Resoconto del viaggio ad Atene per la Flotta di Gaza, giugno -luglio 2011
di Marco Ramazzotti Stockel
Della Flotta hanno fatto parte 22 organizzazioni con 10 navi e circa 350 partecipanti.
C'erano cristiani, musulmani e un consistente numero di ebrei.
Le nazionalità dei partecipanti: italiani, francesi, svedesi, norvegesi, tunisini, americani, canadesi, greci, turchi, spagnoli, inglesi, bosniaci, tedeschi. Forse ce ne erano altre, ma non le ho registrate.
Non c'era una rappresentanza cattolica in quanto tale – politicamente, un vero peccato - mentre c'erano rabbini.
Al mio arrivo Dror Feiler (del Comitato Esecutivo, EJJP e gruppo svedese) mi há fatto partecipare a corsi per la sicurezza tenuti in inglese per il gruppo svedese – norvegese. Atmosfera molto cordiale. L'atteggiamento dei partecipanti era molto prudente e pacifista. L'età media era piuttosto avanzata. In questo gruppo c'erano anche persone di origine araba ma di nazionalità svedese.
Successivamente Dror mi há fatto aggregare al gruppo francese e avrei dovuto navigare su di una delle loro due navi.
Del gruppo francese faceva parte anche Georges Gumpel, della Union Juive Française pour la Paix, conosciuto a Montpellier. Rapporto molto cordiale, abbiamo lavorato insieme.
La mia presenza, da rappresentante ebreo, é stata ovviamente ben accolta e há suscitato lunghe conversazioni, anche in gruppo, su ebraicità, sionismo, Israele, Sefarditi e askenaziti …... Nel gruppo francese persone di tutte le età e c'erano francesi di origine araba e tunisini.
C'era stampa e TV di lingua francese.
I primi giorni sono stati impiegati altri in corsi di sicurezza tenuti da un insegnante di sociologia dell'Università di Gothenburg. L'insegnante era persona intelligente e gentile, con grossa esperienza di lotte pacifiste.
Voci che, all'inizio, suonavano piuttosto combattive, alla fine erano più omogenee al gruppo nel suo complesso. L'unica formatrice un po' preoccupante per il suo militantismo era di “Free Gaza”, che – mi é stato detto - é stata chiamata all'ordine dal Comitato Esecutivo.
Sono stati distribuiti vari documenti informativi, certamente ben fatti ed utili. Le lezioni teoriche sono state accompagnate da lezioni pratiche.
Una battagliera infermiera inglese há affrontato i problemi della salute in funzione delle strategie e delle armi che le Forze Armate Israeliane avrebbero potuto usare contro di noi (bastoni elettrici, pistole elettriche, gas lagrimogeni, gas vomitevoli, prodotti chimici irritanti, cani, …..). Qui ho dato il mio contributo.
Si allegano alcuni dei documenti più importanti.
C'é stato un invito a cena del gruppo USA. Lì ho incontrato Edith Epstein, sopravvissuta ai campi di sterminio, 89 anni e affascinante, sempre sorridente e battagliera. Dopo la prima Flotta, al reimpatrio, all'aeroporto gli israeiani l'hanno sottoposta a ispezione fisica integrale. Poveretti.
E' arrivata la madre di Dror, che vive in Israele ed é una militante nonostante i suoi 80 anni.
A differenza della prima volta, questa volta l'Autorità Nazionale Palestinese appoggia fortemente la Flotta. Hamas c'é ma non si vede e non deve esser menzionato perché é “cattiva”.
Su mio suggerimento, abbiamo preparato un documento in cui presentavamo la voce degli ebrei critici di Israele.
Trascrivo il documento “degli ebrei”, il cui originale era in inglese.
“Perché siamo qui, noi Ebrei che ci opponiamo all'occupazione Israeliana della Palestina e al blocco di Gaza?
Come partecipanti alla Flotta, vorremmo che la gente sapesse che la sicurezza del Popolo Ebraico non sarà mai garantita dalla violenza militare Israeliana, dal sistema di apartheid e dalla pulizia etnica perpetrata dagli Israeliani contro i Palestinesi.
La sicurezza del Popolo Ebraico richiede il pieno e totale riconoscimento dei fondamentali diritti umani del Popolo Palestinese.
E' inaccettabile che terra, acqua, beni, cultura e libertà di un popolo possano essere rubati perché Israele e la Comunità Internazionale rifiutano la legittima rappresentanza politica come Stato ai Palestinesi.
Ci siamo uniti alla Flotta in quanto Ebrei Europei per esprimere la necessità della liberazione della Palestina e della fine del blocco di Gaza.
