Ai governanti
Alla Chiesa
Alla società civile
Siamo preoccupati e indignati come cittadini italiani e come cristiani per quanto accaduto nella nostra regione: in PUGLIA!!!
Nel Centro di Accoglienza (CdA) di Restinco (Brindisi) erano accolte persone per le quali è in corso la procedura di riconoscimento dello status di rifugiato, cioè gente costretta a fuggire dalle loro case perché perseguitata per motivi politici, religiosi, etnici, razziali, o perché appartenenti a uno specifico gruppo sociale. A queste è riconosciuta una particolare protezione dal diritto internazionale.
La mattina del 17 marzo tutti gli ospiti presenti nel Centro, 194 persone, la maggior parte africani, alla presenza di un numero considerevole di poliziotti, sono state fatte salire su 4 pullman e trasferite presso il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Borgo Mezzanone (Foggia), in seguito alla imprevista e brusca decisione del governo di trasformare il Centro di Restinco in un Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE).
Vogliamo sottolineare alcuni aspetti di quanto accaduto:
• Il trasferimento è avvenuto senza alcun tipo di informazione e senza alcun preavviso sia nei riguardi degli ospiti che nei confronti degli operatori. Agli ospiti a causa dell’improvvisa decisione, non è stato riconosciuto il diritto di scegliere dove poter continuare il proprio percorso di integrazione (per molti già avviato da diversi mesi grazie alla solidarietà di associazioni locali).
• La decisione del trasferimento e della trasformazione del CdA in un CIE è stata presa senza nessuna consultazione sia dei governanti locali che dell’ente gestore.
• Il Centro di Borgo Mezzanone era impreparato a gestire questo tipo di trasferimento in queste modalità. Scarse sono state infatti le risposte alle tante domande pratiche dei richiedenti asilo.
• Queste persone si uniscono agli altri ospiti del Centro di Borgo Mezzanone carente di strutture e servizi adeguati per una vita dignitosa.
Tutto questo ci vede veramente lontani da quell’accoglienza tipica della nostra terra che ha caratterizzato la nostra storia.
Anche Benedetto XVI lo ha ricordato durante la sua visita nel Salento affermando che Brindisi, come in passato, "resta una porta aperta sul mare" e un tradizionale rifugio di immigrati. "Questa solidarietà - aveva detto il Papa ai brindisini - fa parte delle virtù che formano il vostro ricco patrimonio civile e religioso: continuate con slancio rinnovato a costruire insieme il vostro futuro".
Dopo esattamente 9 mesi l’accoglienza si è trasformata in “deportazione”.
Chiediamo con forza
ai politici, alla Chiesa e alla società civile
di non essere indifferente e di mobilitarsi
affinchè
• non venga mai meno l’attenzione alla dignità umana, il rispetto per i diritti fondamentali della persona indipendentemente dalla nazionalità e dalla religione. L’immigrato è una persona! Il suo essere persona non può dipendere da un pezzo di carta, questo è vergognoso. Su questo si prova la maturità di una società civile e democratica degna di questo nome.
• Si interrompa il meccanismo perverso del capro espiatorio che vede vittime gli immigrati.
• Il governo sia rispettoso delle comunità locali e dei suoi rappresentanti, degli enti locali e delle organizzazioni che operano nel settore.
• non venga soffocata la cultura dell’accoglienza da politiche xenofobe, che lentamente distruggono il “ricco patrimonio di solidarietà civile e religioso”.
• Non si apra il CIE a Brindisi.
Brindisi, 24 marzo 2009
Fr. Francesco Zecca (Responsabile Commissione Giustizia e Pace della famiglia Francescana del Salento)
Fr. Gianni Mastromarino (Responsabile Commissione Giustizia e Pace dei Frati Minori Puglia-Molise)
P. Arcangelo Maira, missionario scalabriniano
Per informazione
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