mercoledì 31 ottobre 2012

Roma: Arte Scienza Sport… ed Apartheid. L’inganno di Batsheva e Brand Israel 31 Ottobre 2012

A Roma l’8 ed il 9 novembre alle ore 20.30 all’Auditorium di Santa Cecilia in Via della Conciliazione si esibirà, con il patrocinio dell’ambasciata israeliana in Italia, la compagnia israeliana di ballo Batsheva. Ovunque si è esibita, a New York, San Francisco, Los Angeles, Chicago, Londra e Edimburgo, Batsheva è stata fortemente contestata dagli attivisti e dalle attiviste della Campagna Internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni), perché Batsheva fa parte di Brand Israel, cioè della campagna lanciata e finanziata dal governo israeliano, dopo tre anni di consultazioni con esperti di marketing statunitensi, per costruire un immagine di Israele come di un paese altamente civile, che primeggia nei campi dell’arte, della scienza e dello sport. "Mostrare il volto più bello di Israele" per nascondere la vergogna di un’occupazione brutale che si regge sull’apartheid e la tortura: questo è l’intendimento di Brand Israel. Batsheva, come tutte le attività di Brand Israel, mira a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dalle gravi violazioni dei diritti umani e della legalità internazionale di cui il governo israeliano si macchia quotidianamente. Nonostante da anni lettere aperte chiedono a Batsheva di tagliare con Brand Israel, di rifiutare finanziamenti dal governo israeliano e di dichiararsi contro le violazioni dei diritti dei palestinesi, Batsheva continua a prestarsi come ambasciatore culturale dell’Apartheid israeliana. L’Arte, come la Scienza e lo Sport, quando si pone al servizio dell’oppressione di un popolo, della pulizia etnica, dell’Apartheid e si fa complice di un’occupazione militare che si protrae da decenni in dispregio di innumerevoli risoluzioni dell’ONU, va contestata e boicottata. Nessuno si faccia ingannare dalla grazia delle danze. L’occupazione israeliana non ha alcuna grazia né bellezza: è assolutamente brutale! La campagna di BDS lanciata dalla società civile palestinese è un mezzo di lotta efficace e nonviolento con il quale si può sostenere la resistenza del popolo palestinese che rivendica il diritto di vivere in libertà sulla propria terra. Boicottare Batsheva è un dovere di chiunque si batte per il diritto affianco a chi lotta contro l’oppressione. Roma si mobiliterà. Gruppo BDS Roma Un ponte per… Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese US Citizens for Peace & Justice - Rome Per adesioni: boicotta.batsheva@gmail.com

venerdì 26 ottobre 2012

USA e Israele uniti nell'attaccare sempre la verità e la giustizia

Falk chiede boicottaggio imprese che aiutano colonie, Usa e Israele lo attaccano Il Rapporteur per i diritti umani nei Territori occupati ha chiesto di boicottare le imprese che partecipano alla colonizzazione di Cisgiordania e Gerusalemme Est adminSito venerdì 26 ottobre 2012 08:28 Commenta Roma, 26 ottobre 2012, Nena News - Stati Uniti e Israele hanno lanciato un duro attacco nei confronti di Richard Falk, il Rapporteur speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, che ha chiesto alla società civile internazionale il boicottaggio delle imprese che aiutano l'espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. «Questo appello (di Falk) è irresponsabile e avvelena l'atmosfera di pace», ha protestato l'ambasciatrice statunitense all'Onu, Susan Rice, mentre una portavoce israeliana, Karean Peretz, ha parlato di «spettacolo di cattivo gusto da parte di chi (Falk) non ha mai condannato le violazioni dei diritti umani da parte di Hamas (a Gaza)». Falk, di origine ebraica e stimato professore di legge internazionale all'università di Princeton, in precedenza aveva spiegato che "tutte le colonie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sono state costruite in violazione della legge internazionale" e che ora occupano il 40% dei territori occupati, se si considerano anche strade e infrastrutture, oltre alle abitazioni. Per questo, ha aggiunto Falk, la comunità internazionale deve boicottare le imprese che aiutano la colonizzazione: Caterpillar, Hewlett Packard e Motorola (Usa); Veolia Environment (Francia); G4S (Gran Bretagna); Dexia (Belgio); Volvo Group e Assa Abloy (Svezia); Ahava, Elbit Systems and Mehadrin (Israele); Riwal Holding Group (Olanda) e Cemex (Mexico). Il Rapporteur ha perciò chiesto che queste imprese siano boicottate sino a quando non si adegueranno alle leggi e risoluzioni internazionali. Nena News 3

mercoledì 24 ottobre 2012

Dove erano le voci palestinesi al Tribunale Russel sulla Palestina?

