giovedì 4 ottobre 2012
ESTELLE A OSTIA
NON ABBIAMO POTUTO INCONTRARE L'EQUIPAGGIO DELLA NAVE ESTELLE A OSTIA MA ABBIAMO INCONTRATO IL COMANDANTE DROR FLEIER E AL TEATRO DI OSTIA LIDO OCCUPATO C'È STATO UN INCONTRO CON DROR FLEIER, ASCANIO CELESTINI, VAURO E LA SOTTOSCRITTA E NATURALMENTE I MOLTI COMPAGNI CHE HANNO AFFOLLATO IL TEATRO.
Ancora una volta la società civile agisce al posto dei governi, delle
istituzioni, dell'ONU, della UE, tutti sordi ai diritti umani dei palestinesi e
indifferenti alle leggi internazionali. Ancora una nave che parte per rompere
il blocco di Gaza che dura ormai da troppo tempo. Salutiamo la Estelle e il suo
coraggioso equipaggio che parte pur sapendo che probabilmente non riuscirà ad
arrivare a Gaza e come le altre navi sarà intercettata dagli israeliani prima
di giungere a destinazione. Ma la nostra protesta la nostra indignazione la
nostra sete di giustizia non si può fermare e Gaza non può rimanere sola. La
Estelle partita dalla Svezia ha già toccato i porti di Norvegia, Spagna e
Francia, si è fermata alla Spezia e nei prossimi giorni sarò a Napoli, il suo
viaggio ha anche l'obiettivo di denunciare il feroce regime di occupazione
militare israeliano, di rompere il silenzio che avvolge assordante una
popolazione ingabbiata assediata, colpita in tutti i modi possibili nella
propria dignità, libertà e diritto di vivere. Di sensibilizzare istituzioni,
organismi economici e società civile perchè si attivino per fermare Israele.
Il potere sionista è molto forte anche nel nostro paese dove si continua a
stipulare con Israele ogni tipo di accordo commerciale e militare, non è valsa
nemmeno l'immane strage di Piombo fuso a far riflettere governanti e
istituzioni e ultimamente l'Italia ha offerto ad Israele altre potenti armi per
uccidere meglio gli occupati palestinesi.
Credo che tutti noi qui presenti conosciamo le condizioni invivibili di Gaza
dovute non a disastri naturali ma a una crudele occupazione e a un blocco che
proditoriamente uccide giorno per giorno, con veleni lasciati nel terreno, con
la distruzione di case e infrastrutture civili, ospedali e scuole, con
l'avvelenamento della falda acquifera, con l'impossibilità di pescare e di
coltivare i campi, con l'assassinio dell'economia di Gaza, tramite il divieto
di esportazione, la costrizione a usare i pericolosi tunnel per le necessità, e
con la conseguente povertà diffusa che costringe la maggior parte dei gazawi ad
essere dipendenti dagli aiuti esterni, con l'impossibilità di riparare i
guasti, il blocco impedisce di ricostruire case, ospedali e impianti di
depurazione delle acque distrutte da Piombo fuso, con le continue incursioni
con il sangue di bambini e innocenti civili che scorre ogni giorno. Il blocco
impedisce alle famiglie che hanno congiunti in Cisgiordania di potersi
incontrare e ai giovani di uscire per andare a frequentare le università
cisgiordane. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha verificato che nel
2020 la vita a Gaza sarà impossibile.
Contadini e pescatori vengono uccisi continuamente, come sapete i pescatori
non possono andare con le loro barche
oltre le tre miglia dalla costa, ma spesso queste barche vengono bombardate
molto prima delle tre miglia e bene lo sa la barcA Oliva fortemente voluta da
Vittorio Arrigoni, che monitora i pescherecci ed è stata più volte oggetto di
aggressioni da parte dei militari israeliani, pochi giorni fa però alcuni
pescatori sono stati colpiti addirittura mentre erano sulla spiaggia e in piedi
lanciavano piccole reti con le braccia. I soldati hanno fatto irruzione via
terra sparando verso i pescatori, due fratelli, due ragazzi, sono stati feriti
da proiettili ad espansione, i cosiddetti dum dum proibiti dalle leggi
internazionali ed uno di essi è morto per le conseguenze delle ferite. Tutto
questo lo sappiamo dai report di Rosa Schiano che da Gaza ci aggiorna
continuamente dandoci notizie che spezzano il cuore.
