berger, Tamar Berger, Anat Biletzki, Itai Biran, Rotem Biran, Shany Birenboim, Rozeen Bisharat, Yafit Gamilah Biso, Liran Bitton, Simone Bitton, Yahaacov Bitton, Rani Bleier, Yempa Boleslavsky, Hagit Borer, Ido Bornstein, Irith Bouman, Haim Bresheeth, Aya Breuer, Shlomit Breuer, Dror Burstein, Smadar Bustan, Shai Carmeli-Pollak, Smadar Carmon, Zohar Chamberlain-Regev, Sami Shalom Chetrit, Chassia Chomsky-Porat, Arie Chupak, Isadora Cohen, Kfir Cohen, Matan Cohen, Nahoum Cohen, Raya Cohen, Ron Cohen, Stan Cohen, Yifat Cohen, Alex Cohn, Scandar Copti, Adi Dagan, Yael Dagan, Yasmeen Daher, Silan Dallal, Tamari Dallal, Leena Dallasheh, Eyal Danon, Uri Davis, Hilla Dayan, Relli De Vries, Maoz Degani, Ruti Divon, Diana Dolev, Yfat Doron, Ettie Dotan, Keren Dotan, Ronit Dovrat, Daniel Dukarevich, Arnon Dunetz, Maya Dunietz, Udi Edelman, Shai Efrati, Neta Efrony, Rani Einav, Asa Eitan, Danae Elon, Ruth El-Raz, Noam Enbar, Amalia Escriva, Anat Even, Gilad Evron, Ovadia Ezra, Basma Fahoum, Avner Faingulernt, Ghazi-Walid Falah, Naama Farjoun, Yvonne Fattal, Dror Feiler, Pnina Feiler, Micky Fischer, Sara Fischman, Nadav Franckovich, Ofer Frant, Ilil Friedman, Maya Galai, Dafna Ganani, Gefen Ganani, Yael Gazit, Yoram Gelman, Yakov Gilad, Amit Gilboa, Michal Ginach, Rachel Giora, Michal Givoni, Ednna Glukman, Angela Godfrey-Goldstein, Bilha Golan, Neta Golan, Shayi Golan, Tsilli Goldenberg, Vardit Goldner, Tamar Goldschmidt, Lymor Goldstein, Dina Goor, Shelley Goral, Joel Gordon, Ester Gould, Inbal Gozes, Inbal Gozes-Sharvit, Erella Grassiani, Adar Grayevsky, Gill Green, David Greenberg, Ela Greenberg, Dani Grimblat, Lev Grinberg, Yosef Grodzinsky, Hilik Gurfinkel, Galia Gur-Zeev, Anat Guthmann, Amos Gvirtz, Maya Gzn-Zvi, Yoav Haas, Iman Habibi, Connie Hackbarth, Uri Hadar, Mirjam Hadar Meerschwam, Rayya Haddad, Osnat Hadid, Dalia Hager, Tami Hager, Hava Halevi, Yasmine Halevi, Jeff Halper, Yuval Halperin, Rula Hamdan-Atamneh, Rania Hamed, Rola Hamed, Anat Hammermann Schuldiner, Doron Hammermann-Schuldiner, Ben Handler, Tal Haran, Elad Harel, Nir Harel, Shuli Hartman, Lihi Hasson, Amir Havkin, Shira Havkin, Amani Hawari, Areen Hawari, Iris Hefets, Ada Heilbronn, Ayelet Heller, Sara Helman, Ben Hendler, Aref Herbawi, Tamara Herman, Avi Hershkovitz, Yael Hersonski, Galit Hess, Hannan Hever, Ala Hlehel, Gil Hochberg, Tikva Honig-Parnass, Tikva Honig-Parnass, Inbar Horesh, Veronique Inbar, Rachel Leah Jones, Noga Kadaman, Ari Kahana, Dafna Kaminer, Aya Kaniuk, Ruti Kantor, Liad Kantorowicz, Dalia Karpel, Rabia Kassim, Amira Katz, Shai Katz, Uri Katz, Giora Katzin, Dror Kaufman, Adam Keller, Yehudit Keshet, Lana Khaskia, Efraim Kidron, Alisa Klein, Sylvia Klingberg, Yana Knopova, Ofra Koffman, Yael Korin, Alina Korn, Rinat Kotler, Meira Kowalsky, Noa Kram, Miki Kratsman, Rotem Kuehnberg, Assia Ladizhinskaya, Michal Lahav, Roni Lahav, Idan Landau, Yitzhak Laor, Orna Lavi, Ruti Lavi, Shaheen Lavie-Rouse, Yigal Laviv, Tamar Lehahn, Ronen Leibman, Miki Lentin, Ronit Lentin, Yael Lerer, Chava Lerman, Noa Lerner, Yair Lev, Yudith Levin, Abigail Levine, Eyal Levinson, Dana Levy, Inbal Lily-Koliner, Moran Livnat, Omri Livne, Amir Locker-Biletzki, Yael Locker-Biletzki, Yossi Loss, Yael Lotan, Guy Lougashi, Irit Lourie, Orly Lubin, Joseph Lubovsky, Aim Deuelle Luski, Naomi Lyth, Moshe Machover, Aryeh Magal, Liz Magnes, Noa Man, Ya'acov Manor, Arabiya Mansour, Roi Maor, Adi Maoz, Eilat Maoz, Yossi Marchaim, Alon Marcus, Esti Marpet, Ruchama Marton, Nur Masalha, Anat Matar, Doron Matar, Haggai Matar, Oren Matar, Samy Matar, Rela Mazali, Naama Meishar, Rachel Meketon, Yitzhak Y. Melamed, Remy Mendelzweig, Racheli Merhav, Yael Meron, Juliano Merr-Khamis, Esti Micenmacher, Maya Michaeli, Avraham Milgrom, Jeremy Milgrom, Elisheva Milikowski, Erez Miller, Katya Miller, Limor Mintz-Manor, Ariel Mioduser, Dror Mishani, Eedo Mizrahi, Avi Mograbi, Liron Mor, Magi Mor, Susan Mordechay, Susanne Moses, Haidi Motola, Ahuva Mu'alem, Ben Tzion Munitz, Norma Musih, Dorit Naaman, Michal Naaman, Gil Naamati, Haneen Naamnih, Naama Nagar, Dorothy Naor, Regev Nathansohn, Shelly Nativ, Salman Natour, Judd Ne'eman, Dana Negev, Smadar Nehab, Shlomit Lola Nehama, Ofer Neiman, David Nir, Eyal Nir, Tali Nir, Alex Nissen, Tal Nitzan, Joshua Nouriel, Yasmine Novak, Nira Nuriely, David Ofek, Tal Omer, Adi Ophir, Anat Or, Yael Oren Kahn, Norah Orlow, Gal Oron, Akiva Orr, Dorit Ortal, Noam Paiola, Il'il Paz-el, Michal Peer, Miko Peled, Nirit Peled, Nurit Peled-elhanan, Leiser Peles, Orna Pelleg, Tamar Pelleg-Sryck, Sigal Perelman, Amit Perelson, Nadav Pertzelan, Erez Pery, Tom Pessah, Dani Peter, Shira Pinhas, Yossi Pollak, Gil Porat, Dror Post, Eyal Pundik, Yisrael Puterman, Ilya Ram, Nery Ramati, Amit Ramon, Avi Raz, Ayala Raz, Hili Razinsky, Amnon Raz-Krakotzkin, David Reeb, Hadas Refaeli, Shlomo Regev, Dimi Reider, Noa Reshef, Amit Ron, Roee Rosen, Illit Rosenblum, Maya Rosenfeld, Danny Rosin, Yehoshua Rosin, Ilana Rossoff, Ilani Rotem, Natalie Rothman, Areej Sabbagh, Ahmad Sa'di, Sidki Sadik, Walid Sadik, Hannah Safran, Hiba Salah, Sana Salame-Daqa, Galit Saporta, Sima Sason, Sagi Schaefer, Tali Schaefer, Oded Schechter, Agur Schiff, Nava Schreiber, Idit Schwartz, Michal Schwartz, Noa Schwartz, Eran Segal, Keren Segal, Irit Segoli, Irit Sela, Dan Seltzer, Yael Serry, Shaul Setter, Meir Shabat, Aharon Shabtai, Michal Shabtay, Itamar Shachar, Erella Shadmi, Ilan Shalif, Hanna Shammas, Ayala Shani, Uri Shani, Arik Shapira, Bat-Sheva Shapira, Yonatan Shapira, Omer Sharir, Yael Shavit, Noa Shay, Fadi Shbita, Adi Shechter, Oz Shelach, Adi Shelesnyak, Mati Shemoelof, Ehud Shem-Tov, Yehouda Shenhav, Nufar Shimony, Khen Shish, Hagith Shlonsky, Tom Shoval, Sivan Shtang, Tal Shuval, Ivy Sichel, Ayman Sikseck, Shelly Silver, Inbal Sinai, Eyal Sivan, Ora Slonim, Kobi Snitz, Maja Solomon, Gideon Spiro, Neta Stahl, Talila Stan, Michal Stoler, Ali Suliman, Dored Suliman, Marcelo Svirsky, Yousef Sweid, Ula Tabari, Yael Tal, Lana Tatour, Doron Tavory, Ruth Tenne, Idan Toledano, Eran Torbiner, Osnat Trabelsi, Lily Traubmann, Naama Tsal, Lea Tsemel, Ruth Tsoffar, Ehud Uziel, Ivan Vanney, Sahar Vardi, Roman Vater, Ruth Victor, Yaeli Vishnizki-Levi, Roey Vollman, Roy Wagner, Michael Warschawski, Michal Warshavsky, Ruthy Weil, Sharon Weill, Shirly Weill, Elian Weizman, Eyal Weizman, Einat Weizman Diamond, Elana Wesley, Etty Wieseltier, Yossi Wolfson, Oded Wolkstein, Ayelet Yaari, Smadar Yaaron, Roni Yaddor, Sarah Yafai, Galia Yahav, Sergio Yahni, Niza Yanay, Amnon Yaron, Tamar Yaron, Mahmoud Yazbak, Oren Yiftachel, Sarit Yitzhak, Sharon Zack, Uri Zackhem, Jamal Zahalka, Sawsan Zaher, Adva Zakai, Edna Zaretsky, Beate Zilversmidt, Amal Zoabi, Haneen Zoubi, Himmat Zu'bi, Mati Zuckerman.
>
> Link originale: http://www.freegaza.org/en/home/658-a-call-from-within-signed-by-israeli-citizens.
> Contatto: gazabfw@gmail.com
> Traduzione di Manlio Caciopo per Megachip
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domenica 18 gennaio 2009
AGGIORNAMENTO
a TUTT'ORA I MORTI PROVOCATI DA ISRAELE A GAZA SONO 1300
I FERITI OLTRE 5000
ora pare che Israele voglia unilateralmente smettere un pò di uccidere, ha raggiunto (e superato) dice, i suoi obiettivi. I suoi obiettivi sono nelle prime due righe: 1300 morti e 5000 feriti.
Unilateralmente Israele attacca, unilateralmente va e viene, unilateralmente uccide e distrugge. Per ora i carri armati non si muovono da Gaza e restano a controllare le macerie.
Gaza già ridotta al lumicino da due anni di assedio,è ora un'immensa mole di macerie. Distrutta ogni infrastruttura: ospedali, scuole, orfanatrofi,si sono accaniti in particolare sui più deboli, bambini e malati. Lo avevano testualmente detto "Vogliamo riportare Gaza indietro di 10 anni, la vogliamo riportare all'era della pietra" e solo pietre ci sono rimaste. Un'altro dato è l'accanimento a ferire in modo estremo più gente possibile. Creare una società di disabili, perchè queste ferite provocano mutilazioni, con un costo per la società impossibile da sostenere. Oltretutto le armi proibite dalle leggi internazionali che hanno usato provocano a coloro che sono stati colpiti (e che non sono morti di setticemia visto che gli ospedali di Gaza non dispongono di antibiotici) un cancro sicuro. Gli israeliani non si accontentano di far morire di fame e di stenti la popolazione di Gaza, la vogliono anche ammalare per secoli. Già ci avevano pensato i coloni che prima di andar via avevano provocato con l'uso dissennato delle fonti idriche la salinizzazione delle acque che ha avuto come conseguenza un'enorme incidenza di malattie renali tre gli abitanti di Gaza. Che altro inventeranno? L'obiettivo è sempre lo stesso, cacciare la popolazione palestinese rendendo la loro vita un inferno. Questo inferno ha un nome maledetto: Sionismo.
I FERITI OLTRE 5000
ora pare che Israele voglia unilateralmente smettere un pò di uccidere, ha raggiunto (e superato) dice, i suoi obiettivi. I suoi obiettivi sono nelle prime due righe: 1300 morti e 5000 feriti.
Unilateralmente Israele attacca, unilateralmente va e viene, unilateralmente uccide e distrugge. Per ora i carri armati non si muovono da Gaza e restano a controllare le macerie.