Questa Flotta há un messaggio per il mondo che noi Ebrei Europei totalmente condividiamo: nessuno può chiudere in una prigione illegale un milione e mezzo di persone senza imprigionarci l'intera umanità.
Combattere la Shoa é responsabilità dell'intero mondo e non solo del Popolo Ebraico.
Unione ebraica francese per la pace
Ebrei Italiani per la pace
Ebrei Europei per una pace giusta”
Poi ho proposto un incontro all'ufficio del Parlamento Europeo, a cui abbiamo partecipato una parlamentare europea francese, un parlamentare spagnolo ed io, come rappresentante di organizzazioni ebraiche europee partecipanti alla Flotta.
Trascrivo il comunicato stampa redatto dopo l'incontro all'ufficio del Parlamento Europeo (originale in inglese):
1 Giugno 2011
Willy Meyer, Membro del Parlamento Europeo, Spagnolo
Nicole Kiil - Nielsen, Membro del parlamento Europeo, Francese
Marco Ramazzotti Stockel, rappresentante di organizzazioni ebraiche, Italiano
“Parlamentari Europei, che fanno parte della Flotta per Gaza, hanno incontrato oggi il sig. Leonidas Antonakopoulous, Responsabile dell' Ufficio d'Informazioni del Parlamento Europeo in Grecia, e gli hanno illustrato l'attuale situazione della Flotta.
Hanno informato il sig. Antonakopoulos di due casi di sabotaggio contro due navi della Flotta Europea (una greco-svedese-norvegese e una irlandese) e degli ostacoli burocratici creati dalle Autorita' Portuali Greche.
Il sig. Antonakopoulos ha dichiarato che tali azioni sono "inaccettabili" e che avrebbe contattato le Autorita' Greche e richiesto la loro assistenza e cooperazione verso i cittadini e le navi Europee.
I Parlamentari Europei della Flotta e i rappresentanti hanno chiesto al sig. Antonakopoulos di intervenire presso le Autorita' per richiedere una approfondita investigazione sui casi di sabotaggio e di non creare ostacoli burocratici.
I Parlamentari e i rappresentanti hanno inoltre richiesto al sig. Antonakopoulos di intervenire presso le Autorita' Israeliane sollecitandole a non intraprendere azioni violente contro la Flotta e i suoi partecipanti come e' successo, in acque internazionali, lo scorso anno.
Attacchi e sabotaggi sono ferite alla sovranita' dell'Unione Europea e dei suoi singoli Stati”.
L'incontro con il Ministero degli Esteri Greco é stato sicuramente richiesto ma non si é mai verificato.
Del Comitato Esecutivo della Flotta fa parte Maria Teresa Delia, rappresentante dell'Italia. Molto competente e gentile. E' stato facile collaborare fra di noi e gliene sono grato.
Ho incontrato un'unica giornalista italiana, la Lano di InfoPal. La mancanza di stampa italiana é stato un fatto pesante e molto negativo.
Durante la presenza in Atene della Flotta, ci sono state delle violentissime manifestazioni anti-governative. Nuvole di gas lagrimogeni hanno stagnato sulla città e sono arrivati all'albergo dove risiedeva il gruppo francese.
Le notizie dei sabotaggi agli assi delle eliche di due navi, fatti in modo che questi si rompessero in navigazione provocando il loro affondamento, é stato il primo grosso colpo alla Flotta. Poi ci sono stati “privati” che hanno denunciato alle autorità portuali greche carenze delle navi, che sono state ispezionate fino “all'ultimo chiodo”. Erano ostacoli burocratici, strategicamente lunghi e senza senso. Poi c'é stato il rifiuta di far approvvigionare la nave francese di carburante.
Ho avuto un incontro con la 1a Segretaria dell'Ambasciata d'Italia, dott.ssa Oliva, che há registrato quel che dovevo dirle sulla Flotta e sulla mia presenza lì senza alcun commento. La gente della nave italiana, attraccata a Corfù, non há avvicinato l'Ambasciata. Secondo me, é un errore politico ed istituzionale. L'unica cosa che mi há detto é che l'Ambasciata di Tel Aviv era pronta ad intervenire in nostro soccorso.
Il gruppo Francese e Spagnolo hanno richiesto incontri com le loro Ambasciate.
L'Ambasciata Spagnola (come quella Italiana) non há fatto nessun commento.
L'Ambasciata Francese, per bocca dell'Ambasciatore, há ribadito la posizione del Governo, assolutamente contro la Flotta (metodo pericoloso e sbagliato). Il console e quello che sembrava fosse il funzionario delle sicurezza, hanno avuto un atteggiamento più aperto, se non di chiara simpatia. Hanno garantito ogni aiuto in Israele.
