sabato 20 marzo 2010

Conseguenze di "Piombo fuso"

“Gaza, trovati metalli contaminanti nei capelli dei bambini
delle aree colpite dai bombardamenti”



Tracce di metalli tossici nei capelli sono state rilevate in molti dei bambini palestinesi che vivono
nella Striscia di Gaza in precarie condizioni abitative nelle aree colpite dai bombardamenti
israeliani. E' il risultato di uno studio pilota condotto dal New Weapons Research Group (Nwrg),
una commissione indipendente di scienziati ed esperti basata in Italia che studia l'impiego delle
armi non convenzionali e i loro effetti di medio periodo sui residenti delle aree in cui vengono
utilizzate.

La ricerca fa seguito a quella pubblicata dal Nwrg il 17 dicembre scorso, con la quale il gruppo
aveva individuato la presenza di metalli tossici nelle aree circostanti ai crateri lasciati dai
bombardamenti. Quelle analisi avevano scoperto anomale concentrazioni di metalli tossici nei
crateri, indicando una contaminazione del suolo che, associata alle precarie condizioni di vita, in
particolare nei campi profughi, espone la popolazione al rischio di venire in contatto con sostanze
velenose per via cutanea, respiratoria e attraverso gli alimenti.
Con il nuovo studio, ora, il gruppo si è posto l'obiettivo di verificare se le persone siano state
effettivamente contaminate.

Il Nwrg ha esaminato campioni di capelli appartenenti a 95 persone, in larga maggioranza
bambini. Tra loro anche sette donne in gravidanza e 4 feriti.

I risultati dello studio hanno stabilito che la distribuzione media dei contaminanti metallici nei capelli
degli abitanti delle tre località in cui sono stati effettuati i test, Beit Hanun, Gaza-Zeitun e Beith
Lalya, è più elevata rispetto alla media, in circa 60 casi di oltre il doppio.

L'indagine ha rilevato insolite concentrazioni di metalli nei capelli che indicano la loro elevata
presenza nell’ambiente, un fatto che può provocare nel tempo danni alla crescita ed alla salute
come conseguenza della esposizione cronica.

In diversi campioni sono stati individuati metalli carcinogenici o tossici, come cromo, cadmio, cobalto,
tungsteno e uranio, mentre in uno dei feriti è stato misurato un livello inusualmente elevato di piombo.

Per 39 delle persone esaminate la compresenza di più metalli e/o la presenza di metalli carcinogenici
hanno spinto i ricercatori a raccomandare per loro ulteriori controlli.

Lo studio, che è durato diversi mesi, ha misurato la concentrazione nei capelli di 33 metalli, con
analisi ICP/MS (una tipologia di spettrometria di massa altamente sensibile). Le tracce di metalli
nei capelli indicano la presenza delle stesse sostanze nell'organismo, che potrebbero essere entrate
in circolazione nel sangue ed essere entrate negli organi. L'analisi del capello rappresenta una
tecnica non invasiva, che permette di stimare il problema evitando prelievi del sangue o biopsie. Per
questo motivo le indagini di contaminazione ambientale basate sulla analisi dei capelli sono
raccomandate dalla Environmental Protection Agency (Epa) e la International Atomic Energy Agency (Iaea).

I risultati delle indagini sono preoccupanti: anche se le quantità di metalli in eccesso, infatti, non
sono superiori di 2-3 volte a quelle presenti nei capelli di persone non contaminate, questi livelli
possono essere comunque patogenici in situazioni di esposizione cronica.

Il problema, infatti, spiega la professoressa Paola Manduca, diventa quello di eliminare ora le
cause della contaminazione: "L'identificazione dei soggetti con confermato e persistente carico
elevato di metalli - sottolinea - richiederebbe la rimozione del soggetto dall'esposizione, l'approccio
terapeutico più favorito in vista della mancanza di prove sull'efficacia e la sicurezza del trattamento
chelante, sopratutto nei bambini.

Questo presenta gravi problemi nella situazione attuale di Gaza, dove la costruzione e la
rimozione delle strutture danneggiate è resa difficile o impossibile, e certamente rappresenta
la grave responsabilità di coloro che dovrebbero porre rimedio i danni alla popolazione civile,
secondo le leggi internazionali".

Allo studio hanno lavorato Mario Barbieri, del Cnr, e Maurizio Barbieri, docente di geochimica
ambientale all'università La Sapienza di Roma, e responsabile del laboratorio di spettrometria di
massa Icp, dove sono state realizzate le analisi, e Paola Manduca, genetista.

Lo studio è stato possibile grazie alla collaborazione sul campo dell'associazione Gazzella onlus.

1 commento:

Andrea ha detto...

Nessuno di questi pacifinti dice però una parola per i bambini israeliani ammazzati, trucidati, bruciati vivi, resi mezzi bambini senza arti, senza faccia, senza più anima se non un immenso buio che li fa tremare in continuazione.