FRONTIERE
Israele esternalizza il controllo
delle persone dirette in Palestina
Sette attivisti sono bloccati all'aeroporto di Roma Fiumicino diretti a Tel Aviv nell'anniversario della morte di Vittorio Arrigoni. Bloccati a terra in base a una legge di Israele del '52. Lettera ironica di Israele a chi arriva: "Occupatevi di Siria e Gaza"
Cinzia Gubbini
15.04.2012
Patrizia Cecconi, presidente degli Amici della Mezzaluna Rossa, è choccata: "Questo non è mai accaduto, non ci possono bloccare in Italia, è una gravissima lesione dei nostri diritti di cittadini". E si infuria: "Come è possibile che qui, all'aeroporto di Roma, nessuno si prenda la responsabilità di quello che sta accadendo?".
Le hanno messo in mano un foglio di "diniego di imbarco" che è firmato da un funzionario "ma la firma sembra prestampata" con cui è impossibile comunicare ("ci proviamo da ore"), ma riporta - testuali parole - il motivo del mancato imbarco sull'aereo che doveva portare Cecconi e altri sei attivisti a Tel Aviv: "direttiva dell'Autorità per l'Immigrazione e la Frontiera dello Stato di Israele, diniego di ingresso secondo la legge del 1952 che disciplina l'ingresso nello Stato di Israele". "Abbiamo avuto solo la solidarietà umana degli impiegati - continua Cecconi, che avrebbe dovuto imbarcarsi sul volo Alitalia delle 9,20 - ma questo foglio non è firmato da nessuno, voglio sapere come è possibile che sia rimasta a terra".
Cecconi partiva nel giorno della "Flytilla", il nuovo modo individuato dagli attivisti per arrivare in Palestina, come la "Flottilla" navale che contò dei morti per l'assedio israeliano nel 2010 e che proprio non riuscì a partire dalle coste greche nel 2011 con le stesse motivazioni che hanno bloccato oggi gli attivisti italiani a Roma. In pratica, se ne deduce, lo Stato italiano accetta di gestire il controllo della frontiera di Israele. Un caso piuttosto strano pur nei più cordiali rapporti diplomatici. Sono frequentissimi i controlli (e i respingimenti) all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, l'unico modo - tanto per ricordarlo - per raggiungere i territori palestinesi. Visto che la Palestina non ha un aeroporto, e neanche lo potrebbe avere, non essendo riconosciuta come Stato. Dunque: fino a che punto Israele può decidere chi va e chi non va in Palestina? E soprattutto, dove? E, inoltre, se Israele ha qualche problema con gli Amici della Mezzaluna Rossa, che c'entra l'Italia?
Nonostante questa evidente lesione dei diritti individuali delle persone che oggi dovevano partire, lo Stato di israele fa anche lo spiritoso. Infatti, a chi è riuscito ad atterrare all'aeroporto di Ben Gurion, viene consegnata una lettera in cui si dice "Caro attivista" perché non protesti "contro le stragi quotidiane perpetrate dal regime siriano nei confronti del suo stesso popolo... o contro la repressione violenta messa in atto dal regime iraniano verso i suoi oppositori... o contro il regime di Hamas a Gaza che si macchia due volte di crimini di guerra quando spara contro civili (israeliani) facendosi scudo di altri civili (palestinesi)". Israele invece, dice la lettera "è l'unica democrazia del Medio-Oriente, dove le donne beneficiano di eguali diritti, dove la stampa è libera di criticare il governo, dove le organizzazioni umanitarie sono libere di agire, dove viene garantita libertà di culto e dove le minoranze non vivono nella paura".
Oggi, anche dalla Turchia e da altri scali europei erano in partenza centinaia di persone. Ma ciascuna è diretta in Israele per partecipare a un progetto particolare: Patrizia Cecconi, per esempio, si stava dirigendo a Tel Aviv per poi raggiungere Betlemme dove avrebbe dvouto aiutare la ong franco-palestinese "Education enfance jeunesse" per la costruzione di un plesso scolastico: "Partivamo proprio oggi, anniversario della morte di Vittorio Arrigoni, perché portiamo avanti il suo testimone del "restiamo umani". E per noi restare umani significa anche garantire l'educazione ai bambini e ai ragazzi palestinesi. Cosa che non sta a cuore a Isarele, anzi lo impedisce. Ma questo lo sapevamo già".
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