Il Tribunale Russell ha lo scopo di esporre e di definire le responsabilità per le violazioni dei diritti umani commesse da Israele contro i palestinesi. Ma privilegiare le voci degli 'esperti' rispetto a quelle delle vittime, non serve forse a rafforzare le strutture di potere dominanti? da Elisha Baskin La quarta e ultima sessione del Tribunale Russell sulla Palestina si è svolta lo scorso fine settimana a New York City. Il tribunale è un " tribunale internazionale del popolo creato in risposta alla inazione della comunità internazionale per quanto riguarda le riconosciute violazioni del diritto internazionale commesse da Israele." Il suo obiettivo dichiarato è quello di affrontare la compiacenza e la responsabilità degli Stati Uniti, delle Nazioni Unite e degli altri attori internazionali nel facilitare e consentire gli abusi israeliani dei diritti umani in Palestina. russell tribunal on palestine L'affluenza e l'entusiasmo per l'evento erano alti, molto probabilmente a causa della giuria VIP, che comprendeva l'icona statunitense dei diritti civili Angela Davis, Roger Waters dei Pink Floyd e Alice Walker, vincitrice del Premio Pulitzer e oggetto di recenti polemiche sul BDS. Il Tribunale, che funziona in modo molto simile a un tribunale ordinario, è stato supervisionato da una giuria che includeva Dennis Banks, co-fondatore del Movimento degli indiani americani, ed l'ex membro del Congresso Cynthia McKinney. russel-tribunalny L'edificio della Cooper Union è stato pieno per la maggior parte del tempo, con giornalisti che andavano dentro e fuori. La folla sembrava essere per lo più bianca, con gli incitamenti di giovani attivisti di New York e della costa orientale. La maggior parte delle sessioni sono state basate sui dati: convenzioni di diritto israeliane ed internazionali e statuti, un'esposizione della storia di Israele / Palestina, le guerre e l'occupazione - ma la testimonianza e la narrazione da parte dei palestinesi sono state praticamente assenti. Sebbene una struttura tipo tribunale, o "tribunale del popolo" sia uno strumento potente, è però ancora suscettibile alle trappole del potere istituzionale. La giuria di 12 persone era relativamente diversificata e comprendeva diverse persone di colore. Tuttavia, non comprendeva né arabi, né musulmani, né palestinesi, né israeliani o altri residenti del Medio Oriente. Dei 19 testimoni, solo due erano palestinesi. E anche se la giuria comprendeva persone con lunga esperienza nella difesa dei diritti umani e della giustizia, come Davis e Walker, il loro ruolo era quello di ascoltare; le loro voci si sono sentite raramente. I testimoni, che erano studiosi, avvocati dei diritti umani ed ex funzionari delle Nazioni Unite, hanno impostato il tono del procedimento, che è stato in gran parte legalista, accademico e lontano dalla vita quotidiana in Palestina. Su 31 voci, tra membri della giuria e testimoni, solo cinque erano palestinesi. Il problema della rappresentanza e della “voce” è importante in questo contesto e deriva dal fatto che il Tribunale si è concentrato su questioni di diritto internazionale, lasciando la maggior parte del tempo all'esposizione degli "esperti". La scelta di testimoni "qualificati" è spesso fatta sulla base di credenziali "professionali". Nel movimento solidarietà con la Palestina, il problema si pone spesso quando si cercano esperti di diritto internazionale o voci di attivisti. Come cittadino ebraico di Israele, io ho molta familiarità con questa dinamica con la quale vengono cercate voci israeliane e / o ebraiche al posto di quelle palestinesi. Mi è stato chiesto di parlare in occasione di eventi sulla Palestina in cui ci si aspettava che parlassi a nome dei palestinesi. Questo problema è stato espresso di recente dall'attivista ebrea-americana Anna Baltzer, la quale ha sostenuto che il favorire le voci ebraiche nel movimento americano di solidarietà ha le sue radici nel razzismo. Ella afferma: Intenzionale o no, quello che succede è che, mentre stiamo cercando di abbattere lo squilibrio di potere e di privilegio in Israele / Palestina, stiamo ricreando lo stesso squilibrio nel contesto degli Stati Uniti. Dobbiamo sfidare non solo gli abusi di Israele verso i palestinesi, ma il razzismo di fondo presente al suo interno in base al quale, in qualche modo, gli ebrei sono più importanti dei palestinesi. Dobbiamo riconoscere che il fatto di privilegiare voci ebrei americane, piuttosto che l'ascolto di voci palestinesi, è radicato nel razzismo. Nel caso del Tribunale, voci ebraiche non erano necessariamente favorite, ma le voci palestinesi erano chiaramente carenti. Questo tipo di favoritismo, sia nel caso ebraico che nel caso dei professionisti "esperti", dimostra come le voci palestinesi siano emarginate. Anche se tutti i palestinesi che sono stati invitati fossero stati in grado di partecipare, sarebbero stati comunque una piccola minoranza tra gli oratori - 5 su 31. Se la scelta degli oratori - che comprendeva l'esperto legale sudafricano John Dugard, l'avvocato britannico Michael Mansfield, l'emerito giudice spagnolo José Antonio Martin Pallin e il diplomatico francese Stephane Hessel, tra gli altri, si è basata sulla volontà di fornire la legittimità, la precisione e l'obiettività privilegiando voci non-palestinesi a quelle palestinesi, rafforzando così la convinzione che dei palestinesi non ci si può fidare, che non dicono la verità e quindi sono i bianchi e gli “esperti” le figure che possono istruire il pubblico sulla Palestina. Per tutto il fine settimana ho notato sul podio varie manifestazioni di questo tipo, ma un caso spicca in modo particolarmente inquietante. Durante una seduta, Saleh Abdel-Jawad, uno dei due testimoni palestinesi, è stato verbalmente aggredito da un membro della giuria dopo aver parlato di apartheid. Saleh è stata l'unica persona sul podio ad essere attaccata su questa materia. E' stato a causa di un disaccordo di fondo con il suo argomento, o l'identità di Saleh ha svolto un ruolo in questo attacco aggressivo? Naturalmente, questo è un incidente minore nel più ampio schema delle cose, ma ha ricordato ancora una volta come certi tipi di persone continuano a dominare la conversazione, garantendo legittimità ai confini "accettabili" della lotta di liberazione palestinese. E' fondamentale per le voci e le esperienze palestinesi essere al centro della scena e per gli altri fare semplicemente un passo indietro e trovare modi per sostenere il lavoro, invece di dirigerlo. Elisha Baskin è un membro del consiglio di Jewish Voice for Peace e membro del boicottaggio dall'Interno. (tradotto da barbara gagliardi per conto dell'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus)

lunedì 22 ottobre 2012

Israele estende la sua occupazione nel Mediterraneo

Comunicato stampa Il nuovo atto di pirateria israeliano, commesso la mattina del 20 ottobre, ha riportato l’attenzione sull’assedio illegale, immorale e disumano cui sono sottoposti gli abitanti della Striscia di Gaza. Il veliero Estelle, che col suo carico di speranza e di aiuti umanitari era diretto a Gaza, è stato arrembato in acque internazionali da navi da guerra israeliane, costretto a cambiare rotta e a dirigersi al porto di Ashdod. Qui i 30 pacifisti che componevano l’equipaggio, compresi alcuni parlamentari e tre cittadini israeliani sono stati posti in stato di detenzione con l’accusa di aver contravvenuto alle normative del governo israeliano le quali, secondo Israele, sono applicabili anche in acque internazionali. Come scrive Adam Keller da Tel Aviv, portavoce del movimento Gush Shalom, “col suo stupido spettacolo di forza, lo Stato di Israele sta dimostrando a tutto il mondo che vuole estendere la sua occupazione anche nelle acque internazionali del Mediterraneo”. E’ un israeliano ebreo a dire questo, così com’è un italiano ebreo, Marco Ramazzotti Stockel, l’attivista rilasciato grazie al ricorso del Console italiano, a dire che Israele si comporta come un “bandito internazionale” e che l’Europa non fa nulla per impedirlo. Mentre nutriamo la speranza che vengano immediatamente rilasciati tutti i pacifisti illegalmente sequestrati, riprendiamo le parole di Marco R. Stockel il quale non ha dubbi sulla giustezza della missione di Estelle e invita tutti ad andare avanti nella battaglia di civiltà per interrompere l’arbitrio israeliano. Un arbitrio tanto più insopportabile considerando il suo accanimento, addirittura ridicolo, contro un piccolo veliero ultranovantenne, colpevole di voler portare a Gaza un carico di umanità, di giocattoli e di solidarietà insieme alla speranza che il mondo si scuota dall’indifferenza e si dichiari contro l’assedio illegale che dura ormai da cinque anni. Gli occhi dei gazawi che ieri fissavano il mare nella speranza di vedere l’arrivo delle vele, i tanti bambini che nelle scuole avevano imparato “Welcome Estelle” e che sorridevano aspettandola, hanno avuto ancora una volta il sorriso rubato da Israele. Ma abbiamo la certezza che un’altra Estelle riuscirà presto ad approdare, che quei sorrisi presto fioriranno nella libertà che arriverà a Gaza se l’indignazione della società civile saprà scuotere l’ignavia dei governi “amici” di Israele. Sta a noi continuare. Sta a noi gridare forte contro l'indifferenza dei governi e delle istituzioni supini a tutte le angherie israeliane e ciechi di fronte ai suoi crimini. Per questo parteciperemo e invitiamo tutti a partecipare con noi al presidio indetto dal coordinamento freedom flotilla di fronte a palazzo Chigi martedì 23 ottobre alle ore 17. Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, onlus www.palestinamezzalunarossa.org

domenica 21 ottobre 2012

COMUNICATO DELLA FREEDOM FLOTILLA ITALIA. MARCO RAMAZZOTTI ESPULSO, IN VOLO VERSO L’ITALIA. TESTIMONIANZA: USATE PISTOLE TASER CONTRO I PACIFISTI

