Mentre Israele uccide a Gaza giovane manifestante pacifico, arremba la barca Irene demolisce case aumenta gli insediamenti, l'AP si dedica a reprimere il suo popolo in particolare la sinistra del Fronte Popolare
Attivisti affrontano ampia attività repressiva dell’AP nella West Bank
di Nora Barrows-Friedman
“Le forze dell’Autorità Palestinese sono giunte nella tarda notte e hanno cominciato a sparare all’interno del campo,” ha raccontato Shihab. “Sono entrati sparando, comportandosi come fa l’esercito israeliano. Hanno voluto terrorizzare la gente. Tutti si sono riversati sulla via principale e hanno cominciato a tirare sassi, perché la gente pensava che quelli fossero israeliani, non forze dell’Autorità Palestinese.”
Shihab che non vuol dire il suo cognome, è un portavoce del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (PFLP), un partito politico marxista-leninista, del campo profughi di Dheisheh nella zona meridionale di Bethlehem, nella West Bank occupata. Egli ha raccontato a Electronic Intifada che nelle ultime settimane i servizi di sicurezza dell’Autorità Palestinese stanno conducendo una campagna di intimidazioni e di violenza all’interno di Dheisheh, con la determinazione di distruggere quella che lui chiama “l’unità e il senso di comunità all’interno del campo.”
Secondo Shihab, il 31 agosto, le forze dell’Autorità Palestinese hanno attaccato il campo nel tentativo di trovare un membro di Hamas, alcune ore dopo un attacco armato ad un’auto, condotto da attivisti di Hamas nei pressi di una colonia a Hebron, durante il quale erano rimasti uccisi quattro coloni israeliani. Sin da allora, membri del PFLP che erano intervenuti per negoziare con le forze dell’Autorità Palestinese per convincerli a cessare il loro attacco e lasciare il campo durante i successivi scontri avvenuti all’interno del campo, erano stati convocati alle stazioni di polizia dell’Autorità Palestinese e poi arrestati e cacciati in prigione.
Shihab ha dichiarato. “L’Autorità Palestinese vuole difendere l’occupazione. Vogliono mostrare agli israeliani che sono in grado di tenere sotto controllo il popolo palestinese.”
Electronic Intifada ha parlato con Shihab – e con gli altri abitanti del campo profughi di Dheisheh – il giorno dopo che le forze israeliane avevano compiuto l’esecuzione extra-giudiziaria di Ayad Asad Abu Shelbaya nel campo profughi di Nour al-Shams vicino alla città della West Bank occupata di Tulkarem, avvenuta il 17 settembre. L’organizzazione palestinese per il diritti umani Al-Haq contesta l’affermazione dell’esercito israeliano secondo la quale il rappresentante dell’ala armata del partito politico di Hamas, le Brigate Izzeddin al Qassam, aveva “assalito le forze israeliane.” Secondo Al-Haq, “Il sangue versato accanto al letto di [Abu Shelbaya] e schizzato sulla parete indica che gli era stato sparato vicino al letto….[quando era stato] affrontato da almeno cinque soldati israeliani, mentre stava dormendo da solo nella sua camera da letto” (“Assassinio mirato di un affiliato di Hamas a Tulkarem, 19 settembre 2010).
Al-Haq riferisce che prima che venisse assassinato dai soldati israeliani, Abu Shelbaya era già nel mirino delle forze dell’Autorità Palestinese. “Conosciuto come affiliato ad Hamas, [Abu Shelbaya] era stato arrestato dall’esercito israeliano nel 2004 ed era stato tenuto in detenzione amministrativa per due anni e mezzo prima di essere accusato di essere membro di Hamas ed essere imprigionato per ulteriori sei mesi,” ha dichiarato Al-Haq.
“Dopo il suo rilascio dalla prigione israeliana nel 2007, [Abu Shelbaya] era stato arrestato diverse volte e portato dentro essere interrogato dal Servizio Generale di Intelligence Palestinese (GI) e dalle agenzie di Sicurezza Preventiva (PS). La sua ultima convocazione da parte della Sicurezza Preventiva è avvenuta il 5 settembre 2010,” ha aggiunto Al-Haq.
