di Ireo Bono
Da oltre 60 anni lo Stato di Israele, utilizzando lo scudo della Shoah ed assumendo strategicamente il ruolo di vittima ed aggredito, attua una politica di aggressione coloniale con la frammentazione e con l’appropriazione di tante terre palestinesi, al punto da rendere praticamente impossibile la nascita di un vero Stato palestinese e lasciare, con un effetto boomerang, come via di scelta obbligata per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, la soluzione più logica e giusta, ma temuta ed avversata dalla maggior parte degli israeliani : uno Stato unico, democratico, laico, israelo-palestinese. Di ciò si sono accorti, per quanto tardivamente, quegli intellettuali israeliani e quelle personalità della diaspora ebraica che in Europa hanno lanciato l’appello Jcall al governo israeliano per un arresto della colonizzazione, purtroppo inascoltato.
Quasi tutte le guerre tra israeliani ed arabi sono state iniziate da Israele, il ritiro dei coloni da Gaza nel 2005 non ha dato la libertà agli abitanti della Striscia ma ne ha accentuato l’isolamento e l’assedio, la tanto decantata democrazia israeliana è tale solo nei confronti dei cittadini ebrei perché quelli arabi e cristiani non godono degli stessi diritti ed ora il governo Netanyahu rende anche assai difficile l’attività delle associazioni israeliane che difendono i diritti umani in amicizia con il popolo palestinese e si prepara a metterle fuori legge. Il movimento di Hamas è nella lista dei terroristi ma i dodici morti causati in dieci anni dai missili Kassam sono un terrorismo artigianale se paragonato al terrorismo di Stato israeliano , su base industriale e ben più grave, che tra il 27/12/2008 ed il 18/1/2009, anche con l’impiego di armi proibite, ha ucciso circa 1400 persone, causato centinaia di invalidi e distrutto l’economia della Striscia di Gaza per dare una lezione alla popolazione e far cadere il governo di Hamas, eletto dai palestinesi. Il governo israeliano denuncia il rapimento del soldato Gilad Shalit che però è stato catturato con un’azione militare ed è lo Stato israeliano che tenendo prigionieri circa 7500 palestinesi, alcuni dei quali sottoposti a tortura, decide la sorte di Shalit. Per l’attuale governo israeliano perfino l’uccisione calcolata dei nove attivisti umanitari disarmati da parte di un commando israeliano sulla nave turca Mavi Marmara, che ha destato indignazione nel mondo, viene giustificato come un atto di difesa ed i militari partecipanti all’azione sono considerati eroi.
Il fatto è che Israele non vuole rispettare le risoluzioni Onu, non riconosce il diritto al ritorno dei profughi e degli esuli, ha già deciso che Gerusalemme, città indivisibile, è la capitale dello Stato d’Israele, rifiuta il ritorno ai confini del 1967, continua l’assedio di Gaza e la colonizzazione della Cisgiordania con un’occupazione violenta ed oppressiva nei confronti della popolazione, degli agricoltori, degli studenti, dei malati, dei pacifisti che difendono i diritti umani e che si oppongono all’ illegale costruzione del Muro.
Lo Stato d’Israele ha ignorato il piano di pace dell’Arabia Saudita del 2002 che garantiva il riconoscimento di Israele da parte di tutti i paesi arabi in cambio della fine dell’occupazione, rifiuta qualunque trattativa con Hamas nonostante le recenti aperture di Khaled Meshal “Riconoscere lo Stato di Israele ? Apriamo i negoziati e se ne parlerà”. Israele non vuole la pace e pur essendo una potenza nucleare che non rispetta alcun trattato, sta preparando, con la complicità degli Stati Uniti e la sudditanza dell’Europa, una guerra preventiva contro l’Iran, che l’atomica non ce l’ha, con la stessa pretestuosità usata dalle potenze occidentali contro l’Iraq di Saddam Hussein.
Nonostante i disastri provocati dalle guerre dell’imperialismo occidentale dal 1989, sembra quasi inevitabile una nuova guerra contro l’Iran, non perchè questa nazione rappresenti un pericolo reale per Israele e l’Occidente ma in quanto unica potenza che si oppone alla completa egemonia statunitense ed israeliana in un’area importante geopoliticamente e per le risorse energetiche.
Oggi il popolo a rischio di genocidio è quello palestinese ed il pericolo per la pace nel mondo non viene dall’Iran ma da Stati Uniti ed Israele e ciò viene denunciato solo da piccoli giornali di sinistra, mentre i grandi mezzi d’informazione, televisivi e cartacei, e gli opinionisti più noti, tranne qualche rara eccezione, hanno lo stesso atteggiamento di inevitabilità e giustificazione tenuto in occasione della guerra contro la Serbia, l’Afganistan, l’Iraq e le guerre scatenate da Israele contro il Libano nel 2006 e la Striscia di Gaza alla fine del 2008. Tutte guerre giustificate come guerre umanitarie, contro il terrorismo, per la democrazia e che invece hanno determinato distruzione e morte, soprattutto fra i civili, e peggiorato la situazione di interi popoli e dell’economia occidentale.
1 commento:
Che tristezza e che vergogna vedere gentaglia che fa da megafono a ondate di antisemitismo tali da poterle paragonare a quelle che hanno sconvolto l'Europa prima e durante la guerra di Hitler
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