Posted on 21 ottobre 2012 by dimitri| Leave a comment Questa mattina alle 6 l’unità di crisi della Farnesina ha contattato la moglie di Marco Ramazzotti Stockel , sequestrato ieri mattina dalla Marina Israeliana in acque internazionali mentre navigava a bordo di Estelle diretto a Gaza. Ore di angoscia ieri dovute a nessuna notizia su Marco e gli altri passeggeri di Estelle dal momento del sequestro fino a questa mattina in cui è stato comunicato l’arrivo imminente di Marco a Fiumicino. Denunciamo che Israele, dopo aver “rapito” Marco non ha mai comunicato notizie dirette al console italiano, ai familiari o alla nostra organizzazione per rassicurare sullo suo stato di salute. L’unità di crisi della Farnesina in contatto con la moglie di Marco non ha saputo dare informazioni precise su di lui fino a questa mattina. Israele ha solo emesso agenzie stampa in cui parlava di abbordaggio pacifico, come se rapire una persona in mezzo al mare, su nave civile, obbligarlo a cambiare la rotta e portarlo in Israele può essere considerato un atto pacifico o non violento, solo perchè non sono state usate armi da guerra, come fatto in tutti gli abbordaggi precedenti. Coordinamento Freedom Flotilla Italia Paola Mandato – 335 5712859 AGENZIE E GIORNALI ISRAELIANI RIPORTANO LA TESTIMONIANZA DI YONATAN SHAPIRA, CHE DENUNCIA COME, NELL’ABBORDAGGIO DI ESTELLE, I COMMANDOS ISRAELIANI ABBIANO USATO PISTOLE TASER CONTRO I PACIFISTI: http://www.timesofisrael.com/israeli-arrested-on-gaza-bound-ship-claims-soldiers-used-tasers-on-activists/ E http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4294718,00.html. AMNESTY INTERNATIONAL ED ALTRE AGENZIE UMANITARIE DENUNCIANO DA ANNI LA PERICOLOSITA’ DELLE PISTOLE TASER: http://blog.amnestyusa.org/us/shockwave-tasers-latest-in-taming-dissent/. IL COORDINAMENTO FREEDOM FLOTILLA ITALIA DA APPUNTAMENTO A ROMA MARTEDI’ 23, ALLE 17, DAVANTI A PALAZZO CHIGI E INVITA A MANIFESTARE OVUNQUE CONTRO LA PIRATERIA ISRAELIANA.

Blocca l'adozione di un nuovo accordo commerciale tra l'UE e Israele

Blocca l'adozione di un nuovo accordo commerciale tra l'UE e Israele Lo scorso mese, organizzazioni e attivisti in tutta Europa si sono mobilitati per convincere la Commissione per il Commercio Internazionale del Parlamento europeo a bloccare un nuovo protocollo commerciale con Israele. Migliaia di persone hanno firmato petizioni e altre centinaia hanno scritto ai loro europarlamentari. Il margine di approvazione è stato molto ristretto: se un solo deputato in più avesse votato con noi, l’accordo sarebbe stato bloccato. L'accordo deve ancora essere approvato in seduta plenaria del Parlamento europeo che si terrà il 23 ottobre. Se approvato, l'Accordo per la valutazione della conformità e l'accettazione dei prodotti industriali (ACAA) eliminerebbe le barriere agli scambi tra Israele e gli Stati membri nel settore dei prodotti industriali, in particolare i prodotti farmaceutici. È probabile che il voto avrà un margine esiguo. Questo accordo rafforzerebbe le relazioni UE-Israele e premierebbe Israele per le sue continue violazioni del diritto internazionale. Il Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina (ECCP) chiede ai sostenitori dei diritti dei palestinesi che sono cittadini o residenti nell'Unione europea di scrivere ai loro deputati esortandoli a votare contro il nuovo accordo. Ci vogliono solo pochi minuti per scrivere agli europarlamentari attraverso il nostro sistema. Altre azioni da intraprendere: - Diffondere questo appello ad agire attraverso internet e social network - Chiedere alle associazioni, ONG e sindacati di cui fai parte di scrivere agli europarlamentari - Pubblicare articoli su giornali e siti web

sabato 20 ottobre 2012

I PIRATI ISRAELIANI ATTACCANO ESTELLE. BASTA CON LE COMPLICITA’ CON TEL AVIV! MARTEDI’ 23 TUTTE E TUTTI A PALAZZO CHIGI!

La marina da guerra di Tel Aviv ha assaltato Estelle, il veliero della Freedom Flotilla 3 diretto a Gaza assediata con il suo carico di umanità e solidarietà. Si tratta dell’ennesimo atto di pirateria e di illegalità commesso dallo Stato di Israele, il solo al mondo ad aver collezionato centinaia di Risoluzioni dell’ONU disattese e violate, senza per questo aver mai subito alcuna sanzione. Oltre ad una ventina fra parlamentari europei ed attivisti, fra cui l’italiano Marco Ramazzotti Stockel, Estelle trasporta 2 alberi di ulivo, 41 tonnellate di cemento, sedie a rotelle, deambulatori, stampelle, stetoscopi ostetrici, libri per bambini, giocattoli, 300 palloni da calcio, strumenti musicali, attrezzature teatrali, radio VHF – per la navigazione ed un’ancora per l’Arca di Gaza, la nave in costruzione per poter esportare le merci dalla Striscia. Il viaggio di Estelle è iniziato tre mesi fa dal Mare del Nord ed ha toccato i porti di Svezia, Norvegia, Francia, Spagna ed Italia: ogni tappa è stata segnata da manifestazioni di solidarietà, come a Napoli, dove in migliaia abbiamo salutato la nuova sfida ad un blocco illegale alla navigazione imposto dallo stato di Israele, un blocco che condanna quasi due milioni di persone ad una vita da prigionieri. Siamo stanchi della complicità dei governi del mondo con l’arroganza, la violenza e l’illegalità di Israele. Vogliamo la fine dell’assedio di Gaza e dell’occupazione della Palestina. Vogliamo l’affermazione dei diritti umani in Palestina ed in tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. CONTRO L’ASSEDIO E L’OCCUPAZIONE 10 – 100 – 1000 ESTELLE!!! MARTEDI’ 23, ALLE 17, TUTTE E TUTTI DAVANTI A PALAZZO CHIGI Coordinamento Freedom Flotilla Italia Adesioni a roma@freedomflotilla.it

