domenica 18 novembre 2012
Gaza : Il j'accuse di Chomsky alla stampa.
Noam Chomsky e altri esponenti del mondo culturale scrivono un appello ai media mainstream: "Nous accusons. La stampa non informa sulle atrocità di Gaza". E si rivolgono ai giornalisti: "Rifiutate di essere strumento di questa politica".
di Noam Chomsky e altri - traduzione a cura di Elena Bellini*
13 novembre 2012
Mentre i Paesi in Europa e Nord America commemoravano, l’11 novembre scorso, le vittime di guerre passate e presenti, Israele stava bombardando i civili.
Il 12 novembre, svegliandosi pronti per una nuova settimana, i lettori a colazione sono stati inondati da racconti strazianti sui militari vittime di guerre passate e presenti.
Non c’era però nessun accenno, o ce n’erano di molto brevi, al fatto che la maggior parte delle vittime delle guerre di oggi sono civili.
Era veramente difficile trovare, la mattina del 12 novembre, anche una qualsiasi menzione agli attacchi su Gaza che sono andati avanti per tutto il weekend.
Una rapida occhiata lo conferma per Canada's CBC, Globe and Mail, Montreal's Gazette e Toronto Star. Stessa cosa per Equally, per il New York Times e per la BBC.
Secondo il rapporto di PCHR – Palestinian Center for Human Rights, domenica 11 novembre, 5 civili palestinesi, inclusi tre bambini, sono stati uccisi nella Striscia di Gaza nelle precedenti 72 ore, oltre a due membri del personale di sicurezza palestinese. Quattro delle vittime sono morte in seguito all’attacco dell’artiglieria israeliana su un campetto di calcio. Inoltre, 52 civili sono stati feriti, dei quali sei erano donne e 12 erano bambini.
Da quando abbiamo iniziato a scrivere, il numero delle vittime palestinesi è aumentato, e continua ad aumentare.
Articoli che non riportano della maggior parte delle uccisioni e si concentrano prevalentemente sull’uccisione del personale di sicurezza palestinese. Per esempio, un articolo di Associated Press, pubblicato su CBS – notizie dal mondo del 13 novembre, intitolato “Israele ipotizza di riprendere gli omicidi mirati di militanti di Gaza”, non dice assolutamente niente dei civili morti o feriti. Rappresenta le uccisioni come “assassini mirati”.
Il fatto che le vittime siano state prevalentemente civili indica che Israele non è tanto impegnata in “assassinii mirati”, quanto in assassini “collettivi”, visto che, ancora una volta, sta commettendo il crimine di punizione collettiva.
Un’altra notizia di Associated Press su CB news del 12 novembre riporta: “Il lancio di razzi da Gaza aumenta la pressione sul governo di Israele”. Allega una foto di una donna israeliana che guarda un buco sul soffitto di casa. Di nuovo, nessuna immagine, nessun accenno alle numerose vittime sanguinanti o ai cadaveri a Gaza.
Sempre sulla stessa linea, un titolo della BBC del 12 novembre recita: “Israele colpito da un nuovo lancio di razzi da Gaza”. Tendenze simili possono essere mostrate anche sui media mainstream europei.
Quanto viene riportato si focalizza principalmente sui razzi che sono stati lanciati da Gaza, nessuno dei quali ha causato vittime. Ciò che non emerge sono i bombardamenti su Gaza, che in molti casi hanno causato effetti gravi e fatali.
Non ci vuole un esperto in scienza della comunicazione per capire che ciò che abbiamo di fronte è, nella migliore delle ipotesi, un modo scadente e distorto di riportare i fatti, nella peggiore invece una volontaria e disonesta manipolazione dei lettori.
Inoltre, articoli che non fanno menzione delle vittime palestinesi a Gaza riferiscono abbondantemente che le operazioni israeliane vengono condotte in risposta ai razzi da Gaza e al ferimento di soldati israeliani. Comunque, la cronologia degli eventi (che hanno portato, n.d.t.) all’attacco è iniziata il 5 novembre, quando un uomo di 20 anni, innocente e apparentemente disabile mentale, Ahmad al-Nabaheen, è stato ucciso dai proiettili mentre cercava di avvicinarsi al confine. I medici hanno dovuto aspettare sei ore per avere il permesso di recuperarlo e sospettano che potrebbe essere morto a causa del ritardo nei soccorsi.
