lunedì 19 agosto 2013
Essere onesti a proposito della narrativa sionista dominante.
Il sindaco di Nazareth Superiore espone la logica dell’esclusione che definisce l’attuale panorama politico e sociale israeliano.
di Neve Gordon
Il sindaco di Nazareth Illit, Shimon Gapso, è un uomo onesto. Come parte del suo sforzo per la rielezione nella città che si affaccia sull’antica città palestinese di Nazareth, ha lanciato una campagna politica ben orchestrata. Durante la prima fase, che ha avuto inizio ai primi di agosto, ha furtivamente affisso cartelloni pubblicitari che citano politici di sinistra – tra cui Haneen Zoabi del partito politico Balad e Ahmad Tibi delle Lista Araba Unita – Ta’al – che invocano la sua rimozione.
La Zoabi è stata citata aver detto,”Nazareth Illit è stata costruita su terra araba. Lotteremo fino alla fine contro il razzismo di Shimon Gapso. [Espellete] la casa razzista,….arabi a Nazareth Illit”. Il poster di Tibi citava il membro della Knesset affermando: “Shimon Gapso è feccia razzista e un bullo di quartiere che calpesta in modo rozzo i diritti fondamentali dei cittadini arabi di vivere dove vogliono e di acquistare terre che, in ogni caso, erano loro e sono state loro rubate con la forza!”
Ma poiché Gapso è un uomo onesto, pochi giorni dopo la campagna negativa auto-promossa che aveva cominciato, ha ammesso che era in realtà dietro ad essa. Poi, ha appeso i suoi “veri” manifesti elettorali.
Vi si legge, “Nazareth Illit sarà per sempre ebraica: non chiudete più gli occhi…..questo è il momento di difendere la nostra casa”.
Su un altro manifesto si legge: “Non permetterò che il carattere ebraico della città venga modificato. Bloccherò l’istituzione di una scuola araba e costruirò quartieri per residenti ebrei….Nazareth Illit è una città ebraica!”
In una lettera al procuratore generale Yehuda Weinstein, due organizzazioni israeliane, la Tag Meir e la Israel Religious Action Center, hanno condannato la campagna elettorale di Gapso come “Interamente intrisa di incitamenti razzisti”. Scrivendo a nome di entrambe le organizzazioni , l’avvocato difensore della Israel Religious Action Center, Einat Hurvitz, ha riportato che le osservazioni di Gapso sui suoi manifesti elettorali “non fanno parte di una società egualitaria e pluralista, in particolar modo non lo sono se fatte da un funzionario eletto. Sono citazioni assolutamente razziste, giacché tutta la campagna di rielezione di Gapso si basa su di una evidente linea razzista – la prevenzione di pari risorse ai residenti arabi di Nazareth Illit, e un tentativo di scacciare gli arabi dalla città”.
Gapso, naturalmente, non è rimasto in silenzio. In un editoriale incredibilmente schietto, comparso sul sito israeliano news di Haaretz, ha reclamato che molte persone lo avessero definito come razzista: “Talvolta mi chiamano anche nazista, bullo o addirittura Hitler. Basta guardare i commenti sul sito web di Haaretz, [dove] la gente vorrebbe mettermi davanti a un plotone d’esecuzione”, ha scritto, e poi ha chiesto retoricamente ai lettori: “Qual è il mio delitto, quale atto di bullismo ho commesso?”
Lui, naturalmente risponde dappresso: “Ho fatto una dichiarazione chiara e inequivocabile che Nazareth Illit è una città ebraica. Sì – non ho paura di dirlo ad alta voce, di scriverlo e aggiungere la mia firma, o dichiararlo davanti alle telecamere : Nazareth Illit è una città ebraica ed è importante che resti così”.
Dopo questa dichiarazione lapidaria, Gapso espone il suo manifesto: “Se questo fa di me un razzista,” dichiara, “allora sono un orgogliosa propaggine di una gloriosa dinastia di ‘razzisti’ che è iniziata con il “Patto tra le Parti” [che Dio fece con Abramo, raccontato nella Genesi 15:1 – 15] e la promessa esplicitamente razzista: “Per la tua discendenza io do questo paese [Genesi 15:38]”.
Egli fa poi notare che “quando il popolo ebraico era sulla via del ritorno alla propria patria dopo un lungo viaggio dalla schiavitù in Egitto, dove per motivi razzisti erano stati ridotti in schiavitù, il Dio di Israele disse a Mosè come agire per conquistare la terra: deve purificare la terra dei suoi attuali abitanti”.
Spostandosi con un balzo di 3.000 anni, Gapso afferma:
“Il razzista Theodor Herzl scrive ‘Der Judenstaat’ (Lo ‘Stato Ebraico’, non ‘lo stato di tutti i suoi cittadini’). Lord Balfour ha raccomandato l’istituzione di un focolare nazionale per il popolo ebraico. David Ben-Gurion, Chaim Arlosoroff, Moshe Sharett e altri razzisti hanno istituito l’Agenzia Ebraica e le Nazioni Unite, razziste, hanno deciso di costituire uno stato ebraico – in altre parole uno stato per ebrei. Il razzista Ben-Gurion ha annunciato la fondazione di uno Stato ebraico in Terra di Israele, e durante la guerra di indipendenza ha fatto pure in modo di portarvi centinaia di migliaia di ebrei e di cacciare centinaia di migliaia di arabi che vivevano qui – il tutto per consentirgli di istituire il carattere razzista desiderato”.
“Da allora”, conclude il sindaco, “sono stati fondati kibbutzim razzialmente puri senza un singolo membro arabo e un esercito che protegge un determinato ceppo razziale, come hanno fatto i partiti politici che con orgoglio portano nomi razzisti come ‘Habayit Hayehudi’ – ‘la casa ebraica’. Anche il nostro inno nazionale razzista ignora l’esistenza della minoranza araba – in altre parole, la gente che Ben-Gurion non riuscì a espellere nella guerra del 1948.Se non fosse per tale ‘razzismo’ è dubbio che potremmo vivere qui ed è dubbio che potremmo vivere affatto.”
La lucida analisi di Gapso della narrativa sionista dominante la dice lunga sullo stato di Israele nel nuovo millennio. Con orgoglio sciovinista rivela la logica dell’esclusione che definisce il panorama politico e sociale israeliano attuale. La novità non sta tanto in ciò che dice, ma in quanto non ha nessuna vergogna di dirlo. L’unica cosa che si dimentica di menzionare è, tuttavia, che il razzismo non è “naturale”, qualcosa con cui si nasce o del quale si dovrebbe essere orgogliosi, ma piuttosto un tratto che uno acquisisce facendo proprie le terribili bugie che alcuni esseri umani sono meno di completamente umani.
(tradotto da
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