giovedì 22 agosto 2013
Attiviste israeliane sostituiscono i minacciosi manifesti militari con messaggi di pace e resistenza.
Utilizzando strumenti colorati e creativi, e sostenute da Palestinesi di vari villaggi, un gruppo di donne israeliane tenta di spezzare la campagna di paura e di segregazione dell'esercito.
Togliete il vecchio e introducete il nuovo. Manifesti sulle strade della Cisgiordania
(Immagine: Crack in the Wall, Facebook)
TESTO DEL CARTELLONE DELL'ESERCITO
Questa strada conduce nella zona "A"
Sotto l'Autorità Palestinese
E' vietato l'ingresso per i
Cittadini israeliani,
Pericolo per la vostra vita
E contrario alla legge israeliana.
TESTO DELLE ATTIVISTE ISRAELIANE
Le donne dicono no alle regole dell'occupazione
Zona civile ; vietato l'ingresso all'esercito!
Questa strada conduce ai
Villaggi palestinesi
Civili israeliani, non abbiate paura!
Venite e visitate i villaggi palestinesi
Rifiutatevi di essere nemici!
Da molti anni ormai, tutte le strade che partono dalle autostrade principali della Cisgiordania, controllate dagli israeliani e dirette verso villaggi e città palestinesi sono dominate dalla presenza di cartelloni rossi di avviso, in tre lingue. I manifesti avvertono gli Israeliani che le strade conducono a zone controllate dall’Autorità Palestinese. Percorrerle dovrebbe perciò essere considerato come una violazione della legge che proibisce ufficialmente agli Israeliani di entrare nella “Zona A” (benché questa legge non sia quasi mai applicata), e i cartelloni avvertono che c’è pericolo per la vita.
Sabato 13 luglio, un gruppo di donne israeliane è partito per un giro delle strade, per sostituire quei cartelli minacciosi con dei testi più attraenti. Hanno viaggiato tra diverse città palestinesi e con l’aiuto degli abitanti locali hanno coperto i manifesti rossi militari con manifesti più colorati. I messaggi sui nuovi manifesti sono; “Zona civile: vietato l’ingresso all’esercito! Questa strada conduce ai villaggi palestinesi. Civili, non abbiate paura! Venite e visitate i villaggi palestinesi. Rifiutatevi di essere nemici!” (…)
Il gruppo, che si chiama “Noi non obbediamo”, ha già precedentemente attirato molto l’attenzione, dichiarando pubblicamente che loro violano la legge ed entrano illegalmente nei villaggi palestinesi per far entrare clandestinamente in Israele delle donne palestinesi attraverso i cheek point israeliani.
“Abbiamo avuto davvero buone reazioni da parte dei Palestinesi, ovunque siamo state, e alcuni ci hanno detto che dai manifesti originali si sentivano descritti come potenziali assassini di cui bisogna diffidare” ha raccontato a +972 Rivka Sum, una delle attiviste del gruppo. “Una persona ha detto che tutti i giorni tornando a casa dal lavoro e passando in macchina davanti a quel segnale, si sentiva immediatamente depressa al pensiero che degli Israeliani, leggendo quel manifesto, potessero vedere in lui un cannibale avido di sangue o qualcosa del genere”.
In una colonna su Haaretz (in ebraico), l’autrice, traduttrice ed una delle fondatrici del gruppo, Ilana Hammerman, ha dichiarato che piazzare quei manifesti andava anche a vantaggio degli automobilisti israeliani. “Ci sono sempre meno Israeliani oggi che osino essere al corrente direttamente di questa realtà, alla quale è legato il destino del loro Stato - essa scrive -. Noi vogliamo che le persone sappiano che quelle strade conducono a residenze di esseri umani… che sappiano che la realtà è che sono strade di segregazione, rafforzata dall’esercito, che conduco ad un destino tragico,” Nella loro dichiarazione ufficiale il gruppo ha aggiunto: “E’ il nostro modo di esprimere la nostra protesta contro questo metodo di minacce ed intimidazioni. I manifesti, che sono ritenuti “per la nostra sicurezza”, violano l’ambiente circostante ed il loro unico fine è far paura e provocare il conflitto fra Ebrei ed Arabi.”
Anche se la maggior parte dei manifesti alternativi del gruppo sono stati ritirati nel giro di alcuni giorni, quello all’esterno di Beit Jalla sarebbe ancora al suo posto al momento in cui si scrive questo articolo, e le attiviste hanno intenzione di tornare e mettere ancora più manifesti così in tutta la Cisgiordania, nel prossimo futuro
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