21 luglio 2010 Universita Al Najah
Alla fine dell’incontro ci dirigiamo verso l’università Al Najah, la più grande della Cisgiordania. Ci accompagna una giovane volontaria della MLR di Nablus, è una ragazza bellissima, alta, con l’ijab e un vestito lungo molto colorato. Come tante ragazze porta abiti con maniche lunghe e non riesco a capire come possa essere, malgrado ciò, così disinvolta e fresca. Quello che però colpisce di più è il portamento. Le ragazze palestinesi hanno tutte un portamento regale, camminano come principesse.
L’università Al Najah è frequentata da 19mila studenti per 19 corsi di laurea ed è stata fondata nel ‘77. “Il nostro obiettivo” ci spiega il rettore “è la ricerca a livello scientifico-sociale per rafforzare lo sviluppo a livello economico-culturale. La sfida da affrontare è il fattore economico dovuto all’occupazione. Come università pubblica il nostro obiettivo è di comprendere più studenti possibile e al contempo mantenere un alto livello d’insegnamento. Purtroppo mancano le strutture, malgrado ciò siamo al quinto posto tra le università del mondo arabo e al primo in Palestina. Abbiamo accordi di collaborazione con università europee, arabe e italiane. Ringrazio il console italiano che ha garantito corsi di studio per dottorato in università italiane. Collaboriamo con l’università di Pavia, Roma e altre. Abbiamo un consiglio degli studenti e del sindacato dei lavoratori che si rinnova con elezioni annuali.”
Dopo il suo discorso siamo invitati a porre domande. La prima domanda riguarda i settori in cui Al Najah collabora con le università italiane. “Ricerca in tutti i settori” risponde il rettore “in particolare informatica, ingegneria, economia, settore elettricità. Non intendiamo però ricerca pura, gli accordi sono di collaborazione. Mandiamo gli studenti perché imparino. Gli studenti che vanno a studiare in Italia, pur mantenendo i rapporti con i professori palestinesi, se fanno ricerca, questa rimane in Italia. (Ah, mi pareva!) Con le università israeliane non abbiamo nessuna collaborazione, ma salutiamo gli accademici che hanno preso posizione per il BDS nelle università europee. Ci sono con Israele “collaborazioni indirette”. I palestinesi del ‘48 vengono a studiare da noi, Israele riconosce il nostro diploma. Facciamo insieme ricerche che riguardano la regione per esempio rispetto ai terremoti ecc”.
Anche il rettore ci parla del boicottaggio dei prodotti delle colonie che distruggono l’economia palestinese. Qualcuno chiede quali sono gli ostacoli che pone l’occupazione al regolare svolgersi delle attività didattiche. Il rettore spiega che i materiali per i settori di ricerca vengono bloccati da Israele, ostacoli anche per avere dei professori, senza contare i check-point. Malgrado ciò da almeno quattro anni i corsi sono regolari e vanno particolarmente bene.
Da ciò che hanno detto la vice-governatrice e il rettore deduco due cose: una è che l’oppressione e l’ostacolo che pone il carceriere è enorme, non so come si possa reggere questa pressione. Un conto è subire una guerra che poi, per quanto dura, finisce, un conto è vivere sotto assedio col fiato israeliano sul collo per 62 anni. La seconda cosa è la grande capacità di reagire alla devastazione ricostruendo a tambur battente. “Abbiamo ricostruito mentre ancora distruggevano” ha detto la vice-governatrice. E mi colpisce anche la grande attività, il continuo fervere di progetti, di obiettivi posti e raggiunti. Qualche giorno dopo il mio ritorno i bambini di Gaza entreranno nel Guinnes dei primati per la più grande produzione di aquiloni che abbia mai solcato un cielo. I bambini di Gaza che un anno e mezzo fa erano sotto le bombe di “Piombo fuso” e che disegnano morti insanguinati, soldati e carri armati che sparano, quei bambini che non hanno neppure i quaderni perché il blocco israeliano lo vieta, che sono costretti a lasciare la scuola per arrangiarsi a lavorare e che spesso e volentieri vedono la morte con gli occhi, quei bambini, hanno riempito il cielo di colori e gli aquiloni se li erano costruiti da soli. Mi chiedo che mai potrebbe fare questo popolo se fosse libero?
Il terzo incontro della giornata è con la sede locale della MLR. La segretaria e responsabile del settore giovanile ci illustra in inglese, con l’aiuto di video le varie attività settore per settore della MLR. Dopo visitiamo tutta la struttura. Entriamo in una stanza dove c’è una postazione di computer per ragazzi. E’ un dipartimento di volontariato con 255 volontari maschi e femmine. Fanno attività di servizio civile e si occupano di svago, es. organizzare feste. La MLR offre una preparazione informatica e di difesa, poi, chi vuole rimane. Per il 60% sono ragazze, in maggioranza sono studenti intorno ai 16 anni. Yousef domanda a uno dei ragazzi cosa vuole fare da grande, lui risponde con un radioso sorriso: “Dormire”.
