lunedì 12 aprile 2010

L'UNICA POTENZA NUCLEARE DEL MEDIO ORIENTE

L'atomica? Non si discute
di Michele Giorgio


Come sulle colonie, Tel Aviv non vuole negoziare sulle sue testate Il premier Netanyahu declina l'invito di Obama al vertice di Washington
Benyamin Netanyahu non ci sarà. Il premier israeliano ieri ha fatto sapere che il 12 e 13 aprile non prenderà parte al vertice per la sicurezza nucleare organizzato a Washington dal presidente Barack Obama. Con questa improvvisa «exit strategy», il premier israeliano riuscirà a sottrarsi al tentativo di Turchia ed Egitto di mettere al centro della discussione anche la questione dell'arsenale atomico israeliano e il rifiuto di Tel Aviv di firmare il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp).
Israele punta l'indice contro il programma atomico di Tehran ma tace sugli ordigni nucleari - tra 250 e 500, secondo le stime di GlobalSecurity.org - che si trovano nelle sue basi segrete. Sono 189 i paesi che aderiscono al Tnp e fra questi vi sono tutti i paesi arabi. Lo Stato ebraico non ha mai confermato né smentito di possedere bombe atomiche, limitandosi a dichiarare che non sarà il primo paese a usare queste armi nella regione. L'adesione al Tnp comporterebbe ispezioni internazionali nei siti nucleari ma Israele, grazie alla copertura ricevuta dagli Stati Uniti e dai principali paesi europei, ha potuto non firmare rimanendo da decenni l'unica potenza nucleare nel Medio Oriente.
Netanyahu a Washington si farà rappresentare dal vicepremier e ministro per le questioni strategiche Dan Meridor, dal consigliere per la sicurezza nazionale Uzi Arad e dal direttore generale della commissione per l'energia atomica Shaul Chorev. Una partecipazione sottotono che Washington ha ugualmente definito «robusta», per evitare ulteriori polemiche con Tel Aviv. «Ovviamente ci sarebbe piaciuto avere il primo ministro, tuttavia il suo vice guiderà una delegazione israeliana che sarà robusta» ha spiegato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, il generale Jim Jones, aggiungendo che le relazioni tra gli Stati Uniti e Israele sono «strette, buone e continue». Per spiegare il passo indietro di Netanyahu, il quotidiano Israel ha-Yom ieri ha scritto che il premier era molto interessato a discutere della minaccia del cosiddetto «terrorismo nucleare». La sua presenza al summit avrebbe però potuto favorire pressioni di quei paesi che da tempo chiedono che le installazioni atomiche israeliane vengano finalmente sottoposte a controlli internazionali, non solo per ragioni politiche ma anche per tutelare i milioni di civili arabi nella regione. In un primo momento gli americani avevano garantito a Netanyahu che una eventualità del genere non si sarebbe concretizzata ma giovedì Uzi Arad ha appreso - si sussurra da proprio fonti Usa - che Egitto e Turchia al vertice vorrebbero discutere anche del nucleare israeliano. Dalla parte di Netanyahu si sono subito schierati i repubblicani americani. Liz Cheney, la figlia dell'ex vicepresidente Dick Cheney, ha accusato Obama «di voler indebolire i legami con Israele» e ha definito giusta la decisione del primo ministro israeliano di annullare la visita a Washington, dove peraltro Netanyahu, dietro le quinte del summit avrebbe anche dovuto cominciare a dare qualche risposta sul futuro della politica di colonizzazione ebraica portata avanti dal suo governo nel settore palestinese (Est) di Gerusalemme.
Politica che non conosce soste. La tensione è tornata a salire a Gerusalemme est dopo che qualche giorno fa un gruppo di coloni israeliani ha presentato in tribunale la richiesta di sfratto per altre due famiglie palestinesi del quartiere arabo di Sheikh Jarrah. Un'iniziativa che rientra in un più vasto piano per la demolizione delle case palestinesi in quella zona, da sostituire con 200 abitazioni per coloni.
«Questo è il modus operandi dei coloni - ha denunciato il pacifista israeliano Avner Inbar - prima piazzano degli estremisti nel cuore di un quartiere palestinese che minacciano i residenti, poi si rivolgono ai tribunali e chiedono di sfrattare i palestinesi con il pretesto che disturbano e intimoriscono i vicini ebrei». Ieri centinaia di attivisti palestinesi, israeliani e stranieri hanno manifestato a Sheikh Jarrah contro i coloni, tra di essi anche lo scrittore David Grossman e l'ex presidente della Knesset Avraham Burg. La polizia ha arrestato quattro manifestanti.

4 commenti:

Andrea ha detto...

Israele rischia ogni giorno morti e feriti, e se gli arabi non avessero paura dell'arsenale nucleare che non si sa se c'è o non c'è ma il dubbio funziona perfettamente come espediente, sarebbe già stata invasa dai nemici che la circondano e da un paese islamico e folle di odio come l'Iran!

Miryam ha detto...

Mettiamo un pò le cose in ordine:
Mi risulta che chi rischia morti e feriti in abbondanza siano i palestinesi, certamente in misura enorme più degli israeliani.
Non è questione di dubbio -Non si sa se c'è o non c'è-. Si sa. C'è. L'arsenale nucleare israeliano non è un mistero per nessuno.
Folle sei tu se pensi che si possa tenere un popolo sotto il tallone dell'occupazione con la paura del nucleare o dell'annientamento. Nessun popolo rinuncia alla libertà e la cercherà sempre a qualsiasi prezzo.
Infine, visto che per tenere a bada i nemici folli di odio bisogna fargli paura con l'annientamento, cosa consigli ai palestinesi per difendersi? Pensi che sia meglio che si riforniscano di un arsenale nucleare o ritieni che possano accontentarsi dei soliti razzi (inconcludenti) oppure consigli loro di sospendere la minaccia di migliaia di attacchi kamikaze sulla testa degli israeliani come espediente? Pensi che funzionerebbe?

Miryam

Andrea ha detto...

Israele non ha mai minacciato nessuno con le sue armi nucleari, sono a puro scopo difensivo (sempre se esistono), questo è sempre stato detto con chiarezza.
Ai palestinesi consiglio solo di meditare che la pace si da in cambio della pace.

Miryam ha detto...

Spero bene che la pazzia israeliana non sia arrivata fino al suicidio, perchè questo accadrebbe se usasse le sue armi nucleari.
Se i palestinesi dovrebbero dare pace in cambio della pace allora bisogna dire che manca loro un interlocutore credibile, che faccia proposte di pace fin'ora i palestinesi hanno visto solo proposte di annientamento e ora Israele sta preparando il colpo grosso..·
Miryam