31.01.2011
“
conflitti globali
I Media Israeliani e la Rivoluzione Egiziana.
di Michael Warschawsky (Alternative Infoatmation Center - Jerusalem)
Fuad Ben Eliezer (Labour) non capisce cosa sia successo, e mostra il proprio imbarazzo su tutte le stazioni radio: Cosa è successo al suo amico Hosni Mubarak? Perché non ha ordinato all'esercito di sparare sulla folla e così concludere i "tumulti", secondo le sue parole?
Alla luce della sua familiarità/amicizia col dittatore egiziano nei giorni recenti Ben Eliezer è divenuto un analista accreditato in merito agli affari egiziani - solo che questa volta ammette, con modestia inaspettata, semplicemente di non capire: poche centinaia di morti in più e tutto sarebbe tornato alla normalità.
La verità è che non solo Ben Eliezer non ha predetto nulla e non abbia capito nulla: tutti gli “analisti del mondo arabo” ed “esperti di medio oriente” israeliani – tutti graduati dell'intelligence militare israeliana o del Mossad – sono costretti ad ammettere la propria ignoranza. Ancora una volta siamo stati sorpresi, proprio come ogni volta: sorpresi dall'attraversamento del Canale di Suez nel 1973, sorpresi dalla resistenza Palestinese-Libanese nel 1982, dalla risolutezza di Hezbollah nel 2006, dalla vittoria di Hamas alle elezioni Palestinesi e così via.
Nelle sue parole, Ben Eliezer riflette i media israeliani, che immediatamente scelgono da che parte stare: a fianco delle forze dell'ordine, contro il movimento popolare, anche se, come in Tunisia, questo coinvolge l'intera popolazione. Le masse arabe sono sempre il nemico ed i regimi gli alleati. Il fatto che questi siano regimi autoritari, assassini e corrotti non è percepito come uno svantaggio, ma come testimonianza della loro più che gradita capacità di controllare i loro popoli. In parole povere: laddove le masse arabe sono un'orda, un branco di selvaggi esaltati, i loro leader sono garanti dell'ordine, anche se alle volte Israele è costretto a muovere loro guerra.
C'è un'altra sorpresa, e questa volta per le elite politiche ed intellettuali del mondo intero e non solo per Ben Eliezer ed i “nostri commentatori”: le masse popolari dal Marocco all'Iraq, dalla Francia alla Bolivia, non hanno letto la Fine della Storia di Fukuyama, ed anche se lo avessero fatto si sono rifiutate di scendere dal palco della storia: quando vengono calpestate, spinte alla fame od umiliate – presto o tardi si sollevano e rimuovono i dittatori arroganti e corrotti. Nonostante possa essere ritardata, la rivoluzione alla fine esploderà. Per esplodere, non necessariamente vincere, e non è inconcepibile che Mubarak ascolti i consigli della stampa israeliana e del Generale Ben Eliezer ed ordini all'esercito la soppressione dell'insurrezione col sangue.
E' già possibile indovinare i titoli del prossimo stadio della campagna di propaganda della stampa e degli esperti commentatori: Al Qaeda. La dittatura di Ben Ali e Mubarak è giustificata, dato che blocca l'Islam militante e che dietro alle manifestazioni popolari ci sia nientemeno che Bin Laden. Zvi Barel (Haaretz, 30 gennaio) è uno dei pochi commentatori a rifiutare la disputa riguardante la centralità dei Fratelli Musulmani nell'insurrezione egiziana. Enfatizzando come lo slogan non sia Allah Akhbar ma “abbasso il dittatore, abbasso la corruzione”. Anche in Tunisia il partito islamico Al Nahda non ha giocato un ruolo nell'insurrezione, se non altro perché deve ancora riprendersi dalla crudele oppressione di Ben Ali e delle sue gang.
Né Al Qaeda né i Fratelli Musulmani sono dietro la massa furiosa nel Cairo, a Rafah ed a Suez, bensì trent'anni di regime autoritario, oppressione, povertà. Finché i commentatori israeliani non riusciranno a capire questo, continueranno ad essere sorpresi ogni volta che le masse (un termine "arcaico" da tempo cancellato dai loro vocabolari) prenderanno il destino nelle proprie mani.
dal sito: http://www.alternativenews.org/english/index.php/blogs/michael-warschawski/3236-shoot-demonstrators-israeli-media-and-the-egyptian-revolution
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