lunedì 31 marzo 2008
domenica 30 marzo 2008
LA GIORNATA DELLA TERRA
iL 30 MARZO RICORRE LA GIORNATA DELLA TERRA. Questa giornata che è diventata una scadenza di lotta ricorda le dimostrazioni all'interno di Israele dei palestinesi con cittadinanza israeliana contro la confisca della loro terra. L'esercito sparò e uccise 14 persone che manifestavano. Lo stato di Israele si è dotato di 30 leggi per confiscare la terra dei palestinesi di cui la più dannosa è stata (ed é) la legge per la proprietà degli arabi assenti. Praticamente le persone che fuggirono durante la guerra del 48' e che si trovarono momentaneamente fuori delle loro case furono dichiarati assenti da Israele. Il paradosso è che questi palestinesi in realtà sono presenti, ma sono considerati assenti, così c'è una figura giuridica assurda quella dei "presenti-assenti". Queste persone sono giudicate presenti per quanto riguarda i loro doveri, assenti per quanto riguarda i diritti, compresi quelli sulle loro proprietà che furono spartite dal custode della legge degli assenti ad altri gruppi di cittadini ebrei. Mentre nei territori occupati vige una diversa legislatura a secondo dell'etnia delle persone (i coloni ebrei sono soggetti alla legge civile, i cittadini palestinesi alla legge militare)e quindi l'espropriazione della terra è resa possibile dalle ragioni di sicurezza, all'interno di Israele i cittadini palestinesi discriminati e senza il diritto di usufruire di nessun servizio si vedono continuamente sottrarre la loro terra da un intrigo di leggi assurde e prepotenti. Per esempio i 140mila beduini che vivono nel deserto del Neghev e sono cittadini israeliani sono diventati degli abitanti illegali sulla loro terra a causa di una legge sull'amministrazione territoriale del 1953 secondo la quale la terra che non era in possesso scritto poteva essere accatastata dal demanio, ossia dallo stato. Ora questi abitanti del deserto che già erano privi di ogni servizio essenziale, come l'accesso alla rete idrica, subiscono quotidianamente la distruzione dei loro villaggi, il trasferimento coatto e l'utilizzo di diserbanti chimici che distruggono le loro colture. Secondo il Neghev Coexistence Forum, organizzazione di ebrei e arabi israeliani queste vessazioni avvengono tutti i giorni.
venerdì 21 marzo 2008
ANCORA VIOLENZE DEI COLONI A HEBRON
Israele/Territori Occupati Palestinesi
Si intesificano le violenze a sud di Hebron
Coloni aggrediscono volontari internazionali.
Violenza anche su una donna palestinese in gravidanza.
20 Marzo 2008
SOUTHERN HEBRON HILLS – Questa mattina un colono israeliano di Maon, ha
aggredito una donna palestinese in gravidanza di 8 mesi del villaggio di At-
Tuwani. Una operatrice del Christian Peacemaker Teams (CPT), Jessica Frederick,
e' stata a sua volta spinta a terra dall' uomo armato di M16.
L'agressione si aggiunge ad una serie di violenze dei coloni nazional-religiosi
avvenute nei giorni precedenti, insieme alla demolizione di case nell'area ad
opera dell'esercito israeliano.
Ieri, 19 Marzo, due osservatori internazionali del CPT mentre monitoravano la
scorta militare per i bambini palestinesi di Tuba, sono stati aggrediti a lanci
di pietre da due coloni con il viso coperto, dell’outpost di Havat Maon.
L'agressione a Cassandra Dixon e Eileen Hanson si aggiunge alle ripetute
minacce compiute dai coloni verso i bambini di Tuba nei giorni scorsi.
Recentemente l'esercito israeliano ha piu' volte lasciato i bambini a se'
stessi lungo il tragitto in cui dovrebbero essere protetti dalla scorta. Nel
caso piu' eclatante, la mattina del 17 marzo, un colono che parlava con i
soldati della scorta militare ha impedito con un sasso in mano ai bambini di
raggiungere la stessa scorta per andare a scuola. I soldati non sono
intervenuti ed i bambini sono andati a scuola per il percorso piu' lungo mentre
quattro di loro sono tornati a casa a causa del fatto.
I coloni nazional-religiosi di Maon e Havat Maon hanno da giorni chiuso la
strada pubblica con un cancello, obligando i bambini a percorrere gran parte
del tragitto senza la scorta militare che si rifiuta di superare il cancello.
Le aggressioni dei coloni sui bambini sono state numerossissime, al punto che la
Commissione dei Diritti dei Bambini della Knesset ha instituito la scorta
militare per i bambini di Tuba. Scorta che spesso segue il volere dei coloni e
non quello del Parlamento israeliano.
Intanto ad Hebron coloni ed esercito hanno cacciato una famiglia palestinese
dalla propria casa nella citta' vecchia, mentre nella valle del Giordano
Amnesty International denuncia la demolizione di case e fattorie palestinesi.
Per ulteriori informazioni:
www.cpt.org
www.operazionecolomba.it
-
Si intesificano le violenze a sud di Hebron
Coloni aggrediscono volontari internazionali.
Violenza anche su una donna palestinese in gravidanza.
20 Marzo 2008
SOUTHERN HEBRON HILLS – Questa mattina un colono israeliano di Maon, ha
aggredito una donna palestinese in gravidanza di 8 mesi del villaggio di At-
Tuwani. Una operatrice del Christian Peacemaker Teams (CPT), Jessica Frederick,
e' stata a sua volta spinta a terra dall' uomo armato di M16.