Poi, l’8 novembre, un ragazzino di 13 anni che stava giocando a pallone davanti alla sua casa è stato ucciso dai proiettili dello IOF, che era entrato nel territorio di Gaza con carri armati ed elicotteri. Il ferimento di quattro soldati israeliani al confine il 10 novembre era quindi già un anello della catena di eventi in cui sono stati uccisi dei civili di Gaza, e non il fattore scatenante.
Noi sottoscritti siamo da poco rientrati da una visita nella Striscia di Gaza. Alcuni di noi, adesso, hanno contatti tramite social media con palestinesi che vivono a Gaza. Per due notti di fila i palestinesi di Gaza sono stati impossibilitati a dormire a causa della continua presenza di droni, F16 e bombardamenti indiscriminati di vari obiettivi nella Striscia di Gaza così densamente popolata.
Lo scopo di tutto ciò è chiaramente quello di terrorizzare la popolazione, riuscendoci, così come abbiamo potuto accertare dai rapporti dei nostri amici.
Se non fosse per i post su Facebook, non sapremmo nulla del livello di terrore patito ogni giorno dai civili palestinesi di Gaza. Questo contrasta in modo netto con la consapevolezza mondiale sui cittadini israeliani terrorizzati e sconvolti.
Un estratto di un report inviato da un medico canadese che si trovava a Gaza e ha aiutato al pronto soccorso dell’ospedale Shifa durante la settimana dice: “I feriti erano tutti civili con molteplici ferite da proiettile: ferite al cervello, al collo, emopneumotorace, blocco cardiaco, rottura della milza, perforazioni intestinali, fratture di arti, amputazioni traumatiche. Tutto questo senza monitor, pochi stetoscopi, una macchina per gli ultrasuoni… Molte persone con ferite serie ma non in pericolo di vita sono state mandate a casa per essere riconvocate la mattina dopo, a causa del picco di vittime. Le ferite da proiettile erano preoccupanti. Piccole ferite con pesanti lesioni interne. C’era pochissima morfina per l’anestesia”.
A quanto pare, scene del genere non fanno notizia per il New York Times, la CBC, o la BBC.
Pregiudizio e malafede rispetto all’oppressione dei palestinesi non sono una novità nei media occidentali e sono state ampiamente documentate.
Nonostante ciò, Israele continua nei suoi crimini contro l’umanità con il tacito consenso e il pieno supporto finanziario, militare e morale dei nostri governi: Stati Uniti, Canada, Unione Europea.
Netanyahu attualmente sta coltivando il supporto diplomatico occidentale per altre operazioni su Gaza, il che ci fa temere che un’altra Piombo Fuso possa essere all’orizzonte. Infatti, gli ultimi fatti ci confermano che un’escalation è già cominciata, visto che il conto dei morti di oggi sale.
La mancanza di pubblica indignazione verso questi crimini è una diretta conseguenza del modo sistematico in cui i fatti sono negati e/o del modo sbilanciato in cui vengono dipinti.
Vorremmo esprimere la nostra indignazione per la riprovevole modalità di copertura di questi atti da parte dei media mainstream.
Facciamo appello ai giornalisti che, nel mondo, lavorano per le grandi testate mediatiche affinché rifiutino di essere strumenti di questa sistematica politica di dissimulazione. Facciamo appello a cittadini perché si informino attraverso media indipendenti, e perché diano voce alla loro coscienza attraverso qualsiasi mezzo per loro possibile.
Hagit Borer, U.K; Antoine Bustros, Canada; Noam Chomsky, Usa; David Heap, Canada; Stephanie Kelly, Canada; Máire Noonan, Canada; Philippe Prévost, France; Verena Stresing, France; Laurie Tuller, France
*Qui la versione originale della lettera. La traduzione di Elena Bellini è stata realizzata per la pagina Facebook We are all on the Freedom Flotilla 2 - News.
16 novembre 2012
Speciale Gaza/ Il j'accuse di Chomsky alla stampa
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