martedì 19 febbraio 2013
Continua la lotta non violenta a rischio della loro vita dei detenuti palestinesi contro la detenzione amministrativa
continua la lotta non violenta a rischio della loro vita dei detenuti palestinesi contro la detenzione amministrativa praticata da Israele. Una pratica che cancella i principi dell'habeas corpus presa in prestito dai paesi occidentali ( vedi gli Usa con Guantanamo, con l'uso dei droni, l'Inghilterra nei confronti dell'IRA). carlo
http://lepersoneeladignita.corriere.it/2013/02/17/israele-detenuto-palestinese-in-fin-di-vita-dopo-oltre-200-giorni-di-sciopero-della-fame/
Samer Issawi, 34 anni, è uno dei sei detenuti palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane. Dopo 209 giorni di protesta, la sua vita è in grave pericolo.
Portato al centro di detenzione di Moscobiyya, è stato interrogato per 28 giorni, per i primi 23 dei quali senza poter contattare il suo avvocato. In seguito, è stato trasferito nel carcere di Nafha, nel deserto del Negev.
Il 1° agosto, di fronte al rifiuto delle autorità militari israeliane di rendere noti i motivi dell’arresto, ha iniziato lo sciopero della fame.
Secondo l’istituto della detenzione amministrativa praticata dall'occupante, quelle condizioni sono segrete e dunque né Issawi né il suo avvocato possono sapere in che modo sarebbero state violate. Se i giudici concludessero che effettivamente vi è stata quella violazione, Issawi dovrebbe riprendere a scontare la condanna, interrotta al momento del rilascio.
Il tribunale di primo grado di Gerusalemme, dopo una prima udienza tenutasi il 18 dicembre, si è riservato di decidere.
Quel giorno Issawi è entrato in aula legato a una sedia a rotelle e scortato dalle forze speciali di polizia. Quando ha cercato di salutare la madre e la sorella, presenti in aula, gli agenti lo hanno colpito al collo, al torace e allo stomaco. Mentre veniva portato fuori dal tribunale, è caduto dalla sedia a rotelle. Poco dopo, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella casa di famiglia, a Issawiya, arrestando la sorella Shirin. È stata rilasciata 24 ore dopo dietro pagamento di una cauzione di 650 euro, con l’obbligo di restare agli arresti domiciliari per 10 giorni e il divieto di far visita al fratello per sei mesi.
Dall’inizio dello sciopero della fame Issawi ha trascorso la maggior parte del tempo nella clinica del carcere di Ramleh, salvo assistere all’udienza del 18 dicembre ed essere trasferito diverse volte in ospedali civili per per essere sottoposto a esami clinici urgenti.
Secondo quanto riferito dal suo avvocato, nelle ultime settimane la salute di Issawi si è deteriorata rapidamente: il 31 gennaio pesava 47 chili. Il personale medico della clinica di Ramleh ha reso noto che potrebbe morire presto.
Le manifestazioni di sostegno a Issawi crescono, in alcuni casi affrontate con la forza dall’esercito israeliano.
L’Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navy Pillay, ha espresso preoccupazione per la sorte di Issawi e ha chiesto che tutti i palestinesi in detenzione amministrativa siano rilasciati o incriminati e processati.
Amnesty International teme che nella clinica del carcere di Ramleh Issawi non riceva cure urgenti e specialistiche di cui ha bisogno una persona in sciopero della fame da sei mesi.
Per questo, l’organizzazione per i diritti umani ha lanciato un appello rivolto al direttore delle carceri israeliane, chiedendo che Issawi riceva cure mediche appropriate o che sia immediatamente rilasciato affinché possa ricevere i trattamenti medici urgenti e necessari di cui ha bisogno.
In una lettera ricevuta dai familiari il 14 febbraio scorso Issawi ha assicurato che il suo sciopero proseguirà “fino alla libertà o al martirio”, aggiungendo di non essere intenzionato a “tradire i martiri del popolo palestinese, quelli di Gaza in particolare e nello specifico l’artefice dell’accordo di scambio, Ahmed al-Ja’abari e gli eroi dell’operazione Illusione svanita*, che hanno sacrificato la propria vita per portare a termine l’accordo di scambio”.
Al-Issawi ha sottolineato che la sua libertà “è tutt’uno con quella del popolo palestinese”, aggiungendo che la sua non è una causa personale, bensì “è la causa di tutta la nazione”.
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Le iniziative in corso
LIBERTA' PER SAMIR ISSAWI! PRIGIONIERO PALESTINESE, DETENUTO ILLEGALMENTE, IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 1 AGOSTO 2012
PRESIDIO SABATO 23 FEBBRAIO DALLE ORE 10,30
VIA MONTEBELLO ANGOLO VIA VERDI - TORINO
è possibile firmare l'appello di Amnesty International: http://www.amnesty.it/israele-Samer-Issawi-sciopero-della-fame
"Non torno indietro". Lettera di Samer Issawi http://www.forumpalestina.org/news/2013/Febbraio13/18-02-13LetteraIssawi.htm
La solidarietà attiva a Pontone in Calabria
Martedì 19 febbraio
Secondo giorno di sciopero della fame sulle gradinate della chiesa San Nicola di Bari a Pentone (CZ) Sveglia alle ore 6,30 con la visita della guardia medica che ha confermato lo stato di buona salute. Visite di Michele, Enzo Marino e Lauretta detta da biccherara, madre di 13 figli 3 dei quali emigrati negli Stati Uniti, ha portato latte e tè col silenzio della mamma consapevole della sofferenza altrui, mentre altri nel chiacchiericcio vuoto quotidiano, con la discarica di Alli a pochi chilometri strapiena di rifiuti, un progetto di centrale biomasse nel vicino parco della Sila, con i giovani senza nessuna prospettiva di lavoro, polemizzano sulla opportunità dell'iniziativa. Molti in paese sono preoccupati per il freddo soprattutto notturno, ma come si può sentire freddo se fra una incursione israeliana e l'altra si sogna la Palestina libera?
Grazie per i messaggi di solidarietà di Miriam da Viterbo, Pina da Padova, Enrico, Giorgio e Consolata da Torino, Criss da Lisbona, Enrico da Roma, Silvia da Padova, Francesco da Milano, Patrizia da Gaza, Pati e Pamela da Lecce, Apicella da Londra, sicuramente ho dimenticato qualcuno!
Per informazioni, risposte, materiale da diffondere: info@invictapalestina.org
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