GAZA: MUSTAFA AL GHOUL LIBERO MA “SHAREK” RESTA CHIUSO
Era stato arrestato il 5 dicembre durante il sit-in di protesta contro la chiusura da parte del governo di Hamas dell’associazione «Sharek», espressione della sinistra palestinese e della società civile nella Striscia.
– Dopo un tiremmolla andato avanti per 24 ore e’ tornato questo pomeriggio in liberta’ Mustafa al Ghoul, 25 anni, il leader della protesta contro la chiusura dell’associazione «Sharek Youth Forum», una delle massime espressioni della società civile e della sinistra nella Striscia di Gaza, ordinata lo scorso 30 novembre dai servizi di sicurezza interna del governo del movimento islamico Hamas. Il giovane, in un primo momento scarcerato ieri pomeriggio, era stato nuovamente imprigionato questa mattina con l’accusa di vilipendio della religione. Poi i vertici del governo di Hamas, di fronte al clamore suscitato dalla vicenda, hanno ordinato alla polizia di scarcerare in via definitiva il giovane.
Al Ghoul, che era stato arrestato con un’altra dozzina di persone il 5 dicembre durante un sit-in di protesta a Gaza city (in quell’occasione vennero fermati anche quattro membri della troupe della televisione satellitare al Jazeera, tra i quali la giornalista Nicole Johnstone), si era seccamente rifiutato di firmare la «liberatoria» preparata dagli agenti dei servizi di sicurezza che gli imponeva di non prendere parte alle attivita’ di “Sharek” e di frequentare in pubblico ragazze non appartenenti alla sua famiglia. Mustafa al Ghoul è il fratello di Asma al Ghoul, 28 anni, una blogger divenuta una spina nel fianco del governo di Hamas per i suoi aggiornamenti quotidiani sulla situazione interna di Gaza, oltre che sugli attacchi militari israeliani contro la Striscia.
Ad al Ghoul, ai suoi compagni di protesta e a Munib Shaath, direttore dello «Sharek Youth Forum», non vengono mosse in alcun modo accuse legate ad aspetti di sicurezza. Gli inquirenti di Hamas contestano ai «sospetti» di avere comportamenti non conformi alle tradizioni e ai principi della religione. Tra i «reati» più gravi c’è quello di «incontri promiscui», ossia ragazzi e ragazze insieme, durante le attività di «Sharek» o in locali pubblici di Gaza. Mohammed Shaath, uno dei giovani arrestati e rilasciati, riferisce a Nena News che Hamas denuncia anche la scoperta nella memoria dei personal computer degli arrestati di «materiale pornografico». «Non so se queste affermazioni corrispondano al vero ma nessuno ha il diritto di sindacare scelte individuali e di violare la privacy», dice Shaath, sottolineando che, in ogni caso, tutto ciò che non riguarda «Sharek» che svolge attività sociali rivolte ai più giovani in una realtà difficile, di guerra e di isolamento della Striscia di Gaza sotto un rigido blocco israeliano ed egiziano.
Ebaa, una studentessa universitaria, racconta a sua volta di attività di pedinamento da parte di agenti della “fadilah” un reparto della polizia di Gaza che di fatto agisce come la “muttawa”, la polizia della “moralità” operante in Arabia saudita, di giovani «rei» di non comportarsi secondo «i principi islamici» e di raid della polizia nei locali pubblici e nei caffè di Gaza city per impedire a ragazzi e ragazze, non legati da vincoli di parentela, di sedere allo stesso tavolo. «Vengono prese di mira anche le poche ragazze musulmane che scelgono di non portare il velo islamico», aggiunge Ebaa. La studentessa allo stesso tempo afferma che i giovani di Gaza, non legati ad Hamas e conosciuti come simpatizzanti di Fatah, il Fronte popolare e di altre formazioni politiche laiche, pagano in una certa misura il conto delle gravi attività repressive svolte in Cisgiordania dal governo dell’Anp di Abu Mazen contro gli attivisti di Hamas.
La società civile di Gaza ora teme nuovi attacchi contro associazioni e centri considerati «non allineati». Nelle scorse settimane è stato chiuso «Shababik», un centro culturale anch’esso rivolto ai più giovani. Sulla lista dei servizi di sicurezza potrebbe esserci ora anche l’associazione “Tamer”. Nena News
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