Estelle sotto attacco alle 10.20. Gaza sotto assedio da anni . MOBILITIAMOCI

Posted on 20 ottobre 2012 by paola| Leave a comment ALLE 10.20 DI OGGI 20 OTTOBRE, in acque internazionali a circa 17 miglia nautiche a nord di Arish, Egitto (secondo le ultime coordinate che sono riusciti a trasmetterci dalla nave,) navi da guerra israeliane circondando Estelle e dando il via all’assalto alla nave pacifica. Navi da guerra israeliane abbordano il veliero Estelle, con su attivisti per i diritti umani e membri del parlamento di diverse nazionalità europee, diretto a Gaza in missione di pace. Estelle è una nave disarmata, in missione umanitaria e di pace, con cargo ispezionato più volte, equipaggio con dichiarate intenzioni non violente, in rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza. Non può in alcun modo costituire minaccia né per la sicurezza di Israele né per altri. Il governo Israeliano poteva scegliere e doveva farla passare. Il governo israeliano non può addurre ragioni di sicurezza plausibili o avanzare competenze giuridiche territoriali sulla rotta di Estelle. La missione umanitaria di Estelle consiste in un messaggio di pace ben preciso e doveroso: solidarietà con il popolo palestinese e basta con l’assedio di Gaza subito e per sempre. La missione di pace di Estelle consiste nel chiedere giustizia per il popolo Palestinese, perfettamente in linea con le risoluzioni ONU e le dichiarazioni di tutte le associazioni umanitarie internazionali che denunciano da anni la gravità della situazione in cui è costretta a vivere la popolazione civile di Gaza sotto assedio. Denunciamo l’ennesimo crimine di guerra del governo israeliano nei confronti di popolazione civile. A nome delle migliaia di persone a bordo di Estelle, chiediamo la fine dell’assedio illegale di Gaza subito e per sempre e il rilascio immediato di tutti i pacifisti prelevati da Estelle con la forza e attualmente ostaggi delle autorità israeliane. Gli attivisti a bordo di Estelle sono ora impossibilitati a continuare la loro missione, in quanto prelevati contro la loro volontà da Estelle e probabilmente condotti in centri di detenzione in Israele. Messaggio preregistrato, di Marco Ramazzotti Stockel, rappresenta l’Italia a bordo di Estelle: Ora spetta a noi portare avanti la missione dell’equipaggio di Estelle, LE MOBILITAZIONI SONO IN AGGIORNAMENTO, tornate a visualizzare questa pagina . MOBILITAZIONI TERRITORIALI : contatta i comitati territoriali su CONTATTI per appuntamenti e orari definitivi delle mobilitazioni nelle varie città MILANO – Duomo FIRENZE – Piazza della Repubblica – martedì NAPOLI – Piazza Trieste e Trento 20 ottobre MOBILITAZIONI NEL WEB : VEDI IL PROFILO “WE ARE ALL ON THE FREEDOM FLOTILLA2” evento di mobilitazione su facebook https://www.facebook.com/events/518317164845842/

Estelle sotto attacco alle 10.20. Gaza sotto assedio da anni . MOBILITIAMOCI

Estelle sotto attacco alle 10.20. Gaza sotto assedio da anni . MOBILITIAMOCI Posted on 20 ottobre 2012 by paola| Leave a comment ALLE 10.20 DI OGGI 20 OTTOBRE, in acque internazionali a circa 17 miglia nautiche a nord di Arish, Egitto (secondo le ultime coordinate che sono riusciti a trasmetterci dalla nave,) navi da guerra israeliane circondando Estelle e dando il via all’assalto alla nave pacifica. Navi da guerra israeliane abbordano il veliero Estelle, con su attivisti per i diritti umani e membri del parlamento di diverse nazionalità europee, diretto a Gaza in missione di pace. Estelle è una nave disarmata, in missione umanitaria e di pace, con cargo ispezionato più volte, equipaggio con dichiarate intenzioni non violente, in rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza. Non può in alcun modo costituire minaccia né per la sicurezza di Israele né per altri. Il governo Israeliano poteva scegliere e doveva farla passare. Il governo israeliano non può addurre ragioni di sicurezza plausibili o avanzare competenze giuridiche territoriali sulla rotta di Estelle. La missione umanitaria di Estelle consiste in un messaggio di pace ben preciso e doveroso: solidarietà con il popolo palestinese e basta con l’assedio di Gaza subito e per sempre. La missione di pace di Estelle consiste nel chiedere giustizia per il popolo Palestinese, perfettamente in linea con le risoluzioni ONU e le dichiarazioni di tutte le associazioni umanitarie internazionali che denunciano da anni la gravità della situazione in cui è costretta a vivere la popolazione civile di Gaza sotto assedio. Denunciamo l’ennesimo crimine di guerra del governo israeliano nei confronti di popolazione civile. A nome delle migliaia di persone a bordo di Estelle, chiediamo la fine dell’assedio illegale di Gaza subito e per sempre e il rilascio immediato di tutti i pacifisti prelevati da Estelle con la forza e attualmente ostaggi delle autorità israeliane. Gli attivisti a bordo di Estelle sono ora impossibilitati a continuare la loro missione, in quanto prelevati contro la loro volontà da Estelle e probabilmente condotti in centri di detenzione in Israele. Messaggio preregistrato, di Marco Ramazzotti Stockel, rappresenta l’Italia a bordo di Estelle: Ora spetta a noi portare avanti la missione dell’equipaggio di Estelle, LE MOBILITAZIONI SONO IN AGGIORNAMENTO, tornate a visualizzare questa pagina . MOBILITAZIONI TERRITORIALI : contatta i comitati territoriali su CONTATTI per appuntamenti e orari definitivi delle mobilitazioni nelle varie città MILANO – Duomo FIRENZE – Piazza della Repubblica – martedì NAPOLI – Piazza Trieste e Trento 20 ottobre MOBILITAZIONI NEL WEB : VEDI IL PROFILO “WE ARE ALL ON THE FREEDOM FLOTILLA2” evento di mobilitazione su facebook https://www.facebook.com/events/518317164845842/

venerdì 19 ottobre 2012

FARNESINA E AMBASCIATA ITALIANA A TEL AVIV SUDDITE DI ISRAELE. SIAMO ANCORA UN PAESE SOVRANO?

