Pogrom anti Rom a Milano
Milano, 24 marzo 2009. Nel capoluogo lombardo, in questi giorni, vi
sono stati pogrom in sequenza contro insediamenti Rom. Intere famiglie
sono state gettate sulla strada, senza alcune assistenza, senza
speranza, senza futuro. Un paziente cardiopatico operato da poco è
stato costretto ad allontanarsi dalla baracca distrutta dagli agenti.
Nessuno ha potuto portare con sé alcun bene, neanche i farmaci per la
sopravvivenza, neanche le coperte o i pannolini per i piccoli. Ionit
Lacatus, un ragazzino Rom romeno, si stringe alla madre e piange.
Dietro di loro, le macerie della povera baracca di cartone e
compensato che chiamavano casa. "Non abbiamo documenti, non abbiamo
cibo, mio figlio ha la febbre alta. Dove andremo? Come passeremo la
notte?". Sono stati aiutati da un attivista, che li ha ospitati a casa
propria, altrimenti la tragedia umanitaria in corso avrebbe avuto
altre vittime. In zona Giambellino gli agenti hanno sgomberato quattro
famigliole che vivevano una vicina all'altra, in ripari precari. Dopo
l'azione di polizia, è intervenuta una ronda di intolleranti, con
bastoni e spranghe. "Ci hanno riempiti di botte," si lamenta una
giovane donna. A San Donato Milanese un insediamento presente in paese
da alcuni anni è stato evacuato. "Volevo fotografare la nostra baracca
distrutta e tutti quei poliziotti che ci gridavano di andarcene,"
denuncia il giovane Menji, "ma un agente mi ha detto: 'Guai a te se
provi a fare fotografie. Ti rompo il cellulare'. Non volevano lasciare
prove di quello che ci stavano facendo". Nello sgombero di San Donato
è stato coinvolto un anziano Rom sopravvissuto ad Auschwitz, di cui
purtroppo il Gruppo EveryOne - che riserva una grande attenzione agli
ultimi testimoni del Samudaripen, lo sterminio nazista dei Rom - ha
perso le tracce. Le autorità milanesi hanno inoltre annunciato ai
diretti interessati - uomini, donne e bambini Rom in tragiche
condizioni di indigenza e sofferenza fisica - che nei prossimi giorni
sgombereranno senza concedere alcuna assistenza sociale né alternative
di alloggio gli ultimi insediamenti milanesi in cui sono rifugiate
famiglie Rom romene già presenti nel capoluogo meneghino da anni,
alcune delle quali avevano ottenuto - nei tempi precedenti la
persecuzione antizigana - asilo politico e protezione umanitaria. Si
tratta dei campi di Cascina Gobba e Rogoredo, già colpiti più volte da
sgomberi brutali, che hanno cagionato vittime fra i bambini più
piccoli e i malati più gravi, oltre a indescrivibili drammi umanitari.
"Loro, i poliziotti, non capiscono che i bambini, le donne e i malati
che fanno parte della nostra gente sono comevoi italiani," ha detto
il giovane Ionut Grancea, "e quando fa troppo freddo o non hanno mezzi
per sopravvivere, stanno ancora più male e spesso muoiono. Io ho solo
17 anni, ma ho visto tanta morte, dopo gli sgomberi. Gente innocente
che ha continuato a camminare, senza una meta, fino a perdere le forze
e la vita. Donne incinte che hanno perso i loro bambini per colpa del
freddo, della fame, delle malattie. Vecchi che si sono lasciati morire
per non essere di peso ai giovani. Ho visto queste cose con i miei
occhi e faccio fatica a non odiare gli italiani". Riguardo
all'insediamento sotto il cavalcavia Bacula, detto "Ponte della
Ghisolfa", la denuncia di Amnesty International ha messo in imbarazzo
le Istituzioni milanesi, che ne avevano deciso l'evacuazione. Secondo
le nostre fonti, le autorità progettano di attuare l'operazione contro
le famiglie Rom lì accampate, circondate da miseria e ostilità, non
appena i media e l'opinione pubblica smetteranno di interessarsi di
quel luogo di dolore ed emarginazione e gli attivisti allenteranno la
vigilanza.
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.co
4 commenti:
Meno male che ci pensano gli attivisti che per coerenza se li dovrebbero portare tutti a casa loro. Sai è troppo facile essere "buoni" e "pietosi" quando li cacciano; prova a capire se queste persone vivono di lavoro e onestamente o, come tutti sappiamo, sono una delle più pericolose sacche di criminalità metropolitana (scippi, rapine, furti in appartamento, usura, sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga, ecc. ecc. ecc.)
Siamo seri, riappropriamoci delle nostre città accettando soltanto chi si allinea alle nostre regole che rappresentano la nostra storia e la conquista di un popolo civile. Basta con le stupidaggini come questa!
@ Anonimo:
Quello che stai dicendo non è corretto. Se ci sono dei problemi tra italiani e rom è solo a causa della poca lungimiranza degli italiani.
1) Cosa si ottiene distruggendo i ripari dei poveracci?
Che si installano poco lontano, o tornano in quel posto lì. Sicuramente, però, saranno più poveri di prima, e verosimilmente più incazzati.
2) Secondo te, se questa gente ne avesse la possibilità, amerebbe vivere in quelle condizioni?
Sicuramente no, e solo gli idioti potrebbero affermare che per gli zingari è "normale" vivere tra i rifiuti. Almeno una volta li si dipingeva nei carrozzoni...
3) La microcriminalità è *normale*, in quei frangenti. Del resto, prova a metterti nei panni di una persona senza un domicilio "autorizzato". Nessuna copertura sociale, nessun documento, ecc = nessuna possibilità di un lavoro regolare. E se anche fosse possibile essere messi in regola, quante persone assumerebbero uno zingaro senza che gli venga la tentazione di sfruttare la sua posizione di assoluta dipendenza?
Quindi è ovvio che i lavori che trovano siano per forza in nero, e che siano costretti (sì, costretti) a rubare e scippare. Ma non pensare che la criminalità sia molto più alta in quei posti lì che altrove, ti sbaglieresti.
Infine, ti allego un video trovato su YouTube, che ti mostra come un canale franco-tedesco ha commentato un servizio sugli sgomberi di rom da parte dello stato italiano.
http://www.youtube.com/watch?v=vM9N8PlCGN0
Poveri rom, eppure non fanno niente di male, tranne qualche rapina o stupro di tanto in tanto.
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