PROLUNGATI PER DECRETO I TEMPI DI DETENZIONE
The road to Lampedusa. L’inferno ora dura 6 mesi
La norma entrerà in vigore con la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale
Venerdì 20 febbraio 2009
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Con le vicende di Lampedusa è saltato ogni schema normativo, già pesantemente restrittivo, in tema di detenzione amministrativa. La struttura, un Cpas in cui trascorrere al massimo 48 ore, già vedeva da mesi rinchiusi moltissimi migranti al di fuori di ogni legittimità giuridica. Poi, un decreto (ancora non pubblico) è intervenuto a modificare la natura del centro: da luogo di primo soccorso e accoglienza a centro di detenzione (oggi Cie). Ma tutto questo non era abbastanza.
The road to Lampedusa...
La strada battuta a Lampedusa, quella della forzatura del già pesante quadro normativo, si fa oggi largo come pratica di normazione d’urgenza.
Così, nel nuovo decreto recante appunto misure urgenti in materia di pubblica sicurezza, quello emanato sull’onda delle ricorrenti notizie di violenze sessuali delle ultime settimane, il Consiglio dei Ministri ha pensato di inserire anche un articolo, tra i tredici che lo compongono, che prolunga i tempi la detenzione all’interno dei Centri di identificazione ed espulsione, dai 60 giorni previsti, a ben sei mesi.
La norma, contenuta nella sua formulazione originaria nel disegno di legge 733, il pacchetto sicurezza, era stata bocciata nella discussione al Senato. Il testo discusso prevedeva tempi di detenzione fino a 18 mesi.
Difficile immaginare di far passare per decreto ciò che l’aula del Senato aveva già bocciato. Ecco che quindi la nuova formulazione dispone il trattenimento per "soli" sei mesi. Comunque un’eternità pensando che chi è detenuto nei Cie subisce una restrizione della libertà personale senza che vi sia stato un processo, una autorità giudiziaria a prevederlo, per il solo fatto di aver violato una norma che ancora rappresenta una violazione amministrativa (anche se nel pacchetto sicurezza si prevede l’introduzione del reato penale sanzionabile con una ammenda da 5mila a 10mila euro).
Il Viminale, per bocca dello stesso Ministro Maroni, aveva già annunciato l’intenzione di ripresentare l’emendamento bocciato dal Senato nella votazione prevista alla Camera dei deputati, ma la ghiotta occasione del nuovo decreto "anti-stupri" ha permesso di anticipare i tempi aggirando la discussione parlamentare. Dopo la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale la norma entrerà in vigore. Entro 60 giorni il Parlamento dovrà poi convertirla in legge, pena la sua decadenza. Fin da subito comunque, il dispositivo, non mancherà di produrre i suoi effetti.
Ma cosa c’entrano le detenzioni o le espulsioni con gli stupri? Poco o nulla visto che la retorica di questi giorni attribuirebbe ai cittadini rumeni, quindi comunitari, il primato delle brutalità sessuali.
Ciò che va ridefinendosi è piuttosto il nuovo assetto della detenzione amministrativa, anche grazie alle possibilità offerte della direttiva europea sui rimpatri, di fronte ad una crisi economica e globale che sta rimodellando quel legame fino ad oggi inscindibile tra movimenti migratori, utilità per il mercato del lavoro, sfruttamento, in diverse forme, dei migranti regolari ed irregolari.
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