L’uccisione di Abu Shelbaya è stata condannata dal portavoce di Hamas a Gaza, Salah al-Bardawil, che ha detto essere l’assassinio un tentativo di “coprire i crimini” della ripresa dei negoziati tra Israele e l’Autorità Palestinese, con la mediazione degli Stati Uniti. Egli ha aggiunto essere l’assassinio “un piano per distogliere l’attenzione dalle concessioni che stavano facendo i negoziatori dell’Autorità Palestinese” (“Hamas: l’assassinio copre ‘i crimini dei colloqui di pace’, 17 settembre 2010).
Inoltre, Abdul Rahman Zeidan, un rappresentante di Hamas che fa parte del Consiglio Legislativo Palestinese, era stato arrestato ieri, prima dell’alba, dopo che circa un centinaio di persone del Servizio di Sicurezza aveva circondato la sua casa. L’irruzione e l’arresto erano avvenute a seguito della sua dichiarazione pubblica di condanna dell’assassinio di Abu Shelbaya (“PCHR condanna l’assalto alla casa di un membro del PLC….”, Centro Palestinese per i Diritti Umani , 21 settembre 2010).
Con i colloqui di pace, viene la repressione.
La ripresa dei colloqui diretti, mediata dagli Stati Uniti, è ricominciata lo stesso giorno dell’attacco ai coloni vicino a Hebron, cui ha fatto seguito un’operazione similare il 1 settembre nei pressi della città di Ramallah, nella West Bank. Gli sviluppi delle operazioni politiche ed armate sono state accompagnate da un incremento delle campagne di arresti dell’Autorità Palestinese che, secondo Al-Haq, sono contraddistinte dall’essere “alimentate da opportunismo politico più che da problemi di sicurezza vera e propria” (“Servizi di Sicurezza Palestinesi stanno conducendo una campagna di arresti a sfondo politico,” 2 settembre 2010).
In agosto, i partiti politici dissenzienti all’interno dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) hanno sottoscritto una dichiarazione con la quale si opponevano esplicitamente al Comitato Esecutivo dell’OLP e alla decisione unilaterale dell’Autorità Palestinese di approvare i colloqui diretti. In seguito a ciò, membri appartenenti ai ranghi di questi partiti politici dell’opposizione sono stati arrestati, incarcerati e soggetti a violente aggressioni da parte delle forze dell’Autorità Palestinese.
Il 15 settembre, il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) ha emesso una dichiarazione di richiamo per le manovre dell’Autorità Palestinese, affermando che gli arresti – e probabili maltrattamenti all’interno delle prigioni dell’Autorità Palestinese – costituiscono una violazione delle proprie leggi contro gli arresti politici (“Continuano gli arresti politici nella West Bank,” 15 settembre 2010).
“Secondo le indagini svolte dal PCHR, alla vigilia e durante i giorni dell’ Eid al-Fitr [la festa che segna la fine del mese di Ramadan], servizi di sicurezza palestinesi, in particolar modo il Servizio di Sicurezza Preventiva (PSS) e il Servizio Generale di Intelligence (GIS), sostenuti dal Servizio di Sicurezza Nazionale, hanno ripreso le campagne di arresti aventi come obiettivo attivisti e membri di Hamas a Hebron,” ha dichiarato il PCHR. “Durante gli ultimi tre giorni, il PCHR è riuscito a esaminare e a documentare le incarcerazioni di circa sessanta civili fatte dal PSS e dal GIS. La nuova campagna di arresti ha avuto come obiettivo commercianti, studenti, professori universitari, impiegati, muezzin, professionisti di diversi campi, insegnanti e attivisti di organizzazioni caritatevoli.”
L’agenzia di stampa palestinese Ma’an ha riferito che da 1 settembre sono stati arrestati ed incarcerati dall’Autorità Palestinese fino a 750 membri di Hamas, comprese una ventina di persone poste sotto custodia nelle prime ore di lunedì mattina, 20 settembre (Hamas: PA incarcera 20 affiliati,” 20 settembre 2010).
PFLP UN OBIETTIVO SPECIALE
Tuttavia, già nel campo di Dheisheh, Shihab ha affermato che il PFLP è stato l’obiettivo principale degli attacchi politici, lontano dai riflettori dei media costituito dalle irruzioni nei confronti di Hamas.
Il PFLP all’interno del campo profughi di Dheisheh è stato storicamente una forza politica centrale. Prima e durante la prima Intifada palestinese alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, il partito politico era popolare presso la generazione dei giovani del campo che mostravano interesse per la sua visione rivoluzionaria riguardo la Palestina e il suo sostegno alla lotta armata. Il PFLP rappresentava la principale voce di dissenso durante l’iniziativa del defunto Presidente dell’OLP Yasser Arafat per una soluzione a due-stati, a metà degli anni ’70, e ancora durante gli accordi di Oslo nel 1993, ai quali il partito si oppose strenuamente.
