* di Michele Giorgio - GERUSALEMME
ISRAELE Ultraortodossi scatenati, anche nella città più laica dello Stato ebraico: maschi e femmine separati nel pullman «kosher»
Linea 322, a Tel Aviv sbarca l'autobus con le donne segregate in fondo
In Israele, autoproclamata «unica democrazia del Medio Oriente», spesso donne e uomini devono viaggiare separati, proprio come accade in alcune «non democrazie» di questa regione del mondo. E non solo a Gerusalemme ovest, dove da tempo le donne sono obbligate a sedersi in fondo su parecchie linee di autobus (note come «mehadrin», una novantina in tutta Israele), ma anche nella laicissima Tel Aviv, tempio della trasgressione e del divertimento. Sul «kosher bus» numero 322, che da Tel Aviv porta al sobborgo utraortodosso di Bnei Brak e termina la sua corsa ad Ashdod, alle israeliane - religiose e laiche - viene imposto di «prendere posto» in fondo all'automezzo. La notizia è stata data ieri da Ynet, il sito del quotidiano Yediot Ahronot, proprio mentre i media locali riferivano del primo centenario del movimento dei kibbutz, le comuni agricole simbolo del collettivismo di orientamento socialista (e della colonizzazione della terra palestinese) che hanno caratterizzato gli anni immediatamente precedenti e successivi alla creazione dello Stato ebraico.
Le organizzazioni femministe e molti cittadini dicono di non volersi rassegnare all'istituzione di questa linea «segregazionista»: decine di manifesti sono comparsi alle fermate dei pullman, non solo di Tel Aviv ma di tutte le principali città israeliane. «Raccomanderò ai passeggeri di boicottare la linea, questo provvedimento è assurdo. Cosa faranno le coppie sposate, dovranno presentare un certificato di nozze per potersi sedere vicine?» ha chiesto l'ex deputata Yael Dayan. «Israele non è l'Iran», è uno degli slogan della protesta contro il ministro dei trasporti, Yisrael Katz, tenacemente favorevole al «kosher bus». Lo scorso febbraio Katz chiese all'Alta corte di giustizia di respingere il ricorso presentato contro le linee «mehadrin» da un comitato del suo stesso ministero che aveva evidenziato le pressioni e le violenze alle quale sono soggette le donne sui «kosher bus».
Non è detto che la protesta laica rappresenti la maggioranza della popolazione, perché sono tante le voci in Israele favorevoli alla separazione di uomini e donne sui bus. «La maggior parte dei viaggiatori ha compreso la separazione dei sessi e sa che ci sono delle ragioni perché ciò avviene» ha dichiarato Yisrael, un giovane intervistato da Yedioth Ahronot, in attesa a una fermata. Moshe Neiman, che usa abitualmente la linea 322, ha ammesso che talvolta sorgono problemi ma «alla fine tutti i passeggeri ricevono il messaggio».
5 commenti:
Usi anche i dibattiti puramente interni a Israele sui suoi autobus per convincere che Israele deve, deve, deve essere odiato...che siano gli israeliani a decidere come gestire i propri autobus, e se a degli italiani danno fastidio le scelte sugli autobus israeliani, giustamente a nessuno potrebbe fregar di meno!
Se fosse successo in un altro paese, poniamo islamico, non sarebbe stato un dibattito interno ma un argomento da usare politicamente per dire quanto sono arretrati arabi e islamici. Inoltre come donna sono indignata da simili comportamenti fondamentalistici e misogini dovunque accadono
Liat
Liat, non te lo ha mai detto nessuno che Israele non è uno stato confessionale ma uno stato ebraico democratico dove tutte, dico tutte, le religioni hanno pari diritti?
Israele per essere uno stato ebraico è uno stato confessionale tanto è vero che non ha una costituzione. Quanto a essere democratico poi...
Liat
Liat...che barba, che noia, che poca fantasia! Sempre le stesse cose, inventatevi qualcosa di nuovo, perdio!
Nemmeno la più grande democrazia esistente al mondo, quella inglese, ha una costituzione. Non lo sapevi?
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