lunedì 12 aprile 2010

AL SOLITO SI DA' ADDOSSO A CHI SVELA IL DELITTO O NE INFORMA, MA NON A CHI LO FA

“Tartassate l’IDF, non Anat Kam che si asserisce abbia informato.”
di Gideon Levy



Hanno gli israeliani il diritto di sapere che gli ufficiali dell’IDF (israeli Defence Forces) di grado più elevato hanno dato preventive autorizzazioni scritte di sparare a persone innocenti nel caso di “assassini mirati”? Non è forse la massima funzione dei mezzi di informazione, non solo il loro diritto, di riportare ciò?



Hanno i cittadini israeliani il diritto di sapere che i comandanti dell’IDF hanno approvato l’assassinio di persone anche quando sarebbe stato possibile arrestarle, in flagrante violazione della decisione della Corte Suprema?

Non abbiamo il diritto di venire a conoscenza di un rapporto segreto del Ministero della Difesa che afferma che circa il 75 % della costruzione di colonie è stato portato a termine senza alcuna autorizzazione? Che le strutture pubbliche in più di 30 colonie sono state edificate su terreno privato palestinese?

Eccetto pochi, questi sono i fatti smascherati dal giornalista Uri Blau e che lo stato voleva nascondere. Ora lo stato vuole saldare i conti con entrambi, la fonte e il giornalista. In effetti, egli vuole fare molto di più che saldare i conti.

Il capo del servizio di sicurezza Shin Bet, Yuval Diskin, ieri ha minacciato apertamente, nel modo più scandaloso, che la sua organizzazione “si toglierà i guanti” per risolvere questo caso. “Noi siamo troppo delicati con il mondo dell’informazione….Questa è la lezione che abbiamo appreso dal caso,” ha affermato.

La lezione che si dovrebbe imparare dal caso dovrebbe essere l’esatto opposto. Un servizio di sicurezza che distrugge computer di giornalisti e li minaccia che non ci sarà posto per loro in uno stato democratico. Il compito della difesa, in questa faccenda, non è (solo) quello di cercare di vigilare sui segreti di stato, ma quello di occultare fatti tremendi commessi nei Territori.

Queste azioni sono state commesse in nostro nome, perciò noi dobbiamo sapere ogni cosa che le riguardi.

La violenta e prepotente classe dirigente della difesa, che spacca computer, vuole saldare i conti con coloro che sono venuti a sapere e che non vorrebbero starsene zitti; con coloro che sono stati testimoni dei fatti e che non vorrebbero essere complici del loro occultamento.

Lo Shin Bet non ha ancora vinto. Invece di occuparsi dei fatti scandalosi che sono stati smascherati, di ricercare quei colpevoli per portarli in giudizio, si sono preoccupati tutti di perseguire i latori e di inseguire gli informatori. Tutto ciò sta proseguendo con il sostegno di numerosi portavoce dei servizi di sicurezza nei mezzi di informazione.

Anat Kam, che probabilmente udì per caso discussioni depravate, sarebbe stata trattata come ogni altro informatore – lo stato l’avrebbe protetta. Lo stesso vale per il giornalista che ha smascherato la corruzione. La caccia alle streghe che ne è uscita ieri dopo settimane di imbavagliamento – che pure non ha spazio in una democrazia – si sta movendo in direzione sbagliata, nel modo programmato dallo Shin Bet.

Il Comando Centrale del GOC, nei cui uffici ebbero luogo gli incontri per gli omicidi, dovrebbe essere quello al centro della furia. Invece è quello che li ha denunciati.

Come di norma da noi, il non rilevante prende il posto dell’essenziale, ricoperto di strati di false argomentazioni sulla sicurezza. I palestinesi sanno già che l’IDF e la polizia di frontiera sparano loro per ucciderli perfino quando potrebbero semplicemente arrestarli.

Ma l’IDF e lo Shin Bet non vogliono che noi lo si sappia. Non c’è nulla da fare con la sicurezza. Tutto ha a che fare con il tipo di regime nel quale stiamo vivendo.

Ieri ha avuto inizio un nuovo caso dell’autobus 300. L’autobus 300, nel 1984, venne dirottato da palestinesi.

Due dei dirottatori, che in un primo tempo si era riportato fossero stati uccisi quando le forze di sicurezza si erano impadronite dell’autobus, erano stati in effetti giustiziati da agenti dello Shin Bet mentre erano prigionieri.

Anche allora, quando i mezzi di informazione pubblicarono ciò che era avvenuto, violando la legge sulla censura, diverse persone criticarono i media invece di prendersela con gli assassini dello Shin Bet.

Di conseguenza, il quotidiano Hadashot, che pubblicò un’immagine di uno dei dirottatori mentre veniva fatto uscire vivo dall’autobus, venne punito mentre gli assassini ricevettero alla fine un ampio perdono. Solo col tempo venne fuori che il quotidiano aveva fatto solo il suo lavoro e ciò portò a ripulire le stalle dello Shin Bet dalle menzogne e dagli atti spregevoli di omicidio.

Si dovrebbe sperare che stavolta il pubblico capisca pure che fatti illegali ed infami non devono essere occultati dal fare a pezzi lo specchio (e il computer).
(tradotto da mariano mingarelli)

4 commenti:

Andrea ha detto...

Democrazia significa diritto di parlare,non diritto di rubare, di diffamare e di mettere in pericolo la vita dei propri connazionali. Questa non è democrazia, Uri Blau, questo è alto tradimento e mi auguro che prima o poi venga catturato, processato, messo in galera gettando le chiavi nel profondo del mare. Lo stesso augurio faccio ad Anat Kamm.

Miryam ha detto...

Andrea Andrea, ho capito qual'è il tuo gioco! Tu vuoi farmi perdere tempo! Altrimenti non diresti simili stronzate e non scopriresti le carte...
miryam

Andrea ha detto...

Se per te fare la spia per distruggere il proprio Paese pur di accontentare i nemici di Israele è una "stronzata"...

Miryam ha detto...

Il proprio paese lo distrugge chi sta zitto di fronte ai crimini, non chi li svela
miryam