L'agressione si aggiunge ad una serie di violenze dei coloni nazional-religiosi
avvenute nei giorni precedenti, insieme alla demolizione di case nell'area ad
opera dell'esercito israeliano.
Ieri, 19 Marzo, due osservatori internazionali del CPT mentre monitoravano la
scorta militare per i bambini palestinesi di Tuba, sono stati aggrediti a lanci
di pietre da due coloni con il viso coperto, dell’outpost di Havat Maon.
L'agressione a Cassandra Dixon e Eileen Hanson si aggiunge alle ripetute
minacce compiute dai coloni verso i bambini di Tuba nei giorni scorsi.
Recentemente l'esercito israeliano ha piu' volte lasciato i bambini a se'
stessi lungo il tragitto in cui dovrebbero essere protetti dalla scorta. Nel
caso piu' eclatante, la mattina del 17 marzo, un colono che parlava con i
soldati della scorta militare ha impedito con un sasso in mano ai bambini di
raggiungere la stessa scorta per andare a scuola. I soldati non sono
intervenuti ed i bambini sono andati a scuola per il percorso piu' lungo mentre
quattro di loro sono tornati a casa a causa del fatto.
I coloni nazional-religiosi di Maon e Havat Maon hanno da giorni chiuso la
strada pubblica con un cancello, obligando i bambini a percorrere gran parte
del tragitto senza la scorta militare che si rifiuta di superare il cancello.
Le aggressioni dei coloni sui bambini sono state numerossissime, al punto che la
Commissione dei Diritti dei Bambini della Knesset ha instituito la scorta
militare per i bambini di Tuba. Scorta che spesso segue il volere dei coloni e
non quello del Parlamento israeliano.
Intanto ad Hebron coloni ed esercito hanno cacciato una famiglia palestinese
dalla propria casa nella citta' vecchia, mentre nella valle del Giordano
Amnesty International denuncia la demolizione di case e fattorie palestinesi.
Per ulteriori informazioni:
www.cpt.org
www.operazionecolomba.it
-
giovedì 20 marzo 2008
SECONDA PARTE DELLA LETTERA DI ECO- EBREI CONTRO L'OCCUPAZIONE
medico The Lancet, 2-8 febbraio 2008, della morte di un ventunenne affetto da seminoma: “Attraversare Erez, il valico con Israele, che è l'unico punto da cui si può uscire da Gaza, era un problema: i medici l'avevano giudicato troppo debole per affrontare l'interrogatorio al confine. A novembre, è deceduto per metastasi al fegato.
È stato riferito che negli ultimi sei mesi sono deceduti almeno altri 20 pazienti in condizioni critiche - ai posti di blocco, nei letti degli ospedali di Gaza, o a casa, in attesa del permesso di uscire.”
E prosegue, citando la dichiarazione di Margaret Chan, direttrice generale dell'OMS: “'Preoccupano particolarmente i frequenti tagli all'elettricità e la limitazione del carburante per far funzionare i generatori degli ospedali: ciò arresta il funzionamento delle unità di terapia intensiva, delle sale operatorie, dei reparti di pronto soccorso'”.
Si è accresciuta la malnutrizione. Riferisce ancora la giornalista di Lancet, che sono aumentati del 60% i bambini sottopeso fra i 9 e i 12 mesi di età; questo dal giugno del 2007, quando si è stretto ancora di più l'assedio. Il World Food Programme riferisce che, a Gaza, il 77,5% dei bambini fra i 9 e i 12 mesi sono anemici.
Ai pazienti della Striscia è stata anche ridotta la dialisi, indispensabile alla vita dei malati con insufficienza renale: Israele vieta l'ingresso dei pezzi di ricambio per le apparecchiature sanitarie.
Quando si ha a che fare con la fame e le malattie, trascuriamo facilmente la cultura. Ma a dicembre, Israele ha negato l'accesso a Gaza a un musicista palestinese, che suona nell'orchestra dell'israeliano Daniel Barenboim: così non c'è stato il concerto di musica barocca, programmato in una chiesa. A Gaza, a settembre, i bambini sono andati a scuola senza libri: Israele non permetteva che nella Striscia entrasse la carta. Tuttora, nelle scuole di Gaza mancano l'elettricità, il riscaldamento, i materiali didattici indispensabili.
Torino, che con la Città di Gaza è gemellata, su tutto questo tace.
Si dichiara che la Fiera ha carattere “esclusivamente culturale”. Noi sappiamo che non si può scindere la cultura dalla politica. Gli organizzatori della Fiera non solo accettano l'auto-invito di Israele, mentre questo imprigiona e assedia Gaza, ma pure rifiutano di dare eguale accoglienza alla cultura palestinese.
Anni fa, così aveva detto Sandro Pertini, in un messaggio di fine anno: “Ho visitato (...) i cimiteri di Chatila e Sabra. È una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quel massacro orrendo. Il responsabile di quel massacro orrendo è ancora al governo in Israele.
E quasi va baldanzoso di quel massacro fatto. È un responsabile cui doverebbe essere dato il bando della società”.
Oggi nella Striscia di Gaza assediata solo il 18% di coloro che non vivono in un campo profughi sono certi di riuscire a procurarsi il pasto successivo, e, per mancanza di latte in polvere, si svezzano i lattanti con il the. Noi misuriamo dalle parole dell'allora Presidente della Repubblica l'enorme regresso della società italiana: i rappresentanti della Fiera del Libro si fregiano degli incontri con il ministro di uno stato che condanna alla fame i bambini, ed a morte certa i malati.
Altro ci saremmo aspettati, da una città di tradizione antifascista e da un Presidente della Repubblica che ha lottato per la democrazia.
Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese – Torino
Barbara Agostini, Giorgio Canarutto, Paola Canarutto, Giorgio Forti, Miryam Marino, Carla Ortona, Susanna Sinigaglia, Ornella Terracini (Rete degli Ebrei contro l'Occupazione)
Fiamma Bianchi Bandinelli
Inviare l’adesione a < p.merlo@greenbit.com
È stato riferito che negli ultimi sei mesi sono deceduti almeno altri 20 pazienti in condizioni critiche - ai posti di blocco, nei letti degli ospedali di Gaza, o a casa, in attesa del permesso di uscire.”
E prosegue, citando la dichiarazione di Margaret Chan, direttrice generale dell'OMS: “'Preoccupano particolarmente i frequenti tagli all'elettricità e la limitazione del carburante per far funzionare i generatori degli ospedali: ciò arresta il funzionamento delle unità di terapia intensiva, delle sale operatorie, dei reparti di pronto soccorso'”.
Si è accresciuta la malnutrizione. Riferisce ancora la giornalista di Lancet, che sono aumentati del 60% i bambini sottopeso fra i 9 e i 12 mesi di età; questo dal giugno del 2007, quando si è stretto ancora di più l'assedio. Il World Food Programme riferisce che, a Gaza, il 77,5% dei bambini fra i 9 e i 12 mesi sono anemici.
Ai pazienti della Striscia è stata anche ridotta la dialisi, indispensabile alla vita dei malati con insufficienza renale: Israele vieta l'ingresso dei pezzi di ricambio per le apparecchiature sanitarie.
Quando si ha a che fare con la fame e le malattie, trascuriamo facilmente la cultura. Ma a dicembre, Israele ha negato l'accesso a Gaza a un musicista palestinese, che suona nell'orchestra dell'israeliano Daniel Barenboim: così non c'è stato il concerto di musica barocca, programmato in una chiesa. A Gaza, a settembre, i bambini sono andati a scuola senza libri: Israele non permetteva che nella Striscia entrasse la carta. Tuttora, nelle scuole di Gaza mancano l'elettricità, il riscaldamento, i materiali didattici indispensabili.
Torino, che con la Città di Gaza è gemellata, su tutto questo tace.
Si dichiara che la Fiera ha carattere “esclusivamente culturale”. Noi sappiamo che non si può scindere la cultura dalla politica. Gli organizzatori della Fiera non solo accettano l'auto-invito di Israele, mentre questo imprigiona e assedia Gaza, ma pure rifiutano di dare eguale accoglienza alla cultura palestinese.
Anni fa, così aveva detto Sandro Pertini, in un messaggio di fine anno: “Ho visitato (...) i cimiteri di Chatila e Sabra. È una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quel massacro orrendo. Il responsabile di quel massacro orrendo è ancora al governo in Israele.
E quasi va baldanzoso di quel massacro fatto. È un responsabile cui doverebbe essere dato il bando della società”.
Oggi nella Striscia di Gaza assediata solo il 18% di coloro che non vivono in un campo profughi sono certi di riuscire a procurarsi il pasto successivo, e, per mancanza di latte in polvere, si svezzano i lattanti con il the. Noi misuriamo dalle parole dell'allora Presidente della Repubblica l'enorme regresso della società italiana: i rappresentanti della Fiera del Libro si fregiano degli incontri con il ministro di uno stato che condanna alla fame i bambini, ed a morte certa i malati.
Altro ci saremmo aspettati, da una città di tradizione antifascista e da un Presidente della Repubblica che ha lottato per la democrazia.
Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese – Torino
Barbara Agostini, Giorgio Canarutto, Paola Canarutto, Giorgio Forti, Miryam Marino, Carla Ortona, Susanna Sinigaglia, Ornella Terracini (Rete degli Ebrei contro l'Occupazione)
Fiamma Bianchi Bandinelli
Inviare l’adesione a < p.merlo@greenbit.com
LETTERA DI ECO E ALTRI PER LA FIERA DEL LIBRO
Al Presidente della Fiera del Libro di Torino, Rolando Picchioni
Al Direttore della Fiera del Libro di Torino, Ernesto Ferrero
Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Al Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino
Al Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta
Alla Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso
Torino, 8 marzo 2008
Egregi Signori, Illustrissimo Presidente della Repubblica, Egregio Signor Sindaco, Egregio Presidente della Provincia, Egregia Presidente della Regione,
Israele è stato invitato, dietro propria richiesta, alla Fiera del libro di Torino per “celebrare il 60° anniversario della sua fondazione”. Noi proponiamo invece di creare un’occasione di dialogo invitando scrittrici e scrittori, artisti e persone di cultura palestinesi ed israeliane, al di fuori di ogni ufficialità politica e su base di assoluta pari dignità, alla Fiera del libro.
La fondazione di Israele, proclamata il 15 Maggio 1948, è avvenuta in seguito alla cacciata degli abitanti Palestinesi dalla terra su cui il nuovo Stato è sorto. Tale drammatico evento, il “Nakba”, è iniziato nel dicembre 1947, ed alla proclamazione dello Stato Ebraico erano già stati espulsi dalle loro case centinaia di migliaia di palestinesi; creato lo stato, una delle prime preoccupazioni fu di rendere loro impossibile il ritorno alle proprie case e ai propri campi, ed altre centinaia di migliaia di persone furono cacciate in seguito (vedere B. Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited, Cambridge University Press, Cambridge, 2004; Ilan Pappé, The Ethnic Cleansing of Palestine, Oneworld Publications, Oxford, 2007). Non ci pare dunque opportuno celebrare questo anniversario con Israele ospite d’onore, tanto più che questa azione di “pulizia etnica” continua tuttora, dopo 60 anni. Chi fa presente questo è accusato di voler boicottare Israele, ma la realtà è che chi rifiuti di invitare come ospiti d'onore anche i rappresentanti della cultura palestinese, si rende complice di un altro boicottaggio, in corso da decenni: quello dei palestinesi. Occorrerebbe invece intraprendere azioni verso la pace, anziché appoggiare la parte più forte, con maggiore sostegno internazionale, più armata. Convinti della necessità della pace riteniamo indispensabile che Israele metta in atto passi concreti in questo senso, anziché odiose ed ingiuste sopraffazioni.