Anche se la sua popolarità nella vecchia generazione è diminuita negli ultimi dieci anni, molti giovani all’interno del campo sono nuovamente attratti dalla piattaforma antimperialista del partito, abbracciando i suoi principi di progresso e di laicità.
Fuori dal campo, i precedenti e gli attuali leader del PFLP sono stati attaccati di recente. Nel 2001, all’inizio della seconda Intifada palestinese, le forze israeliane avevano assassinato Abu Ali Mustafa, co-fondatore del PFLP e comandante militare nei territori della West Bank occupata. Poco dopo, il Segretario Generale del PFLP, Ahnad Sa’adat, era stato incarcerato per quattro anni dall’Autorità Palestinese, prima di diventarne il successore dopo che Mustafa era stato assassinato,. Nel 2006, mentre era ancora in un carcere dell’Autorità Palestinese, Sa’adat era stato rapito da forze israeliane che avevano preso d’assalto la prigione, ed egli è tuttora in un carcere militare israeliano.
Attivisti di base del PFLP e coloro che risultano sospetti di affiliazione al partito sono stati soggetti ad arresto e a incarcerazione ad opera di Israele, e di recente, dell’Autorità Palestinese. Le autorità israeliane hanno impedito all’attuale candidato sindaco di Ramallah e membro del Consiglio Legislativo Palestinese per il PFLP, Khalida Jarrar, di uscire dalla West Bank occupata per essere sottoposta a trattamenti medici urgenti (“Funzionario UE: Israele nega a legislatore l’accesso all’ospedale,” Ma’an, 20 settembre 2010).
Secondo Shihab a Dheisheh, “Dopo l’irruzione dell’AP nel campo [il 31 agosto], nostri membri hanno cominciato a ricevere dalla polizia dell’AP avvisi di comparizione perché si presentino alla locale stazione di polizia. Ventisei persone hanno ricevuto le citazioni, ma solo 13 si sono recate alla stazione di polizia. All’istante, tutte e 13 le persone sono state arrestate e cacciate in prigione per 15 giorni. L’Autorità Palestinese ha dichiarato che dopo che saranno trascorsi i 15 giorni, ha l’intenzione di tradurli davanti a un tribunale militare speciale palestinese – la qual cosa dimostra che ciò è connesso con la politica, e non ha nulla a che fare con l’aver tirato sassi alle forze dell’AP.”
Shihab ha aggiunto che dozzine e più di membri del PFLP sono stati convocati alla locale stazione di polizia, ma i dirigenti del partito hanno detto ai loro affiliati di “distruggere le citazioni” e di non presentarsi alla stazione di polizia, per evitare in tal modo la loro incarcerazione. La maggior parte dei convocati hanno tra i 20 e i 35 anni, ha assicurato Shihab, e nessuno ha avuto la possibilità fino ad ora di fare visita ai detenuti.
Sin da quando sono ripresi i negoziati diretti all’inizio di questo mese, le forze dell’Autorità palestinese hanno pattugliato l’interno del campo, coprendo di vernice le frasi scritte contro i colloqui e qualsiasi cosa fosse firmata da Hamas. Un giovane abitante di Dheisheh ha raccontato a Electronic Intifada che non appena gli slogan venivano coperti di vernice, durante la notte, giovani appartenenti ad Hamas o al PFLP rifacevano sulla parete le scritte con lo spray.
Ata Mena, fondatore all’interno di Dheisheh della stazione radio al-Wahada (“Unità”) Voice, ha raccontato che la storica opposizione del PFLP ai negoziati con il governo occupante israeliano, unita alla repressione in corso delle forze dell’AP dentro il campo, ha acuito la rabbia crescente e la sfiducia nei confronti dell’Autorità Palestinese.
“L’AP pensa che se può controllare alcuni gruppi all’interno del campo, allora è in grado di controllare l’intero campo,” è stata l’espressione di Mena.
