domenica 10 febbraio 2013
Addio a Bealid, la piazza brucia
Manifestazioni e scontri violenti con la polizia. Il partito islamista Ennahda si spacca sulla decisione del premier di formare un governo tecnico. Oggi i funerali del leader d'opposizione
di Marta Bellingreri
TUNISI - Saracinesche abbassate, gente in corsa e panifici pieni. Non di gente che vuole comprare il pane, ma di chi si è infilato per proteggersi da fuoco, sassi e lacrimogeni. Camionette della polizia: ne conto sedici in una strada la cui ampiezza non supera i venti metri. Terrore scatenato da parte delle forze dell'ordine, repressione dei giovanissimi con le pietre in mano contro i gas lanciati ad altezza d'uomo: caos e barricate nelle strade interne del centro della città, alla stazione centrale di Place Barcelone, dove sono stati bloccati i treni verso la periferia, e nell'arteria principale, l'Avenue Bourghiba.
Sono giorni di choc a Tunisi e in tutto il Paese. Mercoledì mattina, alla notizia dell'omicidio a sangue freddo di Chokri Belaid, leader del Movimento Patriottico Democratico Unito, marxista e panarabista, dirigente del Fronte Popolare, i cittadini si sono riversati di fronte al Ministero dell'Interno, come ieri davanti al Teatro Municipale. Prima della reazione violenta della polizia, c'era una massa abbattuta moralmente, ma decisa al grido: «Il popolo vuole la caduta del governo e la rivoluzione di nuovo» ma anche i cartelli «Belaid non è morto sotto la dittatura di Ben Ali, ma è stato assassinato col governo Ennahda» e le scritte sull'asfalto dell'Avenue: «Svegliatevi, l'Iran ha dato l'esempio».
In effetti, le accuse partono verso il partito al governo, Ennahda. L'opposizione ha annunciato per oggi lo sciopero generale, che è indetto ora dal maggiore sindacato del paese, l'Ugtt, nello stesso giorno in cui si svolgeranno i funerali del leader. Per l'ultimo saluto al cimitero di Djellaz ci si aspetta una folla oceanica.
Freddato alle otto del mattino con quattro colpi di arma da fuoco, di fronte al proprio domicilio, a quarantotto anni, Belaid, perseguitato dalle minacce già da qualche mese, lascia moglie e quattro figli e un vuoto nel paese per un popolo che lo stimava e non conosceva gli omicidi politici. La reazione e l'indignazione erano state forti già a fine ottobre, quando un altro leader di un partito laico, il Nidaa Tounes, era rimasto ucciso durante una manifestazione, nella città di Tataouine, nel sud della Tunisia, per mano della Lega di Protezione della Rivoluzione, considerato da molti il braccio armato del governo e fino a oggi ritenuto responsabile di vari episodi di violenza degli ultimo mesi.
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Era proprio contro la violenza politica che Belaid, figura di spicco, insieme al dirigente del Partito Comunista Hamma Hammami, della recente coalizione di sinistra, si schierava negli ultimi mesi. La sera prima che gli sparassero, al canale televisivo nazionale Nesma Tv, aveva dichiarato che Ennahda stava dando il via agli omicidi politici. Gli esecutori non hanno aspettato ventiquattro ore dalla sua affermazione per farlo fuori.
Non appena diffusa la notizia della sua morte, in tutto il Paese sono scoppiate le rivolte e in alcuni casi le sedi del partito Ennahda sono state bruciate. Altissima la tensione nelle città di Sfax, Monastir, Beja, il Kef e a Gafsa, dove alla manifestazione sono confluiti in massa i giovani dai paesi circostanti, un ragazzo sarebbe morto negli scontri con la polizia, ma la notizia non è stata confermata.
Il governo è nel caos, il partito islamista Ennahda, che da quasi un anno e mezzo guida la Tunisia (grazie anche a due alleati deboli, Ettakatol e Congresso per la Repubblica) si è spaccato dopo l'annuncio del primo ministro Hamadi Jebali di sostituire i suoi ministri con dei tecnocrati senza nessuna appartenenza politica. Il portavoce del partito guidato da Rached Gannouchi ha ribadito la necessità di rimanere al governo. E anche il presidente della repubblica tunisina, Moncef Marzouki, si è detto contrario alla decisione del premier, oltre a contestare la proposta di sciogliere l'Assemblea costituente sostenendo che si configurerebbe un colpo di Stato per aprire la strada ai militari.
La notizia del fermo dell'autista di Belaid non ha trovato riscontri e al di là delle accuse, non ci sono ancora prove dell'omicidio di Belaid, le indagini sono aperte. Oggi si preannuncia un venerdì di fuoco mentre verrà celebrato il nuovo martire della Rivoluzione, ricordato ora in Tunisia con la sua frase: «Preferisco morire per le mie idee che di lassismo e vecchiaia».
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