PARLAMENTARI ITALIANI SOSTENGONO ESTELLE, MENTRE IL MINISTERO DEGLI ESTERI “SCONSIGLIA” E NON GARANTISCE L’ASSISTENZA CONSOLARE. Posted on 19 ottobre 2012 by paola| Leave a comment scambio email con Farnesina Un gruppo di parlamentari del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori si è schierato a sostegno dell’iniziativa di Estelle e della Freedom Flotilla. Deputati e Senatori hanno, fra l’altro, sottoscritto (insieme a decine di altri parlamentari europei) l’appello internazionale “Fine del blocco di Gaza subito!”, nel quale si legge che “Il blocco è illegale, inumano e – dal punto di vista di Israele – controproducente; non ha fermato il contrabbando di armi nella Striscia e il lancio di missili dalla stessa, e nemmeno ha allontanato Hamas dal potere”, determinando solo un ulteriore peggioramento della situazione umanitaria e delle sofferenze della popolazione civile. I parlamentari italiani che sostengono la Estelle,Freedom Flotilla sono i Senatori del PD Vincenzo Maria Vita, Maria Pia Garavaglia, Francesca Marinaro, Silvana Amati, Roberto Di Giovan Paolo, Alberto Maritati e Paolo Nerozzi, cui si aggiungono i Senatori dell’Italia dei Valori Francesco “Pancho” Pardi e Stefano Pedica e le Deputate del PD Lucia Codurelli, Amalia Schirru e Luisa Gnecchi. Dal canto suo, rispondendo alla comunicazione che a bordo di Estelle si trova anche il cittadino italiano Marco Ramazzotti Stockel, la Farnesina ha fatto sapere che “sconsiglia” di recarsi a Gaza a causa degli “obiettivi rischi che i nostri connazionali potrebbero correre nel caso intendano recarsi via mare verso tale area”, ricordando che “l’ingresso via mare nella Striscia comporta, come noto, una violazione della vigente normativa israeliana”. Infine, la Farnesina si premura di comunicare che “in considerazione della particolare situazione a Gaza, l’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv non è purtroppo in condizione di poter pienamente garantire a detti viaggiatori una adeguata assistenza consolare e che eventuali operazioni di emergenza sarebbero sottoposte ad un elevato tasso di rischio”. Tali dichiarazioni configurano un adeguarsi alla “normativa israeliana” come si trattasse di fonte giuridica di natura superiore a qualunque norma del Diritto internazionale. Non serve l’analisi di un giurista, ma basta essere cittadini consapevoli, per rilevare la gravità di tali dichiarazioni che riducono lo Stato italiano in Stato a sovranità gravemente limitata dai “capricci” giuridici dello Stato di Israele. L’arrivo di Estelle a Gaza è previsto per sabato 20 ottobre, ma il governo israeliano ha dichiarato che non permetterà all’imbarcazione di raggiungere il porto palestinese.

giovedì 18 ottobre 2012

la Estelle a Creta

Israele a Onu: fermate Estelle o la fermeremo noi

L'imbarcazione con a bordo anche attivisti israeliani e l'ebreo italiano Marco Ramazzotti Stockel dovrebbe arrivare sabato prossimo a Gaza. Oggi ha fatto sosta a Creta. Roma, 17 ottobre 2012, Nena News - Con una lettera inviata al Segretario generale Ban Ki Moon, Israele ha chiesto che le Nazioni Unite intervengano per bloccare la navigazione della nave pacifista svedese Estelle, della Freedom Flotilla 3, diretta verso la Striscia di Gaza per rompere l'embargo imposto da Israele. «È la Siria ad aver bisogno di aiuti», ha detto l'ambasciatore israeliano Dan Prosor all'Onu definendo la Estelle una «provocazione». Prosor ha lasciato capire che Israele non permetterà alla imbarcazione di violare l'embargo e potrebbe intervenire con un atto di forza. «Voglio sottolineare - ha proseguito Prosor nella lettera - che Israele non vuole un confronto ma è determinata a far bloccare la nave». Lasciata lo scorso 6 ottobre Napoli, ultima tappa di un tour di sensibilizzazione lungo le coste europee, la Estelle oggi ha fatto rifornimento al largo dell'isola greca di Creta. La nave ha fatto rifornimento e, ha comunicato un portavoce, ha fatto salire a bordo alcuni passeggeri che ora, in totale, sono una ventina. Tra gli altri, vi sono attivisti e artisti scandinavi e tre attivisti nazionalità israeliana, un italiano di origine ebraica Marco Ramazzotti Stockel, parlamentari fra i quali lo spagnolo Ricardo Sixto Iglesias, il greco Vangelis Diamandopoulos, il norvegese Aksel Hagen e lo svedese Sven Britton. L'Estelle, organizzata dalla Ong svedese Ship To Gaza, dovrebbe arrivare sabato a largo delle coste di Gaza. Di seguito una scheda biografica e le dichiarazioni di Marco Ramazzotti Stockel. Sessantacinque anni, italiano, sposato e padre di due figli, ci tiene molto al suo secondo cognome: "Scrivetelo, per favore, così capiscono che sono ebreo, e che se lotto contro l'occupazione, è proprio per gli ebrei, è a loro che fa male, oltre che ai palestinesi, l'occupazione". "Io sono cresciuto in un paese musulmano, sono vissuto in 12 paesi musulmani, il mondo musulmano è un mondo che mi è profondamente congeniale, gli arabi sono miei fratelli." dice Marco - "Non è possibile immaginare che un ebreo possa pensare che la propria salvezza, dalle shoah ai progrom, venga dal maltrattare altre popolazioni. I palestinesi sono dei maltrattati." Da oltre 35 anni lavora nella cooperazione per lo sviluppo, come socio-economista e antropologo, capo-progetto e rappresentante di ONG. Ha lavorato in ventisei paesi in via di sviluppo, per ONG italiane e straniere, imprese di progettazione italiane, inglesi, tedesche e francesi, la Commissione Europea, Agenzie delle Nazioni Unite (FAO; IFAD; UNDP; UNICEF; WFP; UNHCR), la Cooperazione Italiana. E' stato consulente di un Governo Africano e, più recentemente, organizzatore e insegnante a corsi di sicurezza per ONG, missioni religiose e cantieri all'estero. E' laureato in Diritto internazionale ed è Fellow di Churchill College, Cambridge, Regno Unito. "Israele rispetta solo le regole che si dà, non rispetta il diritto internazionale, non rispetta la moralità internazionale perché tratta la popolazione palestinese con un regime di apartheid" - sostiene Marco - "quindi devono essere altri ebrei a dire: "Signori fate una politica estremamente pericolosa. (.) Ma se noi lottiamo e cerchiamo di unirci agli arabi, ai musulmani, noi in realtà difendiamo la popolazione ebraica e la difendiamo sapendo, da ebrei, che siamo sempre stati perseguitati. L'unico modo per combattere la persecuzione è stendere la mano al nemico, non sono le bombe che ci salvano." Marco Ramazzotti Stockel ha un passato politico nel PCI e nella CGIL-FILCAMS ed è iscritto a ECO, Ebrei contro l'Occupazione e a EJJP, European Jews for a Just Peace dal 2000. Ha partecipato alla Freedom Flotilla per Gaza, Atene 2011, con il gruppo francese. Una vita spesa per aiutare gli ultimi, interessi molteplici, un impegno instancabile per la giustizia e la pace. "E' un sogno quello di andare a Gaza per testimoniare da ebreo che siamo fratelli e che Israele deve trovare altre politiche che non siano quelle militaristiche per risolvere il contenzioso tra i due popoli." Nena News

martedì 16 ottobre 2012

ISRAELE NON SMETTE DI ARRESTARE ARBITRARIAMENTE DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI ARRESTATO AYMAN NASSER DELL'ASSOCIAZIONE IN DIFESA DEI PRIGIONIERI ADDAMER