Visitiamo poi il centro per la riabilitazione motoria per adulti e bimbi fondato nell’81. Ci sono giocattoli per bambini con handicap mentale. La struttura cura gratis tutti coloro che sono vittime dell’occupazione e che sono stati feriti nel corso dell’Intifada. In questo centro per paralisi cerebrale viene fornita il massimo della cura per il reinserimento nella società. C’è anche un centro di terapia fisica, una palestra fondata nel 2000, a pagamento, per recuperare finanziamenti per le varie strutture. La palestra però è deserta, è stata inaugurata pochi mesi prima che scoppiasse l’Intifada e ciò ha portato i clienti ad andare altrove, dove c’era meno pericolo, essendo stata Nablus nell’Intifada uno dei punti più caldi della rivolta. Ultimamente però stanno cercando di recuperare. Durante l’estate la MLR di Nablus organizza un campo estivo con 350 bambini, anche se alcuni servizi sono chiusi. La MLR è una organizzazione indipendente ma collabora con il Ministero dell’educazione e della sanità.Visitiamo poi un centro per chi ha problemi uditivi, fornisce servizi, esami e apparecchi acustici per ogni età. Prima del centro importavano questi apparecchi a 300 shekel, ora il costo è di 60 e il paziente viene curato nella camera senza doversi spostare. C’è un esame che viene fatto dopo 36 ore dalla nascita del bambino per verificare se ha problemi uditivi. Occupazione o no, qui le cose si fanno per bene. Visitiamo anche la falegnameria dove si tengono dei corsi per futuri falegnami. In un salone c’è un’esposizione di giocattoli di legno, sono bellissimi, ovviamente sono costruiti dai volontari. Si tratta di giocattoli istruttivi adatti alle diverse disabilità. Sono attratta da un libro con le pagine di stoffa con illustrazioni pure di stoffa è così bello che potrebbe essere considerato un libro d’arte. Molti membri del gruppo comprano i giocattoli con entusiasmo. I giocattoli sono anche venduti a scuole e altre istituzioni che hanno progetti di riabilitazione. Prima -ci dicono- c’era il rischio che li compressero dai cinesi.
Infine apprendiamo che la MLR conduce anche una casa per anziani fondata nel 1950 da un gruppo di donne.
Il direttore generale della MLR di Nablus ci ha detto:
“L’occupazione non risparmia nessuno: l’uomo, la pietra, l’albero”.
Mentre esco vedo un poster su un muro. Mi faccio tradurre cosa c’è scritto:
“Non dispiacerti se i cani ballano
Sul corpo dei leoni.
Il leone è sempre leone
E il cane sempre cane”
Il direttore ha confermato che Nablus è la città più antica del mondo dopo Gerusalemme e Jerico.
Salutiamo i ragazzi della MLR che ci hanno accompagnati in un giro nel suk e partiamo per Burka.
Burka è un tipico villaggio palestinese, ma è particolarmente importante perché è il villaggio natale di Bassam che vive in Italia e che vi manca da tempo. Andiamo a casa dei suoi parenti che ci aspettano. Le zie, la nonna, i cugini di Bassam ci accolgono con affetto e sono abbracci e baci, poi ci offrono il caffè col cardamomo come lo fanno qui. Ci tratteniamo a chiacchierare sulla grande terrazza davanti a casa, facciamo anche un giro in giardino. L’acqua è scarsa e non si può innaffiare come si dovrebbe, un albero di limoni ha fatto ugualmente i frutti e prendo come souvenir un limone perfettamente maturo e giallo, ma piccolo come un’oliva. Un limone resistente.
Quando rimontiamo sul pullman e torniamo alla MLR notiamo che da Nablus a Ramallah la notte è illuminata da una miriade di fuochi di artificio. Sono i festeggiamenti per il conseguimento della maturità degli studenti palestinesi. Considerata la grande importanza che qui si dà allo studio, questo avvenimento è vissuto come una festa nazionale.
La sera prima di scendere a cenare guardo il panorama che si vede dalla terrazzetta della camera che divido con Luisa. Si vede tutta Ramallah illuminata. La città si è estesa molto dopo Oslo, prima, ci dicono, era poco più che la “Rotatoria dell’orologio” s’intende piazza Al Manara con la fontana dei leoni e un orologio. All’epoca tra Ramallah e Nablus, in zona A Arafat avrebbe voluto costruire una città ma Israele non ne volle sapere, ora sono rimasti i pochi resti dei lavori iniziati e abbandonati.
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