NAKBA: MARCIA A GAZA, RADUNI IN CISGIORDANIA
Tante manifestazioni nei Territori occupati per il 62esimo anniversario della "Catastrofe"
di Barbara Antonelli
Ramallah/Gaza, 15 maggio 2010 (foto dal Palestine Monitor) Nena News – Tante le manifestazioni in Cisgiordania per ricordare i 62 anni di esilio del popolo palestinese. A Gaza è stata indetta una marcia unitaria, alla presenza di tutti i partiti politici.
Mentre Rim Banna canta sulle note di Onadikum, celebre canzone della tradizione popolare palestinese, sullo sfondo, dietro al palco, l’esercito israeliano pattuglia l’entrata del villaggio di Al-Masara, 13 chilometri da Betlemme, uno dei nove villaggi dell’area, tutti accerchiati dalla colonia illegale israeliana di Efrat. Ad Al-Masara la famosa cantante palestinese ha aperto venerdì le celebrazioni della Nakba, con il supporto del coordinamento dei comitati popolari della resistenza non-violenta e alla presenza del Ministro della Cultura palestinese Siahm Barghouthi. Il 15 maggio 2010 segna la Grande catastrofe, 62 anni di esilio dalle proprie case e dalle proprie terre per oltre 700.000 palestinesi: la diretta conseguenza delle politiche sioniste che hanno condotto alla creazione dello Stato di Israele. Le tre tende allestite ad Al Masara ricordano i 62 anni di vita nei campi profughi per oltre 1 milione e trecentomila palestinesi.
Cosi, in una fusione tra arte e protesta, per riaffermare la propria identità, il proprio patrimonio culturale, si è celebrata la Nabka ad Al Masara, ma anche a Nebi Saleh, Ni’lin e a Bi’lin, vicino Ramallah, dove attivisti palestinesi, internazionali e israeliani hanno sfilato insieme ad alcuni rappresentanti di diversi partiti politici palestinesi fino al reticolato di metallo e al cancello che divide il villaggio dalle proprie terre agricole (requisite da Israele), portando una gigantesca chiave, simbolo del diritto al ritorno.
Anche se la cerimonia di apertura ufficiale delle commemorazioni della Nakba si è avuta giovedì, davanti alla tomba di Arafat, a Ramallah con l’inaugurazione della più grande kefiah mai realizzata, alla presenza del primo Ministro palestinese Salam Fayyad, molteplici eventi avranno luogo in tutti i territori occupati tra venerdì e sabato. Veglie nella notte del weekend in tutti i campi profughi, mostre fotografiche con le immagini degli oltre 450 villaggi distrutti dall’esercito sionista. Manifestazioni più grandi sono organizzate sabato a Gerusalemme, con partenza dal campo profughi di Shu’fat, a Nablus, Jenin, Hebron, Jericho e ovviamente Ramallah.
Mentre a Gaza, sempre sabato, i palestinesi scendono a manifestare nella ‘piazza del soldato ignoto’, vicino al quartier generale delle Nazioni Unite, in un’unica marcia unitaria, come concordato in settimana in un meeting indetto dal partito islamico e che ha visto partecipi tutte le fazioni politiche, comprese Hamas e Fatah, secondo quanto dichiarato da Walid al-Awad (People’s party) a diverse agenzie stampa.
In Israele, il numero delle bandiere allestite per riaffermare l’orgoglio nazionale è invece triplicato. Ironicamente, una bandiera nuova di zecca sventolava anche sul muso dei mezzi militari che bloccavano l’entrata di Al – Masara. E mentre si festeggia l’Independence Day, proprio in questi giorni le organizzazioni in difesa dei diritti umani in Israele ricordano l’ennesimo atto volto a privare i palestinesi, del diritto a ricordare la loro storia. Il Nakba bill, l’ennesima legge discriminatoria proposta da Ysrail Beiteinu (il partito nazionalista di Liebermann) è passata per ora al primo reading alla Knesset. Revocherà fondi o applicherà sanzioni economiche a quei gruppi che intendano organizzare cerimonie di lutto in occasione dell’Independence Day. Lo slogan “La loro indipendenza. La nostra Nakba” diventerà illegale. Ancora una volta con l’intento di punire chi vuole commemorare una tragedia che è umana, ma soprattutto politica.
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