mercoledì 14 luglio 2010

Discriminazioni e violenza in Israele

ANAT HOFFMAN E LE DONNE DEL MURO
Anat Hoffman, leader delle Donne del Muro, e’ stata arrestata il 12 luglio dalla polizia israeliana davanti al Muro del Pianto: colpevole di tenere in mano la Torah.

DI BARBARA ANTONELLI, Gerusalemme 14 luglio 2010 – Nena News (foto dal sito www.frumsatire.net) – Mute e invisibili. Cosi le regole di vita e i codici religiosi degli haredim vorrebbero le donne ebree in preghiera al muro del pianto. Ma loro, le Donne del Muro, “the Women of the Wall” (WOW), non ci stanno e dal 1988, anno in cui il gruppo ha preso vita nel corso della prima conferenza internazionale sul femminismo ebraico, chiedono che le donne possano godere degli stessi diritti religiosi accordati agli uomini.

Ogni mese di Rosh Chodesh (il primo giorno di ogni mese secondo il calendario ebraico), decine di donne religiose si ritrovano in una preghiera di gruppo al Kotel, il muro del pianto: leggono la Torah, cantano, indossano il talled (lo scialle), i tefillin (piccole scatole nere che contengono versi della Torah) e la kippah, indumenti di preghiera relegati al solo uso degli uomini. Provocando l’ira degli haredim e le critiche dei rabbini di Gerusalemme. Gli haredim infatti si oppongono fortemente al canto delle donne in presenza degli uomini, alla preghiera di gruppo delle donne, al fatto che possano tenere in mano i rotoli della Torah, come pure all’uso di oggetti di preghiera tradizionalmente utilizzati dagli uomini.

Cosi le Donne del Muro vengono regolarmente assalite sia verbalmente che fisicamente. I piu’ fanatici urlano loro “naziste”, “andate via di qui.” In piu’ occasioni sono volate su di loro sedie, sassi e perfino escrementi. Secondo quanto deciso dalla Corte Suprema israeliana possono ritrovarsi nella spianata antistante al muro, ma non nella sezione pubblica destinata alle donne, piuttosto devono rimanere nascoste, lontane dalla vista misogina degli haredim. In realta’ per ben due volte la Corte Suprema israeliana ha legiferato sul movimento femminile e una serie di accesi dibattiti si sono avuti all’interno della Knesset, il parlamento israeliano. La prima decisione della Corte del maggio 2002, stabiliva che le Donne del Muro potessero pregare in gruppo e leggere ad alta voce la Torah anche nella sezione destinata alle donne, quella antistante al vero e proprio muro del pianto. Facendo scaturire la rabbia dei partiti degli haredim che hanno subito proposto in sede parlamentare di introdurre severe contromisure per contrastare la decisione della Corte: punire le provocazioni inaccettabili delle donne con l’accusa di pubblica offesa e 7 anni di carcere. La proposta di legge di fatto non e’ mai stata approvata ma la Corte ha ceduto alle pressioni del fanatismo religioso, riconsiderando la precedente regolamentazione e proibendo alle donne di leggere la Torah, indossare talled e tefillin nella zona antistante al Muro, definendo tali pratiche “una minaccia per la pubblica sicurezza” e destinando loro un altro sito, l’Arco di Robinson, sul lato a sud ovest della spianata.

Li’ le donne continuano a ritrovarsi e continuano ad essere insultate e aggredite.”Quando preghiamo veniamo costantemente assalite, sia verbalmente che fisicamente – dice Phyllis Chesler – abbiamo chiesto allo stato di Israele di proteggerci e proteggere il nostro diritto alla liberta’ religiosa, all’uguaglianza. Lo Stato ci risponde ogni volta che siamo noi a disturbare la quiete pubblica, provocando i fedeli e offendendo la loro sensibilita’.” Ovviamente la sensibilita’ degli haredim di sesso maschile. La cui rabbia, deriva oltre che da un evidente maschilismo e dal fanatismo religioso, anche dal fatto che leggono una sorta di manifesto politico dietro alle richieste di WOW, prima ancora che solo come un desiderio di svolgere la propria preghiera in gruppo. Non e’ un caso che il rabbino Moshe Feinstein, noto semplicemente con il nome di Rav Moshe, punto di riferimento degli ortodossi e esperto di Halakha, l’insieme delle normative religiose ebraiche (una specie di codice di diritto), si sia pronunciato in merito, dichiarando che le preghiere di gruppo delle WOW sono permesse solo se “ritenute sincere dagli stessi rabbini (uomini ovviamente) e non influenzate dal femminismo”.