“Dheisheh era qui prima dell’Autorità Palestinese,” ha aggiunto Mena. “La gente di tutte le fazioni politiche – Fatah, Hamas, PFLP, DFLP [il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina], indipendenti – tutt’insieme hanno lanciato sassi alle forze dell’AP. Esse non sono in grado di rompere l’unità che c’è all’interno del campo…L’AP non ha alcun interesse a farsi rappresentante dei profughi qui, ma, comunque, la gente sta riorganizzando la propria resistenza.”
Tuttavia, Shihab ha aggiunto che gli attivisti sono stati costretti alla clandestinità, a ricordo del tempo durante la prima intifada in cui la repressione israeliana dei movimenti di resistenza era giunta al suo culmine.
“Questo non è solo un attacco contro Dheisheh; questo sta avvenendo dappertutto nella West Bank,” ha detto. “L’AP sta cercando di aggredire le comunità più forti – la gente dei campi profughi. L’esercito israeliano ha cercato di assalire i campi profughi proprio per questo motivo. Nelle invasioni del 2002 qui a Bethlehem, le loro prime operazioni si svolsero contro i campi profughi, in quanto i campi profughi rappresentavano la prima linea di difesa contro gli attacchi israeliani.”
Unità sotto attacco.
“Oggi l’AP sta usando la stessa strategia,” ha affermato Shihab. “Se riesci a distruggere l’unità all’interno dei campi, sei in grado di controllare un ampio strato della popolazione. I campi profughi sono molto importanti per la comunità palestinese e per la cultura palestinese. Una delle cose più importanti nei negoziati stessi consiste nel distruggere l’unità del popolo in generale – l’AP e Israele non possono avere un’opposizione compatta. In tal modo, se si distrugge l’unità all’interno dei campi profughi – quando è divisa – la gente accetterà questi accordi. Questo è ciò che stanno cercando di fare al momento.”
“Questo è lo stato attuale della politica interna palestinese,” ha rimarcato Shihab. “Rappresenta la politica sotto [il Ten.Gen. statunitense Kheith] Dayton. Dayton è venuto e ha elaborato le nuove strategie per l’Autorità Palestinese. Gli interessi americani ed europei hanno sostenuto ciò che sta avvenendo nell’AP. Prima di Dayton, la situazione era completamente diversa, e ora c’è un clima di paura e di intimidazione. La gente ha paura di esprimersi contro le iniziative dell’AP.”
Sotto l’egida del Gruppo di Coordinamento per la Sicurezza degli Stati Uniti, Dayton ha addestrato ed equipaggiato le forze di sicurezza dell’AP secondo un programma di contro- insurrezione fin da quando ebbe inizio il suo contratto nel dicembre 2005 – prima che il partito di Hamas eletto prendesse il potere a Gaza. “L’esercito di Dayton,” com’è conosciuto tra i palestinesi, è stato integrato specificatamente nel quadro degli Stati Uniti e di Israele allo scopo di “prevenire una presa di potere di Hamas nella West Bank” (“Una ricetta per la guerra civile”, Al-Jazeera English, 8 febbraio 2010).
Shihab ha sostenuto che l’attuale responsabilità del PFLP sta nel proteggere tutti coloro che fanno parte della comunità del campo profughi di Dheisheh. “Noi operiamo nel rispetto della cultura dei profughi, e ci sosteniamo l’un l’altro indipendentemente dal credo politico o dall’appartenenza,” ha dichiarato. “Dov’era la Sicurezza dell’AP di cui parlano, quando è stato assassinato a Tulkarem [il leader delle Brigate di Izzeddin al-Qassam] Iyad Asad Abu Shelbaya ad opera delle forze israeliane? Nella nostra comunità tutti sono consapevoli che la loro versione della sicurezza equivale alla sicurezza dell’occupazione, non alla sicurezza dei palestinesi. Dov’è la sicurezza per difenderci?”
Ha aggiunto,”dove stava l’AP un mese fa, quando l’esercito israeliano entrò nel campo per distruggere delle case? Dove stanno ogni notte quando [l’esercito israeliano] viene per arrestare delle persone?” Prendendo un sorso di caffè, Shihab ha dichiarato,”Non riusciranno mai a distruggere l’unità all’interno del campo. Noi resteremo uniti.”
Nora Barrows-Friedman è una giornalista indipendente pluri-premiata che scrive per The Electronic Intifada, Inter Press Service, Truthout e altri siti. Regolarmente invia articoli dalla Palestina, dove gestisce anche laboratori multi-mediali per giovani nel campo profughi di Dheisheh, nella West Bank occupata
(tradotto da mariano mingarelli)
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