Gaza già ridotta al lumicino da due anni di assedio,è ora un'immensa mole di macerie. Distrutta ogni infrastruttura: ospedali, scuole, orfanatrofi,si sono accaniti in particolare sui più deboli, bambini e malati. Lo avevano testualmente detto "Vogliamo riportare Gaza indietro di 10 anni, la vogliamo riportare all'era della pietra" e solo pietre ci sono rimaste. Un'altro dato è l'accanimento a ferire in modo estremo più gente possibile. Creare una società di disabili, perchè queste ferite provocano mutilazioni, con un costo per la società impossibile da sostenere. Oltretutto le armi proibite dalle leggi internazionali che hanno usato provocano a coloro che sono stati colpiti (e che non sono morti di setticemia visto che gli ospedali di Gaza non dispongono di antibiotici) un cancro sicuro. Gli israeliani non si accontentano di far morire di fame e di stenti la popolazione di Gaza, la vogliono anche ammalare per secoli. Già ci avevano pensato i coloni che prima di andar via avevano provocato con l'uso dissennato delle fonti idriche la salinizzazione delle acque che ha avuto come conseguenza un'enorme incidenza di malattie renali tre gli abitanti di Gaza. Che altro inventeranno? L'obiettivo è sempre lo stesso, cacciare la popolazione palestinese rendendo la loro vita un inferno. Questo inferno ha un nome maledetto: Sionismo.
ARANCE DI JAFFA: JAFFANCULO!
Ieri 17 gennaio grande manifestazione di solidarietà con Gaza. Centinaia di migliaia di persone hanno sfilato, con un percorso lunghissimo, da Piazza vittorio a Piazzale dei Partigiani, luogo estremamente simbolico, sventolando bandiere palestinesi e striscioni che chiedevano "Vita terra e libertà" per il popolo palestinese. Grande la partecipazione della comunità palestinese, particolarmente intensi gli interventi sul palco a fine manifestazione, di Samir Al Kariuti, presidente della comunità palestinese di Roma e Lazio, Yosef Salman, delegato della mezzaluna rossa, e altri. Quasi tutti palestinesi gli oratori, e da loro è venuto un appello all'unità. Unità all'interno delle varie componenti palestinesi e unità all'interno del movimento e di coloro che appoggiano la Palestina, sempre divisi da diverse posizioni e da spezzettature perdenti. Nella stessa giornata la Tavola della pace ha organizzato un'altra manifestazione, rifiutandosi caparbiamente di spostarne la data e in questo modo togliendo forza alla manifestazione nazionale, che però è stata grandiosa, e attirando su di se i riflettori dei media. che non hanno fatto minimamente cenno alla grande manifestazione e che hanno dedicato invece uno spazio (anche se non particolarmente consistente) alla manifestazione di Assisi, sicuramente meno importante e numerosa oltre che meno solidale con i palestinesi. Nemmeno in una situazione così tragica si rinuncia ai propri giochi di potere.
Ma adesso basta! Il momento del dubbio, dell'equidistanza e del "conflitto simmetrico" è finito. Non è mai stato tanto chiaro come adesso che non si tratta più di fare i pacifisti equidistanti perchè così facendo si diventa complici. Questo è invece il momento di prendere finalmente una posizione decisa e univoca senza esitazioni per il boicottaggio, le sanzioni e il disinvestimento. Gli studenti dell"Onda" lo hanno capito e hanno chiesto il boicottaggio degli accademici e delle università israeliane, ricettacoli di guerra, i paesi scandinavi hanno messo in atto un boicottaggio che ha fatto fallire alcune industrie agroalimentari israeliane, 300 accademici inglesi hanno preso posizione per il boicottaggio e Ugo Chavez ha cacciato l'ambasciatore israeliano.Diamoci da FARE ANCHE NOI!
Ma adesso basta! Il momento del dubbio, dell'equidistanza e del "conflitto simmetrico" è finito. Non è mai stato tanto chiaro come adesso che non si tratta più di fare i pacifisti equidistanti perchè così facendo si diventa complici. Questo è invece il momento di prendere finalmente una posizione decisa e univoca senza esitazioni per il boicottaggio, le sanzioni e il disinvestimento. Gli studenti dell"Onda" lo hanno capito e hanno chiesto il boicottaggio degli accademici e delle università israeliane, ricettacoli di guerra, i paesi scandinavi hanno messo in atto un boicottaggio che ha fatto fallire alcune industrie agroalimentari israeliane, 300 accademici inglesi hanno preso posizione per il boicottaggio e Ugo Chavez ha cacciato l'ambasciatore israeliano.Diamoci da FARE ANCHE NOI!
LUCI DI HANUKKAH
LUCI DI HANUKKAH
Luci di un miracolo antico
Per duemila anni
Le abbiamo accese alle nostre finestre
Oggi, 27 dicembre dell’anno 2008
I nostri padri sarebbero impalliditi
Davanti a un nuovo e più colossale prodigio
Noi, discendenti di profeti
Abbiamo moltiplicato la luce
Abbiamo illuminato il cielo sulla testa dei nostri nemici bambini
L’olio della lampada è diventato fosforo,
è diventato fuoco è diventato piombo.
Piombo fuso.
Luci sono esplose col fragore del lampo
Con la velocità del suono
Dal mare dal cielo e dalla terra
A seppellire, a distruggere a sfracellare corpi
Finchè non resti seme, né fiore, né frutto, ne creatura
Ai nostri figli
Abbiamo donato giocattoli per la festa
E li abbiamo chiamati “piombo fuso”
Perché li conservino per i nemici di domani
Quelli che resteranno
Perché resta sempre qualcuno
A piangere sui morti spezzati
Sui moribondi mutilati
Sulle macerie dei mattoni e delle palme
Sulla testa staccata e volata al suolo
Del bimbo di due anni
Le tenere guance bruciate dal fosforo
Con cui abbiamo illuminato la loro notte
Di freddo di fame e di terrore.
Si, il racconto biblico impallidisce
Davanti all’opera nostra
Ma il più grande prodigio
Prodigio che mai a nessun popolo è stato dato di compiere
È stato alzarsi sul mare di sangue
E gridare ai corpi maciullati
“Terroristi! Ci avete costretto a difenderci!”
E il mondo ci ha creduti.
E infine, sia detto tra noi,
prima che cominciassimo a torturarli
non ci avevano fatto niente.
Luci di un miracolo antico
Per duemila anni
Le abbiamo accese alle nostre finestre
Oggi, 27 dicembre dell’anno 2008
I nostri padri sarebbero impalliditi
Davanti a un nuovo e più colossale prodigio
Noi, discendenti di profeti
Abbiamo moltiplicato la luce
Abbiamo illuminato il cielo sulla testa dei nostri nemici bambini
L’olio della lampada è diventato fosforo,
è diventato fuoco è diventato piombo.
Piombo fuso.
Luci sono esplose col fragore del lampo
Con la velocità del suono
Dal mare dal cielo e dalla terra
A seppellire, a distruggere a sfracellare corpi
Finchè non resti seme, né fiore, né frutto, ne creatura
Ai nostri figli
Abbiamo donato giocattoli per la festa
E li abbiamo chiamati “piombo fuso”
Perché li conservino per i nemici di domani
Quelli che resteranno
Perché resta sempre qualcuno
A piangere sui morti spezzati
Sui moribondi mutilati
Sulle macerie dei mattoni e delle palme
Sulla testa staccata e volata al suolo
Del bimbo di due anni
Le tenere guance bruciate dal fosforo
Con cui abbiamo illuminato la loro notte
Di freddo di fame e di terrore.
Si, il racconto biblico impallidisce
Davanti all’opera nostra
Ma il più grande prodigio
Prodigio che mai a nessun popolo è stato dato di compiere
È stato alzarsi sul mare di sangue
E gridare ai corpi maciullati
“Terroristi! Ci avete costretto a difenderci!”
E il mondo ci ha creduti.
E infine, sia detto tra noi,
prima che cominciassimo a torturarli
non ci avevano fatto niente.
lunedì 12 gennaio 2009
PRESIDIO DI SOLIDARIETA' CON GAZA
A LARGO GOLDONI PRESIDIO DI SOLIDARIETA CON GAZA DALLE 9 ALLE 20
Il presidio organizzato da molte associazioni è iniziato l'8 gennaio e finirà domani 13 gennaio
AGGIORNAMENTO: i MORTI A GAZA SONO ORMAI 905 I FERITI 3950
Il presidio organizzato da molte associazioni è iniziato l'8 gennaio e finirà domani 13 gennaio
AGGIORNAMENTO: i MORTI A GAZA SONO ORMAI 905 I FERITI 3950
Tutti alla manifestazione nazionale del 17 gennaio
IL 17 GENNAIO
CONTRO LE STRAGI DELL’ESERCITO ISRAELIANO
E
L’ACQUIESCENZA DELLE DEMOCRAZIE A SENSO UNICO.
PER IL DIRITTO
ALLA GIUSTIZIA, ALLA TERRA, ALLA LIBERTA’ E ALLA DIGNITA’DEL POPOLO PALESTINESE
SVENTOLI UNA SOLA BANDIERA,
LA BANDIERA PALESTINESE
LASCIAMO A CASA LE BANDIERE DI PARTITO E ACQUISTIAMO LE BANDIERE DELLA SOLIDARIETA’
IL RICAVATO ANDRA’ ALLA POPOLAZIONE MARTORIATA
E NON SARA’ L’ELEMOSINA IPOCRITA E OFFENSIVA DI CHI GRIDA VIVA TSAHAL E POI LANCIA UN SOLDINO IMBRATTATO DI SANGUE
MA SARA’ VERA SOLIDARIETA’ SVENTOLATA SULLE STRADE E SUI BALCONI
DA CHI DICE NO AL FURTO DELL’ACQUA, DELLA TERRA E DELLA VITA,
NO
ALLO STERMINIO ASSISTITO DAI POTENTI E CHIAMATO IPOCRITAMENTE “LEGITTIMA AUTODIFESA”
CONTRO LE STRAGI DELL’ESERCITO ISRAELIANO
E
L’ACQUIESCENZA DELLE DEMOCRAZIE A SENSO UNICO.
PER IL DIRITTO
ALLA GIUSTIZIA, ALLA TERRA, ALLA LIBERTA’ E ALLA DIGNITA’DEL POPOLO PALESTINESE
SVENTOLI UNA SOLA BANDIERA,
LA BANDIERA PALESTINESE
LASCIAMO A CASA LE BANDIERE DI PARTITO E ACQUISTIAMO LE BANDIERE DELLA SOLIDARIETA’
IL RICAVATO ANDRA’ ALLA POPOLAZIONE MARTORIATA
E NON SARA’ L’ELEMOSINA IPOCRITA E OFFENSIVA DI CHI GRIDA VIVA TSAHAL E POI LANCIA UN SOLDINO IMBRATTATO DI SANGUE
MA SARA’ VERA SOLIDARIETA’ SVENTOLATA SULLE STRADE E SUI BALCONI
DA CHI DICE NO AL FURTO DELL’ACQUA, DELLA TERRA E DELLA VITA,
NO
ALLO STERMINIO ASSISTITO DAI POTENTI E CHIAMATO IPOCRITAMENTE “LEGITTIMA AUTODIFESA”
domenica 11 gennaio 2009
ISRAELE STATO CANAGLIA
Come Israele è riuscito a portare Gaza sull'orlo della catastrofe umanitaria
Avi Shlaim, docente di Relazioni Internazionali ad Oxford, ha prestato servizio nell'esercito israeliano e non ha mai messo in questione la legittimità dello stato, ma la spietata aggressione a Gaza lo ha portato ad alcune conclusioni devastanti.
11 gennaio 2009 - Avi Shlaim
Fonte: http://www.guardian.co.uk/world/2009/jan/07/gaza-israel-palestine
L'unica cosa che possiamo fare per dare un senso all'insensata guerra israeliana a Gaza, è cercare di inquadrarla in un contesto storico. La fondazione dello Stato di Israele, avvenuta nel maggio del 1948, comprendeva una monumentale ingiustizia per i Palestinesi e le autorità britanniche non mancarono di giudicare aspramente la partigianeria dimostrata dagli Americani nei confronti dello stato appena nato.
Il 2 giugno 1948, Sir John Troutbeck scrisse al Segretario di Stato, Ernest Bevin, che l'America si era resa responsabile della creazione di uno stato bandito guidato da "un gruppo dirigente decisamente senza scrupoli". Ho sempre pensato che questo giudizio fosse fin troppo severo, ma l'aggressione odiosa alla gente di Gaza, e la complicità dell'amministrazione Bush in questa aggressione, hanno gettato di nuovo sul tappeto quella questione rimasta sempre aperta.
Ho prestato lealmente servizio nell'esercito israeliano, verso la metà degli anni 60, e non ho mai messo in questione la legittimità dello Stato di Israele, così come definito dai confini stabiliti fino al 1967. Quello che rifiuto di accettare, in modo assoluto, è il progetto coloniale sionista che oltrepassa il limite della Green Line. L'occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, avvenuta sulla scia della guerra del giugno 1967, aveva ben poco a che fare con la sicurezza e molto a che fare con l'espansionismo territoriale. Lo scopo era quello di consolidare il Grande Israele, tramite il controllo (politico, economico e militare) permanente sui territori palestinesi. Il risultato è stato quello di una delle più brutali e prolungate occupazioni militari dei tempi moderni.