Arrestato e detenuto ricercatore di Addameer nell’ultimo attacco di Israele alla società civile palestinese ADDAMEER - Comunicato Stampa L’associazione in difesa dei diritti umani dei prigionieri (ADDAMEER) è stata colpita e oltraggiata dall’arresto, quasta mattina, di un proprio membro - Ayman Nasser, un ricercatore che collaborava con Addameer da almeno 5 anni. Ramallah 15 Ottobre 2012 Verso l’1:00 di questa mattina un largo schieramento di forze speciali israeliane (Israeli Occupying Forces – IOF) hanno fatto irruzione nella sua abitazione nel villaggio di Safa, non lontano da Ramallah. Il raid è durato circa un’ora e mezza, nella quale le forze speciali israeliane (IOF) hanno utilizzato unità cinofile per setacciare ogni stanza dell’appartamento, hanno in seguito confiscato il computer personale e il telefono cellulare di Ayman. Hanno addirittura controllato il computer del figlio di Ayman, confiscandone alcune componenti. La moglie di Ayman, è stata trattenuta, durante tutta l’irruzione, in un’altra stanza, controllata da due soldati Israeliani che le hanno puntato le armi addosso per tutto il tempo del raid. Verso le 3 della mattina, Ayman è stato portato via dagli agenti dell’IOF ed è attualmente rinchiuso nel centro di detenzione Moskobiyyeh di Gerusalemme. Ayman ha conseguito un Master in Psicologia sociale e dell’insegnamento presso l’Università di Abu Dis. Ha quattro figli, il più grande ha 13 anni e il più piccolo appena 3. È anche un ex detenuto, avendo già passato sei anni nelle carceri israeliane a partire dal 1991. Ayman è stato per molti anni un attivista e Addameer lo considera un “difensore” dei diritti umani grazie al suo sostegno ai diritti dei prigionieri Palestinesi. Un Difensore dei diritti umani è definito come una persona che si batte e lavora, pacificamente, a sostegno di tutti i diritti sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Addameer pertanto considera l’arresto di Ayman come l’ultimo attentato,da parte di Israele, non solo contro Addameer, in quanto associazione in difesa dei diritti dei prigionieri Palestinesi, ma anche come tentativo generalizzato di colpire la società civile Palestinese. L’arresto di Ayman è giunto non molto tempo dopo che il Presidente di Addameer, Abdullatif Ghaith, ha ricevuto un divieto di ingresso in Cisgiordania e in ogni altro Paese straniero. In oltre, diversi membri di Addameer hanno ricevuto il divieto di libera circolazione nei territori palestinesi occupati e all’estero. E questo ha avuto, chiaramente, importanti repercussioni sulle capacità di Addameer di far conoscere ed internazionalizzare il proprio lavoro sul supporto dei diritti dei prigionieri Palestinesi. Invitiamo tutte le comunità internazionali ad intervenire immediatamente sulla questione di Ayman Nasser. In particolare, Addameer, chiede che gli ispettori dell’ONU intervengano, contro Israele, sulla situazione dei “Difensori dei Diritti Umani” e in particolare che venga alla luce il caso di Ayman Nasser e di tutti gli altri difensori dei diritti umani dei Palestinesi, incluso il Presidente di Addamer Abdullatif Ghaith. Fonte: ADDAMEER Traduzione a cura di PalestinaRossa

lunedì 15 ottobre 2012

L’urlo dei pacifisti: “Non vendete quegli aerei ad Israele”

In 2 mila si sono ritrovati davanti alla sede di Alenia Aermacchi per protestare contro la vendita di 30 aerei militari ad Israele e propongono: “riconvertitevi in una produzione socialmente utile”. Ingrandisci testo Riduci testo | Versione stampabile Stampa | Invia articolo a un amico Invia | Scrivi alla redazione Scrivi Commenti Commenti | Galleria fotografica Galleria foto 1 - 2 - 3 - 4 immagine di separazione Chiedono una cosa molto semplice gli oltre 2mila manifestanti che si sono ritrovati a Venegono, davanti alla sede di Alenia Aermacchi: «Non vendete gli M346 ad Israele». Un messaggio urlato con un lungo corteo attorno alla grande fabbrica varesina. «La nostra è una Provincia di morte -dicono gli organizzatori- perchè abbiamo l’Agusta a Verghera, la Nato a Solbiate e l’Aermacchi qui, ma tutto deve e può cambiare». Quello che chiedono i manifestanti non è solo lo stop alla vendita dei 30 aerei -sulla carta mezzi di addestramento ma che sono armabili- ma la «riconversione dell’industria bellica». I manifestanti ribadiscono più volte il fatto che «noi non siamo contro i lavoratori, siamo contro l’industria della morte» ma allo stesso tempo «non si può giustificare lo spargimento di tanto sangue con la sola difesa dei posti di lavoro». E non c’è solo il pacifismo nelle motivazioni di chi ha sfilato per molte ore sotto un cielo minaccioso di pioggia. «Vendere armi ad Israele è doppiamente sbagliato» perchè «saranno usate contro il popolo Palestinese», come l’operazione Piombo Fuso ricorda in modo raccapricciante. «In Italia abbiamo una legge che proibisce la vendita di armi a paesi i guerra o che non rispettano i diritti umani -spiega Marco Tamborini, ex dipendente dell’Aermacchi- e chi “meglio” di Israele è in questa condizione?». Lui, che ha lavorato in quell’azienda per una vita, ricorda quando «per vendere aerei al Sud Africa sotto embargo si passava dalla Svizzera» e quanto sta succedendo oggi ricorda quegli anni con la differenza che «questa volta Israele non pagherà con denaro ma con altra tecnologia militare, cose di cui non abbiamo bisogno». Il corteo, colorato e animato da buona musica, ha visto sfilare bambini accanto ad anziani, ex lavoratori dell’azienda e molta gente comune, tutti accomunati dalla volontà di esprimere la propria contrarietà al piano industriale di una azienda del gruppo Finmeccanica, quindi statale. E tra tutti questi manifestanti ce n’era anche uno molto particolare, Padre Alex Zanotelli. «Oggi è molto importante essere qui -afferma il padre comboniano, celebre per le sue battaglie contro la guerra- dal momento che ieri l’Unione Europea ha vinto il Nobel per la pace». Una decisione che non esita a definire «incredibile» e che viene contrastata anche da accordi di questo tipo. Il religioso ricorda come la costruzione di mezzi militari e la vendita di armi «nel 2011 ha mosso 1740 miliardi di dollari» il che equivale a «3 milioni al minuto». Padre Alex denuncia quindi non solo l’assordante silenzio dell’Italia «che ha speso in un anno 26 miliardi per le spese militari» ma sopratutto quello della chiesa. «Sto male davanti al silenzio della mia chiesa» ha spiegato tra gli applausi, rilanciando la proposta di «dire che la bomba atomica è peccato e di far scegliere: o il battesimo o l’esercito». Padre Alex, che ha tenuto il suo discorso davanti all’ingresso di una Aermacchi eccessivamente blindata, spiega poi che «noi non dobbiamo prenderci in giro» e riconoscere che le armi ad una cosa servono: «difendere il nostro posto privilegiato nel mondo». Ma proprio per questo è necessario «darsi da fare per avere un mondo in cui gli uomini siano accolti con pari dignità alla stessa tavola». Padre Alex Zanotelli, prima di concludere il suo intervento rivela uno dei suoi sogni più importanti. «Vorrei che le numerose forse del pacifismo si mettessero insieme proprio come nella campagna dell’acqua pubblica» per iniziare una battaglia contro la guerra. E vedere 2000 persone nella sperduta Venegono, in una giornata fredda e minacciosa di pioggia, non può essere che di buon auspicio. Marco Corso

martedì 9 ottobre 2012

L'Estelle a Napoli tra "speranza" e "sconcerto".

