venerdì 18 febbraio 2011

AL- ARAKIB, DISTRUZIONE IN 18 MOSSE

L’abbattimento delle case del villaggio beduino nel deserto nel Neghev continua. Per far posto alle verdi foreste del Fondo Nazionale Ebraico, finanziate dagli evangelici cristiani di USA e Inghilterra.

Gerusalemme 18 febbraio 2011 – (foto Active Still e Negev Coexistence Forum) – Per la 18sima volta dalla fine di luglio, le tribù beduine del villaggio di Al – Arakib, nella zona desertica del nord del Neghev (Israele) si sono viste sradicare e distruggere le loro abitazioni dai bulldozer delle forze di sicurezza israeliane; mentre a meno di un chilometro dal villaggio dal novembre dello scorso anno, il Fondo Nazionale Ebraico (JFN) ha impiantato un ampio cantiere, iniziando le attività di riforestazione dell’area: un milione di alberelli che trasformeranno il deserto in una verde foresta di Israele, anzi “la foresta della pace”. Così infatti è chiamato il progetto che comporta lo spostamento forzato delle tribù beduine di Al- Arakib, villaggio non riconosciuto da Israele come almeno altri 180.000 beduini, finanziato dalla GOD-TV, un canale televisivo internazionale che fa riferimento ad un gruppo evangelico cristiano degli Stati Uniti e Inghilterra. I fondi donati da GOD-TV (che dichiara di “aver ricevuto istruzioni da Dio per preparare la terra per il ritorno di Suo Figlio…”) vengono così versati direttamente nelle tasche del Fondo Nazionale Ebraico, che si

Il cartello (in ebraico) spiega come i finanziamenti per la "foresta della pace" al JNF siano donazioni della GOD-TV.

serve delle forze di polizia e sicurezza per sgombrare con la forza le comunità beduine.

Alla fine di luglio gli oltre 300 beduini del villaggio, in maggioranza bambini, erano stati costretti a lasciare le loro abitazioni all’alba, circondati da oltre 1500 agenti armati, e stare a guardare mentre la polizia distruggeva le loro proprietà.

Dalla fine di luglio 2010, la comunità di Al – Arakib ha subito danni enormi dalle ruspe delle autorità israeliane. Nel mese di febbraio, i raid nel villaggio si sono intensificati, con un sempre maggior uso della violenza e della forza (proiettili di gomma, lacrimogeni e arresti dei portavoce della comunità ma anche di moltissimi minorenni), in conseguenza anche alla determinazione dei beduini di non lasciare le proprie terre e alla costante mobilitazione che da mesi vede le organizzazioni di attivisti israeliani a fianco delle comunità. Solo questa settimana, almeno 7 persone sono state arrestate, tra cui Awad Abu Frieh, portavoce del villaggio. Sempre il 10 febbraio la comunità, in prevalenza donne e bambini è stata dispersa da un massiccio uso di lacrimogeni e molte persone picchiate.

Lo spostamento forzato delle comunità beduine nel Neghev non è cosa nuova. Rispecchia la strategia delle politiche israeliane che intendono far migrare con la forza queste comunità considerate semi-nomadi, verso i centri abitati più grandi; una politica che avviene in modo speculare anche con le comunità beduine che si trovano in area C, in Cisgiordania (territori palestinesi occupati), soprattutto nella Valle del Giordano, a Sud di Hebron e nel tratto di statale tra Gerusalemme e Gerico. Alla politica di Isreale si aggiunge poi la campagna propagandistica del Ministero della sicurezza (come mostra un rapporto redatto dal Ministero stesso e diffuso dal quotidiano Ha’aretz), che tende ad instillare pregiudizi e stereotipi nella popolazione israeliana, definendo i beduini esseri primitivi e non civilizzati che hanno – per usare le parole del Ministro Aharonovitch “una scarsa consapevolezza dell’igiene il che causa molte malattie”, e che costituiscono “una minaccia nei confronti della proprietà di case”. Nena News

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