Quattro decenni di controllo israeliano hanno provocato danni incalcolabili all'economia della Striscia di Gaza, le cui prospettive non sono mai state particolarmente rosee, con 1.400.000 profughi stipati in una minuscola striscia di terra, senza infrastrutture e risorse naturali. Quello di Gaza, comunque, non è un semplice caso di sottosviluppo economico, ma un caso particolarmente crudele e deliberato di deviazione-dello-sviluppo. Se vogliamo usare la terminologia biblica, Israele ha permesso che il popolo di Gaza vivesse pure, ma che fossero "tagliatori di legna e portatori d'acqua per tutta la comunità", una risorsa di manodopera a basso costo, un mercato di schiavi per l'economia israeliana. Lo sviluppo dell'industria locale è stato energicamente ostacolato, in modo da rendere impossibile per i Palestinesi poter metter fine alla loro subordinazione ad Israele e stabilire le fondamenta economiche essenziali per un'autentica politica di indipendenza.
Quello di Gaza è il classico caso di sfruttamento coloniale in era post-coloniale. Gli insediamenti ebraici nei territori occupati sono immorali, illegali e rappresentano un ostacolo insormontabile per la pace. Sono, allo stesso tempo, strumento di sfruttamento e simbolo dell'odiata occupazione. Nel 2005 i coloni ebrei erano solo 8.000, i residenti locali 1.400.000. Eppure i coloni controllavano il 25% del territorio, 40 % dei terreni coltivabili e la stragrande maggioranza delle scarse risorse idriche. La popolazione locale viveva gomito a gomito con questi intrusi stranieri nella povertà più degradante, in miseria inimmaginabile. L'80% vive ancora con meno di 2 dollari al mese. Le condizioni di vita nella Striscia continuano a rappresentare un affronto per i valori civili, un potente acceleratore della resistenza e un terreno fertile per l'estremismo politico.
Nell'agosto del 2005, il governo del Likud guidato da Ariel Sharon decise la ritirata israeliana, unilaterale, da Gaza. Gli 8.000 coloni lasciarono i territori, distruggendo le case e le fattorie che abbandonavano. Hamas, il movimento islamico di resistenza, aveva condotto una campagna molto efficace per la fuoriuscita degli Israeliani da Gaza. Il ritiro fu una vera e propria umiliazione per le forze della Difesa. Sharon, ufficialmente, presentò il ritiro da Gaza come un contributo alla pace basato su una soluzione che prevedeva due stati. L'anno seguente, però, altri 12.000 coloni si insediarono in Cisgiordania, riducendo ulteriormente lo spazio di una prospettiva per uno stato palestinese indipendente. L'occupazione indebita della terra e la costruzione della pace sono due concetti semplicemente incompatibili. Israele aveva avuto la possibilità di fare una scelta, ed ha scelto la terra invece della pace.
La vera motivazione di quella mossa era in realtà quella di ridisegnare unilateralmente i confini del Grande Israele, incorporando nello Stato i maggiori insediamenti della Cisgiordania. Il ritiro da Gaza, quindi, non era stato un preludio ad un trattato di pace con l'Autorità Palestinese, ma un preludio ad un'ulteriore espansione sionista in Cisgiordania. Una decisione unilaterale, effettuata in base a quello che veniva ritenuto, a mio avviso erroneamente, l'interesse nazionale dello Stato di Israele. Il ritiro da Gaza, collegato in profondità ad un basilare rifiuto dell'identità nazionale palestinese, era solo un'espressione del tentativo di negare al popolo palestinese un'esistenza politicamente indipendente sulla propria terra.
I coloni israeliani vennero ritirati, ma i soldati israeliani continuarono a controllare tutti gli accessi via mare, terra e aria al territorio di Gaza, che si vide improvvisamente trasformato in una prigione all'aria aperta. Da quel momento in poi, le forze d'aviazione israeliane hanno potuto effettuare bombardamenti, volare infrangendo la barriera del suono a bassa quota, provocando boati assordanti e terrorizzando gli sventurati abitanti di quella prigione, praticamente senza alcun limite e restrizione.
A Israele piace dipingersi come un'isola di democrazia in un mare di autoritarismo. Eppure Israele, in tutta la sua storia, non ha mai fatto niente per promuovere la democrazia nei territori arabi ed ha, al contrario, fatto molto per ostacolarla. Israele ha una lunga storia di collaborazioni segrete con i regimi reazionari arabi, collaborazioni che avevano lo scopo di reprimere il nazionalismo palestinese. Nonostante tutti gli ostacoli il popolo palestinese è riuscito a costruire l'unico, vero, sistema democratico nel mondo arabo, con la possibile eccezione del Libano. Nel gennaio 2006, in seguito ad elezioni, libere e corrette per il Consiglio Legislativo dell'Autorità Palestinese, Hamas ha preso la guida del governo. Israele si è comunque rifiutato di riconoscere il governo democraticamente eletto, affermando che Hamas non era nient'altro che un'organizzazione terroristica.
L'America e la UE si sono vergognosamente allineati ad Israele, hanno fatto ostracismo e demonizzato il governo Hamas, cercando di metterlo in crisi con il blocco delle entrate fiscali e degli aiuti stranieri. Si è creato, così, uno scenario surreale, con una parte significativa della comunità internazionale che imponeva sanzioni non contro le forze occupanti, ma contro coloro che erano occupati, non contro gli oppressori, ma contro gli oppressi.
Come è accaduto così di frequente nella tragica storia della Palestina, le vittime sono state ritenute colpevoli delle loro sfortune. La macchina di propaganda israeliana ha continuato ad insistere sul concetto che i Palestinesi sono dei terroristi, che sono loro a rifiutare la coesistenza con lo stato ebraico, che il loro nazionalismo non è nient'altro che antisemitismo, che Hamas è solo una banda di fanatici religiosi e che l'Islam sarebbe incompatibile con la democrazia. Ma la semplice verità è che i Palestinesi sono persone normali, con normali aspirazioni. Non sono nè migliori nè peggiori di altri popoli. Quello a cui aspirano, più di ogni altra cosa, è un pezzo di terra che possano chiamare loro e sul quale vivere in libertà e dignità.
Come altri movimenti radicali, Hamas, dopo l'ascesa al potere, ha cercato di dare un'impronta moderata al proprio programma politico. Dal 'rejectionism' ideologico del proprio statuto, ha cominciato a spostarsi verso un accordo pragmatico su una soluzione che preveda due stati. Nel marzo 2007, Hamas e Fatah dettero vita ad un governo di unità nazionale, pronto a negoziare un cessate il fuoco a lungo termine con Israele, che, però, rifiutò di scendere a patti con un governo che comprendesse anche Hamas.
Israele ha preferito mettere in atto il vecchio trucco del 'dividi e conquista', giocando sulla rivalità tra le diverse fazioni palestinesi. Verso la fine degli anni '80, Israele aveva sostenuto l'allora nascente Hamas, con lo scopo di indebolire Fatah, il movimento nazionalista secolare guidato da Yasser Arafat. Successivamente, invece, Israele ha cominciato ad incoraggiare i leader corrotti e fin troppo malleabili di Fatah per distruggere i loro rivali politici e religiosi e riconquistare il potere, con la complicità degli aggressivi neocon americani, che hanno partecipato a quel torbido complotto per innescare una guerra civile palestinese. Questi interventi esterni hanno giocato un ruolo essenziale nel crollo del governo di unità nazionale e nel portare Hamas al potere nel giugno 2007, per prevenire un colpo di stato di Fatah.
La guerra scatenata da Israele nel territorio di Gaza il 27 dicembre scorso ha rappresentato il culmine di una serie di scontri e controversie con il governo di Hamas. In un senso più ampio, però, si tratta in realtà di una guerra tra Israele e il popolo palestinese, poichè è stato il popolo ad eleggere quel partito. Lo scopo dichiarato della guerra è quello di indebolire Hamas ed intensificare la pressione sino a che i suoi leader non decideranno un nuovo cessate il fuoco secondo i termini stabiliti da Israele. Lo scopo non dichiarato è quello di fare in modo che i Palestinesi di Gaza vengano visti dal mondo unicamente come un problema umanitario, distraendo così l'attenzione dalla loro lotta per l'indipendenza e per la costruzione di un loro stato.
I tempi della guerra sono stati decisi da convenienze puramente politiche. Il 10 febbraio sono previste nuove elezioni e, nel percorso verso quei seggi, tutti i principali contendenti stanno cercando l'opportunità di dimostrare la propria forza. Gli alti ufficiali dell'esercito israeliano avevano morso il freno a lungo e non vedevano l'ora di assestare il colpo finale ad Hamas per rimuovere la macchia lasciata sulla loro reputazione dal fallimento della guerra in Libano contro Hezbollah, nel luglio 2006. I dirigenti israeliani, con il loro cinismo, potevano contare anche sull'apatia e l'impotenza dei regimi arabi filo-occidentali e sull'appoggio incondizionato del presidente Bush, ormai al tramonto della sua permanenza alla Casa Bianca. Bush si è sentito prontamente in dovere di scaricare tutte le responsabilità della crisi su Hamas, ponendo il veto alle proposte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per un immediato cessate il fuoco e dando così carta bianca ad Israele per organizzare un'invasione di terra a Gaza.
Come sempre, il potente Israele afferma di essere vittima dell'aggressione palestinese, ma l'evidente asimmetria di potere tra le due forze in campo lascia poco spazio al dubbio su chi sia la vera vittima. Questo è sicuramente un conflitto tra Davide e Golia, solo che le parti sono state invertite rispetto alla rappresentazione biblica: un Davide, palestinese, piccolo e indifeso si trova ad affrontare un gigante Golia, israeliano, armato fino ai denti, spietato e prepotente. Il fare ricorso alla forza militare più brutale è accompagnato, come sempre, dall'insistente retorica vittimista e da una certa dose di autocommiserazione, ammantata di presunzione. E' quella che in Ebraico viene chiamata sindrome di 'bokhim ve-yorim', 'piangere e sparare'.
A dir la verità, Hamas non è che sia del tutto esente da colpe in questo conflitto. Dopo essersi visto negare il frutto della propria vittoria elettorale e messo a confronto con un avversario senza scrupoli, ha fatto ricorso all'arma dei deboli: il terrore. Militanti di Hamas e della Jihad islamica hanno continuato a lanciare razzi Qassam sugli insediamenti israeliani, vicino al confine con Gaza, fino a che l'Egitto è riuscito a negoziare, lo scorso giugno, un cessate il fuoco di sei mesi. I danni provocati da questi razzi rudimentali sono stati minimi, ma l'impatto psicologico è stato devastante ed è inevitabile che abbia prodotto nella gente un maggiore bisogno di sicurezza, una maggiore richiesta di protezione al proprio governo. In queste circostanze, Israele aveva diritto all'autodifesa, ma la risposta alle punzecchiature dei razzi è stata assolutamente sproporzionata. I numeri parlano da soli. Nei tre anni successivi al ritiro da Gaza 11 israeliani sono stati uccisi dai razzi. Dall'altro lato, solo nel periodo 2005-07, l'esercito regolare israeliano ha ucciso 1.290 Palestinesi a Gaza, di cui 222 erano bambini.
Qualunque cosa dicano i numeri, uccidere dei civili è sempre sbagliato e questa regola rimane valida sia per Israele che per Hamas, ma l'intero percorso di Israele è caratterizzato da una brutalità senza limiti e senza tregua nei confronti degli abitanti di Gaza. Israele ha inoltre mantenuto il blocco anche dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco il che, agli occhi dei leader di Hamas, equivaleva ad una violazione dell'accordo. Durante la tregua Israele,in evidente violazione dell'accordo del 2005, impediva l'uscita di qualsiasi tipo di merce dal territorio di Gaza, provocando un notevole calo dell'occupazione. Ufficialmente, il 49,1% della popolazione è disoccupata. Allo stesso tempo, Israele ha ridotto drasticamente la circolazione dei camion che trasportavano a Gaza cibo, carburante, bombole di gas per cucinare, pezzi di ricambio per impianti idrici e sanitari, oltre che forniture mediche. E' difficile riuscire a capire come il ridurre alla fame e al freddo i civili di Gaza, potesse garantire una maggiore protezione a coloro che vivevano nella parte israeliana del confine. Ma se anche così fosse stato, sarebbe stato comunque immorale, una forma di punizione collettiva, severamente proibita dalle leggi internazionali sui diritti umani.
La brutalità dei soldati israeliani è stata uguagliata solo dalla mendacità dei portavoce del governo. Otto mesi prima di scatenare l'attuale guerra a Gaza, Israele aveva fondato il National Information Directorate. I concetti base dei messaggi trasmessi da questo organismo ai mezzi di informazione erano che era stato Hamas a rompere gli accordi per il cessate il fuoco, che l'obiettivo di Israele era la difesa del proprio popolo e che l'esercito israeliano stava operando con cautela per non fare del male ai civili innocenti. Gli 'spin doctors' israeliani sono risultati indubbiamente molto convincenti, ma, in sostanza, questa propaganda era solo un'accozzaglia di bugie.
