Venerdì 15 Gennaio 2010 21:53 Rete-ECO |
10 gennaio 2010
Le continue violazioni da parte di Israele dei diritti umani dei Palestinesi hanno raggiunto limiti intollerabili sia in Israele sia nei Territori Palestinesi Occupati (TPO) ed a Gaza. Oltre le violazioni del diritto internazionale, sancito da numerose dichiarazioni della Nazioni Unite alle quali Israele ha formalmente aderito, Israele si è reso colpevole di gravissimi crimini contro l’Umanità. Recentemente a Gaza l’esercito israeliano ha compiuto un immane massacro di civili, con oltre 1400 morti tra cui numerosi bambini ed infanti, ben documentato nella relazione della Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite, presieduta dal giudice Goldstone. Un simile massacro era stato commesso da Israele nel 2006, in Libano. L’invasione da parte di coloni israeliani, appoggiati dall’esercito, nei TPO di Cisgiordania, è proseguita e prosegue tuttora, accompagnata dalla espulsione dei Palestinesi dalle loro case e dalle loro terre. A nulla sono valse, sinora, le condanne da parte di varie Istituzioni delle Nazioni Unite: Israele non ha ascoltato nessuna delle ingiunzioni, forte dell’appoggio degli Stati Uniti d’America e del colpevole silenzio o comunque mancanza di sanzioni da parte dell’Unione Europea.
In questa situazione, occorre arrivare ad un nuovo livello di attivismo e di presenza politica a fianco dei Palestinesi. Può avere risultati importanti e duraturi un’iniziativa delle nazioni che rispettano il Diritto Internazionale e che sanzioni Israele sia moralmente sia economicamente. L’iniziativa si è sviluppata, con numerosi consensi di Associazioni, e persone singole, in tutto il mondo, e richiede il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) economiche e politiche di Israele. Questo significa disinvestire da attività economiche in Israele o da cui Israele tragga vantaggio ( o comunque approvare e sostenere il disinvestimento, per chi non è investitore di capitali), e richiedere sanzioni politiche ed economiche contro Israele, che aboliscano ogni associazione di Israele ad attività militari ed economiche della Comunità Europea e degli USA. Dagli USA infatti provengono enormi sovvenzioni alle attività militari di Israele (il finanziamento militare, rinnovato dall’amministrazione Obama, ammonta a 4,1 miliardi di dollari per il 2010). L’Europa fornisce molto rilevanti finanziamenti per la ricostruzione di case e strutture palestinesi che vengono continuamente distrutte da Israele, senza che dalla Comunità Europea né dai singoli paesi vengano adottate sanzioni che vadano oltre le proteste verbali, sistematicamente ignorate da Israele. Occorre anzi osservare che Israele gode di speciali privilegi negli scambi culturali e cultural-commerciali con l’Europa. Su questo dobbiamo prendere una posizione di severa sanzione, tale da render noto agli studiosi, artisti ed accademici israeliani che debbono rendersi conto che la loro posizione nei riguardi della politica del loro governo verso i palestinesi non può essere neutrale. Essi debbono dichiarare apertamente il loro giudizio sulle azioni del loro Paese contro tutte le libertà dei palestinesi (compresa quella di far funzionare scuole ed università), sia quelli che hanno la cittadinanza israeliana sia gli abitanti dei Territori Occupati: simile dichiarazione hanno firmato 403 universitari israeliani, su un totale di circa 9000. Richiami al coraggio di agire, scrivere e parlare per la libertà e la uguaglianza dei palestinesi sono stati fatti da alcune ed alcuni israeliane/i noti nel mondo della cultura, dell’informazione ed accademici; ed in modo eccellente dai giovani che rifiutano il servizio militare nell’esercito oppressore. Dobbiamo proporre, rinunciando al termine “boicottaggio”, appropriato per gli scambi commerciali ma non per gli scambi culturali, che sia richiesto a studiosi ed artisti israeliani che vengano a comunicare in Italia ed in Europa, di dichiarare il loro pensiero sulla oppressione gravissima dei diritti umani e civili dei palestinesi e sui massacri come a Gaza ed in Libano, che non hanno il diritto di ignorare.
Unendosi all’European Jews for a Just Peace (EJJP) di cui fa parte, ECO aderisce al programma BDS, e si impegna ad esaminare caso per caso le azioni da intraprendere, in solidarietà con EJJP e con le organizzazioni palestinesi che hanno proposto il progetto PACBI.
2 commenti:
Io vorrei invece boicottare prodotti palestinesi, ma è un po' più difficile. Cosa potrei boicottare? i qassam o i katiusha, o l'odio e i kamikaze? Quanto a odio e kamikaze, si sa che sono dei veri esperti, ma per i razzi a pensarci bene non è farina del loro sacco, non sanno fare nemmeno quello, però sanno lanciarli a casaccio, quando non gli esplodono fra le mani, come nella Stazione di Bologna o dentro i laboratori delle case palestinesi. Qualche volta però ci azzeccano. Peccato che non riescano mai a centrare i tetti dei boicottatori antisraeliani italiani, che forse non sarebbero poi più così fanaticamente attratti da questa genìa di terroristi, altamente specializzata nella cultura dell'odio.
Invece gli israeliani sono veri esperti di armi nucleari, di bombe e di ogni genere di armamento e centrano sempre il bersaglio senza andare a casaccio, infatti hanno ucciso in pochi anni 5mila palestinesi di ogni età.
Se poi Israele non soffocasse l'economia palestinese, non assediasse Gaza e non impedisse con tutte le sue forze ai bambini di andare a scuola e agli studenti di andare all'università, se non sospendesse la loro vita con centinaia di check point e altre cose per la cui elencazione non basterebbe un rotolo di carta igienica allora avremmo anche un'economia palestinese degna di questo nome.
Chris
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