lunedì 3 dicembre 2012
A proposito del voto ONU per l’accettazione della Palestina come “stato osservatore”
Il 29 novembre 1947, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottava una risoluzione a favore della spartizione della Palestina storica in due stati, lasciando ai palestinesi il 44% della loro terra.
Esattamente 65 anni dopo, il 29 novembre 2012, l'ANP si è appellata all’ONU perché onori quella decisione, limitandosi tuttavia a chiedere uno stato entro i confini precedenti l’occupazione del 1967, ovvero su appena il 22% della Palestina storica stessa.
Eco (Rete ebrei contro l’occupazione), condividendo le dichiarazioni della sua omologa di Ejjp Germania, si schiera con forza a sostegno del diritto dei palestinesi alla vita, alla libertà e all’autodeterminazione, del diritto perciò a prendere in mano il loro destino ed essere riconosciuti dalla comunità internazionale. Crediamo che sia un diritto inalienabile.
Come cittadini europei, siamo particolarmente preoccupati e indignati da decenni di politica europea che – nonostante atti simbolici e critiche sporadiche – nei fatti ha regolarmente appoggiato Israele sia economicamente che politicamente bloccando qualsiasi sanzione ne contrastasse gli abusi, lasciandogli così carta bianca nella continua occupazione dei territori e nella violazione dei diritti dei palestinesi. Augurandoci che quest’ultimo voto non sia l'ennesimo atto simbolico privo di sostanza, vorremmo ricordare che la complicità nei crimini è a sua volta un crimine.
L’Europa ha una responsabilità storica grave nella creazione del problema e dell'oppressione palestinese; dovrebbe quindi adottare finalmente le misure politiche necessarie (soprattutto, sospensione di quegli accordi economico-militari con Israele che ne rafforzano l’occupazione illegale di terre altrui) a determinare una presa di posizione internazionale contro i continui atti illegittimi delle leadership israeliane, la cessazione dell'occupazione e il riconoscimento dei diritti dei profughi.
In quanto ebrei, vogliamo anche sottolineare che la creazione di un loro stato è un diritto dei palestinesi e non dovrebbe in nessun modo essere subordinato all’esistenza d’Israele come stato “ebraico”, che attribuirebbe perciò maggiori diritti agli ebrei rispetto agli altri cittadini. Continueremo quindi a batterci per la democrazia e l’uguaglianza dei diritti di tutti gli abitanti dell’area rifiutando qualsiasi legge che favorisca un gruppo a scapito di un altro.
Infine come ebrei europei, riteniamo che negare i diritti dei palestinesi non solo non potrà mai servire da compensazione per i crimini commessi in passato contro gli ebrei, ma costituisce per noi un’ulteriore offesa in quanto pensiamo che Israele non abbia titolo di usare gli ebrei – né gli ebrei europei, né gli ebrei israeliani né il loro senso di insicurezza alimentato ad arte – come scudo per giustificare le sue politiche espansionistiche illegali.
ECO – Rete ebrei contro l’occupazione
2 dicembre 2012
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