In Cisgiordania, prosegue la pulizia etnica, in particolare a danno degli abitanti della zona di Hebron. Il Muro esclude dai confini di Gerusalemme almeno 50.000 palestinesi ai quali finora Israele aveva concesso la carta di identità dei residenti. Muro e blocchi stradali impediscono la normale vita quotidiana ed ostacolano lo sviluppo economico, causando un'emigrazione forzata.
Dal 23 febbraio al 3 marzo, il feroce attacco israeliano a Gaza ha provocato 106 morti, almeno la metà dei quali erano civili. Un ministro israeliano ha minacciato, per la Striscia di Gaza, uno sterminio. A questo atto di guerra è seguito l'assalto ad una scuola rabbinica fondamentalista a Gerusalemme Ovest, che ha causato 8 morti israeliani. Questi sono i frutti dell'occupazione israeliana e del continuo violare la legge internazionale, che proibisce gli attacchi ai civili.
Gaza, oggi, continua ad essere sotto assedio; nemmeno ai malati è concesso di uscire, per essere curati. Jan McGirk scrive, sul periodic
Al Direttore della Fiera del Libro di Torino, Ernesto Ferrero
Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Al Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino
Al Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta
Alla Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso
Torino, 8 marzo 2008
Egregi Signori, Illustrissimo Presidente della Repubblica, Egregio Signor Sindaco, Egregio Presidente della Provincia, Egregia Presidente della Regione,
Israele è stato invitato, dietro propria richiesta, alla Fiera del libro di Torino per “celebrare il 60° anniversario della sua fondazione”. Noi proponiamo invece di creare un’occasione di dialogo invitando scrittrici e scrittori, artisti e persone di cultura palestinesi ed israeliane, al di fuori di ogni ufficialità politica e su base di assoluta pari dignità, alla Fiera del libro.
La fondazione di Israele, proclamata il 15 Maggio 1948, è avvenuta in seguito alla cacciata degli abitanti Palestinesi dalla terra su cui il nuovo Stato è sorto. Tale drammatico evento, il “Nakba”, è iniziato nel dicembre 1947, ed alla proclamazione dello Stato Ebraico erano già stati espulsi dalle loro case centinaia di migliaia di palestinesi; creato lo stato, una delle prime preoccupazioni fu di rendere loro impossibile il ritorno alle proprie case e ai propri campi, ed altre centinaia di migliaia di persone furono cacciate in seguito (vedere B. Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited, Cambridge University Press, Cambridge, 2004; Ilan Pappé, The Ethnic Cleansing of Palestine, Oneworld Publications, Oxford, 2007). Non ci pare dunque opportuno celebrare questo anniversario con Israele ospite d’onore, tanto più che questa azione di “pulizia etnica” continua tuttora, dopo 60 anni. Chi fa presente questo è accusato di voler boicottare Israele, ma la realtà è che chi rifiuti di invitare come ospiti d'onore anche i rappresentanti della cultura palestinese, si rende complice di un altro boicottaggio, in corso da decenni: quello dei palestinesi. Occorrerebbe invece intraprendere azioni verso la pace, anziché appoggiare la parte più forte, con maggiore sostegno internazionale, più armata. Convinti della necessità della pace riteniamo indispensabile che Israele metta in atto passi concreti in questo senso, anziché odiose ed ingiuste sopraffazioni.
In Cisgiordania, prosegue la pulizia etnica, in particolare a danno degli abitanti della zona di Hebron. Il Muro esclude dai confini di Gerusalemme almeno 50.000 palestinesi ai quali finora Israele aveva concesso la carta di identità dei residenti. Muro e blocchi stradali impediscono la normale vita quotidiana ed ostacolano lo sviluppo economico, causando un'emigrazione forzata.
Dal 23 febbraio al 3 marzo, il feroce attacco israeliano a Gaza ha provocato 106 morti, almeno la metà dei quali erano civili. Un ministro israeliano ha minacciato, per la Striscia di Gaza, uno sterminio. A questo atto di guerra è seguito l'assalto ad una scuola rabbinica fondamentalista a Gerusalemme Ovest, che ha causato 8 morti israeliani. Questi sono i frutti dell'occupazione israeliana e del continuo violare la legge internazionale, che proibisce gli attacchi ai civili.
Gaza, oggi, continua ad essere sotto assedio; nemmeno ai malati è concesso di uscire, per essere curati. Jan McGirk scrive, sul periodic
ISRAELE DEMOLISCE CASE A HEBRON
COMUNICATO STAMPA
Israele/Territori Occupati Palestinesi
L’esercito israeliano demolisce 9 case nelle colline a sud di Hebron.
Mercoledi’ 19 Marzo 2008
SOUTH HEBRON HILLS – Al mattino del 19 Marzo, l’esercito israeliano ha demolito
9 case nei villaggi agricoli palestinesi di Qawawis, Imneizil, Ad Deirat e Umm
Lasafa. Oltre alle nove case sono state demolite anche due magazzini.