Esiste un solco profondo tra la realtà dei fatti e la retorica dei portavoce. Non è stato Hamas a rompere il cessate il fuoco, ma l'esercito israeliano, con un raid nel territorio di Gaza in cui furono uccisi sei uomini di Hamas, il 4 novembre scorso. L'obiettivo di Israele non è unicamente la difesa della propria gente, ma l'eventuale rovesciamento del governo di Hamas, tramite la ribellione dei cittadini palestinesi contro i propri governanti. E, ben lontano dall'operare con cautela per risparmiare i civili, Israele è responsabile di bombardamenti indiscriminati e di un blocco che dura ormai da tre anni e che ha portato gli abitanti di Gaza, al momento un milione e mezzo, sul'orlo di una catastrofe umanitaria.
Se l'espressione biblica 'occhio per occhio' appare già piuttosto feroce, la folle offensiva israeliana contro Gaza sembra piuttosto seguire la logica del 'un occhio per un ciglio'. Dopo otto giorni di bombardamenti, con un tributo di più di 400 vittime palestinesi e 4 israeliane, un consiglio di ministri fanatici ha ordinato un'invasione di terra, le cui conseguenze saranno incalcolabili, a Gaza.
Qualunque sia l'entità delle forze militari impiegate, Israele non potrà mai avere garantita l'immunità dai lanci dei razzi dell'ala militare di Hamas. Nonostante il carico di morte e distruzione a loro inflitto da Israele, hanno proseguito la resistenza e continuato a sparare i loro razzi. Quello è un movimento che glorifica l'autoimmolazione e il martirio e la soluzione al conflitto tra le due comunità non può essere in alcun modo militare. Quello che non va nel concetto israeliano di diritto alla sicurezza è che si rifiuta di riconoscere all'altra comunità lo stesso diritto.
L'unico modo in cui Israele può sperare di garantire maggiore sicurezza è discutendo con Hamas, e non con i proiettili. Hamas si è ripetutamente dichiarato disponibile a negoziare un cessate il fuoco a lungo termine, anche di 20, 30 e perfino 50 anni, con uno stato ebraico che rimanga entro quelli che erano i confini stabiliti, prima del 1967. Israele ha rifiutato queste offerte per lo stesso motivo per cui ha deliberatamente ignorato il piano di pace della Lega Araba nel 2002, che rimane tutt'ora in discussione: il piano prevede concessioni e compromessi.
Questo breve resoconto dei trascorsi di Israele negli ultimi quattro decenni rende difficile il non giungere alla conclusione che sia diventato uno stato canaglia con un 'gruppo dirigente decisamente senza scrupoli'. Uno stato canaglia di solito viola il diritto internazionale, è in possesso di armi di distruzione di massa e pratica il terrorismo - l'uso della violenza contro i civili per fini politici. Israele rientra in tutte e tre le casistiche, gli si adattano come un guanto. Il vero scopo di Israele non è la coesistenza pacifica con i vicini Palestinesi, ma il dominio militare, e continua pervicacemente ad insistere nei propri errori, aggiungendone di nuovi e più disastrosi. I politici, come chiunque altro del resto, sono ovviamente liberi di ripetere le bugie e gli errori del passato.
Ma farlo non è obbligatorio.
Note:
Avi Shlaim è docente di Relazioni Internazionali presso l'Università di Oxford e autore di 'The Iron Wall: Israel and the Arab World' e 'Lion of Jordan: King Hussein's Life in War and Peace'.
Tradotto da Patrizia Messinese per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte (Associazione PeaceLink) e l'autore .
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Informativa sulla Privacy
Avi Shlaim, docente di Relazioni Internazionali ad Oxford, ha prestato servizio nell'esercito israeliano e non ha mai messo in questione la legittimità dello stato, ma la spietata aggressione a Gaza lo ha portato ad alcune conclusioni devastanti.
11 gennaio 2009 - Avi Shlaim
Fonte: http://www.guardian.co.uk/world/2009/jan/07/gaza-israel-palestine
L'unica cosa che possiamo fare per dare un senso all'insensata guerra israeliana a Gaza, è cercare di inquadrarla in un contesto storico. La fondazione dello Stato di Israele, avvenuta nel maggio del 1948, comprendeva una monumentale ingiustizia per i Palestinesi e le autorità britanniche non mancarono di giudicare aspramente la partigianeria dimostrata dagli Americani nei confronti dello stato appena nato.
Il 2 giugno 1948, Sir John Troutbeck scrisse al Segretario di Stato, Ernest Bevin, che l'America si era resa responsabile della creazione di uno stato bandito guidato da "un gruppo dirigente decisamente senza scrupoli". Ho sempre pensato che questo giudizio fosse fin troppo severo, ma l'aggressione odiosa alla gente di Gaza, e la complicità dell'amministrazione Bush in questa aggressione, hanno gettato di nuovo sul tappeto quella questione rimasta sempre aperta.
Ho prestato lealmente servizio nell'esercito israeliano, verso la metà degli anni 60, e non ho mai messo in questione la legittimità dello Stato di Israele, così come definito dai confini stabiliti fino al 1967. Quello che rifiuto di accettare, in modo assoluto, è il progetto coloniale sionista che oltrepassa il limite della Green Line. L'occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, avvenuta sulla scia della guerra del giugno 1967, aveva ben poco a che fare con la sicurezza e molto a che fare con l'espansionismo territoriale. Lo scopo era quello di consolidare il Grande Israele, tramite il controllo (politico, economico e militare) permanente sui territori palestinesi. Il risultato è stato quello di una delle più brutali e prolungate occupazioni militari dei tempi moderni.
Quattro decenni di controllo israeliano hanno provocato danni incalcolabili all'economia della Striscia di Gaza, le cui prospettive non sono mai state particolarmente rosee, con 1.400.000 profughi stipati in una minuscola striscia di terra, senza infrastrutture e risorse naturali. Quello di Gaza, comunque, non è un semplice caso di sottosviluppo economico, ma un caso particolarmente crudele e deliberato di deviazione-dello-sviluppo. Se vogliamo usare la terminologia biblica, Israele ha permesso che il popolo di Gaza vivesse pure, ma che fossero "tagliatori di legna e portatori d'acqua per tutta la comunità", una risorsa di manodopera a basso costo, un mercato di schiavi per l'economia israeliana. Lo sviluppo dell'industria locale è stato energicamente ostacolato, in modo da rendere impossibile per i Palestinesi poter metter fine alla loro subordinazione ad Israele e stabilire le fondamenta economiche essenziali per un'autentica politica di indipendenza.
Quello di Gaza è il classico caso di sfruttamento coloniale in era post-coloniale. Gli insediamenti ebraici nei territori occupati sono immorali, illegali e rappresentano un ostacolo insormontabile per la pace. Sono, allo stesso tempo, strumento di sfruttamento e simbolo dell'odiata occupazione. Nel 2005 i coloni ebrei erano solo 8.000, i residenti locali 1.400.000. Eppure i coloni controllavano il 25% del territorio, 40 % dei terreni coltivabili e la stragrande maggioranza delle scarse risorse idriche. La popolazione locale viveva gomito a gomito con questi intrusi stranieri nella povertà più degradante, in miseria inimmaginabile. L'80% vive ancora con meno di 2 dollari al mese. Le condizioni di vita nella Striscia continuano a rappresentare un affronto per i valori civili, un potente acceleratore della resistenza e un terreno fertile per l'estremismo politico.
Nell'agosto del 2005, il governo del Likud guidato da Ariel Sharon decise la ritirata israeliana, unilaterale, da Gaza. Gli 8.000 coloni lasciarono i territori, distruggendo le case e le fattorie che abbandonavano. Hamas, il movimento islamico di resistenza, aveva condotto una campagna molto efficace per la fuoriuscita degli Israeliani da Gaza. Il ritiro fu una vera e propria umiliazione per le forze della Difesa. Sharon, ufficialmente, presentò il ritiro da Gaza come un contributo alla pace basato su una soluzione che prevedeva due stati. L'anno seguente, però, altri 12.000 coloni si insediarono in Cisgiordania, riducendo ulteriormente lo spazio di una prospettiva per uno stato palestinese indipendente. L'occupazione indebita della terra e la costruzione della pace sono due concetti semplicemente incompatibili. Israele aveva avuto la possibilità di fare una scelta, ed ha scelto la terra invece della pace.
La vera motivazione di quella mossa era in realtà quella di ridisegnare unilateralmente i confini del Grande Israele, incorporando nello Stato i maggiori insediamenti della Cisgiordania. Il ritiro da Gaza, quindi, non era stato un preludio ad un trattato di pace con l'Autorità Palestinese, ma un preludio ad un'ulteriore espansione sionista in Cisgiordania. Una decisione unilaterale, effettuata in base a quello che veniva ritenuto, a mio avviso erroneamente, l'interesse nazionale dello Stato di Israele. Il ritiro da Gaza, collegato in profondità ad un basilare rifiuto dell'identità nazionale palestinese, era solo un'espressione del tentativo di negare al popolo palestinese un'esistenza politicamente indipendente sulla propria terra.
I coloni israeliani vennero ritirati, ma i soldati israeliani continuarono a controllare tutti gli accessi via mare, terra e aria al territorio di Gaza, che si vide improvvisamente trasformato in una prigione all'aria aperta. Da quel momento in poi, le forze d'aviazione israeliane hanno potuto effettuare bombardamenti, volare infrangendo la barriera del suono a bassa quota, provocando boati assordanti e terrorizzando gli sventurati abitanti di quella prigione, praticamente senza alcun limite e restrizione.
A Israele piace dipingersi come un'isola di democrazia in un mare di autoritarismo. Eppure Israele, in tutta la sua storia, non ha mai fatto niente per promuovere la democrazia nei territori arabi ed ha, al contrario, fatto molto per ostacolarla. Israele ha una lunga storia di collaborazioni segrete con i regimi reazionari arabi, collaborazioni che avevano lo scopo di reprimere il nazionalismo palestinese. Nonostante tutti gli ostacoli il popolo palestinese è riuscito a costruire l'unico, vero, sistema democratico nel mondo arabo, con la possibile eccezione del Libano. Nel gennaio 2006, in seguito ad elezioni, libere e corrette per il Consiglio Legislativo dell'Autorità Palestinese, Hamas ha preso la guida del governo. Israele si è comunque rifiutato di riconoscere il governo democraticamente eletto, affermando che Hamas non era nient'altro che un'organizzazione terroristica.
L'America e la UE si sono vergognosamente allineati ad Israele, hanno fatto ostracismo e demonizzato il governo Hamas, cercando di metterlo in crisi con il blocco delle entrate fiscali e degli aiuti stranieri. Si è creato, così, uno scenario surreale, con una parte significativa della comunità internazionale che imponeva sanzioni non contro le forze occupanti, ma contro coloro che erano occupati, non contro gli oppressori, ma contro gli oppressi.
Come è accaduto così di frequente nella tragica storia della Palestina, le vittime sono state ritenute colpevoli delle loro sfortune. La macchina di propaganda israeliana ha continuato ad insistere sul concetto che i Palestinesi sono dei terroristi, che sono loro a rifiutare la coesistenza con lo stato ebraico, che il loro nazionalismo non è nient'altro che antisemitismo, che Hamas è solo una banda di fanatici religiosi e che l'Islam sarebbe incompatibile con la democrazia. Ma la semplice verità è che i Palestinesi sono persone normali, con normali aspirazioni. Non sono nè migliori nè peggiori di altri popoli. Quello a cui aspirano, più di ogni altra cosa, è un pezzo di terra che possano chiamare loro e sul quale vivere in libertà e dignità.
Come altri movimenti radicali, Hamas, dopo l'ascesa al potere, ha cercato di dare un'impronta moderata al proprio programma politico. Dal 'rejectionism' ideologico del proprio statuto, ha cominciato a spostarsi verso un accordo pragmatico su una soluzione che preveda due stati. Nel marzo 2007, Hamas e Fatah dettero vita ad un governo di unità nazionale, pronto a negoziare un cessate il fuoco a lungo termine con Israele, che, però, rifiutò di scendere a patti con un governo che comprendesse anche Hamas.
Israele ha preferito mettere in atto il vecchio trucco del 'dividi e conquista', giocando sulla rivalità tra le diverse fazioni palestinesi. Verso la fine degli anni '80, Israele aveva sostenuto l'allora nascente Hamas, con lo scopo di indebolire Fatah, il movimento nazionalista secolare guidato da Yasser Arafat. Successivamente, invece, Israele ha cominciato ad incoraggiare i leader corrotti e fin troppo malleabili di Fatah per distruggere i loro rivali politici e religiosi e riconquistare il potere, con la complicità degli aggressivi neocon americani, che hanno partecipato a quel torbido complotto per innescare una guerra civile palestinese. Questi interventi esterni hanno giocato un ruolo essenziale nel crollo del governo di unità nazionale e nel portare Hamas al potere nel giugno 2007, per prevenire un colpo di stato di Fatah.
La guerra scatenata da Israele nel territorio di Gaza il 27 dicembre scorso ha rappresentato il culmine di una serie di scontri e controversie con il governo di Hamas. In un senso più ampio, però, si tratta in realtà di una guerra tra Israele e il popolo palestinese, poichè è stato il popolo ad eleggere quel partito. Lo scopo dichiarato della guerra è quello di indebolire Hamas ed intensificare la pressione sino a che i suoi leader non decideranno un nuovo cessate il fuoco secondo i termini stabiliti da Israele. Lo scopo non dichiarato è quello di fare in modo che i Palestinesi di Gaza vengano visti dal mondo unicamente come un problema umanitario, distraendo così l'attenzione dalla loro lotta per l'indipendenza e per la costruzione di un loro stato.
