25 Novembre 2010
La conoscenza dei fatti e delle situazioni è indispensabile per sviluppare un senso critico e farsi un’idea più vicina alla realtà del popolo Palestinese. Per lunghi anni è stata divulgata e diffusa ampiamente una sola narrazione della storia della fondazione dello stato israeliano e del conflitto che ne è seguito e che conta ormai 62 anni: la narrazione israeliana secondo cui i palestinesi se ne sono andati di loro spontanea volontà durante gli anni della Nakba sobillati dagli stati arabi che avevano loro promesso una sconfitta totale di Israele che sarebbe stato “buttato a mare”.
Quindi lo stato israeliano non riconosce alcuna responsabilità rispetto alla sorte dei profughi. Ai palestinesi è stato a lungo rimproverato di non aver accettato la spartizione della Palestina, ma essi non avevano una ragione al mondo per accettarla. Che ci sia stata una feroce pulizia etnica con la distruzione della metà di villaggi e città, che ci siano stati più di 80 massacri documentati sono notizie venute alla luce solo negli anni’90 con i nuovi storici israeliani. Il più valente e onesto fra di essi Ilan Pappe, ha recentemente pubblicato una storia dettagliata e ben documentata della pulizia etnica del ‘47-‘48, che continua indisturbata tutt’ora.
Storici palestinesi con pazienza e determinazione raccolgono documenti e fatti di storia palestinese che Israele si dedica a cancellare e negare. Perché non solo lo stato sionista ha colonizzato la Palestina, ma ha cercato di negarne la memoria e la storia, negando l’evidenza, seppellendo antichi villaggi sotto fitte foreste o trasformandoli in parco-giochi, cambiando tutti i nomi di città e villaggi e rinominandoli in ebraico, appropriandosi di tutto ciò che era palestinese compresa la cucina, i gioielli, le arance di Jaffa, ogni spiga, ogni ulivo, quando non li ha strappati per piantarvi abeti, e trasformare anche la natura del paesaggio, ha abbattuto quartieri e palazzi arabi di importanza storica, ha deturpato le colline con insediamenti mostruosi e di recente sappiamo ha anche rubato e occultato libri palestinesi.
Consapevole che un popolo che non ha memoria e non ha cultura non ha neppure futuro, Israele si dedica a boicottare attivamente la cultura e l’istruzione palestinese. Scuole vengono abbattute o occupate, studenti e professori arrestati, il materiale per la ricerca che serve alle università viene bloccato e lo staff dei professori, grazie a Israele, non è mai al completo. E intanto mentre vediamo continue turneè del trio Oz-Yoshua-Grossman in Europa e in Italia i quali vengono contrabbandati per pacifisti ma sono in realtà i propagandisti di Israele, non è mai stato invitato in Italia, finchè era vivo, un gigante come M. Darwish, uno dei poeti più grandi del mondo, ma forse in quel caso Israele gli avrebbe impedito di uscire. Conosciamo questi tre, ma non conosciamo Sami Al Kassem, Fadwa Tucan, Gassan Kanafani, Samira Hazzan, Emil Habibi e tanti altri poeti e scrittori di grande levatura morale.
Uno scrittore, un poeta, è considerato da sempre un sovversivo, da Israele e deve affrontare enormi difficoltà, boicottaggio e carcere. Moshè Dayan parlando con la poetessa palestinese Fadwa Tucan espresse chiaramente questo intento “Un poeta è più pericoloso di 10 fedayn, perché ne produce cento”. Quindi la cultura è pericolosa e deve essere fermata.
L’anno scorso Israele ha impedito lo svolgersi della manifestazione culturale palestinese più importante che doveva avvenire a Gerusalemme, impedendo l’ingresso agli scrittori che venivano da tutto il mondo e chiudendo la sala poco prima dell’inizio della manifestazione.
Quando si va in Palestina e si visitano villaggi e città assediati e circondati dal muro si apprende un’altra storia. Si viene a conoscenza del lavoro continuo e coraggioso che i palestinesi portano avanti con l’apertura di centri culturali, l’organizzazione di festival del cinema, scuole d’arte e teatri aperti in ogni città e campo profughi.
Si tocca con mano la grande voglia di vivere di questo popolo sotto occupazione da 62 anni, col fiato sul collo dell’occupante, che è determinato a vivere non a sopravvivere sulla propria terra. Si capisce che la resistenza che attraversa ogni villaggio e città palestinese è creativa, non violenta, internazionalista visto che riceve l’appoggio di israeliani dissidenti e antisionisti e internazionali.
Cade allora il ritratto falso e osceno che Israele tenta di fare del palestinese cucendogli addosso la maschera del terrorista, o del rozzo e ignorante nativo pastore, contadino o brigante, incapace di risolvere i propri problemi e invidioso del grande sviluppo e progresso israeliano. Ma il solo problema dei palestinesi è l’occupazione israeliana che strangola la loro vita quotidiana, nel campo profughi di Jenin 400 case sono state ricostruite in due anni mentre qui in Italia, un paese sempre più succube e invaso dai sionisti a tutti i livelli, ancora si devono ricostruire case di terremoti di 20 anni fa per non parlare dell’Aquila.
E’ di fondamentale importanza allora, non solo andare in Palestina, ma anche fare in modo che la sua storia sia conosciuta. Che siano chiariti i fatti, le motivazioni e i metodi con cui i sionisti sono andati in Palestina per dare una terra senza popolo a un popolo senza terra.
E’ importante conoscere la cultura palestinese e farla conoscere. E’ importante avere un centro di documentazione dove possa venir raccolto il materiale inerente alla storia del popolo palestinese, dove si possa predisporre materiale divulgativo per la conoscenza del conflitto israelo-palestinese e promuovere la ricerca e l’archiviazione di questo materiale.
Questo è il compito che si è dato il centro di documentazione di Pentone “Invicta Palestina” .Un compito importante che si propone di svolgere con l ‘aiuto di tutte le associazioni e le persone che svolgono attività di solidarietà con la Palestina per raccogliere materiale, per collaborare in attività per l’organizzazione di eventi culturali e sportivi in Calabria, per organizzare un coordinamento per la diffusione di libri, riviste, documenti, mappe, foto e file, filmati, opere musicali.
Per questo sarà creata una rete di collaboratori per la digitalizzazione di materiali cartacei e la loro diffusione attraverso il web. Materiale che sarà messo a disposizione allo scopo di favorire studi, tesi di laurea, pubblicazioni. Inoltre il centro si propone di favorire la conoscenza e la distribuzione di prodotti dell’arte e dell’artigianato palestinese a livello nazionale e in particolare in Calabria, la promozione e organizzazione di incontri culturali e sportivi attraverso seminari, mostre e cineforum per favorire l’amicizia tra l’Italia e la Palestina, l’organizzazione di un convegno annuale sulla Palestina in cui analizzare la situazione socio-economica e politica e gli effetti del muro dell’apartheid aggiornandone le notizie e gli sviluppi.
Attualmente il centro di documentazione Invictapalestina sta lanciando la campagna “Adotta un libro” per la costruzione della biblioteca.
Si può contribuire in vari modi:
Adottando uno o più libri finanziandone l’acquisto, libro che sarà catalogato e schedato riportando il nome del donatore e sarà messo a disposizione sugli scaffali e sul web
Oppure spedire al centro di documentazione libri propri, o organizzandosi in gruppo per adozioni collettive.
Tutte le informazioni per le modalità sono sul sito www.invictapalestina.org
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