domenica 5 maggio 2013
Comunicato stampa della Campagna per l’Amore in Tempo di Apartheid sull’estensione della Legge sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele. *
(Il seguente comunicato è stato pubblicato da The Love in the Time of Apartheid Campaign il 23.04.2013)
Il regime di Apartheid israeliano che si autoproclama una “democrazia”, ha esteso la Legge razzista sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele (Disposizione Temporanea) per la tredicesima volta in 11 anni, ignorando le sofferenze di decine di migliaia di famiglie palestinesi.
Il 14 aprile 2013, il governo di occupazione e apartheid dello Stato di Israele ha esteso per l’undicesimo anno di fila la Legge razzista sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele (Disposizione Temporanea).
Oggi, lunedì 22 aprile 2013, il parlamento israeliano ha ratificato l’estensione della legge per la tredicesima volta dal 2003. La legge ignora le sofferenze di decine di migliaia di famiglie palestinesi, cui sono negati i diritti più elementari, come ad esempio il diritto di condurre una vita familiare dignitosa sotto lo stesso tetto. Essa denota pure il completo disprezzo del regime israeliano di apartheid e di occupazione per le risoluzioni delle Nazioni Unite. Diversi organismi delle Nazioni Unite hanno condannato la Legge sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele (Disposizione Temporanea) per violazione del diritto internazionale, in particolare il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR), [1] la Convenzione sui Diritti del Bambino (CRC), [2] e la Convenzione sulla Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (CEDAW) [3]. Il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, ad esempio, ha richiesto esplicitamente la revoca di tale legge nel 2003 e nel 2010 [4]. Il Comitato delle Nazioni Unite sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) ha pure richiesto diverse volte la revoca di tale legge razzista [5]. (Dettagli sulle violazioni delle norme del diritto internazionale e sulle varie dichiarazioni di condanna da parte degli organismi internazionali sono nell’allegato giuridico).
L’arbitraria e razzista Legge sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele (Disposizione Temporanea) impedisce alle famiglie palestinesi di condurre una vita familiare dignitosa e di usufruire dei propri diritti sociali, civili e di altro tipo. La legge è stata approvata dal governo nel 2002 come Disposizione di Sospensione Temporanea ed è stata poi approvata dalla Knesset Israeliana; è stata emendata più volte, mentre sono stati respinti i vari ricorsi presentati alla Corte Suprema da diverse organizzazioni per i diritti umani e giuridici. Più di recente, l’11 gennaio 2012, la Corte Suprema ha rimarcato nuovamente la “costituzionalità” di tale legge (Delibera 466/07), che era stata definita “razzista” da esperti di diritto internazionale provenienti da diversi paesi del mondo.
La Campagna “Amore al Tempo dell’Apartheid” è una parte inscindibile della lotta del popolo palestinese contro l’occupazione israeliana e l’Apartheid che ogni giorno viola la nostra dignità. Pertanto invitiamo il popolo palestinese a opporsi a questa legge razzista con tutti i mezzi possibili, dei quali il più importante è l’approfondimento dei legami sociali, nazionali, familiari e culturali tra tutte le persone del nostro popolo ovunque ci troviamo, a prescindere dal luogo di residenza e dal tipo di documenti che siamo costretti ad avere. La Campagna invita inoltre le istituzioni della società civile palestinese a mobilitarsi, ognuno in base alle proprie risorse, a livello popolare e internazionale, per opporsi a questa legge.
Affinché l’amore palestinese non rimanga ostaggio dell’occupazione e dell’apartheid israeliano, la campagna invita le organizzazioni internazionali per i diritti umani e la società civile, come pure tutta la gente di coscienza sparsa nel mondo, a intervenire perché Israele venga considerato riprovevole e venga isolato in tutti i forum regionali e internazionali, fino a che questa legge razzista non venga abrogata, e inoltre, fino a che Israele non si conformi al diritto internazionale e non si attenga alle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Siamo pure grati della risposta di scrittori e giornalisti, a livello locale e internazionale, che la prossima settimana si uniranno a noi nel risvegliare l’opinione pubblica sia in sede locale che internazionale riguardo a questa legge e nel divulgare le politiche di apartheid del governo e del parlamento dello stato israeliano. A tale riguardo, diamo il benvenuto alle più recenti mobilitazioni di varie forze politiche, istituzioni e attivisti. Riteniamo questo diverso sforzo collettivo, locale e internazionale, un passo importante verso l’unione delle nostre forze e l’isolamento internazionale di Israele fino all’abrogazione da parte sua della Legge razzista sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele (Disposizione Temporanea).
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[1] – International Convention on Economic, Social and Cultural Rights (adottata il 16 dicembre 1966) UNGA Ress2200(XXI) (ICESCR) art.10(1)
[2] – Convention on the Rights of the Child (adottata il 20 novembre 1989, entrata in vigore il 2 settembre 1990) 1577 UNTS 3 (CRC) art 10(1). Il documento dell’OHCHR nota che le raccomandazioni del Committee on Rights of Child punta a un’interpretazione di questa disposizione nel senso del ricongiungimento familiare.
[3] – Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women (adottata il 18 dicembre 1979, entrata in vigore il 3 settembre 1981) 1249 UNTS 13 (CEDAW) art 15(4).
[4] – Human Rights Committee Concludine Osservations of the Human Rights Committee (21 agosto 2003) UN Doc CCPR/CO/78/ISR, paras. 21, 22.
[5] – Committee on the Elimination of Racial Discrimination ‘Concluding Observations of the Committee on the Elimination of Racial Discrimination’ (marzo 2007) UN Doc CERD/ISR/CO/13, para. 20.
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* - Legge sulla Cittadinanza e l’Ingresso in Israele (Disposizione Temporanea) – La legge considera gli abitanti di Iran, Afghanistan, Libano, Libia, Sudan, Siria, Iraq, Pakistan, Yemen, Cisgiordania e Striscia di Gaza non ammissibili per la concessione automatica della cittadinanza israeliana e per l’ottenimento di permessi di soggiorno, che solitamente sono conseguibili attraverso il matrimonio con un cittadino israeliano (ricongiungimento familiare). L’effetto della legge dovrebbe essere temporaneo. Il suo carattere discriminatorio non è tanto da attribuirsi a presunte esigenze di sicurezza, quanto alla necessità di realizzare e mantenere il carattere “ebraico” dello stato di Israele, favorendo l’esodo dei palestinesi da Israele e impedendo nel contempo l’incremento della componente araba della popolazione israeliana. [n.d.t.]
(tradotto da mariano mingarelli)
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