mercoledì 28 maggio 2014

PALESTINA. Chieste sanzioni FIFA contro Israele. Blatter si fa negoziatore






27 mag 2014


Il presidente dell’associazione calcio internazionale si impegna a mediare con Israele per alleviare le restrizioni contro lo sport palestinese. Ramallah chiede la sospensione del team israeliano da Brasile 2014.







dalla redazione

Gerusalemme, 27 maggio 2014, Nena News – Ancora una volta il calcio diventa palcoscenico per il conflitto israelo-palestinese. Dopo aver tentato innumerevoli mediazioni, cercando nella diplomazia del pallone un possibile elemento di congiunzione tra le due parti, la FIFA torna in campo. Ad annunciarlo è il suo presidente: “Troveremo un soluzione ai problemi dell’Associazione Calcio palestinese attraverso incontri di alto livello con Israele”.

Blatter, che ha incontrato ieri il presidente dell’ANP Mahmoud Abbas, vedrà oggi il premier israeliano Netanyahu. L’intenzione è fare da intermediario per eliminare tutte quelle restrizioni che ostacolano lo sviluppo dello sport nei Territori Occupati. L’annuncio giunge dopo la richiesta di sanzioni contro Israele mossa dal presidente della federazione di calcio palestinese, l’ex falco di Fatah, Jibril Rajoub: sospensione di Israele dalle competizioni internazionali e dalla stessa FIFA, a meno che Netanyahu non riconosca l’esistenza e lo status dell’Associazione Calcio palestinese. “Se Netanyahu non dichiara che riconosce lo status che la FIFA ci ha già riconosciuto, chiederemo la rimozione della squadra israeliana dai Mondiali in Brasile – ha minacciato Rajoub che presenterà la richiesta di sospensione al prossimo incontro della FIFA previsto per il 10 giugno – Israele si comporta come il bullo del quartiere e la FIFA non dovrebbe accettare il bullismo”.

Sanzioni vere e proprie non colpiranno di certo i vertici sportivi e politici israeliani, ma Blatter è convinto che la FIFA possa essere il miglior negoziatore a favore del calcio palestinese: “Il vostro popolo, ma anche il vostro calcio, non sono soli nel mondo. Mi auto-dichiaro ambasciatore del popolo palestinese”, ha detto il presidente della FIFA ad Abbas.

Sono innumerevoli le restrizioni che Israele impone allo sport palestinese, non solo al calcio. Restrizioni al movimento dei giocatori e degli atleti, spesso impossibilitati ad uscire da Gaza o Cisgiordania per partecipare a competizioni nazionali e internazionali (nel 2010 Israele negò i documenti di uscita a molti giocatori impegnati nella Coppa del Mondo, impedendo la partecipazione del team al Mondiale sudafricano), aggressioni fisiche, divieto di importare attrezzature sportive dall’estero, difficoltà di ingresso nel Paese per team e esperti esteri che arrivano nei Territori per sostenere lo sport palestinese. Non solo: Israele – durante le offensive militari contro la Striscia di Gaza – ha spesso preso di mira stadi, centri e infrastrutture sportive, mentre in Cisgiordania impedisce frequentemente l’ingresso di materiale, equipaggiamento ed esperti internazionali che cercano di entrare nei Territori per svolgere attività sportive.

Il caso più eclatante, che mosse l’opinione pubblica mondiale, in particolar modo il mondo del calcio, fu quello del portiere della Nazionale palestinese Mahmoud Sarsak: arrestato dall’esercito israeliano al confine di Gaza mentre si recava in Cisgiordania per unirsi al suo team e posto in detenzione amministrativa, iniziò uno sciopero della fame in carcere che mostrò al mondo le condizioni in cui versava lo sport palestinese.

Ancora più grave il caso di due giovani calciatori palestinesi, colpiti dal fuoco israeliano alle gambe: Jawhar Nasser Jawhar, 19 anni, e Adam Abd al-Raouf Halabiya, 17 anni, erano stati colpiti dai soldati (undici pallottole contro le gambe di Jawhar) mentre tornavano a casa dopo l’allenamento allo stadio di Al-Ram il 31 gennaio scorso. I medici furono impietosi: sei mesi di riabilitazione per sperare di tornare a camminare, impossibile però tornare a giocare a calcio.

Mobilitazione internazionale anche per gli Europei Under 21 ospitati da Israele nell’estate 2013 e avversati da numerosi esponenti della società civile e da semplici cittadini in tutta Europa. La FIFA ha sempre preferito mantenere il piede in due staffe, attirandosi spesso le critiche di israeliani e palestinesi: Israele non ha mai accettato il riconoscimento della Palestina come Stato membro della Federazione Calcio mondiale, nel 1998; mentre i palestinesi hanno sempre chiesto un maggiore sforzo da parte della FIFA contro le violazioni israeliane.

Già lo scorso anno Blatter aveva promesso una soluzione del “contenzioso”: “Sono un ottimista: per la fine dell’anno avremo trovato una soluzione e la presenteremo alle autorità politiche – aveva detto Blatter lo scorso settembre – Sicurezza significa anche permettere alle persone di andare e venire, perché i palestinesi hanno il diritto di giocare nelle competizioni della FIFA”. Di lì a pochi mesi gli spari contro le gambe dei due giovani giocatori. Nena News
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