martedì 20 aprile 2010

INCREDIBILE! aDESSO iSRAELE ARRESTA GLI ANIMALI

“Asino, cavallo e gatto in prigione, in Israele”

di Kawther Salam



Storie di pratiche aberranti come queste non succedono in alcuna parte del mondo, ma solo in Israele, dove sionisti dalla mente malata gestiscono il governo in modo sovrano. Quest’ultima storia non è il prodotto dell’immaginazione dello scrittore, o raccontata da una persona comune o da qualcuno che risulta accusato di mentire o di diffamare, ma è stata vista e confermata da quindici attivisti per la pace e da cristiani credenti, fra i quali 10 uomini, 5 donne, 3 israeliani , una donna francese ed un’altra della Gran Bretagna. La persona che ha riportato questa storia è Abbas Zaki, un membro del Comitato Centrale di Fatah, che ha oltre sessant’anni di età.



La data del crimine è quella dello scorso 28 marzo 2010, al ritorno dalle celebrazioni cristiane della Domenica delle Palme. Il racconto riguarda l’arresto di un asino e di un cavallo effettuati dai soldati israeliani nella Bethlehem occupata, nella West Bank occupata. L’asino e il cavallo fanno parte della tradizione narrativa cristiana e questo è il motivo per cui sono stati arrestati.

Secondo la Bibbia cristiana, il Profeta Gesù, sia Pace e Misericordia su di lui, cavalcò sul dorso di un asino quando di recò dalla Chiesa della Natività di Betlemme alla Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Questo avvenne una domenica, tre giorni prima della sua crocifissione.

Domenica 28 marzo 2010, durante la Domenica delle Palme, un palestinese cristiano era sul dorso di un asino e un’altro su quello di un cavallo. Centinaia di cristiani che festeggiavano la ricorrenza erano partiti dalla Chiesa della Natività ed avevano percorso a piedi la città fino ad arrivare alla Moschea di Bilal bin Rabah, della quale si era impadronita l’occupazione israeliana. Gli israeliani avevano confiscato alla città santa di Betlemme anche la sua area circostante e l’avevano aggiunta alla proprietà dell’esercito e della città occupata di Gerusalemme. Vi avevano costruito attorno delle alte mura e delle torri di osservazione dell’esercito, il tutto per impedire il libero passaggio in entrata ed in uscita da Betlemme e dal campo profughi di Aida. Essi hanno separato e paralizzato la vita sociale dei cristiani che vivono in Betlemme da quella dei cristiani che stanno al di fuori e successivamente anche quella della moschea che avevano requisito.

Abbas Zaki, che quella domenica aveva preso parte alla festività cristiana della Domenica delle Palme, ha raccontato: “Quando siamo arrivati alla Moschea di Bilal al-Rabah, la porta di metallo israeliana in mezzo alla strada dalla parte di Betlemme era aperta e noi tutti l’abbiamo attraversata. Abbiamo camminato per altri 700 metri circa fino a raggiungere il checkpoint israeliano 300. C’erano truppe militari pronte a sparare ed a scontrarsi con i cristiani che stavano celebrando la festività. Abbiamo deciso allora di ritornare, l’asino e il cavallo erano tra di noi. Una volta arrivati alla porta della Moschea di Bilal al-Rabah, l’abbiamo oltrepassata insieme, mentre soldati israeliani di occupazione non ci perdevano di vista con le video camere. Questi hanno chiuso la porta e cercato di impedire a me e ad alcuni altri di entrare nella città di Betlemme. Ci siamo trovati tra le alte pareti del muro e le porte chiuse e proprio qui i soldati israeliani hanno arrestato l’asino e il cavallo, oltre a me ed altri 10 cristiani e stranieri”.

“Con la forza hanno fatto accovacciare l’asino e il cavallo, poi hanno ammanettate le loro gambe e li hanno infilati in un veicolo militare. La scena era rivoltante, specialmente quando hanno legate le quattro gambe di questi animali e li hanno trasportati in prigione con l’imputazione di essere entrati in una zona militare”.

Cinque giorni più tardi, Zaki ed i suoi amici sono stati rilasciati dalla prigione israeliana, nella prigione di Ofer un giudice militare israeliano li ha ritenuti non colpevoli. Ma l’asino e il cavallo rimangono ancora in carcere. Nessuno sa se l’asino e il cavallo saranno condannati da un giudice militare, o se le forze armate li porterà di fronte al giudice, in tribunale, perché ascoltino il loro processo.

2 commenti:

Andrea ha detto...

Quando riguardano Israele i giudizi sono sempre al vetriolo e affetti da cecità morale, le condanne piovono senza pietà e senza il minimo imbarazzo.
Tovarisch, nessuno qui si preoccupa per i morti ammazzati israeliani?
Il lancio ininterrotto di missili da Gaza secondo voi contribuisce a rilanciare il dialogo?

tetraf ha detto...

Andrè, sei monotono...

Perché ti ostini a voler difendere l'indifendibile tirando fuori sempre la scusa, perché di scusa si tratta, dei razzi-appiccicati-con-lo-scotch-kassan? E se pure non fossero un misero tentativo di rispondere alle quotidiane angherie verso un popolo ridotto alla fame ed alla povertà assoluta, non ti pare neppure un minimo sproporzionata la forza messa in gioco dall'altra parte? Armi al fosforo (tra l'altro banditi dalla comunità internazionale) ed al dime contro due razzi artigianali?
Suvvia, smettiamo di comportarci come i ragazzini delle scuole elementari, col bulletto che provoca il più debole che reagisce scompostamente così il primo può menargli giustificandosi "maestraaaa ha iniziato lui per primo..."