L'imbarcazione e' giunta ieri a Napoli accolta da una folla festosa di attivisti ma anche dalle polemiche sollevate dalla parlamentare Fiamma Nirenstein contro il sindaco De Magistris Reportage di Roberto Prinzi Napoli, 5 ottobre 2012, Nena News - Mancano pochi minuti alle 16 quando l'Estelle si avvicina lentamente al Molo 8 del porto di Napoli. «Eccola, sta arrivando!» grida un giovane bloccato dalla security portuale non molto lontano dal molo scelto per l'approdo. Con lui altre trenta persone. «E' per motivi di sicurezza, noi non possiamo farvi entrare tutti» dice l'imbarazzato addetto. Ha una cinquantina d'anni, capelli ben corti e sembra mostrare fiera inflessibilità. Ciononostante, per quanto si sforzi, è confuso e perplesso. estelle04 Del resto come dargli torto: quante volte capita di vedere tanta gioia nell'arrivo di una barca? Ma il punto è che questa non è semplicemente una barca. L'Estelle è il veliero svedese che proverà «a rompere l'assedio di Gaza imposto da Israele». «Ma sta arrivando» continua indispettito il ragazzo. La situazione si fa leggermente più tesa con il passare dei secondi, secondi che appaiono ore per chi desidera presenziare all'approdo. Poi all'improvviso, e quasi insperato, arriva l'«ok». Scoppiano risate fragorose e il gruppo di decine di persone accelera il passo. La barca è ormai vicinissima, n'è prova la facilità con cui si legge "Ship to Gaza" e si vedono vividi i colori della bandiera palestinese. Il mare leggermente mosso culla con dolcezza l'imbarcazione in arrivo. Gabbiani appollaiati su scogli poco distanti sembrano spettatori casuali di uno spettacolo prossimo a giungere a termine. Tutto attorno è tranquillo e pare quasi che il Vesuvio di spalle si goda sornione e divertito le ultime manovre dell'Estelle. Oltre centro persone sono sulla banchina a sventolare bandiere palestinesi e della Freedom Flottilla cantando «Free, Free Palestine!». Molti di loro sono già da tempo lì (chi addirittura dalle 10 del mattino) per poter verificare se tutto è pronto e in regola per l'accoglienza da tempo agognata. I manifestanti sono in piedi nei pressi della linea gialla che indica il limite oltre il quale l'accesso è vietato. Una linea invalicabile..parlando di Palestina il richiamo a ben più dolorose linee è spontaneo..La nave è praticamente prossima a gettare l'ancora quando ecco che partono le musiche e i balli della Banda Baleno. L'equipaggio dell'imbarcazione, visibilmente contento per il calore dell'accoglienza, sembra gradire il ritmo e c'è chi lo segue agitando le mani come se stesse suonando. Sulla banchina, intanto, c'è chi ha gli occhi prossimi al pianto ma, approfittando della distrazione generale, se li asciuga con il palmo della mano. In fondo il "Restare umani" di Vik Arrigoni non significa proprio questo? I gabbiani gracchiano qualcosa di incomprensibile prima di volare di nuovo: saranno suoni di gradimento? L'Estelle è ora realtà. Ecco palesarsi agli occhi dei manifestanti in tutta la sua semplicità e fascino (ha oltre novant'anni). Non è più una foto, non più una parola scritta in un articolo giornalistico o sui monumenti della città di Napoli. Proprio così, i monumenti della città perché la sera precedente all'arrivo di Estelle, le statue cittadine avevano assunto coraggiosamente una posizione chiara e netta: "Free Gaza, Free Palestine" e poi ancora "Napoli con la Palestina", "Spingiamo in mare l'Estelle".. Chissà se almeno a loro la terribile accusa di anti-semitismo e di sostegno al terrorismo gli sarà risparmiata. Sono oramai le 16:15 e incominciano le procedure di controllo della barca. Il via vai di persone verso la barca non cessa però a diminuire. Una stella di David appare provocatoriamente da una delle due mastodontiche, sfarzose e ricche navi da crociera che fiancheggiano la semplice ma dignitosa barca diretta a Gaza. Quanto una semplice immagine rappresenti meglio di tante parole il conflitto secolare in Palestina. Passano le ore, il cielo inizia ad imbrunire e una trentina di persone vicino alla zona semi-libera del parcheggio del porto inizia una messa. E' guidata da Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la Pace spesso in prima linea nel denunciare Israele per le sue politiche. C'è da domandarsi ora quanto la benedizione alla nave di un Dio cristiano basterà a calmare i raptus di tensione, di allarmismo che Tel Aviv, con i suoi tanti emissari in Europa, diffonde ogni giorno. L'ultimo, in ordine di tempo, è quello della «sconcertata» Fiamma Nirenstein, vice presidente della Commissione Esteri che, in una nota pubblicata in giornata, ha attaccato ferocemente il sindaco Luigi De Magistris per il patrocinio che il suo Comune ha dato alla manifestazione. Meno o poco «sconcertata» era stata quando più di 1.400 palestinesi (la maggior parte dei quali bambini e donne) morivano nell'Operazione Piombo fuso (Dicembre 2008- Gennaio 2009) sotto le bombe dell'esercito di Tel Aviv e i cieli della Striscia si coloravano di un bianco che quella volta con il candore aveva ben poco in comune.[*] A rincarare la dose contro l'ultima tappa della Flottilla sono state le parole del precedente rabbino della locale comunità ebraica, il «napoletano» (come ama stesso lui definirsi) Pierpaolo Pinhas Punturello. In una lettera aperta a De Magistris, pubblicata sul suo account di Facebook, ha scritto «Ha mai passeggiato per le città israeliane di Sderot, Ashdod, Ashkelon, Beer Sheva ed altre ancora che sono sotto il costante lancio di missili che partono proprio da Gaza? Queste condizioni di vita israeliane non meritano una Flotilla o un concerto? I bambini che hanno imparato a correre nei rifugi prima ancora che a parlare, non hanno diritto ad una qualsiasi barca salvifica?». Applicando la sua logica chi, come a Gaza, non ha nemmeno i rifugi in cui correre e il cui unico riparo è costituito dalla fortuna (vale la pena ricordare che Israele ha attaccato anche edifici dell'ONU) perché non dovrebbe meritare niente? Intanto si è fatto tardi. Il sole, dai raggi clementi di solo poche ore prima, si è preso le sue ore di riposo consuetudinarie. Ora il buio ha il sopravvento. Vicino al mare un po' di vento timidamente comincia a sferzare chi imperterrito rimane. Un cane abbaia solitario su un marciapiede poco distante e il veliero è invisibile dietro alla grossa colata di cemento che segna l'ingresso nella zona di imbarco per le crociere. Castel Nuovo, come Narciso, anche stasera pare specchiarsi nell'acqua dello "sconcerto". Il porto oramai è semi vuoto ma ad attenderlo sarà un altro venerdì convulso. Si incomincerà proprio con il "sindaco della discordia" che in prima mattinata porgerà i saluti all'equipaggio. Poi visite aperte a tutti fino alle 16:30. A concludere la serata la musica del Dj-Set di Marco Messina, di Loredana Antonelli, degli E-Zezi, di Carmine D'aniello ('O Rom), della Compagnia d'Altrocanto a fine serata. Parlando di Freedom Flotilla e di Gaza non poteva mancare il ricordo di Vittorio Arrigoni. Alle ore 18:30 infatti è prevista la proiezione del film "Stay Human" the reading movie ideato da Fulvio A.T. Renzi e scritto da Vittorio Arrigoni, ucciso tragicamente a Gaza nel 2011 ma ancora vivo compagno di lotta per chi ama la terra di Palestina. Tuttavia, nonostante la ricca programmazione, l'elemento più emozionante e significativo sarà proprio quello più semplice: la solidarietà che gli studenti delle scuole medie superiori locali daranno alla gente assediata della Striscia di Gaza..A Gaza dove proprio i giovanissimi costituiscono la maggioranza della popolazione. Che il sorriso di un bambino di Napoli e di uno di Gaza impedisca al cielo di cadere.

