Però qualche volta mi dico: la stampa di Eurabia esagera! Non è possibile sottovalutare così l´ingegnosità e la determinazione del popolo palestinese. Per esempio, nessuno di voi ha potuto leggere la notizia comparsa ieri sui giornali israeliani: una barca da pesca palestinese carica di qualche tonnellata di esplosivo è saltata per aria in mare, mentre si dirigeva a nord di Gaza per una missione suicida, tallonata da unità della marina israeliana. La barca esplosiva è l´ultimo geniale marchingegno terrorista fabbricato dai palestinesi. Pensate, hanno incominciato ad ammazzare gli ebrei prima delle fondazione di Israele con semplici coltelli e armi da fuoco. Nel ´48 sono passati alla guerra regolare negli eserciti arabi, con aerei e carri armati - ripetendo questa prova quattro volte nei vent´anni successivi, purtroppo con esiti non proprio trionfali. Ma nel frattempo avevano imparato a dirottare gli aerei e le navi e a scegliere come vittime i viaggiatori di passaporto israeliano e nomi ebraici. Avevano anche capito che lo sport è un grande amplificatore sociale e ammazzarono una dozzina di atleti a Monaco (oggi, più economicamente, si limitano a promuovere boicottaggi, a Malmoe, a Doha... e a Pescara). Invasero Israele dal mare in gommone, pur di sfracellare la testa di qualche ragazzino ebreo. Poi provarono a fare dei loro mini-stati in Giordania e Libano la base per azioni di commando. Ingiustamente impediti di dirottare gli aerei e di scannare gli atleti dalla reazione fascista dell´Occidente, scacciati dagli stati arabi troppo rammolliti, non si scoraggiarono: passarono prima alle manifestazioni di ragazzini, ottimo mezzo propagandistico, poi agli attentati suicidi, con quella grande invenzione, la cintura esplosiva piena di pezzi di ferro, per straziare meglio la carne di chi capitava nel raggio dello scoppio. Bloccati anche lì dall´orribile muro dell´"apartheid" (nel senso che mette da due parti diverse attentatori e vittime potenziali, vi sembra educato?) scoprirono che coi razzi e coi tunnel potevano superare i muri e ammazzare lo stesso ebrei e israeliani. A corto di razzi hanno scoperto di recente che si possono ammazzare gli ebrei anche coi bulldozer. E ora, le barche da pesca... Ammirevole ingegno, non è vero? E che determinazione: la barca non esclude il coltello, i razzi non impediscono gli attentati, non agiscono solo gli uomini, ma anche le donne e i bambini; ogni mezzo è buono! Davvero la stampa eurabiana non dice a sufficienza quanto è grande il popolo palestinese, come sono inventivi i suoi martiri, com´è viva la sua lotta, com´è umanitaria e pacifica la sua educazione.
Sessantuno anni dopo l’Unità d’Italia, nel 1922, avveniva la Marcia su Roma. Ancora oggi si sta discutendo in Italia su come rappresentare la liberazione dalle conseguenze di quell’infausto momento. Oggi, nella data ebraica del 5 di Iyàr, festeggiando il 61° anniversario dell’Indipendenza dello Stato d’Israele ci chiedevamo se sarebbe possibile anche qui una “Marcia su Gerusalemme”. La storia insegna come le vicissitudini delle nazioni, le guerre, le grandi crisi economiche, possano scardinare i principi della convivenza civile generando sconsiderate e tragiche avventure. La società israeliana non è meno complessa e frastagliata rispetto a quella italiana, nelle diverse ideologie politiche e nei contrasti socioeconomici. E in più ha dovuto sopportare l’incessante ostilità del contesto geopolitico che in 61 anni ha causato 22.570 vittime militari e civili. Lo Stato israeliano ha finora saputo esprimere meccanismi di autocritica e di autocontrollo che ne hanno garantito il carattere civile democratico e rappresentativo. La chiave della futura esistenza di Israele sta nella sua capacità di difendere i propri interessi di sopravvivenza e di politica reale, che a volte impongono anche l’uso della forza, senza però mai dimenticare l’eterno imperativo ebraico di perseguire la verità, la giustizia, la vita, l’amore per il prossimo, la pace. È questo il vero senso dell’esigenza irrinunciabile che Israele sia lo Stato ebraico.