L’area in questione, tra le piu’ povere della Cisgiordania, e’ soggetta
quotidianamnete alle violenze dei coloni nazional-religiosi israeliani.
L’ultima demolizione nell’area era avvenuta nel maggio del 2006 quando vennero
distrutte abitazioni e bagni nei villaggi di grotte palestinesi.
La popolazione palestinese dell’area, che conduce da tempo una resistenza
nonviolenta all’occupazione israeliana, ora teme per la possible demolizione
della moschea e della scuola nel vicino villaggio di At-Tuwani.
Per ulteriori informazioni:
www.cpt.org
www.operazionecolomba.it
Israele/Territori Occupati Palestinesi
L’esercito israeliano demolisce 9 case nelle colline a sud di Hebron.
Mercoledi’ 19 Marzo 2008
SOUTH HEBRON HILLS – Al mattino del 19 Marzo, l’esercito israeliano ha demolito
9 case nei villaggi agricoli palestinesi di Qawawis, Imneizil, Ad Deirat e Umm
Lasafa. Oltre alle nove case sono state demolite anche due magazzini.
L’area in questione, tra le piu’ povere della Cisgiordania, e’ soggetta
quotidianamnete alle violenze dei coloni nazional-religiosi israeliani.
L’ultima demolizione nell’area era avvenuta nel maggio del 2006 quando vennero
distrutte abitazioni e bagni nei villaggi di grotte palestinesi.
La popolazione palestinese dell’area, che conduce da tempo una resistenza
nonviolenta all’occupazione israeliana, ora teme per la possible demolizione
della moschea e della scuola nel vicino villaggio di At-Tuwani.
Per ulteriori informazioni:
www.cpt.org
www.operazionecolomba.it
sabato 15 marzo 2008
venerdì 14 marzo 2008
VERGOGNOSO SILENZIO
Va bene che siamo sotto elezioni, ma il silenzio dei media sul processo ai torturatori di Bolzaneto ai danni dei manifestanti di Genova è veramente vergognoso. E che dire della sinistra che tace? Botte, torture, minacce, ossa rotte, trattamenti inumani e degradanti, sequestro di persona, un medico che pare aver studiato non all'università, ma con Mengele, un lungo elenco di crimini efferati che hanno trasformato per un pò l'Italia in una specie di Cile di Pinochet, non ha portato che a pochi, pochissimi anni di condanna. Davvero prudenti questi giudici, prudenti e garantisti, non lo sono stati altrettanto quando si è trattato di affibbiare ai manifestanti condanne di secoli. D'altra parte non avevano mica massacrato delle persone! Avevano infranto vetrine e distrutto oggetti e la proprietà privata ha un valore che supera enormemente quello della vita umana. Ma la cosa più scandalosa è che grazie alla ex Cirielli questi reati andranno in prescrizione ed i seviziatori non si faranno neppure un giorno di galera. Tocca il fondo, pardon Toccafondi, il medico torturatore è ancora in servizio e l'anno scorso è stato scelto per missioni di pace (?) all'estero. Forse tanto silenzio si spiega con la fissazione dei politici italiani per la "sicurezza" Non è il caso di mostrare al pubblico la Guantanamo di casa nostra e la notte di macelleria cilena, nel momento in cui i programmi elettorali prevedono tanto interesse per la sicurezza a modo loro (per me la sicurezza sociale si ottiene facendo in modo che tutti stiano bene, eliminando la disperazione dei più disagiati con progetti di sostegno)per loro si fa con la polizia e allora perchè inorridire il pubblico mostrando polizziotti torturatori? Inoltre l'Italia non ha una legge contro la tortura e quindi essa diviene abuso d'ufficio (?)
martedì 11 marzo 2008
TANTO TUONO' CHE PIOVVE
Non volevo scrivere nulla sull'ultimo attentato perchè mi pareva che si commentasse da solo, ma a pensarci, qualche chiarimento va fatto.
Il fatto: un palestinese entra in una yeshivah di Gerusalemme e uccide 8 studenti, poi viene ucciso da uno degli studenti che gli spara.
Alcune considerazioni: La yeshivah che è una scuola rabbinica e non un seminario come ho sentito dal telegiornale che parlava di seminaristi, è una delle più fondamentaliste di Gerusalemme, gli studenti non erano così inermi dato che erano armati (anche se sono stati colti di sorpresa) L'attentatore veniva da un villaggio assediato dalle colonie. Gerusalemme est la parte palestinese della città subisce da tempo demolizioni di case, espropiazioni e divieti di costruzione nel tentativo di annettere Gerusalemme tutta a Israele e cacciare la popolazione araba. Gerusalemme est è il cuore del commercio cisgiordano e la chiusura della città alla popolazione della West Bank uccide l'economia palestinese. Infine l'attentato è avvenuto dopo la carneficina di Gaza dove sono morti 150 innocenti.
Con questo non voglio giustificare l'attentato, ma inserirlo nel suo giusto contesto.