I tempi della guerra sono stati decisi da convenienze puramente politiche. Il 10 febbraio sono previste nuove elezioni e, nel percorso verso quei seggi, tutti i principali contendenti stanno cercando l'opportunità di dimostrare la propria forza. Gli alti ufficiali dell'esercito israeliano avevano morso il freno a lungo e non vedevano l'ora di assestare il colpo finale ad Hamas per rimuovere la macchia lasciata sulla loro reputazione dal fallimento della guerra in Libano contro Hezbollah, nel luglio 2006. I dirigenti israeliani, con il loro cinismo, potevano contare anche sull'apatia e l'impotenza dei regimi arabi filo-occidentali e sull'appoggio incondizionato del presidente Bush, ormai al tramonto della sua permanenza alla Casa Bianca. Bush si è sentito prontamente in dovere di scaricare tutte le responsabilità della crisi su Hamas, ponendo il veto alle proposte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per un immediato cessate il fuoco e dando così carta bianca ad Israele per organizzare un'invasione di terra a Gaza.
Come sempre, il potente Israele afferma di essere vittima dell'aggressione palestinese, ma l'evidente asimmetria di potere tra le due forze in campo lascia poco spazio al dubbio su chi sia la vera vittima. Questo è sicuramente un conflitto tra Davide e Golia, solo che le parti sono state invertite rispetto alla rappresentazione biblica: un Davide, palestinese, piccolo e indifeso si trova ad affrontare un gigante Golia, israeliano, armato fino ai denti, spietato e prepotente. Il fare ricorso alla forza militare più brutale è accompagnato, come sempre, dall'insistente retorica vittimista e da una certa dose di autocommiserazione, ammantata di presunzione. E' quella che in Ebraico viene chiamata sindrome di 'bokhim ve-yorim', 'piangere e sparare'.
A dir la verità, Hamas non è che sia del tutto esente da colpe in questo conflitto. Dopo essersi visto negare il frutto della propria vittoria elettorale e messo a confronto con un avversario senza scrupoli, ha fatto ricorso all'arma dei deboli: il terrore. Militanti di Hamas e della Jihad islamica hanno continuato a lanciare razzi Qassam sugli insediamenti israeliani, vicino al confine con Gaza, fino a che l'Egitto è riuscito a negoziare, lo scorso giugno, un cessate il fuoco di sei mesi. I danni provocati da questi razzi rudimentali sono stati minimi, ma l'impatto psicologico è stato devastante ed è inevitabile che abbia prodotto nella gente un maggiore bisogno di sicurezza, una maggiore richiesta di protezione al proprio governo. In queste circostanze, Israele aveva diritto all'autodifesa, ma la risposta alle punzecchiature dei razzi è stata assolutamente sproporzionata. I numeri parlano da soli. Nei tre anni successivi al ritiro da Gaza 11 israeliani sono stati uccisi dai razzi. Dall'altro lato, solo nel periodo 2005-07, l'esercito regolare israeliano ha ucciso 1.290 Palestinesi a Gaza, di cui 222 erano bambini.
Qualunque cosa dicano i numeri, uccidere dei civili è sempre sbagliato e questa regola rimane valida sia per Israele che per Hamas, ma l'intero percorso di Israele è caratterizzato da una brutalità senza limiti e senza tregua nei confronti degli abitanti di Gaza. Israele ha inoltre mantenuto il blocco anche dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco il che, agli occhi dei leader di Hamas, equivaleva ad una violazione dell'accordo. Durante la tregua Israele,in evidente violazione dell'accordo del 2005, impediva l'uscita di qualsiasi tipo di merce dal territorio di Gaza, provocando un notevole calo dell'occupazione. Ufficialmente, il 49,1% della popolazione è disoccupata. Allo stesso tempo, Israele ha ridotto drasticamente la circolazione dei camion che trasportavano a Gaza cibo, carburante, bombole di gas per cucinare, pezzi di ricambio per impianti idrici e sanitari, oltre che forniture mediche. E' difficile riuscire a capire come il ridurre alla fame e al freddo i civili di Gaza, potesse garantire una maggiore protezione a coloro che vivevano nella parte israeliana del confine. Ma se anche così fosse stato, sarebbe stato comunque immorale, una forma di punizione collettiva, severamente proibita dalle leggi internazionali sui diritti umani.
La brutalità dei soldati israeliani è stata uguagliata solo dalla mendacità dei portavoce del governo. Otto mesi prima di scatenare l'attuale guerra a Gaza, Israele aveva fondato il National Information Directorate. I concetti base dei messaggi trasmessi da questo organismo ai mezzi di informazione erano che era stato Hamas a rompere gli accordi per il cessate il fuoco, che l'obiettivo di Israele era la difesa del proprio popolo e che l'esercito israeliano stava operando con cautela per non fare del male ai civili innocenti. Gli 'spin doctors' israeliani sono risultati indubbiamente molto convincenti, ma, in sostanza, questa propaganda era solo un'accozzaglia di bugie.
Esiste un solco profondo tra la realtà dei fatti e la retorica dei portavoce. Non è stato Hamas a rompere il cessate il fuoco, ma l'esercito israeliano, con un raid nel territorio di Gaza in cui furono uccisi sei uomini di Hamas, il 4 novembre scorso. L'obiettivo di Israele non è unicamente la difesa della propria gente, ma l'eventuale rovesciamento del governo di Hamas, tramite la ribellione dei cittadini palestinesi contro i propri governanti. E, ben lontano dall'operare con cautela per risparmiare i civili, Israele è responsabile di bombardamenti indiscriminati e di un blocco che dura ormai da tre anni e che ha portato gli abitanti di Gaza, al momento un milione e mezzo, sul'orlo di una catastrofe umanitaria.
Se l'espressione biblica 'occhio per occhio' appare già piuttosto feroce, la folle offensiva israeliana contro Gaza sembra piuttosto seguire la logica del 'un occhio per un ciglio'. Dopo otto giorni di bombardamenti, con un tributo di più di 400 vittime palestinesi e 4 israeliane, un consiglio di ministri fanatici ha ordinato un'invasione di terra, le cui conseguenze saranno incalcolabili, a Gaza.
Qualunque sia l'entità delle forze militari impiegate, Israele non potrà mai avere garantita l'immunità dai lanci dei razzi dell'ala militare di Hamas. Nonostante il carico di morte e distruzione a loro inflitto da Israele, hanno proseguito la resistenza e continuato a sparare i loro razzi. Quello è un movimento che glorifica l'autoimmolazione e il martirio e la soluzione al conflitto tra le due comunità non può essere in alcun modo militare. Quello che non va nel concetto israeliano di diritto alla sicurezza è che si rifiuta di riconoscere all'altra comunità lo stesso diritto.
L'unico modo in cui Israele può sperare di garantire maggiore sicurezza è discutendo con Hamas, e non con i proiettili. Hamas si è ripetutamente dichiarato disponibile a negoziare un cessate il fuoco a lungo termine, anche di 20, 30 e perfino 50 anni, con uno stato ebraico che rimanga entro quelli che erano i confini stabiliti, prima del 1967. Israele ha rifiutato queste offerte per lo stesso motivo per cui ha deliberatamente ignorato il piano di pace della Lega Araba nel 2002, che rimane tutt'ora in discussione: il piano prevede concessioni e compromessi.
Questo breve resoconto dei trascorsi di Israele negli ultimi quattro decenni rende difficile il non giungere alla conclusione che sia diventato uno stato canaglia con un 'gruppo dirigente decisamente senza scrupoli'. Uno stato canaglia di solito viola il diritto internazionale, è in possesso di armi di distruzione di massa e pratica il terrorismo - l'uso della violenza contro i civili per fini politici. Israele rientra in tutte e tre le casistiche, gli si adattano come un guanto. Il vero scopo di Israele non è la coesistenza pacifica con i vicini Palestinesi, ma il dominio militare, e continua pervicacemente ad insistere nei propri errori, aggiungendone di nuovi e più disastrosi. I politici, come chiunque altro del resto, sono ovviamente liberi di ripetere le bugie e gli errori del passato.
Ma farlo non è obbligatorio.
Note:
Avi Shlaim è docente di Relazioni Internazionali presso l'Università di Oxford e autore di 'The Iron Wall: Israel and the Arab World' e 'Lion of Jordan: King Hussein's Life in War and Peace'.
Tradotto da Patrizia Messinese per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte (Associazione PeaceLink) e l'autore .
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Informativa sulla Privacy
Presidio per Gaza a Largo Goldoni (Roma)
A Roma è in corso un presidio di solidarietà con Gaza che durerà tre giorni. Tra le associazioni presenti anche la Rete Ebrei Contro l'Occupazione.
Vi invito a visionare il video di una mia intervista per l'Agenzia AMI
seguendo il link http://www.agenziami.it/articolopage-video.php?idart=2238
oppure scaricandolo direttamente da questo blog:
Una brevissima intervista è apparsa anche sulla terza pagina dell'Unità del 9/01/2008:
Vi invito a visionare il video di una mia intervista per l'Agenzia AMI
seguendo il link http://www.agenziami.it/articolopage-video.php?idart=2238
oppure scaricandolo direttamente da questo blog:
Una brevissima intervista è apparsa anche sulla terza pagina dell'Unità del 9/01/2008:
ESECRAZIONE!
“Sei troppo arrabbiata” dice la mia amica.
Arrabbiata?
Nei miei occhi c’è il terrore di questi bambini
Che hanno visto l’inferno.
Nelle mie orecchie il lamento che sale dalle macerie
Emaciati piccoli sul corpo della madre uccisa
I fucili di soldati catafratti puntati su di loro
Le mie mani tremano il tremore dei feriti
Respiro il sangue dei morti mutilati ammassati nell’ospedale
Nel mio cuore 800 trafitture.
Il cielo sopra Gaza è gonfio di pianti e di orrore
Ammutolisce il canto degli uccelli
S’interrompe il ritmo del mare
La terra allibita sanguina…
Voi che avete stuprato l’innocenza
Voi che avete ucciso il sorriso dei bambini e il tubare delle colombe
Voi che avete seppellito creature umane
Sotto le macerie delle loro case
Voi che avete dipinto il volto dei bambini
Coi colori della paura
Voi che pregate appoggiati ai vostri carri armati
Che ballate e festeggiate sui corpi fatti a pezzi
Chi pregate mentre massacrate un popolo inerme?
L’inferno del vostro odio?
Voi che avete livore al posto del sangue
Voi umani disumani
Per voi non odio ma gelido disprezzo.
E voi rabbini che avete benedetto l’odio
Che non esitate a impedire i soccorsi perché è shabat
Ma che di shabat date il permesso di uccidere
Voi coi vostri riccioli cascanti sulle facce sanguinarie
Per voi non odio ma freddo disprezzo.
E tu, ripugnante travestito
Con la tua faccia a luna piena e il tuo corpo tracagnotto
E le tue mani sudaticce
Credi di appartenere a una razza superiore
Che ti tiravi indietro per il disgusto di stringere la mano di Arafat,
un palestinese, un subumano
tu non sei di razza superiore
sei la schiuma della schiuma della terra
non meriti neppure odio ma gelido disprezzo.
E voi, generali e politici
Gente senza morale e senza raziocinio
Abitati dalla morte e dalla menzogna
Esercitati al delitto
Sempre pronti a mentire, a mentire, a mentire…
Per voi non odio ma freddo disprezzo.
E voi politici e governanti di paesi “civili”
Sempre pronti a sostenere gli assassini
A moltiplicare la menzogna
La parola pace è un insulto nelle vostre bocche
Voi che brigate e fare affari e stipulate accordi col crimine e col sangue
Sempre pronti a bastonare chi soccombe
“bisogna bombardare i tunnel da cui arrivano armi ad Hamas”
Ma anche viveri passano dai tunnel
Che importa! Bombardiamo!
Chi ferma invece le armi sofisticate e crudeli
Che arrivano dagli Stati Uniti
Perché Gaza affoghi nel sangue?
Il forte reso sempre più forte
Il debole più debole.
Si, Guernica è scesa dal quadro di Picasso
E gronda sangue
Nelle disperate strade di Gaza.
E tu “uomo della speranza”
Sei invece uomo dell’ignavia?
Sei invece una bufala tragica?
Sei invece un complice della morte?
Tutti voi, complici di ogni risma e levatura
Ebrei e non ebrei
Che vomitate parole come veleno
Sul dolore e sul sangue di un popolo martire
Per tutti voi, non odio, ma gelido disprezzo.
E tu, uomo della strada
Che ti preoccupi di un raffreddore del tuo bambino
Il tuo cuore non è abbastanza grande
Per guardare il terrore negli occhi di altri bambini?
La tua coscienza è un pugno di mosche
Per non gridare per gli innocenti?
Tu che passi coi tuoi pacchetti dello shopping
E non prendi neppure il volantino che ti porgo.
Non ti interessa, non è affar tuo.
Non vedi? Il sangue sparso che ti lambisce i piedi
Potrebbe essere quello dei tuoi figli.
Per te non odio, ma freddo disprezzo.
