giovedì 1 novembre 2012
Il silenzio è d'oro
MANLIO DINUCCI
*ilmanifesto.it*
Si dice che il silenzio è d’oro. Lo è indubbiamente, ma non solo nel senso
del proverbio. È prezioso soprattutto come strumento di manipolazione
dell’opinione pubblica: se sui giornali, nei Tg e nei talk show non si
parla di un atto di guerra, esso non esiste nella mente di chi è stato
convinto che esista solo ciò di cui parlano i media.
Ad esempio, quanti sanno che una settimana fa è stata bombardata la
capitale del Sudan Khartum? L’attacco è stato effettuato da
cacciabombardieri, che hanno colpito di notte una fabbrica di munizioni.
Quella che, secondo Tel Aviv, rifornirebbe i palestinesi di Gaza.
Solo Israele possiede nella regione aerei capaci di colpire a 1900 km di
distanza, di sfuggire ai radar e provocare il blackout delle
telecomunicazioni, capaci di lanciare missili e bombe a guida di precisione
da decine di km dall’obiettivo. Foto satellitari mostrano, in un raggio di
700 metri dall’epicentro, sei enormi crateri aperti da potentissime testate
esplosive, che hanno provocato morti e feriti. Il governo israeliano
mantiene il silenzio ufficiale, limitandosi a ribadire che il Sudan è «un
pericoloso stato terrorista, sostenuto dall’Iran». Parlano invece gli
analisti di strategia, che danno per scontata la matrice dell’attacco,
sottolineando che potrebbe essere una prova di quello agli impianti
nucleari iraniani. La richiesta sudanese che l’Onu condanni l’attacco
israeliano e la dichiarazione del Parlamento arabo, che accusa Israele di
violazione della sovranità sudanese e del diritto internazionale, sono
state ignorate dai grandi media. Il bombardamento israeliano di Khartum è
così sparito sotto la cappa del silenzio mediatico.
Come la strage di Bani Walid, la città libica attaccata dalle milizie
«governative» di Misurata. Video e foto, diffusi via Internet, mostrano
impressionanti immagini della strage di civili, bambini compresi. In una
drammatica testimonianza video dall’ospedale di Bani Walid sotto assedio,
il Dr. Meleshe Shandoly parla dei sintomi che presentano i feriti, tipici
degli effetti del fosforo bianco e dei gas asfissianti. Subito dopo è
giunta notizia che il medico è stato sgozzato. Vi sono però altre
testimonianze, come quella dell’avvocato Afaf Yusef, che molti sono morti
senza essere colpiti da proiettili o esplosioni.
Corpi intatti, come mummificati, simili a quelli di Falluja, la città
irachena attaccata nel 2004 dalle forze Usa con proiettili al fosforo
bianco e nuove armi all’uranio. Altri testimoni riferiscono di una nave con
armi e munizioni, giunta a Misurata poco prima dell’attacco a Bani Walid.
Altri ancora parlano di bombardamenti aerei, di assassinii e stupri, di
case demolite con i bulldozer. Ma anche le loro voci sono state soffocate
sotto la cappa del silenzio mediatico.
Così la notizia che gli Stati uniti, durante l’assedio a Bani Walid, hanno
bloccato al Consiglio di sicurezza dell’Onu la proposta russa di risolvere
il conflitto con mezzi pacifici. Notizie che non arrivano, e sempre meno
arriveranno, nelle nostre case. La rete satellitare globale Intelsat, il
cui quartier generale è a Washington, ha appena bloccato le trasmissioni
iraniane in Europa, e lo stesso ha fatto la rete satellitare europea
Eutelsat.
Nell’epoca dell’«informazione globale», dobbiamo ascoltare solo la Voce del
Padrone.
Manlio Dinucci
Fonte;: www.ilmanifesto.it
30.10.2012 ****
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