Friday, 02 September 2011 09:15 Marta Fortunato per l'Alternative Information Center
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Diritto all'educazione in pericolo per i bambini della comunità beduina di Khan al-Ahmar, nella periferia di Gerusalemme: la loro scuola, costruita con copertoni e fango, rischia di essere demolita dalle autorità israeliane.
I coloni degli insediamenti che sorgono su terre rubate alla comunità si sono rivolti alla Corte per chiedere all'IDF e all'Amministrazione Civile l'attuazione di un ordine di demolizione della scuola promulgato nel 2009.
Una decisione che metterebbe in pericolo l'intera comunità beduina, che da anni lotta contro la politica israeliana di occupazione ed espropriazione della terra. Inizialmente costretti a lasciare il Negev nel 1948, i beduini di Khan al-Ahmar si sono stabiliti nell'area tra Gerusalemme e Ramallah. Tuttavia, dopo il 1967, le comunità beduine non sono state incluse nei master plan di Israele e pertanto non sono state create delle procedure amministrative attraverso le quali potevano ottenere dei permessi di costruzione di case ed edifici pubblici.
Di conseguenza ogni costruzione fatta dalle comunità è considerata illegale per Israele e soggetta ad ordini di demolizione. Molti edifici sono già stati abbattuti e attualmente 250 strutture hanno ricevuto l'ordine di demolizione dall'amministrazione civile israeliana. La sopravvivenza dei beduini nell'area di Ramallah, circa 2300 persone, è a rischio: le terre appartenenti a queste comunità sono state in parte confiscate per l'espansione della colonie di Ma'ale Adummim e di Kfar Adummim e per la costruzione del muro di separazione. Il progetto israeliano è quello di annettere l'intera area ad Israele e ciò renderebbe di fatto inattuabile uno stato palestinese e dividerebbe la Cisgiordania in due grandi aree.
Per questo le comunità beduine sono considerate scomode e sono viste come un ostacolo ai progetti israeliani di espansione delle colonie e di annessione della terra. La politica che Israele utilizza è quella del quiet transfer – del trasferimento silenzioso: attraverso la confisca della terra e la demolizione di case e di edifici pubblici la vita dei beduini sta diventando impossibile ed essi saranno costretti a spostarsi. Ad Khan al-Ahmar questa politica è palese: se la scuola venisse demolita i bambini della comunità non potranno più accedere all'educazione primaria e il loro futuro sarà in pericolo.
Tuttavia questa tecnica fa parte di un piano israeliano più ampio e diffuso: secondo l'ultimo rapporto dell’OCHA (l'Ufficio dell'ONU per il coordinamento degli affari umanitari), basato sulla visita di tredici comunità palestinesi in Area C, nel 2011 c'è stato un incremento preoccupante nel numero delle demolizioni delle abitazioni in Area C, circa il 60% della Cisgiordania: nei primi sei mesi del 2011 l’esercito dello israeliano ha raso al suolo 342 abitazioni di proprietà palestinese, obbligando 656 persone, di cui più della metà bambini, ad abbandonare le proprie case. Un dato record, cinque volte più alto di quello raggiunto nei primi sei mesi del 2010.
“Il reale obiettivo che sta dietro le politiche israeliane in Area C non è chiaro – ha detto il coordinatore dell’OCHA, Maxwell Gaylard – ma l’effetto è concreto: rendere impossibile lo sviluppo delle comunità palestinesi. Stanno compiendo un make-up etnico dell’Area C”.
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