E invece è affar nostro questo sangue
È affare di tutti
E miei fratelli, miei figli, miei parenti
Sono questi giovani stroncati, mutilati,
questi bambini massacrati
questo futuro stravolto, questi medici sterminati
queste donne, questi uomini, questi vecchi
ammazzati come i tonni alla mattanza
E il mio cuore è trapassato da 3600 trafitture
Tanti sono i feriti, quanti si salveranno?
E se si salveranno da morte subitanea
Orrendamente mutilati
La falce già incombe col cancro sulla lama
Perché tale è l’effetto delle armi
Che si difendono dagli inermi.
No, non è il momento questo di stendere ponti
Domani forse
Ma oggi no, oggi è il momento dell’esecrazione
DELL’ESECRAZIONE
DELL’ESECRAZIONE!
Aggiornamento: mentre gli ipocriti di ogni appartenenza solidarizzano con Israele per 4 scritte, i morti a Gaza sono diventati 875 e i feriti 3800
“Sei troppo arrabbiata” dice la mia amica.
Arrabbiata?
Nei miei occhi c’è il terrore di questi bambini
Che hanno visto l’inferno.
Nelle mie orecchie il lamento che sale dalle macerie
Emaciati piccoli sul corpo della madre uccisa
I fucili di soldati catafratti puntati su di loro
Le mie mani tremano il tremore dei feriti
Respiro il sangue dei morti mutilati ammassati nell’ospedale
Nel mio cuore 800 trafitture.
Il cielo sopra Gaza è gonfio di pianti e di orrore
Ammutolisce il canto degli uccelli
S’interrompe il ritmo del mare
La terra allibita sanguina…
Voi che avete stuprato l’innocenza
Voi che avete ucciso il sorriso dei bambini e il tubare delle colombe
Voi che avete seppellito creature umane
Sotto le macerie delle loro case
Voi che avete dipinto il volto dei bambini
Coi colori della paura
Voi che pregate appoggiati ai vostri carri armati
Che ballate e festeggiate sui corpi fatti a pezzi
Chi pregate mentre massacrate un popolo inerme?
L’inferno del vostro odio?
Voi che avete livore al posto del sangue
Voi umani disumani
Per voi non odio ma gelido disprezzo.
E voi rabbini che avete benedetto l’odio
Che non esitate a impedire i soccorsi perché è shabat
Ma che di shabat date il permesso di uccidere
Voi coi vostri riccioli cascanti sulle facce sanguinarie
Per voi non odio ma freddo disprezzo.
E tu, ripugnante travestito
Con la tua faccia a luna piena e il tuo corpo tracagnotto
E le tue mani sudaticce
Credi di appartenere a una razza superiore
Che ti tiravi indietro per il disgusto di stringere la mano di Arafat,
un palestinese, un subumano
tu non sei di razza superiore
sei la schiuma della schiuma della terra
non meriti neppure odio ma gelido disprezzo.
E voi, generali e politici
Gente senza morale e senza raziocinio
Abitati dalla morte e dalla menzogna
Esercitati al delitto
Sempre pronti a mentire, a mentire, a mentire…
Per voi non odio ma freddo disprezzo.
E voi politici e governanti di paesi “civili”
Sempre pronti a sostenere gli assassini
A moltiplicare la menzogna
La parola pace è un insulto nelle vostre bocche
Voi che brigate e fare affari e stipulate accordi col crimine e col sangue
Sempre pronti a bastonare chi soccombe
“bisogna bombardare i tunnel da cui arrivano armi ad Hamas”
Ma anche viveri passano dai tunnel
Che importa! Bombardiamo!
Chi ferma invece le armi sofisticate e crudeli
Che arrivano dagli Stati Uniti
Perché Gaza affoghi nel sangue?
Il forte reso sempre più forte
Il debole più debole.
Si, Guernica è scesa dal quadro di Picasso
E gronda sangue
Nelle disperate strade di Gaza.
E tu “uomo della speranza”
Sei invece uomo dell’ignavia?
Sei invece una bufala tragica?
Sei invece un complice della morte?
Tutti voi, complici di ogni risma e levatura
Ebrei e non ebrei
Che vomitate parole come veleno
Sul dolore e sul sangue di un popolo martire
Per tutti voi, non odio, ma gelido disprezzo.
E tu, uomo della strada
Che ti preoccupi di un raffreddore del tuo bambino
Il tuo cuore non è abbastanza grande
Per guardare il terrore negli occhi di altri bambini?
La tua coscienza è un pugno di mosche
Per non gridare per gli innocenti?
Tu che passi coi tuoi pacchetti dello shopping
E non prendi neppure il volantino che ti porgo.
Non ti interessa, non è affar tuo.
Non vedi? Il sangue sparso che ti lambisce i piedi
Potrebbe essere quello dei tuoi figli.
Per te non odio, ma freddo disprezzo.
E invece è affar nostro questo sangue
È affare di tutti
E miei fratelli, miei figli, miei parenti
Sono questi giovani stroncati, mutilati,
questi bambini massacrati
questo futuro stravolto, questi medici sterminati
queste donne, questi uomini, questi vecchi
ammazzati come i tonni alla mattanza
E il mio cuore è trapassato da 3600 trafitture
Tanti sono i feriti, quanti si salveranno?
E se si salveranno da morte subitanea
Orrendamente mutilati
La falce già incombe col cancro sulla lama
Perché tale è l’effetto delle armi
Che si difendono dagli inermi.
No, non è il momento questo di stendere ponti
Domani forse
Ma oggi no, oggi è il momento dell’esecrazione
DELL’ESECRAZIONE
DELL’ESECRAZIONE!
Aggiornamento: mentre gli ipocriti di ogni appartenenza solidarizzano con Israele per 4 scritte, i morti a Gaza sono diventati 875 e i feriti 3800
CHE DIRE DI QUESTI GIORNI...
Che dire di questi giorni? I volantini che con irrisione gli israeliani gettano su Gaza prima dei bombardamenti “State lontani dai combattenti”. Lontani dove? Dove può mettersi in salvo la gente prigioniera di Gaza? Andranno tutti nelle scuole dell’Onu? Ma se le hanno già bombardate! Gli israeliani sanno che nessuno ha speranza di salvarsi e aggiungono la beffa al danno.
E le armi che arrivano dagli Stati Uniti? Hamas deve smettere di lanciare razzi, ma loro che sono armati di vere armi micidiali e non dei razzi fuochi d’artificio di Hamas, ricevono ancora rinforzi. Queste armi sono micidiali, chi viene colpito rimane mutilato agli arti inferiori, ma anche se sopravvive, è destinato a morire di cancro. Altro che i qassam! Non c’è fine alla crudeltà al sadismo feroce di questi sanguinari! Sparano sui medici ne hanno fatto una strage, i feriti anche se giungono negli ospedali sono rimandati indietro perché negli ospedali sono accatastati e non c’è più posto e del resto gli ospedali non hanno nulla per curarli. Oggi è sabato e per festeggiare lo shabat hanno impedito quei pochi aiuti che arrivavano. Ma del resto l’Onu ha rinunciato a qualsiasi soccorso dopo che sono stati uccisi suoi funzionari. Tutto il mondo insorge contro questo abominio, questa vergogna, ma i popoli si sa, non contano niente, mentre la diplomazia internazionale continua il suo inutile balletto e temporeggia per permettere agli israeliani di “finire il lavoro” cioè di completare il genocidio. E se si brucia qualche bandiera eccoli pronti a gridare all’antisemitismo. Forse qualcuno ha esagerato scivolando nell’antisemitismo, ma Israele non fa che aizzarlo questo antisemitismo con tutte le sue forze, perché gli serve per passare eternamente per vittima e stornare l’attenzione dai suoi crimini, l’ambasciatore si addolora perché nessuno ha manifestato per il Darfur, e poi dove eravamo noi mentre Hamas lanciava i missili su Israele? E quante città israeliane hanno raso al suolo questi qassam? Quante centinaia di morti israeliani hanno provocato? Le uniche centinaia di morti che mi ricordo sono quelle dei palestinesi di Gaza del marzo scorso e le altre centinaia di morti provocate silenziosamente dall’assedio. Manifestazioni e presidii (ne è in corso uno in questi giorni a largo Goldoni e ci sarà fino a martedì) vengono ignorati dai telegiornali, ma le scritte contro Israele con le stelle e svastiche sui muri tengono banco. Io non ho più parole. Davvero. Alla fine posso esprimere il mio sdegno solo con la poesia.
E le armi che arrivano dagli Stati Uniti? Hamas deve smettere di lanciare razzi, ma loro che sono armati di vere armi micidiali e non dei razzi fuochi d’artificio di Hamas, ricevono ancora rinforzi. Queste armi sono micidiali, chi viene colpito rimane mutilato agli arti inferiori, ma anche se sopravvive, è destinato a morire di cancro. Altro che i qassam! Non c’è fine alla crudeltà al sadismo feroce di questi sanguinari! Sparano sui medici ne hanno fatto una strage, i feriti anche se giungono negli ospedali sono rimandati indietro perché negli ospedali sono accatastati e non c’è più posto e del resto gli ospedali non hanno nulla per curarli. Oggi è sabato e per festeggiare lo shabat hanno impedito quei pochi aiuti che arrivavano. Ma del resto l’Onu ha rinunciato a qualsiasi soccorso dopo che sono stati uccisi suoi funzionari. Tutto il mondo insorge contro questo abominio, questa vergogna, ma i popoli si sa, non contano niente, mentre la diplomazia internazionale continua il suo inutile balletto e temporeggia per permettere agli israeliani di “finire il lavoro” cioè di completare il genocidio. E se si brucia qualche bandiera eccoli pronti a gridare all’antisemitismo. Forse qualcuno ha esagerato scivolando nell’antisemitismo, ma Israele non fa che aizzarlo questo antisemitismo con tutte le sue forze, perché gli serve per passare eternamente per vittima e stornare l’attenzione dai suoi crimini, l’ambasciatore si addolora perché nessuno ha manifestato per il Darfur, e poi dove eravamo noi mentre Hamas lanciava i missili su Israele? E quante città israeliane hanno raso al suolo questi qassam? Quante centinaia di morti israeliani hanno provocato? Le uniche centinaia di morti che mi ricordo sono quelle dei palestinesi di Gaza del marzo scorso e le altre centinaia di morti provocate silenziosamente dall’assedio. Manifestazioni e presidii (ne è in corso uno in questi giorni a largo Goldoni e ci sarà fino a martedì) vengono ignorati dai telegiornali, ma le scritte contro Israele con le stelle e svastiche sui muri tengono banco. Io non ho più parole. Davvero. Alla fine posso esprimere il mio sdegno solo con la poesia.
sabato 10 gennaio 2009
martedì 6 gennaio 2009
BOICOTTA ISRAELE
Cominciamo con qualcosa di piccolo... ma, in questo mondo governato dal capitale, efficace:
quando andate al supermercato, nei negozi, nei mercati controllate la provenienza dei prodotti che acquistate.
Se il codice a barre riporta il numero 729 non comprateli.
Cominciamo a togliere qualche arma a chi ne sgancia a tonnellate sulla popolazione palestinese.
quando andate al supermercato, nei negozi, nei mercati controllate la provenienza dei prodotti che acquistate.
Se il codice a barre riporta il numero 729 non comprateli.
Cominciamo a togliere qualche arma a chi ne sgancia a tonnellate sulla popolazione palestinese.
lunedì 5 gennaio 2009
ECCO COME ISRAELE SI DIFENDE DAI TERRORISTI
CHI HA IL CORAGGIO DI CHIAMARE "GUERRA" QUESTO ABISSO SENZA FONDO DI DISUMANITA'?
QUESTI CRIMINI, ORA VERGOGNOSAMENTE IMPUNITI, RIVENDICHERANNO GIUSTIZIA AL TRIBUNALE DELLA STORIA.
mariano
__,_._,___
70 membri di una famiglia chiusi in una
casa e bombardati dall'esercito di Israele.
SCRITTO IL 5 gennaio 2009 IN NEWS
Gaza - Infopal. Una famiglia intera massacrata, fatta a pezzi: 70
persone uccise a sangue freddo dall'esercito di occupazione
israeliano nel quartiere di az-Zaitun. E' successo, ieri, domenica,
ma l'eccidio è stato scoperto solo oggi, lunedì.
Naeb as-Sammuni di 25 anni, sopravvissuto, ha raccontato: "Le forze
di occupazione israeliane, penetrate a est del quartiere az-Zaitun,
hanno radunato decine di membri della mia famiglia in una sola casa
di 180 metri quadrati, poi l'hanno bombardata per dieci minuti".
Il cittadino, che ha visto sterminare tutta la famiglia, ha aggiunto:
"Dopo averli bersagliati di bombe, la casa si è trasformata in un
lago di sangue. C'è chi è morto subito, chi è rimasto ferito ed è
morto dissanguato".
As-Sammuni ha spiegato che le forze di occupazione sioniste hanno
impedito l'arrivo delle ambulanze per soccorrere i membri della
famiglia massacrata, nonostante gli appelli della Croce Rossa: molti
sono rimasti a sanguinare per 24 ore e solamente questa mattina sono
sopraggiunti i soccorsi.
Nell'eccidio, ha raccontato Naeb, sono morte sua moglie Hanan, sua
figlia Huda, sua madre Rizqa, e la maggior parte dei suoi fratelli e
dei suoi cugini.