Ma Gaza ha anche delle risorse naturali. Il gas, che non aiuterà certamente i
gazawi, ma sarà sottratta in quanto si prepara una nuova rapina delle risorse
palestinesi ad opera di Israele che vuole trovare risorse energetiche nuove ed
economiche se non a costo zero. Tony Bler l'inviato per il quartetto in Medio
oriente propone la collaborazione tra AP e Israele in campo energetico per
sfruttare i 28 metri cubi di gas naturale lungo le coste della Striscia. Il
giornale israeliano Maariv ha pubblicato il rapporto del ministro degli esteri
israeliano che precede il meeting a NewYork tra i finanziatori dell'AP.
L'intesa fortemente voluta da Bler è molto piaciuta a Israele, secondo il
ministro degli esteri israeliano lo sviluppo del gas naturale a Gaza creerà
introiti che contribuiranno alla sostenibilità fiscale palestinese. Questa
apparente pelosa e ipocrita bontà di Israele dimentica che ogni shekel pagato
dalla popolazione palestinese alle casse dell'AP passa prima per Israele che
decide se e quando trasferire i soldi dovuti all'AP. Inoltre la crisi economica
palestinese è dovuta in gran parte al protocollo di Parigi che fu firmato per
un periodo transitorio di 5 anni, ma ancora sussiste e con il quale Israele ha
fatto in modo che l'economia palestinese dipendesse dalla propria attraverso il
controllo unilaterale dei confini delle importazioni e esportazioni. D'altra
parte dal 67 con la colonizzazione della Cisgiordania e di ogni sua risorsa
naturale, acqua, terreni fertili, elettricità e quant'altro nelle mani delle
autorità israeliane i palestinesi sono stati privati delle loro tradizionali
fonti di sostentamento.
Ormai non si tratta nemmeno più di un 'occupazione, della Cisgiordania, ma di
vera e propria silente annessione con l'enorme e continua espansione di
colonie, con la continua demolizione di case e villaggi, con la vita quotidiana
dei palestinesi che diventa semplicemente invivibile. Quando si fa di tutto
perchè un popolo perda tutto, libertà, dignità, cultura, storia, possibilità di
sopravvivenza, questo significa che lo si vuole annientare o in alternativa
cacciare dalla propria terra. Già la metà della popolazione palestinese vive la
condizione dei profughi. I sionisti che hanno fondato Israele hanno avuto
questo obiettivo fin dALL'INIZIO, anche la divisione tra Gaza e la Cisgiordania
risponde a questo disegno. Nel 2005 qualcuno voleva dare il nobel per la pace a
Sharon per aver spostato le colonie da Gaza in Cisgiordania, espandendole.
Gaza non è mai stata libera, neppure un giorno anche senza colonie. Gli
israeliani, mentre controllavano tutto, frontiere, mare e cielo hanno avuto
anche la libertà di bombardare meglio, forse Piombo fuso non sarebbe stato
possibile con le colonie. E la punizione collettiva del blocco per non aver
approvato le scelte elettorali dei gazawi non è ancora finita, Gaza è ancora un
piccolo inferno isolato dal mondo. I palestinesi però non ci stanno
all'annientamento, da oltre 60 anni resistono con ogni mezzo possibile, già
continuare a vivere in Palestina è una resistenza, le proteste dei villaggi
contro il muro,LO SCIOPERO DELLA FAME DEI PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI, il Freedom Theatre ancora colpito con la detenzione del
direttore e vicedirettore,ma che continua a esistere, i festival della cultura
e del cinema, l'apertura continua di scuole, centri culturali, associazioni e
movimenti di donne e di giovani ci rammentano che il popolo palestinese esiste,
e vuole vivere e non sopravvivere. Il mondo chiude gli occhi e si gira
dall'altra parte di fronte a tanta inaccettabile e palese crudeltà e
ingiustizia, ignora le 74 risoluzioni dell'ONU disattese da Israele, ignora
l'occupazione di Gerusalemme che Israele vuole come propria capitale in barba a
tutti, ignora la situazione di Hebron e la silenziosa annessione della
Cisgiordania e continua a perseguire i propri interessi e ad intrecciare
rapporti militari e commerciali sempre più stretti con Israele permettendogli
anche di espandere la sua nefasta propaganda. Noi però non ci arrendiamo e
continuiamo a stare al loro fianco e combattere questa lotta comune che ci
riguarda da vicino perchè è anche la nostra lotta per la libertà, la dignità,
la giustizia.
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