Al Presidente della Fiera del Libro di Torino, Rolando Picchioni
Al Direttore della Fiera del Libro di Torino, Ernesto Ferrero
Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Al Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino
Al Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta
Alla Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso
Torino, 8 marzo 2008
Egregi Signori, Illustrissimo Presidente della Repubblica, Egregio Signor Sindaco, Egregio Presidente della Provincia, Egregia Presidente della Regione,
Israele è stato invitato, dietro propria richiesta, alla Fiera del libro di Torino per “celebrare il 60° anniversario della sua fondazione”. Noi proponiamo invece di creare un’occasione di dialogo invitando scrittrici e scrittori, artisti e persone di cultura palestinesi ed israeliane, al di fuori di ogni ufficialità politica e su base di assoluta pari dignità, alla Fiera del libro.
La fondazione di Israele, proclamata il 15 Maggio 1948, è avvenuta in seguito alla cacciata degli abitanti Palestinesi dalla terra su cui il nuovo Stato è sorto. Tale drammatico evento, il “Nakba”, è iniziato nel dicembre 1947, ed alla proclamazione dello Stato Ebraico erano già stati espulsi dalle loro case centinaia di migliaia di palestinesi; creato lo stato, una delle prime preoccupazioni fu di rendere loro impossibile il ritorno alle proprie case e ai propri campi, ed altre centinaia di migliaia di persone furono cacciate in seguito (vedere B. Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited, Cambridge University Press, Cambridge, 2004; Ilan Pappé, The Ethnic Cleansing of Palestine, Oneworld Publications, Oxford, 2007). Non ci pare dunque opportuno celebrare questo anniversario con Israele ospite d’onore, tanto più che questa azione di “pulizia etnica” continua tuttora, dopo 60 anni. Chi fa presente questo è accusato di voler boicottare Israele, ma la realtà è che chi rifiuti di invitare come ospiti d'onore anche i rappresentanti della cultura palestinese, si rende complice di un altro boicottaggio, in corso da decenni: quello dei palestinesi. Occorrerebbe invece intraprendere azioni verso la pace, anziché appoggiare la parte più forte, con maggiore sostegno internazionale, più armata. Convinti della necessità della pace riteniamo indispensabile che Israele metta in atto passi concreti in questo senso, anziché odiose ed ingiuste sopraffazioni.
In Cisgiordania, prosegue la pulizia etnica, in particolare a danno degli abitanti della zona di Hebron. Il Muro esclude dai confini di Gerusalemme almeno 50.000 palestinesi ai quali finora Israele aveva concesso la carta di identità dei residenti. Muro e blocchi stradali impediscono la normale vita quotidiana ed ostacolano lo sviluppo economico, causando un'emigrazione forzata.
Dal 23 febbraio al 3 marzo, il feroce attacco israeliano a Gaza ha provocato 106 morti, almeno la metà dei quali erano civili. Un ministro israeliano ha minacciato, per la Striscia di Gaza, uno sterminio. A questo atto di guerra è seguito l'assalto ad una scuola rabbinica fondamentalista a Gerusalemme Ovest, che ha causato 8 morti israeliani. Questi sono i frutti dell'occupazione israeliana e del continuo violare la legge internazionale, che proibisce gli attacchi ai civili.
Gaza, oggi, continua ad essere sotto assedio; nemmeno ai malati è concesso di uscire, per essere curati. Jan McGirk scrive, sul periodic
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