Il dott. Haitham Dababesh, che era tra i soccorritori dell'ospedale
ash-Shifa di Gaza, ha dichiarato che da ieri sera, cioè dal momento
del bombardamento della famiglia as-Sammuni, "abbiamo coordinato i
soccorsi con la Croce Rossa, ma non siamo risusciti a raggiungerli
fino a questa mattina".
I soccorritori, al loro arrivo, hanno trovato una situazione
terribile: un vero massacro, molte vittime. Il dott. Dababeh ha
aggiunto che la sala di attesa dell'ospedale ash-Shifa, il più grande
di Gaza, non riusciva a contenerle tutte.
Nel quartiere az-Zaitun si temono altri massacri: quell'area è nel
mirino del fuoco israeliano sia da terra sia dal cielo. Gli abitanti
temono per la loro vita e non riescono ad abbandonare le loro case
minacciate di uccisione di massa.
------------
QUESTI CRIMINI, ORA VERGOGNOSAMENTE IMPUNITI, RIVENDICHERANNO GIUSTIZIA AL TRIBUNALE DELLA STORIA.
mariano
__,_._,___
70 membri di una famiglia chiusi in una
casa e bombardati dall'esercito di Israele.
SCRITTO IL 5 gennaio 2009 IN NEWS
Gaza - Infopal. Una famiglia intera massacrata, fatta a pezzi: 70
persone uccise a sangue freddo dall'esercito di occupazione
israeliano nel quartiere di az-Zaitun. E' successo, ieri, domenica,
ma l'eccidio è stato scoperto solo oggi, lunedì.
Naeb as-Sammuni di 25 anni, sopravvissuto, ha raccontato: "Le forze
di occupazione israeliane, penetrate a est del quartiere az-Zaitun,
hanno radunato decine di membri della mia famiglia in una sola casa
di 180 metri quadrati, poi l'hanno bombardata per dieci minuti".
Il cittadino, che ha visto sterminare tutta la famiglia, ha aggiunto:
"Dopo averli bersagliati di bombe, la casa si è trasformata in un
lago di sangue. C'è chi è morto subito, chi è rimasto ferito ed è
morto dissanguato".
As-Sammuni ha spiegato che le forze di occupazione sioniste hanno
impedito l'arrivo delle ambulanze per soccorrere i membri della
famiglia massacrata, nonostante gli appelli della Croce Rossa: molti
sono rimasti a sanguinare per 24 ore e solamente questa mattina sono
sopraggiunti i soccorsi.
Nell'eccidio, ha raccontato Naeb, sono morte sua moglie Hanan, sua
figlia Huda, sua madre Rizqa, e la maggior parte dei suoi fratelli e
dei suoi cugini.
Il dott. Haitham Dababesh, che era tra i soccorritori dell'ospedale
ash-Shifa di Gaza, ha dichiarato che da ieri sera, cioè dal momento
del bombardamento della famiglia as-Sammuni, "abbiamo coordinato i
soccorsi con la Croce Rossa, ma non siamo risusciti a raggiungerli
fino a questa mattina".
I soccorritori, al loro arrivo, hanno trovato una situazione
terribile: un vero massacro, molte vittime. Il dott. Dababeh ha
aggiunto che la sala di attesa dell'ospedale ash-Shifa, il più grande
di Gaza, non riusciva a contenerle tutte.
Nel quartiere az-Zaitun si temono altri massacri: quell'area è nel
mirino del fuoco israeliano sia da terra sia dal cielo. Gli abitanti
temono per la loro vita e non riescono ad abbandonare le loro case
minacciate di uccisione di massa.
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BUON CAPODANNO DI SANGUE
RIFIUTIAMO LA SOLUZIONE FINALE
Da più di due anni il grande campo di concentramento di Gaza era sottoposto ad un embargo crudele e disumano che aveva fatto mancare alla popolazione ogni genere di prima necessità, agli ospedali perfino la corrente alle famiglie tutto, dal pane al carburante. Un milione e mezzo di prigionieri non poteva uscire dalla Striscia neppure per curarsi negli ospedali dell’Egitto e centinaia di malati sono morti nel silenzio, migliaia di bambini denutriti e senza soccorso. Sarebbe bastato questo per spingere la comunità internazionale e l’Onu a mettere in atto sanzioni pesanti contro Israele. Ma questo non bastava a soddisfare uno stato sanguinario come se ne sono visti pochi nella storia recente. Piombo fuso sugli innocenti. Senza nessuna vergogna e apertamente un esercito potente e abituato da 60 anni al crimine, si è scatenato contro una popolazione inerme composta, ora se ne ricordano in molti, per la metà di bambini. Ancora una volta tutti sono pronti ad avallare le assurdità israeliane secondo cui ci sarebbe un conflitto simmetrico, e Israele si starebbe difendendo dai razzi qassam dei terroristi di Hamas. L’inutile e ridicolo balletto della diplomazia non è riuscito nemmeno a chiedere il cessate il fuoco. Israele deve terminare il suo lavoro di boia e portare a termine il genocidio. A Gaza c’è una popolazione di un milione e mezzo di persone. Più di 500 sono state già uccise, molte migliaia di feriti non la scamperanno ed hanno appena iniziato l’invasione di terra. Ne restano ancora parecchi prima di terminare il lavoro e portare a termine la soluzione finale. I carnefici dopo aver seminato disperazione e ballato e festeggiato per il sangue dei bambini che hanno versato ora vigliaccamente si apprestano a finire l’opera. Ma questi assassini hanno molti complici e colpevoli e carnefici del popolo innocente fatto a pezzi sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale sono anche i politici che giustificano Israele, a cominciare da Bush, per finire con alcuni miserabili di casa nostra come Gasparri, mentre il nostro presidente Napolitano non è stato ancora informato che a Gaza l'emergenzxa umanitaria c'è da due anni e che in questo momento non c'è emergenza umanitaria ma massacro e macello, e afferma con disgustosa ipocrisia "Dobbiamo evitare l'emergenza umanitaria a Gaza". Vergogna.....sempre con il più forte, sempre con l'oppressore,,,
Violenza da entrambe le parti? Ma noi vediamo da una parte il sangue i corpi sfracellati e il terrore e dall’altra militi corazzati che si dipingono il volto di nero l’un l’altro prima di cominciare il macello.
Israele aggredita? Ma le cittadine prese di mira dai razzi qassam lamentano 4 morti, c’è simmetria? Qualcuno mi vuole raccontare che è la stessa cosa che a Gaza? Lo vogliamo dire che Israele è ben contenta che questi suoi cittadini vengano messi sotto tiro? Gli serve la rabbia dei cittadini di Sderot e Askelon, per farsene scudo e giustificazione.
Israele ha un ufficio speciale, il ministero delle menzogne. Tutte le sue stronzate vengono riprese e acquistano credito presso i politici, i governi i mezzi di informazione.
C’è né un’ampia scelta:
Hamas ha rotto la tregua. Quale tregua? Israele non l’ha mai rispettata, se ne è fatta beffe dall’inizio alla fine. Ha chiuso i confini per non far passare gli aiuti alla popolazione, perché arrivasse allo stremo prima dell’attacco, salvo poi aprirli prima del bombardamento per far vedere che non vogliono colpire la popolazione civile. Se vogliamo parlare di tregua violata possiamo dire che ufficialmente l’ha violata Israele quando ha bombardato i tunnel attraverso cui passavano forse armi, ma soprattutto viveri, e ha continuato a uccidere.
A Gaza non c’è crisi umanitaria. Questa è una dichiarazione dell’ex mossad Livni e sapete perché non c’è crisi umanitaria? Ovvio perché Israele ha fatto passare qualche aiuto, una goccia nel mare, intanto che bombarda.
Israele non vuole colpire i civili, ma distruggere Hamas. E chi sarebbero quei 500 morti e quelle migliaia di feriti? Forse Israele pensa che bombardando le moschee, le scuole, gli ospedali, le zone residenziali densamente popolate, le autoambulanze, sia un modo per risparmiare i civili?
Israele ha attaccato per difendersi dai razzi qassam. E come no! Perché se Hamas non lanciava i razzi qassam forse non avrebbe attaccato? Da due anni Israele prepara la riscossa dopo la ingloriosa e vergognosa sconfitta in Libano, vuole liberarsi di Hamas perché è l’unica opposizione attiva, ma sa che Hamas non è Hezbollah, che non ha né la forza né i mezzi per fronteggiarlo, sa che è una passeggiata e che tutto ciò che deve fare è convincere gli inetti della comunità internazionale che si sta difendendo dai terroristi. Tutto ciò avviene durante le elezioni israeliane, perché è chiaro che più morti si fanno più voti si ottengono.
E’ chiaro che Israele vuole distruggere Hamas per regalare i resti di Gaza ad Abu Mazen e quest’ultimo è ben contento dell’aiuto e ripete le bugie israeliane: Hamas ha rotto la tregua, Hamas è terrorista…
Infine Hamas…Nelle ultime elezioni era uscito vincitore, elezioni trasparenti e democratiche. Presentandosi alle elezioni stava cominciando un percorso democratico, ma su richiesta di Israele, la comunità internazionale ha messo in atto un embargo assurdo contro il popolo palestinese occupato perché la sua scelta elettorale non era stata gradita. Israele e Stati Uniti si sono dati da fare per fomentare gli scontri interni tra Fatah e Hamas appoggiando il primo perché più morbido e malleabile. Scontri atti ad indebolire ogni possibile resistenza e poter riconoscere un leader non voluto e dalla stessa Israele continuamente delegittimato. Ora può darsi che i razzi di Hamas colpiscano dei civili, o più spesso li spaventino, ma che vie restano se la democrazia è impraticabile? Che via resterà dopo le stragi di Gaza? Resteranno solo i kamikaze e la colpa della morte dei civili israeliani che ne deriverà sarà colpa solo ed esclusivamente di Israele, stato occupante, assassino e sanguinario che se ne frega anche dei suoi stessi cittadini, anzi fa di tutto per aizzarli all’odio.
E non è inutile ricordare che mentre tutti parlano di guerra, non stiamo assistendo a una guerra, ma a un massacro. La guerra c’è quando ci sono contrapposti due stati sovrani e due eserciti, a Gaza, a parte le povere lamiere messe insieme in casa dei razzi qassam, non c’è un esercito, o una resistenza ben organizzata, ma un popolo completamente indifeso e inerme. Nel frattempo a noi mentre assistiamo alla carneficina non resta che gridare con quanto fiato abbiamo in corpo che Israele deve essere fermata, deve essere colpita dalle sanzioni per crimini di guerra e di pace (perché come altro si può definire l’assedio di Gaza che dura da due anni?) e cominciare nuove forme di lotta come il boicottaggio su larga scala e una pressione continua contro i nostri conniventi governanti perché rompano gli accordi commerciali e militari con Israele.
Da più di due anni il grande campo di concentramento di Gaza era sottoposto ad un embargo crudele e disumano che aveva fatto mancare alla popolazione ogni genere di prima necessità, agli ospedali perfino la corrente alle famiglie tutto, dal pane al carburante. Un milione e mezzo di prigionieri non poteva uscire dalla Striscia neppure per curarsi negli ospedali dell’Egitto e centinaia di malati sono morti nel silenzio, migliaia di bambini denutriti e senza soccorso. Sarebbe bastato questo per spingere la comunità internazionale e l’Onu a mettere in atto sanzioni pesanti contro Israele. Ma questo non bastava a soddisfare uno stato sanguinario come se ne sono visti pochi nella storia recente. Piombo fuso sugli innocenti. Senza nessuna vergogna e apertamente un esercito potente e abituato da 60 anni al crimine, si è scatenato contro una popolazione inerme composta, ora se ne ricordano in molti, per la metà di bambini. Ancora una volta tutti sono pronti ad avallare le assurdità israeliane secondo cui ci sarebbe un conflitto simmetrico, e Israele si starebbe difendendo dai razzi qassam dei terroristi di Hamas. L’inutile e ridicolo balletto della diplomazia non è riuscito nemmeno a chiedere il cessate il fuoco. Israele deve terminare il suo lavoro di boia e portare a termine il genocidio. A Gaza c’è una popolazione di un milione e mezzo di persone. Più di 500 sono state già uccise, molte migliaia di feriti non la scamperanno ed hanno appena iniziato l’invasione di terra. Ne restano ancora parecchi prima di terminare il lavoro e portare a termine la soluzione finale. I carnefici dopo aver seminato disperazione e ballato e festeggiato per il sangue dei bambini che hanno versato ora vigliaccamente si apprestano a finire l’opera. Ma questi assassini hanno molti complici e colpevoli e carnefici del popolo innocente fatto a pezzi sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale sono anche i politici che giustificano Israele, a cominciare da Bush, per finire con alcuni miserabili di casa nostra come Gasparri, mentre il nostro presidente Napolitano non è stato ancora informato che a Gaza l'emergenzxa umanitaria c'è da due anni e che in questo momento non c'è emergenza umanitaria ma massacro e macello, e afferma con disgustosa ipocrisia "Dobbiamo evitare l'emergenza umanitaria a Gaza". Vergogna.....sempre con il più forte, sempre con l'oppressore,,,
Violenza da entrambe le parti? Ma noi vediamo da una parte il sangue i corpi sfracellati e il terrore e dall’altra militi corazzati che si dipingono il volto di nero l’un l’altro prima di cominciare il macello.
