LACRIMOGENI ISRAELIANI, ARMA LETALE
I candelotti di gas lacrimogeno sono diventati strumento di morte dei soldati israeliani contro i manifestanti alle proteste pacifiche in Cisgiordania. Rilasciano sostanze letali e vengono utilizzati come veri e propri proiettili.
MARTA FORTUNATO
Beit Sahour (Cisgiordania), 12 dicembre 2011, Nena News (nella foto: Moustafa Tamimi dietro alla jeep dell’esercito israeliano, foto Haim Scwarczenerg) – L’esercito israeliano ha mirato e colpito a morte Moustafa Tamimi, 28 anni, durante la manifestazione pacifica di venerdì 12 dicembre a Nabi Saleh, suo villaggio natale, nei dintorni di Ramallah. Come provato da foto fornite dal giornalista presente Haim Scwarczenerg, una granata di lacrimogeno, sparata dal retro di una camionetta militare israeliana ad una distanza inferiore di dieci metri, gli ha provocato una profonda ferita in testa, uccidendolo.
Candelotti di gas lacrimogeno. Uno strumento che dovrebbe essere usato solo in casi estremi per disperdere la folla, ma che invece l’esercito israeliano utilizza come arma di morte contro i manifestanti. “E’ come sparare un piccolo missile” ha spiegato Sarit Michaeli, portavoce dell’organizzazione israeliana per i diritti umani B’tselem.
Bassem, Tristan, Moustafa. Storie diverse con un destino comune. Bassem Abu Rahmah di Bil’in è stato ucciso ad aprile 2009 da un lacrimogeno che lo aveva colpito al petto. Secondo un rapporto redatto da B’tselem, il ragazzo sarebbe stato ucciso “da un candelotto modello 4431” in grado di “penetrare barriere di media densità come finestre e porte da interno”, ad una velocità tra i 135-150 metri al secondo. Solo due mesi prima la morte di Bassem, l’americano Tristan Anderson aveva riportato danni irreversibili dopo che un candelotto, lanciato ad una manifestazione nello stesso villaggio di Bil’in, gli aveva fracassato la parte destra del cranio, lasciandolo paralizzato.
Dopo questi due gravi episodi e a seguito delle proteste di molte associazioni per i diritti umani, l’uso di gas lacrimogeni con una gittata di 250 metri è stato vietato. Ma non per molto. Nell’estate 2010 alcuni ufficiali israeliani, durante un’esercitazione tenutasi al comando di stato maggiore, hanno deciso di reintrodurli, sostenendo che l’utilizzo di candelotti a breve gittata li esponeva a gravi pericoli, come ad esempio “al lancio di pietre dei manifestanti”. Un mese dopo, l’esercito ha deciso ufficialmente di reimpiegare questo tipo di granata. Secondo dichiarazioni del generale Michael Edenstein, riportate dal quotidiano israeliano Haaretz, ultimamente l’esercito si è equipaggiato di “nuove armi non letali”, tra cui dei lanciatori di gas lacrimogeno dotati di mirino ad alta precisione. Attrezzature che sempre più rendono i candelotti uno strumento per uccidere senza dover far uso di munizioni vere.
Bassem Abu Rahmah (foto dal sito Palestine Chronicle)
I lacrimogeni non sono impiegati solo per penetrare barriere – e colpire manifestanti – ma hanno come obiettivo quello di emanare gas chimici. Gas che possono essere letali, come lo sono stati per Jawaher Abu Rahmah, sorella di Bassem. La donna è morta soffocata il 1 gennaio 2011, un giorno dopo aver inalato gas lacrimogeni lanciati durante la manifestazione del venerdì a Bil’in.
A discapito delle dichiarazioni dell’esercito israeliano – secondo cui le granate lacrimogene non sarebbero letali – la tossicità è comprovata dalla stessa compagnia americana fornitrice dell’IDF. Sulle istruzioni d’uso della Combined Systems Inc. di Jamestown (Pennsylvania), si legge che è obbligatorio indossare una maschera respiratoria ed è meglio proteggere occhi, mani e cute.
Questo stesso gas – chiamato gas CS – era già stato utilizzato durante il raid dell’FBI a Waco in Texas, causando la morte di decine di persone. I risultati dell’inchiesta, aperta per investigare le cause del decesso, sono esplicite: “c’è una chiara possibilità che l’esposizione a questo tipo di gas CS possa aver contribuito in modo significativo o possa addirittura aver causato gli effetti letali”. . Altri test fatti su animali in seguito, hanno provato che l’inalazione di questo gas, oltre a provocare un’infiammazione dell’apparato respiratorio, può portare alla morte per soffocamento. Proprio com’è avvenuto nel caso di Jawaher. Che come tanti altri aveva preso parte ad una delle manifestazioni dichiaratemente non violenta. Nena News
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