La strategia internazionalista della Flotta é stata sconvolta dalla decisione del gruppo degli USA di agire da solo. Ci hanno chiesto di partecipare ad una dimostrazione sotto l'Ambasciata degli USA di mattino. Al pomeriggio, senza dire nulla a nessuno, hanno deciso di salpare. Nessuno ne há fatto menzione alla stampa, ma la rabbia era tanta.
Il secondo vero colpo alla Flotta: l'ordine del Ministro degli Interni di vietare ogni spostamento per le navi destinate a Gaza. Un poliziotto accanto alle navi, per segnalare ogni possibile spostamento.
Si é scatenata una discussione sul che fare: uscire con una barca per una dimostrazione simbolica, manifestazione in piazza, al porto, da soli, con gli altri … Scontrarsi con i greci invece che con gli Israeliani? Senza alcuna stampa o televisione? Scontri fra 50 stranieri con i poliziotti greci quando i lavoratori greci a centinaia di migliaia fanno da mesi manifestazioni durissime? La credibilità di una campagna passa per una dimostrazione solitaria al porto?
Io non potevo intervenire nella discussione (in quanto italiano, ospite); non sarei sicuramente salito in barca per lasciare spazio a qualche francese; nessun mandato di ECO a partecipare a simili cose.
Ho deciso che era meglio partire, anche perché i costi della missione continuavano a salire.
Cordialissimo saluto con Dror. Per entrambi “non finisce qui”.
Questa missione a Gaza, iniziata e terminata un po' ridicolamente ad Atene, é stata contrassegnata dal nervosismo e dalla paura per le possibili violenze Israeliane, violenze fisiche, morali e materiali (sequestro di tutto quello che ci saremmo portati dietro). Ma la gente, tutta, era convinta della assoluta necessità di una lotta pacifica, senza risposte in alcun modo violente.
Il fallimento della missione comincia a fare i suoi “morti”: la ricerca delle responsabilità si é subito scatenata. Capro espiatorio, almeno al momento iniziale, sono i greci che avevano assicurato di capire tutto e di essere in grado di gestire tutto. Non é stato così.
Ma gli israeliani hanno passato un anno a pensare come non cadere negli errori dell'anno precedente e hanno dimostrato di avere argomenti e strumenti per difendersi.
Spero che la strategia “navale” venga interamente ripensata per poter prendere di contropiede gli Israeliani.
E' stata una sconfitta? Si, ma per tutti.
Noi non siamo riusciti nel nostro intento. Gaza sta peggio di prima.
Gli israeliani hano dimostrato di temerci molto. Tamburi di guerra per mesi, minacce, i cani che scendevano dagli elicotteri sulla Flotta (!) e hanno dovuto chiedere aiuto a tutti: contro 350 pacifisti!
Obama ci fa una figura tragica con una fetta del suo elettorato, alla faccia dei messaggi al popolo dell'Islam. Viene pubblicamente sbeffeggiato da Israele.
L'ONU dimostra la sua parzialità e Ban Ki Moon la sua povertà di spirito, la sua debolezza, la sua subalternità.
Chi sta peggio é l'Unione Europea.
La Grecia há permesso sabotaggi di navi europee in casa sua e, impedendoci di partire, há ceduto una fetta della sua sovranità nazionale per le lenticchie d'Israele.
La UE non há detto una parola. Chi comanda a casa nostra: noi europei o loro, USA-Israele?
Che strategie, che politiche dopo la “primavera araba”? Nulla, appena lotte e guerre per conquistarsi mercati.
Che fine hanno fatto i principi che sono alla base dell'UE, cioé di libera circolazione per terra e per mare, libera circolazione di uomini, beni e finanziamenti? Ci hanno bloccato per qualcosa che neppure veniva effettuata nel mare nazionale greco, ma in acque palestinesi.
Gli Stati hanno fatto fallimento, rimangono i popoli.
Il mondo Arabo? Idem, gli Stati hanno fatto fallimento, rimangono i popoli.
I popoli possono fare quello che gli Stati non possono fare. Ma non ci fanno neppure fare questo.
Tutti, Stati, organizzazioni sovranazionali, avevano solo da garantire con ispezioni la non presenza di armi a bordo delle navi. Ma se avessero fatto le ispezioni, allora Israele avrebbe dimostrato che il suo vero problema non sono le armi, ma la pulizia etnica dei Palestinesi e soprattutto di Gaza.
Conclusioni dopo il mio ritorno.
Sarebbe importantissimo che, per parlare della Flotta a Gaza, io potessi parlare – da ebreo - alla gente di quella che é l'orribile vita dei Palestinesi e delle somiglianze della storia Palestinese con la storia Ebraica.
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