domenica 16 giugno 2013
Piano Prawer, beduini in marcia contro Israele
Piano Prawer, beduini in marcia contro Israele
Cittadini israeliani ma da sempre discriminati da Tel Aviv, i beduini palestinesi rischiano il trasferimento forzato e la perdita delle terre e del loro stile di vita.
di Emma Mancini
Betlemme, 14 giugno 2013, Nena News - I beduini palestinesi del Negev continuano la loro battaglia contro lo Stato di Israele. Ieri in migliaia sono scesi in strada e hanno marciato verso il Comune di Beer Sheva per protestare contro il cosiddetto Piano Prawer, progetto di trasferimento forzato e urbanizzazione di circa 40mila beduini del deserto del Negev.
Un progetto a cui le autorità israeliane lavorano da tempo e che ha come obiettivo ultimo la distruzione di 45 villaggi beduini non riconosciuti dallo Stato e il trasferimento della popolazione residente in "township", città costruire ad hoc dal governo.
Da tempo i 70mila beduini del Negev, cittadini israeliani, hanno messo in piedi una serie di azioni legali sostenuti da organizzazioni israeliane per i diritti umani, al fine di evitare quella che ritengono un'espulsione forzata. E ieri sono scesi in strada: circa 4mila beduini hanno camminato verso la sede del Comune di Beer Sheva sventolando bandiere palestinesi e cantando slogan. Intanto i bambini restavano a casa e partecipavano alla protesta non presentandosi a scuola.
Awad Abdel Fattah, membro del Comitato di Monitoraggio Arabo, ha annunciato che la battaglia proseguirà nei prossimi dieci giorni, in attesa della decisione finale del parlamento prevista per il 24 giugno. "La gente è arrabbiata - ha detto Abdel Fattah durante la manifestazione di ieri - Abbiamo dovuto evitare scontri tra i giovani e la polizia. Il problema non è solo dei beduini del Negev, ma di tutta la popolazione araba israeliana".
La pratica del trasferimento forzato perpetrata in Negev rientra, infatti, nella più vasta politica di giudaizzazione dello Stato di Israele, nell'obiettivo di concentrare il massimo della popolazione palestinese nello spazio più ridotto.Una politica che ha effetti concreti a Gerusalemme Est e nelle città miste, come Jaffa o Led.
Dal canto suo il Piano Prawer, arrivato mercoledì alla Knesset per la prima approvazione, prevede un complesso sistema di rimborsi, confisca di terre e trasferimenti forzati. Il timore delle comunità beduine è che a breve le autorità israeliane ricevano l'ok definitivo e procedano agli sgomberi. Tra le clausole del Piano, ce n'è una che annullerebbe il potere della magistratura e la sua capacità di intervenire: il Piano Prawer non può essere fermato da alcun tribunale.
E la clausola in questione non è l'unico trucco messo in piedi dal governo israeliano: secondo il Piano Prawer, i 40mila beduini che saranno cacciati dai loro villaggi "non riconosciuti" (e quindi privati finora di ogni tipo di servizio pubblico, acqua, elettricità, scuole, fognature) riceveranno in cambio dei risarcimenti risibili. Chi avrà la possibilità di dimostrare la proprietà della terra, riceverà in cambio la metà di quanto posseduto. Ovvero, chi era titolare di 100 dunam di terra, se ne vedrà consegnati solo 50 in un'area a scelta di Tel Aviv. Chi, invece, non riuscirà a dimostrare la proprietà, riceverà 5.000 shekel (circa mille euro) per ogni dunam di terra reclamato (un dunam è pari a mille metri quadrati). Peccato che un dunam di terra agricola nelle nuove città in cui Israele chiuderà i beduini costa 30mila euro. Difficile che una famiglia beduina, che ha vissuto per generazioni di agricoltura e pastorizia, possa permettersi tanto.
Ed è proprio questo a spaventare di più la popolazione beduina: una volta rinchiusi in città, "urbanizzati", i beduini perderanno il loro tradizionale stile di vita, una quotidianità semplice e fatta di contatto diretto con la natura. Al contrario, finiranno in città totalmente gestite dalle autorità israeliane dove dovranno rinunciare alle greggi e alla terra. Una conseguenza visibile nelle sette "township" che Tel Aviv ha già costruito e dove vivono 135mila beduini: il tasso di disoccupazione è alle stelle, mentre il tasso di educazione scolastica è dieci volte più basso della media israeliana. Nena News
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