L'altra sera ho sentito Moni Ovadia che centrava abbastanza il problema. Diceva infatti che non si può chiudere la gente in gabbia e poi non aspettarsi che si ribelli e cerchi la libertà a qualunque costo, diceva anche che non ci si può aspettare dai palestinesi che non hanno futuro e che vivono nell'inferno di Gaza o nella prigione a cielo aperto della West Bank che abbiano un comportamento corretto e razionale, in una simile situazione è facile che qualcuno perda la testa. Aggiungeva anche che non si spiegava il comportamento dei governanti israeliani che non vedono al di là del loro naso. Purtroppo io credo invece che essi vedano il loro piano elaborato da tempo, anche dai governi precedenti e che consiste nel cacciare i palestinesi, quelli di Gaza in Egitto e quelli della West Bank in Giordania, un piano stabilito fin dall'inizio. E' per questo che continuerò a polemizzare con chi, nel movimento per la pace continua a dire che si tratta di attacco e reazione insomma la solita spirale di violenza in cui tutti hanno torto. Non si tratta di torti e di ragioni ma di avere le idee chiare e dire la verità. Il comportamento di Israele sarebbe comunque lo stesso anche senza attentati e razzi kassam perchè non è la conseguenza di attacchi, ma lo svolgimento di piani che comunque metterebbe in atto per conseguire i suoi obiettivi di uno stato ebraico senza i palestinesi.
Il fatto: un palestinese entra in una yeshivah di Gerusalemme e uccide 8 studenti, poi viene ucciso da uno degli studenti che gli spara.
Alcune considerazioni: La yeshivah che è una scuola rabbinica e non un seminario come ho sentito dal telegiornale che parlava di seminaristi, è una delle più fondamentaliste di Gerusalemme, gli studenti non erano così inermi dato che erano armati (anche se sono stati colti di sorpresa) L'attentatore veniva da un villaggio assediato dalle colonie. Gerusalemme est la parte palestinese della città subisce da tempo demolizioni di case, espropiazioni e divieti di costruzione nel tentativo di annettere Gerusalemme tutta a Israele e cacciare la popolazione araba. Gerusalemme est è il cuore del commercio cisgiordano e la chiusura della città alla popolazione della West Bank uccide l'economia palestinese. Infine l'attentato è avvenuto dopo la carneficina di Gaza dove sono morti 150 innocenti.
Con questo non voglio giustificare l'attentato, ma inserirlo nel suo giusto contesto.
L'altra sera ho sentito Moni Ovadia che centrava abbastanza il problema. Diceva infatti che non si può chiudere la gente in gabbia e poi non aspettarsi che si ribelli e cerchi la libertà a qualunque costo, diceva anche che non ci si può aspettare dai palestinesi che non hanno futuro e che vivono nell'inferno di Gaza o nella prigione a cielo aperto della West Bank che abbiano un comportamento corretto e razionale, in una simile situazione è facile che qualcuno perda la testa. Aggiungeva anche che non si spiegava il comportamento dei governanti israeliani che non vedono al di là del loro naso. Purtroppo io credo invece che essi vedano il loro piano elaborato da tempo, anche dai governi precedenti e che consiste nel cacciare i palestinesi, quelli di Gaza in Egitto e quelli della West Bank in Giordania, un piano stabilito fin dall'inizio. E' per questo che continuerò a polemizzare con chi, nel movimento per la pace continua a dire che si tratta di attacco e reazione insomma la solita spirale di violenza in cui tutti hanno torto. Non si tratta di torti e di ragioni ma di avere le idee chiare e dire la verità. Il comportamento di Israele sarebbe comunque lo stesso anche senza attentati e razzi kassam perchè non è la conseguenza di attacchi, ma lo svolgimento di piani che comunque metterebbe in atto per conseguire i suoi obiettivi di uno stato ebraico senza i palestinesi.
giovedì 6 marzo 2008
Gli appelli equidistanti di non usare la forza in modo sproporzionato nascondono la gravità delle dichiarazioni e dei fatti dei generali israeliani.
Non ci può essere equidistanza tra un popolo inerme che subisce un'occupazione militare e un embargo criminale e chi occupa, colonizza, affama, uccide.
Dalla farsa della conferenza di Annapolis sono stati uccisi 300 palestinesi, nello stesso periodo i razzi kassam hanno ucciso una persona a Sderot. Se Israele volesse i lanci dei kassam finirebbero subito.
Non c'entrano i razzi kassam, c'entra la volontà del governo israeliano di liberarsi dai palestinesi costringendoli ad andar via, quelli di Gaza in Egitto e quelli della West bank in Giordania e chi resiste, anche senza tirare niente, ma continuando a rimanere, viene ucciso.
Nel silenzio generale ieri, martedì 4, ci sono stati
il presidio e la fiaccolata indetti dalla comunità palestinese di Roma e del Lazio. Una grande bandiera palestinese era stesa a terra, intorno le persone intervenute, tutte le organizzazioni palestinesi e molti gruppi e associazioni. Le persone tenevano ognuna un cartello con il nome di una vittima e la sua età.
Alla fine del suo discorso il presidente della comunità palestinese ha ricordato le vittime operaie di Molfetta. Un pensiero commosso di chi comprende il dolore e l'ingiustizia e mentre piange i suoi morti non dimentica le morti ingiuste sul lavoro che ormai avvengono quotidianamente nel nostro paese, come un contributo di sangue offerto alla "produttività".
Ben diversa la posizione di Confindustria, che ostacola il decreto che inasprirebbe le pene per quegli industriali che non rispettano le norme di sicurezza. Si preoccupano di dover pagare multe più salate che alleggerirebbero le loro tasche. Che può importare a questi signori la strage silenziosa e quotidiana di chi per pochi soldi, non per arricchire, ma per sfamare le proprie famiglie rischia la vita e muore tutti i giorni?
L'ingiustizia ha sempre lo stesso ghigno, e la solidarietà lo stesso abbraccio, in Palestina, a Roma e nel mondo.
Non ci può essere equidistanza tra un popolo inerme che subisce un'occupazione militare e un embargo criminale e chi occupa, colonizza, affama, uccide.