2 commenti:
Però qualche volta mi dico: la stampa di Eurabia esagera! Non è possibile sottovalutare così l´ingegnosità e la determinazione del popolo palestinese. Per esempio, nessuno di voi ha potuto leggere la notizia comparsa ieri sui giornali israeliani: una barca da pesca palestinese carica di qualche tonnellata di esplosivo è saltata per aria in mare, mentre si dirigeva a nord di Gaza per una missione suicida, tallonata da unità della marina israeliana. La barca esplosiva è l´ultimo geniale marchingegno terrorista fabbricato dai palestinesi. Pensate, hanno incominciato ad ammazzare gli ebrei prima delle fondazione di Israele con semplici coltelli e armi da fuoco. Nel ´48 sono passati alla guerra regolare negli eserciti arabi, con aerei e carri armati - ripetendo questa prova quattro volte nei vent´anni successivi, purtroppo con esiti non proprio trionfali. Ma nel frattempo avevano imparato a dirottare gli aerei e le navi e a scegliere come vittime i viaggiatori di passaporto israeliano e nomi ebraici. Avevano anche capito che lo sport è un grande amplificatore sociale e ammazzarono una dozzina di atleti a Monaco (oggi, più economicamente, si limitano a promuovere boicottaggi, a Malmoe, a Doha... e a Pescara). Invasero Israele dal mare in gommone, pur di sfracellare la testa di qualche ragazzino ebreo. Poi provarono a fare dei loro mini-stati in Giordania e Libano la base per azioni di commando. Ingiustamente impediti di dirottare gli aerei e di scannare gli atleti dalla reazione fascista dell´Occidente, scacciati dagli stati arabi troppo rammolliti, non si scoraggiarono: passarono prima alle manifestazioni di ragazzini, ottimo mezzo propagandistico, poi agli attentati suicidi, con quella grande invenzione, la cintura esplosiva piena di pezzi di ferro, per straziare meglio la carne di chi capitava nel raggio dello scoppio. Bloccati anche lì dall´orribile muro dell´"apartheid" (nel senso che mette da due parti diverse attentatori e vittime potenziali, vi sembra educato?) scoprirono che coi razzi e coi tunnel potevano superare i muri e ammazzare lo stesso ebrei e israeliani. A corto di razzi hanno scoperto di recente che si possono ammazzare gli ebrei anche coi bulldozer. E ora, le barche da pesca... Ammirevole ingegno, non è vero? E che determinazione: la barca non esclude il coltello, i razzi non impediscono gli attentati, non agiscono solo gli uomini, ma anche le donne e i bambini; ogni mezzo è buono! Davvero la stampa eurabiana non dice a sufficienza quanto è grande il popolo palestinese, come sono inventivi i suoi martiri, com´è viva la sua lotta, com´è umanitaria e pacifica la sua educazione.
Sessantuno anni dopo l’Unità d’Italia, nel 1922, avveniva la Marcia su Roma. Ancora oggi si sta discutendo in Italia su come rappresentare la liberazione dalle conseguenze di quell’infausto momento. Oggi, nella data ebraica del 5 di Iyàr, festeggiando il 61° anniversario dell’Indipendenza dello Stato d’Israele ci chiedevamo se sarebbe possibile anche qui una “Marcia su Gerusalemme”. La storia insegna come le vicissitudini delle nazioni, le guerre, le grandi crisi economiche, possano scardinare i principi della convivenza civile generando sconsiderate e tragiche avventure. La società israeliana non è meno complessa e frastagliata rispetto a quella italiana, nelle diverse ideologie politiche e nei contrasti socioeconomici. E in più ha dovuto sopportare l’incessante ostilità del contesto geopolitico che in 61 anni ha causato 22.570 vittime militari e civili. Lo Stato israeliano ha finora saputo esprimere meccanismi di autocritica e di autocontrollo che ne hanno garantito il carattere civile democratico e rappresentativo. La chiave della futura esistenza di Israele sta nella sua capacità di difendere i propri interessi di sopravvivenza e di politica reale, che a volte impongono anche l’uso della forza, senza però mai dimenticare l’eterno imperativo ebraico di perseguire la verità, la giustizia, la vita, l’amore per il prossimo, la pace. È questo il vero senso dell’esigenza irrinunciabile che Israele sia lo Stato ebraico.
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