The Guardian
03.12.2011
http://www.guardian.co.uk/world/2011/nov/03/israeli-doctors-report-torture-palestinian
Medici israeliani ‘che omettono di segnalare la tortura di detenuti palestinesi’
Gruppi per i diritti umani accusano i medici di non documentare i segni di torture e di rinviare i detenuti a coloro che svolgono gli interrogatori.
di Harriet Sherwood, da Gerusalemme
Medici israeliani ignorano le proteste di pazienti palestinesi che affermano di essere maltrattati
In Israele, medici professionisti sono accusati di non documentare e riferire, in violazione al loro codice etico, le ferite derivate dai maltrattamenti e dalla tortura di detenuti ad opera del personale di sicurezza.
Un rapporto redatto da due organizzazioni israeliane per i diritti umani, il Comitato Pubblico Contro la Tortura (PCAT) e i Medici per i Diritti Umani (PHR), sostiene che il personale sanitario omette anche di segnalare il sospetto di tortura e maltrattamento, rinviando i detenuti a coloro che svolgono gli interrogatori e passando loro informazioni mediche.
Il rapporto, Falsificazione di Prove e Abbandono delle Vittime, che sarà pubblicato alla fine del mese, si basa su 100 casi di detenuti palestinesi comunicati al PCAT fin dal 2007. Afferma: “Questo rapporto rivela testimonianze eloquenti che fanno sorgere il sospetto che molti medici ignorino le proteste dei pazienti, permettendo agli inquisitori israeliani dell’Agenzia di Sicurezza di utilizzare la tortura; approvino l’uso di metodi di interrogatorio proibiti e il maltrattamento di detenuti inermi; e occultino le denunce, consentendo in tal modo l’immunità totale per i torturatori”.
Presunti maltrattamenti di detenuti, alcuni dei quali sono esposti in modo dettagliato nel rapporto di 61 pagine, includono percosse, l’essere tenuti per lungo tempo in posizioni stressanti, le mani strettamente legate da manette di plastica, la privazione del sonno e le minacce. Israele nega di torturare o maltrattare i prigionieri.
I medici omettono di riportare sulle cartelle cliniche, in modo corretto, le lesioni prodotte durante gli interrogatori. Il rapporto cita “innumerevoli sono i casi in cui gli individui hanno testimoniato di ferite loro inflitte durante la detenzione o l’interrogatorio, e tuttavia la cartella clinica dell’ospedale o del servizio carcerario non ne fa menzione.”
In mancanza di tali prove, sostiene il rapporto, è molto difficile ottenere un risarcimento legale per maltrattamenti. “L’effettiva documentazione della lesione può essere un fattore decisivo per l’avvio di un’inchiesta, per l’invio a giudizio dei responsabili e per garantire che la giustizia sia applicata.”
Esso afferma che il referto medico dovrebbe contenere la descrizione della ferita con la relativa fotografia, il resoconto dei fatti da parte della vittima e la documentazione della terapia.
Tra i casi che cita c’è “BA”, arrestato nel novembre 2010. In una dichiarazione giurata ha asserito di essere stato picchiato, tenuto in posizioni dolorose e privato del sonno. Ha riferito di aver raccontato ai medici dei maltrattamenti subiti e di avere detto dei forti dolori che sentiva al braccio, alla gamba e alla schiena. La sua cartella clinica dimostra che è stato visitato dai medici, ma l’unico commento riportato è che il paziente non aveva presentato alcun reclamo e che risultava in buone condizioni generali.
Un altro, “MA”, arrestato nel giugno 2008, ha rilasciato una dichiarazione giurata nella quale dichiarava di aver avuto le mani ammanettate con stretti laccetti di plastica, di essere stato tenuto per ore in posizione inginocchiata appoggiato sulla punta delle dita e che la sua testa era stata sbattuta 20 volte su una panca provocando una lesione agli occhi. Un rapporto del giorno successivo conteneva l’osservazione di un medico: “condizione generale soddisfacente, il battito cardiaco regolare.” Due settimane dopo, un ulteriore esame riportava l’annotazione del medico: “Si lamenta per dolore ai denti, agli occhi”. Pochi giorni dopo, un giudice inviava MA da un oculista perché venisse curato, con il commento, “Sostiene di essere stato picchiato nel corso del suo arresto, lamenta di non sentirsi bene e accusa un offuscamento della vista”.
Il rapporto accusa pure i medici di rinviare i detenuti agli interrogatori dopo la medicazione delle ferite. Questo, a quanto si dice, avviene in violazione degli obblighi etici e “serve anche come timbro di approvazione per coloro che svolgono gli interrogatori, i quali si affidano alla responsabilità dei medici come avessero ottenuto da essi l’autorizzazione a procedere con le loro pratiche”.
Tra le indicazioni del rapporto PCAT/PHR ci sono linee di guida chiare per quanto riguarda il trattamento medico dei detenuti, le indagini e le azioni disciplinari nei confronti del personale che viola le regole, e la protezione per chi denuncia.
Israele vieta la tortura o i “trattamenti disumani” durante gli interrogatori, anche se la corte suprema ha stabilito che espedienti fisici di interrogatorio potrebbero essere ammissibili pur di salvare vite umane.
“In Israele è illegale praticare la violenza sui detenuti, compresi i prigionieri per motivi di sicurezza”, ha dichiarato il portavoce del governo Mark Regev. “Alle autorità competenti sono state consegnate delle linee guida. Se anni fa non erano chiare, oggi lo sono. E se ci sono accuse di illeciti contro persone in custodia, che siano indagate a fondo.”
Il ministero della sanità e i servizi penitenziari non hanno risposto alle richieste di commento.
(tradotto da mariano mingarelli)
Per il rapporto “Doctoring the Evidence, Abandoning the Victim” (The involvment of medical professionals in torture and ill-treatment in Israel) completo in versione pdf, vedi :
http://www.phr.org.il/aploaded/Doctoring%20the%20Evidence%20Abandoning%20the%20Victim_november2011.pdf
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