LA STORIA / Se i soldati israeliani dimenticano il loro compagno in Cisgiordania
Per una testa salvata ce n’è un’altra che è volata. Così. E tutto, pare, per soltanto otto minuti. La vicenda, a dire il vero, è quasi fantozziana. Ma i risvolti – per un Paese che ha dovuto fare i conti con i propri figli rapiti e uccisi sul fronte di guerra – sono diventati seri, serissimi. Tanto da far partire un’indagine interna. E, appunto, da far volare qualche testa.
Questa storia inizia a Budrus, un villaggio palestinese. È l’ennesimo giorno di retate dell’esercito israeliano contro esponenti ricercati dai servizi segreti. Case perquisite, gente arrestata, anziani palestinesi fermi a guardare dalle finestre delle proprie case. Roba che, negli ultimi anni, non occupa più di mezza riga sui giornali palestinesi.
La retata, insomma. Veloce. Efficace. Soldati che fanno da presidio nei punti nevralgici del paesino. Del resto quelle strade ormai sono familiari per l’esercito dello Stato ebraico. Pochi minuti e la missione è già finita. Tutti a casa. Tutti, tranne uno. Un povero militare abbandonato nel punto che doveva sorvegliare per informare i commilitoni sull’arrivo di eventuali «elementi ostili».
Ecco, mentre il gruppone d’armi era già al sicuro, quel poveretto stava aspettando ancora lì. Fino a quando due palestinesi in là con l’età non gli si sono avvicinati e, con un po’ di sorpresa, gli hanno chiesto: «Ma che ci fai ancora qua? I tuoi compagni se ne sono già andati!».
Apriti cielo. Il soldato, giovanissimo, si spaventa. Il terrore – raccontano i vecchietti ai giornalisti locali – assale il ragazzo. Che inizia a blaterare. Si spaventa. Cerca di mettersi in contatto con i compagni. Nulla da fare. «A un certo punto è diventato paonazzo», continuano i due palestinesi. «Così l’abbiamo accompagnato a casa nostra». Una volta lì, gli anziani hanno chiamato un ufficiale di collegamento che ha preso il militare e l’ha portato in terra israeliana.
Niente Shalit-bis, per fortuna. Ma nonostante il «lieto fine», Benny Gantz, il generale a capo dell’esercito israeliano, ha chiesto e ottenuto che volassero delle teste. La prima, per ora, è quella del comandante del battaglione dove si trovava il soldato. Altre «decapitazioni» pare arriveranno nei prossimi giorni. Mentre, in parallelo, è stata avviata pure un’inchiesta.
«Il militare ha perso il contatto con la sua unità solo per otto minuti», ha precisato l’ufficio stampa dell’esercito. E la domanda che in molti – a Gerusalemme come a Ramallah – si sono posti è stata: «Può un gruppone lasciare uno dei suoi così, in mezzo alla strada, e non accorgersi dell’assenza?».
© Leonard Berberi
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