Prosegue l’attacco militare: uccisi oggi due minori. Il Cairo media, ma il cessate il fuoco è lontano. Netanyahu: “Continueremo il tempo necessario”. Abbas chiede intervento Lega Araba e ONU. L’OLP accusa Israele: l’obiettivo è sabotare riconciliazione Hamas-Fatah.
EMMA MANCINI
Beit Sahour (Cisgiordania), 12 marzo 2012, Nena News – Continuano a piovere bombe sulla Striscia di Gaza, la furia militare israeliana si intensifica. Al quarto giorno consecutivo di bombardamenti aerei il numero dei morti sale a ventidue, mentre l’Egitto tenta di fare da mediatore con Tel Aviv per fermare un’escalation di violenza non giustificabile. Ma il cessate il fuoco non sembra essere nei piani del governo israeliano: il ministro Barak e il premier Netanyahu intendono proseguire nel massacro, “che durerà il tempo necessario”.
Stamattina a rimanere uccisi sotto il fuoco israeliano due giovani palestinesi: un ragazzo di 15 anni, Tamer Azzam, è stato ucciso da un drone mentre si recava a scuola a Sudanya. Cinque suoi compagni sono rimasti feriti nell’attacco. A Beit Lahiya, Nord di Gaza, il diciassettenne Nayif Shaaban Qarmout è stato centrato dall’aviazione israeliana. A Sud della Striscia uccisi anche due militanti della Jihad Islamica: a Khan Younis un aereo israeliano ha colpito l’automobile in cui viaggiava Raafat Abu Eid, 24 anni, mentre Hamadah Salman Abu Mutlaq, 24 anni, è stato ucciso vicino ad una moschea. Nei due attacchi feriti sei palestinesi.
Secondo quanto riportato dalla cooperante italiana a Gaza, Rosa Schiano, e da siti di informazione israeliani sarebbero morti due membri della famiglia Fakhoura, il padre e una figlia, a Beit Lahiya.
Il portavoce dei servizi sanitari di Gaza, Adham Abu Salmiya, ha fatto sapere che nei bombardamenti israeliani di questa mattina sono state centrate due abitazioni a Nord di Gaza: feriti 33 civili, per lo più donne e bambini. E se Israele afferma che l’aviazione sta prendendo di mira soltanto le basi militari dei gruppi armati palestinesi e i depositi di armi, pare difficile crederci: tra i morti numerosi civili, tra cui un bambino di soli 12 anni, Ayoub al Saliah, e un 60enne guardiano di campi, Adel al Asi.
I gruppi militanti di Gaza stanno rispondendo all’attacco militare di Israele: anche oggi numerosi i missili lanciati dalle Brigate Al-Quds (ala militare della Jihad Islamica), dalle Brigate Nasser Saladin (PRC) e dalle Brigate Abu Ali Mustafa (PFLP) contro le città israeliane a Sud: Ashkelon, Sderot, Beeri e Netivot i target, mentre le scuole israeliane restano chiuse. Negli ultimi tre giorni sarebbero circa 180 i razzi lanciati da Gaza verso Israele, molti dei quali abbattuti dal nuovo sistema difensivo “Iron Dome”.
Le autorità palestinesi intanto cercano una via d’uscita a livello internazionale e regionale. Ieri il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha chiamato il Segretario Generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, per porre fine ai bombardamenti che ancora una volta mettono in ginocchio una striscia di terra sotto assedio.
Abbas ha prospettato l’idea di rivolgersi direttamente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Israele è responsabile “del pericoloso deterioramento dei rapporti con il popolo palestinese: omicidi, incursioni e distruzione di infrastrutture”. Un’escalation di violenza intollerabile che molti osservatori imputano alla volontà israeliana di spezzare definitivamente il già debole processo di riconciliazione interno tra Fatah ed Hamas. Come spiegato ieri dall’ufficiale dell’OLP, Hanan Ashrawi, l’assassinio del capo dei Comitati di Resistenza Popolare è “una deliberata interferenza negli affari interni palestinesi nell’obiettivo di sabotare la riconciliazione nazionale”.
E mentre Fatah opta per la comunità internazionale (l’inviato dell’OLP alle Nazioni Unite ha inviato una lettera ufficiale al Segretario Generale Ban ki-Moon), Hamas punta sull’Egitto, da sempre mediatore tra Israele e il movimento islamista al potere nella Striscia. Il premier di Gaza Ismail Haniyeh ha apertamente chiesto al Cairo di intervenire per porre fine alle violenze contro la popolazione palestinese, aggiungendo che tutte le fazioni politiche di stanza a Gaza si sono mostrate propense all’intervento egiziano.
Lo stesso ambasciatore egiziano presso l’Autorità Palestinese, Yasser Othman, ha fatto sapere che il suo Paese è in contatto con entrambe le parti per giungere il prima possibile ad un cessate il fuoco duraturo. Un attacco “ingiustificabile”, secondo Othman: bombardare per giorni la Striscia con l’obiettivo di uccidere il presunto responsabile degli attentati di agosto a Eilat (ucciso venerdì, ndr) è una presa in giro. “Il Sinai è sotto il pieno controllo israeliano – ha detto l’ambasciatore egiziano – Questo è solo un tentativo di Israele di dare una giustificazione all’ennesime offensiva contro Gaza”.
Per oggi previsto anche l’incontro del Quartetto per il Medio Oriente (Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione Europea e Russia) per discutere dell’andamento del processo di pace tra israeliani e palestinesi, alla luce della Primavera Araba.
Presenti il segretario di Stato americano Hillary Clinton, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, il Segretario Generale ONU Ban Ki-Moon, mentre Catherine Ashton, rappresentante UE per gli Affari esteri, era collegata in video conferenza. Il Quartetto avrebbe discusso delle vie per far tornare palestinesi e israeliani al tavolo dei negoziati, in vista della creazione dello Stato di Palestina. Mentre su Gaza continuano a piovere bombe.
Eppure una tregua a breve non appare nei piani del governo di Tel Aviv. Ieri il premier Netanyahu ha affermato che la campagna militare contro Gaza proseguirà “il tempo necessario”. Mentre il compagno Barak, ministro della Difesa, ha ipotizzato che i bombardamenti contro la Striscia potrebbero proseguire per almeno altri due giorni. “Un’operazione sul terreno non è in questo momento desiderabile”, avrebbe detto Barak, seppure non ci sia unanimità di vedute nella compagine dei ministri israeliani. Nena News
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