Proprio a pochi metri dal muro del pianto, Anat Hoffman, leader del movimento per la riforma dell’ebraismo in Israele e direttrice delle Donne del Muro, e’ stata arrestata lo scorso12 luglio dalla polizia israeliana, che le ha letteralmente strappato dalle mani i rotoli della Torah, mentre la donna si stava recando all’arco di Robinson. Anat Hoffman era gia’ stata arrestata e interrogata (con tanto di rilevamento delle impronte digitali) nel gennaio del 2010: uno dei tanti atti intimidatori nei suoi confronti. Questa volta la polizia le ha dato 5000 shekel di multa (circa 1300 dollari), imponendole il divieto di recarsi al Kotel per i prossimi 30 giorni. “Non abbiamo fatto nulla di sbagliato – ha dichiarato Anat alla stampa – eravamo nel pieno rispetto di quanto deciso dalla Corte Suprema, io tenevo in mano la Torah ma non stavo leggendo, solo pregando mentre con le altre ci stavamo avvicinando all’arco di Robinson”. Una versione dei fatti contestata dal portavoce della polizia israeliana Micky Rosenfeld. Del resto il ruolo passivo o per meglio dire connivente delle forze di polizia e’ alla luce del sole. Quando vengono aggredite, insultate o infastidite, la polizia non fa un solo passo. A marzo del 2010 un gruppo di haredim tiro’ delle sedie contro le donne, prima ancora che iniziassero le preghiere, un episodio filmato casualmente da una delle partecipanti e che ha fatto il giro del web: nessuno e’ stato perseguito dalla legge.

Prima di Anat Hoffman, nel 2009 anche un’altra donna del gruppo, Nofrat Frenkel, e’ stata arrestata, colpevole di indossare un talled sotto il cappotto.

Le aggressioni al gruppo hanno provocato numerose reazioni di protesta all’interno dei gruppi della disapora ebraica statunitente e il movimento riformista sta valutando anche azioni legali contro il governo israeliano. La conferenza centrale dei rabbini americani ha condannato l’arresto di Anat Hoffman e riaffermato la necessita’ che le donne possano godere di uguale liberta’ di espressione religiosa nel giudaismo. Anche perche’ nonostante i tentativi del partito religioso dello Shas di far varare leggi alla Knesset che equiparassero lo status del muro del pianto a quello di una sinagoga, tale luogo rimane invece un sito nazionale.

Nel documentario che ripercorre la storia delle Donne del Muro, “Praying in Her Own Voice”, Sharon Brous, della comunita’ ebraica di Ikar di Los Agelges (California) dichiara “ho girato tutto il mondo pregando con tefillin e talled, ovunque, e l’unico posto in cui ho avuto paura a mettermi un talled sul capo e’ stato il Kotel”.

Le Donne del Muro sfidano l’intollerenza e la misoginia dell’ultra-ortodossia ebraica, per riaffermare anche che il legame alla tradizione ebraica non puo’ e non deve essere solo maschile, ma al contrario appartiene a chiunque si consideri ebreo o ebrea. “Il ruolo delle donne nella religione si modifica in tutto il mondo, ovunque, tranne che in Israele”, ha dichiarato Anat.

Eroina della riforma sociale, 14 anni trascorsi nel Consiglio municipale di Gerusalemme, Anat combatte da sempre contro il monopolio maschile imposto alle pratiche religiose ma anche contro il monopolio imposto dagli haredim alla vita religiosa, politica e sociale a Gerusalemme e in Israele. Lo stesso monopolio che consente l’esistenza di linee dei bus ultra-ortodossi (finanziate dallo Stato), linee speciali nate oltre 10 anni fa, dove uomini e donne siedono separati.

“Nel 2050 gli haredim saranno il 37% della popolazione – ha dichiarato in una recente intervista alla stampa israeliana- fino a quando l’attuale formula economica che regola la vita degli haredim e li esonera dal lavoro sara’ sostenibile per lo stato di Isreale?” (Nena-News)

1 commento:

Andrea ha detto...

La libertà delle donne del muro ha come limite il diritto della maggioranza dei fedeli a non subire cerimonie fatte con modi provocatori