Israele aggredita? Ma le cittadine prese di mira dai razzi qassam lamentano 4 morti, c’è simmetria? Qualcuno mi vuole raccontare che è la stessa cosa che a Gaza? Lo vogliamo dire che Israele è ben contenta che questi suoi cittadini vengano messi sotto tiro? Gli serve la rabbia dei cittadini di Sderot e Askelon, per farsene scudo e giustificazione.
Israele ha un ufficio speciale, il ministero delle menzogne. Tutte le sue stronzate vengono riprese e acquistano credito presso i politici, i governi i mezzi di informazione.
C’è né un’ampia scelta:
Hamas ha rotto la tregua. Quale tregua? Israele non l’ha mai rispettata, se ne è fatta beffe dall’inizio alla fine. Ha chiuso i confini per non far passare gli aiuti alla popolazione, perché arrivasse allo stremo prima dell’attacco, salvo poi aprirli prima del bombardamento per far vedere che non vogliono colpire la popolazione civile. Se vogliamo parlare di tregua violata possiamo dire che ufficialmente l’ha violata Israele quando ha bombardato i tunnel attraverso cui passavano forse armi, ma soprattutto viveri, e ha continuato a uccidere.
A Gaza non c’è crisi umanitaria. Questa è una dichiarazione dell’ex mossad Livni e sapete perché non c’è crisi umanitaria? Ovvio perché Israele ha fatto passare qualche aiuto, una goccia nel mare, intanto che bombarda.
Israele non vuole colpire i civili, ma distruggere Hamas. E chi sarebbero quei 500 morti e quelle migliaia di feriti? Forse Israele pensa che bombardando le moschee, le scuole, gli ospedali, le zone residenziali densamente popolate, le autoambulanze, sia un modo per risparmiare i civili?
Israele ha attaccato per difendersi dai razzi qassam. E come no! Perché se Hamas non lanciava i razzi qassam forse non avrebbe attaccato? Da due anni Israele prepara la riscossa dopo la ingloriosa e vergognosa sconfitta in Libano, vuole liberarsi di Hamas perché è l’unica opposizione attiva, ma sa che Hamas non è Hezbollah, che non ha né la forza né i mezzi per fronteggiarlo, sa che è una passeggiata e che tutto ciò che deve fare è convincere gli inetti della comunità internazionale che si sta difendendo dai terroristi. Tutto ciò avviene durante le elezioni israeliane, perché è chiaro che più morti si fanno più voti si ottengono.
E’ chiaro che Israele vuole distruggere Hamas per regalare i resti di Gaza ad Abu Mazen e quest’ultimo è ben contento dell’aiuto e ripete le bugie israeliane: Hamas ha rotto la tregua, Hamas è terrorista…
Infine Hamas…Nelle ultime elezioni era uscito vincitore, elezioni trasparenti e democratiche. Presentandosi alle elezioni stava cominciando un percorso democratico, ma su richiesta di Israele, la comunità internazionale ha messo in atto un embargo assurdo contro il popolo palestinese occupato perché la sua scelta elettorale non era stata gradita. Israele e Stati Uniti si sono dati da fare per fomentare gli scontri interni tra Fatah e Hamas appoggiando il primo perché più morbido e malleabile. Scontri atti ad indebolire ogni possibile resistenza e poter riconoscere un leader non voluto e dalla stessa Israele continuamente delegittimato. Ora può darsi che i razzi di Hamas colpiscano dei civili, o più spesso li spaventino, ma che vie restano se la democrazia è impraticabile? Che via resterà dopo le stragi di Gaza? Resteranno solo i kamikaze e la colpa della morte dei civili israeliani che ne deriverà sarà colpa solo ed esclusivamente di Israele, stato occupante, assassino e sanguinario che se ne frega anche dei suoi stessi cittadini, anzi fa di tutto per aizzarli all’odio.
E non è inutile ricordare che mentre tutti parlano di guerra, non stiamo assistendo a una guerra, ma a un massacro. La guerra c’è quando ci sono contrapposti due stati sovrani e due eserciti, a Gaza, a parte le povere lamiere messe insieme in casa dei razzi qassam, non c’è un esercito, o una resistenza ben organizzata, ma un popolo completamente indifeso e inerme. Nel frattempo a noi mentre assistiamo alla carneficina non resta che gridare con quanto fiato abbiamo in corpo che Israele deve essere fermata, deve essere colpita dalle sanzioni per crimini di guerra e di pace (perché come altro si può definire l’assedio di Gaza che dura da due anni?) e cominciare nuove forme di lotta come il boicottaggio su larga scala e una pressione continua contro i nostri conniventi governanti perché rompano gli accordi commerciali e militari con Israele.
dall'ass. AMICI DELLA MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE
Emergenza
GAZA
La situazione a Gaza è drammatica e pericolosa. Una terra invasa ed occupata da più di 41 anni, un popolo intero che vive sotto assedio, bombardato, isolato dal mondo, con scarso cibo, cure mediche e medicinali.
L’esercito israeliano non risparmia scuole, ospedali, moschee, autoambulanze ed equipaggi medici, negando e violando i diritti umani e le convenzioni internazionali.
Gli ospedali sono strapieni, i medicinali scarseggiano e le vittime civili sono sempre di più ( 400 morti e 2000 feriti finora… ), per tutte queste ragioni, l’Associazione Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese lancia una campagna di raccolta di fondi per l’acquisto di materiali necessari in questo stato d’emergenza ( non è possibile donare o raccogliere generi alimentari o medicinali, perché Israele non lascia passare niente ).
Le vostre offerte possono essere versate sul Conto Corrente dell’Associazione, specificando nella causale “SOS GAZA”:
D 07601 03200 62237201
cin abi cab n. conto
Codice IBAN: IT69 D076 0103 2000 0006 2237 201
Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
______________________________________________________________
“Abbiamo bisogno di ponti non di muri…”
Giovanni Paolo II
GAZA
La situazione a Gaza è drammatica e pericolosa. Una terra invasa ed occupata da più di 41 anni, un popolo intero che vive sotto assedio, bombardato, isolato dal mondo, con scarso cibo, cure mediche e medicinali.
L’esercito israeliano non risparmia scuole, ospedali, moschee, autoambulanze ed equipaggi medici, negando e violando i diritti umani e le convenzioni internazionali.
Gli ospedali sono strapieni, i medicinali scarseggiano e le vittime civili sono sempre di più ( 400 morti e 2000 feriti finora… ), per tutte queste ragioni, l’Associazione Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese lancia una campagna di raccolta di fondi per l’acquisto di materiali necessari in questo stato d’emergenza ( non è possibile donare o raccogliere generi alimentari o medicinali, perché Israele non lascia passare niente ).
Le vostre offerte possono essere versate sul Conto Corrente dell’Associazione, specificando nella causale “SOS GAZA”:
D 07601 03200 62237201
cin abi cab n. conto
Codice IBAN: IT69 D076 0103 2000 0006 2237 201
Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
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“Abbiamo bisogno di ponti non di muri…”
Giovanni Paolo II
Dall'ISM
FERMIAMO IL MASSACRO!!!!
Attivisti dell'International Solidarity Movement hanno passato la notte scortando le ambulanze di Gaza. Lavoravano con il personale medico durante l'invasione di terra delle forze di occupazione israeliane nel nord della Striscia di Gaza.
“Oltre ai due medici uccisi dall'esercito israeliano il 31 dicembre, oggi altri cinque sono morti per fuoco israeliano. Uno è stato colpito da proiettili a Jabaliya, un altro a Al Sheikh Ejleen. Tre sono stati uccisi quando un missile ha centrato la loro ambulanza nei dintorni di Tal Hawye a Gaza City. I medici sono constantemente in contatto con la Croce Rossa per negoziare i loro movimenti con gli Israeliani, ma questi rifiutano sempre l'autorizzazione.”
Sharon Lock (Australia) – International Solidarity Movement
“Gli Israeliani hanno lanciato una bomba di fronte alla nostra ambulanza per impedirci di avvicinarci ai feriti: una madre, un padre e tre fratelli adolescenti. Uno dei fratelli tentava di coprirne un altro con un lenzuolo. Erano entrambi feriti orribilmente; potevo vedere i polmoni di uno di loro. Mentre aiutavo i dottori a spostarlo dalla barella mi sono ritrovato con la mano nel suo corpo.”
Alberto Arce (Spagna) – International Solidarity Movement
“Mi hanno chiamata 30 minuti fa, su una linea telefonica disturbata, dicendo che Arafat è morto – ucciso mentre lavorava – sotto fuoco israeliano. Era uno dei medici di emergenza che ho incontrato due notti fa, pieno di compassione, emotivamente forte, e con un incrollabile senso dell'umorismo. Sono più rattristata per la sua morte di quanto possa esprimere”
Eva Bartlett (Canada) – International Solidarity Movement
“Israele pretende che non ci sia una crisi umanitaria solo perchè non ci considera umani.”
Natalie Abu Shakra (Libano) – International Solidarity Movement
“Israele continua a violare le convenzioni internazionali attaccando personale medico. Stanno massacrando la gente di Gaza. Con un crescente numero di vittime civili, Israele deve assicurare che l'assistenza medica sia disponibile. Invece, stanno colpendo intenzionalmente le squadre di medici protette dalle Convenzioni di Ginevra. La comunità internazionale deve pronunciarsi sul disprezzo di Israele per il diritto internazionale.”
Vittorio Arrigoni (Italia) – International Solidarity Movement
“L'invasione di terra della scorsa notte ha portato alla chiusura di Beit Lahiya e Beit Hanoun. Siamo riusciti a entrare a Beit Hanoun per raccogliere i corpi di alcune vittime. Ora ci dirigiamo a Jabaliya per continuare a lavorare all'accompagnamento delle ambulanze. Non c'è alcun posto dove la gente di Gaza possa scappare, i civili non possono uscire e mettersi in sicurezza a causa dell'assedio. Questi prolungati attacchi a Gaza sono terrificanti e l'invasione di terra della scorsa notte da parte delle forze di occupazione israeliane ha portato a un numero altissimo di vittime civili”
Ewa Jasiewicz (Polonia/Inghilterra) – Free Gaza Movement
Attivisti dell'International Solidarity Movement hanno passato la notte scortando le ambulanze di Gaza. Lavoravano con il personale medico durante l'invasione di terra delle forze di occupazione israeliane nel nord della Striscia di Gaza.
“Oltre ai due medici uccisi dall'esercito israeliano il 31 dicembre, oggi altri cinque sono morti per fuoco israeliano. Uno è stato colpito da proiettili a Jabaliya, un altro a Al Sheikh Ejleen. Tre sono stati uccisi quando un missile ha centrato la loro ambulanza nei dintorni di Tal Hawye a Gaza City. I medici sono constantemente in contatto con la Croce Rossa per negoziare i loro movimenti con gli Israeliani, ma questi rifiutano sempre l'autorizzazione.”
Sharon Lock (Australia) – International Solidarity Movement
“Gli Israeliani hanno lanciato una bomba di fronte alla nostra ambulanza per impedirci di avvicinarci ai feriti: una madre, un padre e tre fratelli adolescenti. Uno dei fratelli tentava di coprirne un altro con un lenzuolo. Erano entrambi feriti orribilmente; potevo vedere i polmoni di uno di loro. Mentre aiutavo i dottori a spostarlo dalla barella mi sono ritrovato con la mano nel suo corpo.”
Alberto Arce (Spagna) – International Solidarity Movement
“Mi hanno chiamata 30 minuti fa, su una linea telefonica disturbata, dicendo che Arafat è morto – ucciso mentre lavorava – sotto fuoco israeliano. Era uno dei medici di emergenza che ho incontrato due notti fa, pieno di compassione, emotivamente forte, e con un incrollabile senso dell'umorismo. Sono più rattristata per la sua morte di quanto possa esprimere”
Eva Bartlett (Canada) – International Solidarity Movement
“Israele pretende che non ci sia una crisi umanitaria solo perchè non ci considera umani.”
Natalie Abu Shakra (Libano) – International Solidarity Movement
“Israele continua a violare le convenzioni internazionali attaccando personale medico. Stanno massacrando la gente di Gaza. Con un crescente numero di vittime civili, Israele deve assicurare che l'assistenza medica sia disponibile. Invece, stanno colpendo intenzionalmente le squadre di medici protette dalle Convenzioni di Ginevra. La comunità internazionale deve pronunciarsi sul disprezzo di Israele per il diritto internazionale.”
Vittorio Arrigoni (Italia) – International Solidarity Movement
“L'invasione di terra della scorsa notte ha portato alla chiusura di Beit Lahiya e Beit Hanoun. Siamo riusciti a entrare a Beit Hanoun per raccogliere i corpi di alcune vittime. Ora ci dirigiamo a Jabaliya per continuare a lavorare all'accompagnamento delle ambulanze. Non c'è alcun posto dove la gente di Gaza possa scappare, i civili non possono uscire e mettersi in sicurezza a causa dell'assedio. Questi prolungati attacchi a Gaza sono terrificanti e l'invasione di terra della scorsa notte da parte delle forze di occupazione israeliane ha portato a un numero altissimo di vittime civili”
Ewa Jasiewicz (Polonia/Inghilterra) – Free Gaza Movement
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