Dalla farsa della conferenza di Annapolis sono stati uccisi 300 palestinesi, nello stesso periodo i razzi kassam hanno ucciso una persona a Sderot. Se Israele volesse i lanci dei kassam finirebbero subito.
Non c'entrano i razzi kassam, c'entra la volontà del governo israeliano di liberarsi dai palestinesi costringendoli ad andar via, quelli di Gaza in Egitto e quelli della West bank in Giordania e chi resiste, anche senza tirare niente, ma continuando a rimanere, viene ucciso.
Nel silenzio generale ieri, martedì 4, ci sono stati
il presidio e la fiaccolata indetti dalla comunità palestinese di Roma e del Lazio. Una grande bandiera palestinese era stesa a terra, intorno le persone intervenute, tutte le organizzazioni palestinesi e molti gruppi e associazioni. Le persone tenevano ognuna un cartello con il nome di una vittima e la sua età.
Alla fine del suo discorso il presidente della comunità palestinese ha ricordato le vittime operaie di Molfetta. Un pensiero commosso di chi comprende il dolore e l'ingiustizia e mentre piange i suoi morti non dimentica le morti ingiuste sul lavoro che ormai avvengono quotidianamente nel nostro paese, come un contributo di sangue offerto alla "produttività".
Ben diversa la posizione di Confindustria, che ostacola il decreto che inasprirebbe le pene per quegli industriali che non rispettano le norme di sicurezza. Si preoccupano di dover pagare multe più salate che alleggerirebbero le loro tasche. Che può importare a questi signori la strage silenziosa e quotidiana di chi per pochi soldi, non per arricchire, ma per sfamare le proprie famiglie rischia la vita e muore tutti i giorni?
L'ingiustizia ha sempre lo stesso ghigno, e la solidarietà lo stesso abbraccio, in Palestina, a Roma e nel mondo.
LA SOLIDARIETA' E L'INGIUSTIZIA
L'attacco alla Striscia di Gaza di questi ultimi giorni ha prodotto quasi 150 morti. Questa devastante offensiva colpisce una popolazione vittima di un'emergenza umanitaria senza precedenti frutto di un embargo assassino che ha distrutto la vita di molti innocenti. Le notizie che vengono da Gaza fanno rabbrividire. Uccisi bimbi di pochi mesi, 4 bambini mentre giocavano a pallone, altri uccisi dai soldati che sono saliti sul tetto della loro scuola e da lì hanno sparato contro di loro. I soldati fanno incursioni nelle abitazioni e costringono le famiglie a vivere chiuse in un'unica stanza. Manca la luce elettrica e al buio c'è ancora più paura specie quando cala la notte. Le poche ambulanze palestinesi non possono raggiungere i feriti perché prive di benzina in seguito al blocco israeliano. L'UNRWA ha prestato le sue ambulanze che funzionano con il gasolio in dotazione all'ONU ma i soldati israeliani sparano su queste ambulanze per impedire il salvataggio dei sopravvissuti.
Il ministro degli esteri israeliano ha detto che anche se Hamas dichiarasse una tregua unilaterale questa non fermerebbe l'offensiva militare contro la popolazione della Striscia, anzi promette ancora più sangue versato.
Giorni fa il viceministro della difesa israeliano ha promesso il genocidio parlando espressamente di una Shoah a Gaza. Intanto una flotta militare USA si è recata dall'Italia e da Malta verso le coste marittime del Libano per fare da supporto e una nave tedesca di stanza nelle acque libanesi si è ridispiegata nelle acque della Striscia di Gaza per dare manforte all'artiglieria israeliana della marina militare.
Tutto questo non basta a far emergere sui media israeliani la gravità di ciò che Israele sta facendo a Gaza. Vediamo in televisione servizi vergognosi in cui si parla solo di missili kassam e di soldati che scrivono scuse sulle lavagne ai bambini a cui hanno devastato un asilo. Questa non è informazione, questo è prendere per i fondelli l'intelligenza del pubblico. Dove sono i 150 morti? Già sono fantasmi.
L'attacco alla Striscia di Gaza di questi ultimi giorni ha prodotto quasi 150 morti. Questa devastante offensiva colpisce una popolazione vittima di un'emergenza umanitaria senza precedenti frutto di un embargo assassino che ha distrutto la vita di molti innocenti. Le notizie che vengono da Gaza fanno rabbrividire. Uccisi bimbi di pochi mesi, 4 bambini mentre giocavano a pallone, altri uccisi dai soldati che sono saliti sul tetto della loro scuola e da lì hanno sparato contro di loro. I soldati fanno incursioni nelle abitazioni e costringono le famiglie a vivere chiuse in un'unica stanza. Manca la luce elettrica e al buio c'è ancora più paura specie quando cala la notte. Le poche ambulanze palestinesi non possono raggiungere i feriti perché prive di benzina in seguito al blocco israeliano. L'UNRWA ha prestato le sue ambulanze che funzionano con il gasolio in dotazione all'ONU ma i soldati israeliani sparano su queste ambulanze per impedire il salvataggio dei sopravvissuti.
Il ministro degli esteri israeliano ha detto che anche se Hamas dichiarasse una tregua unilaterale questa non fermerebbe l'offensiva militare contro la popolazione della Striscia, anzi promette ancora più sangue versato.
Giorni fa il viceministro della difesa israeliano ha promesso il genocidio parlando espressamente di una Shoah a Gaza. Intanto una flotta militare USA si è recata dall'Italia e da Malta verso le coste marittime del Libano per fare da supporto e una nave tedesca di stanza nelle acque libanesi si è ridispiegata nelle acque della Striscia di Gaza per dare manforte all'artiglieria israeliana della marina militare.
