PRIORITA' USA AD HAITI: BLOCCO AERONAVALE E OCCUPAZIONE MILITARE PER IMPEDIRE LESODO VERSO LA FLORIDA.
di Lucio Manisco
Incapacità degli Stati Uniti dAmerica di gestire lassistenza umanitaria ad Haiti? A questo interrogativo si rifanno le critiche mosse dai mass media al governo di Washington per il caos del dopo terremoto che in due settimane ha aggiunto qualche decina di migliaia di morti ai 200.000 del sisma.
I fatti, non le opinioni, dimostrano che le priorità degli Stati Uniti sono ben diverse, sacrificano anche se non azzerano gli intenti umanitari e si articolano su una mobilitazione di mezzi bellici senza precedenti in tempi di pace.
Al 24 gennaio erano 12.000 i militari statunitensi sbarcati nella seconda più antica repubblica indipendente del continente americano; a fine mese saranno 15.000 e entro la prima metà di febbraio si arriverà a 20.000.
Non si tratta di riservisti della Guardia nazionale, agenti di polizia o altri corpi della difesa civile, bensì di truppe da combattimento e di pronto impiego: marines, 82ma aero trasportata, paracadutisti, corpi speciali come i sea bees, marinai e corpi da sbarco.
Tutti militari addestrati ad uccidere e non a distribuire medicinali, viveri ed acqua potabile.
Basta guardare allimponente armada navale e aeronavale che entro il 21 gennaio aveva raggiunto le acque di Haiti: portaerei Carl Wilson, due porta-elicotteri la Bataan e la Nassau -, due incrociatori lanciamissili la Normandy e la Bunker Hill -, il cacciatorpediniere lanciamissili Higgins, cinque unità per il trasporto di mezzi da sbarco la Messa Verde, la Ashland, la Gunston Hall, la Fort McHenry, la Carter Hall -, la fregata Underwood, tre navi porta contenitori di materiali militari che non richiedono moli di attracco, unità appoggio sommergibili e recuperi sottomarini, navi cisterna e da rifornimento, altre undici unità minori. Ed infine una nave ospedale da 1.000 letti.
Tutto quanto serve, secondo i materiali del Pentagono, per mantenere sul piede di guerra e in combattimento per 90 giorni un corpo di spedizione di 20.000 uomini.
Sotto questo aspetto non ci sono state disorganizzazioni, situazioni caotiche, interruzioni della catena di comando, carenze di altro tipo: tutto ha funzionato a meraviglia anche se ha richiesto di bloccare o dirottare 1.340 voli umanitari dallEuropa, ritardare larrivo di 5.800 uomini delle ONG dallAmerica Latina, la distribuzione di generi di prima necessità, lallestimento della sua struttura logistica su un suo territorio di 27.000 chilometri quadrati (2.000 in più del Piemonte) con 9 milioni di abitanti (600.000 meno della Lombardia).
Le priorità sottaciute di una sì vasta operazione militare sono altre. Prima tra tutte rendere impenetrabile un blocco aero-navale che impedisca lesodo in massa dei sopravvissuti al terremoto dell11 gennaio ed alla fame ed allo spietato sfruttamento economico di due secoli. E un fenomeno ricorrente degli ultimi settanta anni: lultima volta alla fine del secolo scorso questa politica dei respingimenti applicata con un certo ritardo portò alla deportazione temporanea a Guantanamo ed al rimpatrio coercitivo ad Haiti di 21.000 profughi approdati con mezzi di fortuna e con centinaia di vittime in mare sulle spiagge della Florida. Sotto traccia i pregiudizi razziali, sociali e storici: gli haitiani hanno la pelle più scura degli afro-americani, un livello intellettivo uguale se non più alto (sono altamente competitivi come ogni altra minoranza etnica). E poi ci sono le realtà e i miti storici dei cosiddetti giacobini neri guidati nel 1791 da Toussaint Louverture e da Jean-Jacques Dessalines che portarono al successo una rivolta di schiavi, la difesero dalla guerra scatenata da Napoleone con 30.000 soldati francesi guidati dal famoso generale Leclerc e proclamarono nel 1804 lindipendenza della prima repubblica nera del continente americano e forse del mondo intero. Non cè dubbio che delle atrocità contro i bianchi vennero perpetrate in quei tredici anni e subito dopo, ma quelle atrocità vennero elevate allennesima potenza da una propaganda accanita di chi vedeva nellabolizione della schiavitù un colpo mortale alleconomia americana ed europea. Selvagge e senza fine le rappresaglie degli Stati Uniti, della Francia, della Gran Bretagna e degli altri paesi Europei: sanzioni economiche ammontanti a risarcimenti per 98 milioni di dollari di quei tempi, pari allincirca al debito pubblico dellItalia di oggi (lultima quota è stata pagata dalla Repubblica di Haiti nel 1947), blocco delle esportazioni agricole e quattro protratte invasioni militari.
E poi altre priorità: il controllo di un paese troppo vicino alla Cuba di Fidel Castro (1.200 i medici cubani che operano da anni ad Haiti i cui abitanti non sono certo insensibili ai fermenti progressisti dellAmerica Latina come dimostrato dal duplice avvento al potere del teologo della liberazione Aristide, due volte vittima dei colpi di stato allestiti dai servizi segreti USA). Ed infine il pericolo di una rivolta popolare contro condizioni di vita inaccettabili in qualsiasi altro paese del mondo, una rivolta che nelle fantasie dei dottor Stranamore di Washington potrebbe seguire la falsariga gi quella guidata dai leggendari Toussaint Louverture e Jean-Jaques Dessalines.
2 commenti:
L'odio per Israele porta a omettere di raccontare che Israele è il paese che ha fatto il lavoro migliore a Haiti, a detta di tutti i testimoni.
Gli altri paesi ancora discutevano come sistemarsi che già Israele aveva aperto i suoi ospedali perfettamente funzionanti e i suoi gruppi di salvataggio con decine di cani avevano già incominciato ad estrarre persone vive da sotto le macerie.
I media internazionali hanno definito Israele "la Rolls Roice degli aiuti"!
Preciso che in effetti anche i palestinesi e chi li sostiene dall'estero hanno contribuito ad aiutare Haiti: lì gli israeliani hanno usato il metodo Appelbaum, creato in Israele per curare a catena i feriti trasportati a dozzine al pronto soccorso sulle ambulanze ogni volta, e capitava tutti i giorni, che un terrorista attaccava i civili israeliani. Il metodo Applebaum è stato copiato in tutto il mondo perché sa affrontare mirabilmente la confusione compiendo un’immediata classificazione della gravità delle ferite e quindi non perdendo un secondo nel salvare la vita e le parti del corpo in pericolo e nell’aiutare psicologicamente i traumatizzati.
È da studi sul campo come quello di Applebaum che Israele ha imparato ad amministrare sul campo i sentimenti di pietà. Ma non basta. Purtroppo la parabola di Applebaum, morto in un attentato palestinese, dice che il prezzo per imparare quest’arte è ed è stato per Israele terribilmente elevato. Sproporzionato.
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