lunedì 2 febbraio 2009

DA "BOCCHE SCUCITE"

STIAMO ANCORA CERCANDO LE PAROLE...
L'enormità ci ha travolto. Le dimensioni del massacro non sono state capite in occidente, sicuramente non in Israele e noi stessi ancora non percepiamo tutto. Accumuliamo sgomenti i dati quantitativi lasciando ad un impossibile calcolo i danni : La Striscia è stata ridotta ad un enorme cratere: 1353 morti, 418 bambini, 125 donne, 16 paramedici, 13 israeliani di cui 3 civili. 5.300 feriti, quattromila case distrutte, cinque scuole dell'Unrwa in macerie, 19 moschee, 215 cliniche, 28 ambulanze, distruzione totale dei campi coltivati e delle serre, degli alberi e delle piccole industrie, 18 scuole danneggiate, novantamila persone scappate di casa...
Scrive Amira Hass: "I giornalisti chiedono ai direttori di scrivere ma la Striscia non interessa più. Le cifre emergono dai cumuli di macerie e dai racconti dell'orrore. Io non ho ancora trovato il modo di spiegarle a me stessa, figuriamoci agli altri. L'enormità si coglie sui volt delle persone. Sembrano tutti invecchiati. E una strana espresssione di sollievo, perchè sono ancora vivi. E poi c'è lo stupore. Stupore per le dimensioni dell'offensiva: io sto ancora cercando le parole"
Nonostante siamo travolti dall'enormità , proviamo a trovare parole:
> in allegato BoccheScucite n.70 - 1 febbraio 2009
ULTIM'ORA DA GAZA: 1 febbraio ore 16, "Israele ha ripreso a bombardare la Striscia di Gaza. Abbiamo udito pochi minuti fa diversi cannoneggiamenti provenire dal mare. In cielo hanno ripreso i sorvoli degli F16. Tra ieri e oggi, Israele ha sfoderato la bugia del lancio dei razzi contro i propri territori, ma la resistenza nega categoricamente e accusa il governo di Tel Aviv di inventare pretesti per riattacare la Striscia e causare altri morti, in vista delle elezioni" (Angela Lano).
Mentre inviamo questo numero, "alle 22.52 sentiamo il primo di sette nuovi attacchi nella zona di confine. Case distrutte a Qishta. Alle 23.40 il settimo attacco" (Vittorio Arrigoni).

"Carissimi, Gaza stava già soffrendo prima di questo attacco, ha sofferto enormemente durante questa attacco e continuerà a soffrire dopo questa attacco. Migliaia di persone sono state uccise e molte di più sono state ferite nell’invasione israeliana che la nostra gente ha sopportato per quasi un mese. Sono state bombardate le nostre case e città, con la distruzione di tutto, dai raccolti nei campi agli ospedali, dalle moschee alle scuole. La gente ha perso tutto e molte persone sono ora senza casa. Su di noi si sono abbattute le bombe al fosforo bianco che hanno causato ustioni orripilanti, principalmente ai civili. Molte famiglie si sono rifugiate nelle scuole della Nazioni Unite dove pensavano sarebbero state al sicuro. Ma anch'esse sono state bombardate, sotto gli occhi del mondo. Non so se potete capire che le distruzioni e le ferite fisiche sono incalcolabili, così come è incalcolabile anche il trauma psicologico della nostra gente. La popolazione avrà bisogno di aiuto e supporto per chissà quanti anni a venire. La guerra deve finire, ora. Ma...il mondo deve trovare una soluzione non solo per questo disastro, ma per il riconoscimento del popolo palestinese e non semplicemente tornando alla situazione in cui si trovava prima che tutto questo inferno iniziasse. I confini con Israele devono essere rispettati e l’occupazione deve finire. Essa è iniziata 60 anni fa’, Lo status dei rifugiati palestinesi deve essere risolto sulla base del diritto al ritorno, mentre Gerusalemme Est deve essere la capitale dello Stato palestinese. Dobbiamo abbattere il Muro dell’apartheid, aprire i passaggi di frontiera, liberare i detenuti palestinesi e rimuovere gli insediamenti israeliani cosicchè la terra potra’ tornare ai suoi originari proprietari palestinesi. La pace è possibile solo insieme alla giustizia. Quando il mondo darà al popolo palestinese i suoi diritti, allora ci sarà sicuramente la pace in Medio Oriente".
Vostro, Padre Manuel Musallam , Parroco della Chiesa Cattolica a Gaza, 20 Gennaio 2009
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