Tutto questo non basta a far emergere sui media israeliani la gravità di ciò che Israele sta facendo a Gaza. Vediamo in televisione servizi vergognosi in cui si parla solo di missili kassam e di soldati che scrivono scuse sulle lavagne ai bambini a cui hanno devastato un asilo. Questa non è informazione, questo è prendere per i fondelli l'intelligenza del pubblico. Dove sono i 150 morti? Già sono fantasmi.
sabato 1 marzo 2008
AGGRESSIONE VERBALE ALLA MORGANTINI
Lo stato di Israele, unica democrazia del Medio Oriente, negli ultimi giorni ha ucciso a Gaza trenta persone e ne ha ferite almeno il triplo. Tra queste persone massacrate dalle incursioni, molte erano bambini, quattro sono stati colpiti mentre giocavano a pallone, uno aveva cinque mesi. Colpito è stato anche il Medical Relief con la clinica, le attrezzature, l'ambulanza le medicine e tutto. Era l'unico presidio medico funzionante. Anche in Cisgiordania sono state uccise delle persone, senza motivo alcuno, in contemporanea.
Ma cosa volete che sia… non è che per queste sciocchezze bisogna criticare Israele. Ricordiamoci che chi rinnega Israele rinnega la Shoah!
In fondo non è mica stato sparso sangue ebraico…e poi c'è la guerra!
Nell'indecente attacco del rappresentante di Italia-Israele a Luisa Morgantini (non gli sputo sennò lo profumo) la parlamentare europea avrebbe negato allo stato di Israele nientemeno che il diritto alla vita! Ella, la calunniatrice, non avrebbe criticato solo un governo, ma tutti i governi israeliani. Sarà perché non c'è né mai stato uno buono? La comunità ebraica bolognese rincara affermando che le critiche a senso unico (?) della Morgantini costituirebbero le premesse dell'annientamento di Israele, unico stato libero e democratico del Medio Oriente. Libero si, di costruire il muro, di praticare l'apartheid, di chiudere in un lagher un milione e mezzo di persone e di massacrarle con i missili e le bombe dopo aver impedito loro di uscire, libero di torturare i bambini e tutto ciò davanti al mondo che guarda in silenzio indifferente. Però badate bene, credono nella democrazia e nella libertà (la libertà di cui sopra evidentemente).
Come mai ad Israele e a chi si identifica con esso, in una delirante regressione ultranazionalistica, fanno tanta paura le critiche? Forse perché il credito della Shoah, di cui tanto parlano a sproposito, comincia a finire? Forse Israele ha paura che finalmente il mondo si tolga le fette di salame dagli occhi?
Chissà come ci avrebbero sofferto a vedere cosa combina Israele persone come Primo Levi, lui che sapeva bene cosa era la Shoah, e proprio per questo aveva avvertito "E' accaduto e può accadere di nuovo, non necessariamente contro gli ebrei, ma contro un altro popolo".
L'associazione Gazzella-Onlus, partner del Medical Relief, rivolge un appello per inviare aiuti in modo da contribuire alla rapida ricostruzione della struttura distrutta.
Per contributi: c/c 105279 (ABI 05018, CAB 03200) intestato a Gazzella-Onlus presso la BANCA ETICA di Roma IBAN IT43 D050 1803 2000 0000 0105 279
Ma cosa volete che sia… non è che per queste sciocchezze bisogna criticare Israele. Ricordiamoci che chi rinnega Israele rinnega la Shoah!
In fondo non è mica stato sparso sangue ebraico…e poi c'è la guerra!
Nell'indecente attacco del rappresentante di Italia-Israele a Luisa Morgantini (non gli sputo sennò lo profumo) la parlamentare europea avrebbe negato allo stato di Israele nientemeno che il diritto alla vita! Ella, la calunniatrice, non avrebbe criticato solo un governo, ma tutti i governi israeliani. Sarà perché non c'è né mai stato uno buono? La comunità ebraica bolognese rincara affermando che le critiche a senso unico (?) della Morgantini costituirebbero le premesse dell'annientamento di Israele, unico stato libero e democratico del Medio Oriente. Libero si, di costruire il muro, di praticare l'apartheid, di chiudere in un lagher un milione e mezzo di persone e di massacrarle con i missili e le bombe dopo aver impedito loro di uscire, libero di torturare i bambini e tutto ciò davanti al mondo che guarda in silenzio indifferente. Però badate bene, credono nella democrazia e nella libertà (la libertà di cui sopra evidentemente).
Come mai ad Israele e a chi si identifica con esso, in una delirante regressione ultranazionalistica, fanno tanta paura le critiche? Forse perché il credito della Shoah, di cui tanto parlano a sproposito, comincia a finire? Forse Israele ha paura che finalmente il mondo si tolga le fette di salame dagli occhi?
Chissà come ci avrebbero sofferto a vedere cosa combina Israele persone come Primo Levi, lui che sapeva bene cosa era la Shoah, e proprio per questo aveva avvertito "E' accaduto e può accadere di nuovo, non necessariamente contro gli ebrei, ma contro un altro popolo".
L'associazione Gazzella-Onlus, partner del Medical Relief, rivolge un appello per inviare aiuti in modo da contribuire alla rapida ricostruzione della struttura distrutta.
Per contributi: c/c 105279 (ABI 05018, CAB 03200) intestato a Gazzella-Onlus presso la BANCA ETICA di Roma IBAN IT43 D050 1803 2000 0000 0105 279
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