FREEDOM WAVES: ATTIVISTI RISCHIANO MESI CARCERE
Nuovi particolari sull'assalto alla flotilla da parte degli espulsi. In prigione ancora 18 pacifisti, tra cui l'europarlamentare irlandese Paul Murphy.
GIORGIA GRIFONI
Roma, 10 novembre 2011, Nena News. Due mesi di reclusione senza accusa né processo. E’ quanto rischiano 18 dei 27 attivisti della “Freedom Waves” Flotilla, arrestati dalla marina israeliana lo scorso 4 novembre in acque internazionali, mentre si dirigevano verso la Striscia di Gaza con un carico di medicinali per rompere l’assedio imposto al territorio dallo stato ebraico.
In un comunicato dell’ufficio stampa della Freedom Flottila diffuso ieri, gli organizzatori spiegano qual è l’unica condizione concessa dalle autorità israeliane per evitare questo tipo di detenzione amministrativa: “Il giudice ha chiesto loro di firmare una dichiarazione secondo la quale sarebbero entrati in Israele volontariamente e illegalmente”. Un’ammissione che molti degli attivisti non sono disposti a fare poiché non sembra corrispondere alla realtà dei fatti: “Sono stati rapiti con violenza e trascinati in Israele contro la propria volontà mentre cercavano di raggiungere Gaza”, continua il comunicato.
Di particolare risonanza la testimonianza dell’europarlamentare irlandese e attivista Paul Murphy che, sempre tramite il comunicato, ha fatto sapere che “non sottoscriverà menzogne per tornare in libertà. Chiede, in nome della legalità internazionale, di fermare lo strapotere dello stato più illegale del mondo e di essere immediatamente liberato, insieme agli altri sequestrati della missione umanitaria Freedom Waves”. Unica nota positiva è la scarcerazione –prevista per oggi- del professore e attivista canadese David Heap, tra i primi ad aver portato un testimonianza dell’assalto alla “Freedom Waves”.
Gli organizzatori della Flotilla continuano a far pressione sia sul governo canadese che sul Parlamento europeo per ottenere la liberazione immediata degli attivisti rimasti nelle carceri israeliane, dopo che 9 di loro sono già stati espulsi da Tel Aviv. Questi utlimi hanno raccontato per filo e per segno quello che è successo durante e dopo l’arrembaggio delle navi Tahrir e Saoirse da parte delle autorità israeliane. Tra loro Jihan Hafiz, giornalista di Democracy Now, che ha diffuso nuovi particolari su quello che è avvenuto il 4 novembre a 45 miglia nautiche dalla Striscia di Gaza. “Due cannoniere ad acqua –racconta la Hafiz- hanno iniziato a sparare getti d’acqua sulla nave irlandese allagandola, fulminando le prese e facendo saltare il sistema elettrico”. La testimonianza continua con la descrizione dell’assalto dei militari, che avrebbero “puntato le armi alla testa dei passeggeri, picchiandoli, maltrattandoli, perquisendoli e filmandoli nudi”. Tutt’altro che il modo pacifico con cui, secondo le fonti militari israeliane, gli attivisti sarebbero stati condotti nel porto di Ashdod. Nena News
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