ISRAELE CONTINUA A VIOLARE I DIRITTI UMANI DEI PALESTINESI A GAZA ASSASSINII BOMBARDAMENTI E FERIMENTI CON ARMI PROIBITE DALLE LEGGI INTERNAZIONALI

Raid aereo israeliano ieri pomeriggio sul campo rifugiati "Brazil", ad est di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Dieci persone sono rimaste ferite, di cui è una morta questa mattina allo Shifa hospital, mentre un'altra persona è ricoverata in gravi condizioni al Nasser hospital. L'uomo deceduto e l'altro gravemente ferito si trovavano in motocicletta al momento dell'attacco. L'attacco è avvenuto in un'area densamente popolata, con alto numero di bambini. Fra i feriti, vi sono anche cinque bambini ed una madre con una figlia di un mese ed un figlio di 2 anni e mezzo. Questa mattina mi sono recata dapprima al Ministero della Salute, per avere conferma sul numero dei feriti, successivamente sono andata a Rafah per far visita alle famiglie colpite dall'attacco. Sabrin Hussien Al Magossi, 23 anni, era seduta con sua figlia Besan, di un mese, in braccio. Sabrin era andata a far visita ai suoi genitori in Rafah ieri pomeriggio. Al momento dell'attacco è uscita fuori per cercare suo figlio e l'ha trovato ferito. Sabrine è rimasta ferita alla gamba sinistra da frammenti di missile, di cui uno è ancora all'interno del corpo. Sua figlia di un mese è stata colpita da un frammento di missile sul lato posteriore della testa (foto); per fortuna i dottori hanno estrapolato il frammento dalla testa della piccola. Suo figlio Naseem, 2 anni e mezzo, invece si trova ancora ricoverato all'European hospital in Khan Younis. Nassem si trovava all'esterno dell'abitazione ed è stato colpito da frammenti di missile su tutto il corpo. Saluto allora la famiglia di Sabrin e mi reco in ospedale per visitare il suo bambino. Nassem, 2 anni e mezzo, è disteso sul letto dell'ospedale con sua nonna accanto. Io sono accompagnata da suo padre, suo zio, ed un attivista palestinese. Inizia a piangere e poi smette, ogni tanto mi guarda in modo fisso, non so cosa stesse pensando. Ha tutto il corpo segnato da ferite di frammenti di missile che sono entrati nel suo corpo. Alcuni frammenti sono ancora all'interno del corpo e domani dovrà essere operato. Ha anche una bruciatura sui capelli. Domani andrò di nuovo a visitare Naseem in ospedale dopo che sarà sottoposto all'operazione. Nella stessa zona dell'attacco vivono altre famiglie le cui case sono state danneggiate, e vi sono altri feriti. Una signora mi invita a visitare la sua abitazione, le cui finestre sono completamente crollate. Una bambina in questa abitazione è rimasta ferita da frammenti di missile, il suo nome è Malak Abu Jazar, ed ha 2 anni. Malak è scioccata. Si rifiuta di parlare, è spaventata. Faccio visita ad un'altra abitazione, e ad un negozio fortemente danneggiato. Incontro un altro ferito, Jehad Al Qatros, 24 anni. Jehad è rimasto ferito al piede destro. Quando gli ho chiesto a che ora fossero caduti i missili, mi ha mostrato il suo orologio, che si è fermato durante l'attacco. Intanto questa mattina carro armati israeliani hanno attaccato a sud della Striscia di Gaza. Due moschee sono state colpite da colpi di artiglieria. Ho fatto visita alla moschea colpita in Faraheen. In strada vi erano pezzi di moschea crollati dall'alto. Una signora che vive in un'abitazione vicina mi ha detto che l'attacco è avvenuto verso le 6.45 del mattino, e che la moschea è stata colpita con 4 colpi di carro armato. Una persona risulta gravemente ferita. Questa mattina anche cinque scuole sono state evacuate. La resistenza palestinese nelle ore precedenti aveva risposto ai raid israeliani di ieri pomeriggio colpendo diversi siti militari israeliani. Ieri un portavoce del Ministero della Salute, come riferito da fonti locali, ha affermato che Israele abbia usato armi proibite e non conosciute nei suoi attacchi su Gaza, ed ha fatto appello quindi alle organizzazioni internazionali per i diritti umani affinché indaghino sulle armi utilizzate dall'esercito israeliano contro la popolazione della Striscia di Gaza. E'da tempo che da qui denunciamo l'uso di armi vietate o sconosciute da parte di Israele, che provocano ferite non usuali e molto gravi. Ricordo perfettamente che questo era già avvenuto nei bombardamenti dei mesi precedenti. E come non pensare all'ultimo caso di Fahmy Abu Ryash, il giovane pescatore colpito da due proiettili che gli hanno distrutto gli organi interni rilasciando frammenti di metallo nel corpo. Con coraggio, senza temere, le organizzazioni internazionali dovrebbe indagare. In aggiunta agli attacchi terrestri ed aerei, ieri mattina quattro pescatori palestinesi sono stati arrestati dalla marina militare israeliana nelle acque di Gaza. Jamal Baker ed i suoi tre figli stavano pescando su una piccola imbarcazione (un "hasaka") a 2,5 miglia dalla costa, nell'area di Soudania, a nord di Gaza city. I quattro sono stati arrestati verso le 8.30 del mattino e la loro barca è stata confiscata. Continuano le violazioni israeliane dei diritti umani contro i civili palestinesi. Foto dei feriti reperibili a questo link: http://ilblogdioliva.blogspot.co.il/2012/10/attacchi-israeliani-su-gaza-7-8-ottobre.html Rosa Gaza, 8 ottobre 2012

sabato 6 ottobre 2012

6 ottobre INAUGURAZIONE MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA PER RICORDARE LA FIGURA DI RONIT DOVRAT

Ricordare Ronit è per me allo stesso tempo commovente e doloroso. Commovente perchè la sua vita, il suo impegno, il suo cuore e la sua passione civile hanno fatto di lei una persona non comune, una persona che non si può dimenticare e che ci lascia sperare nel futuro se questo mondo sofferente e devastato sovraccarico di ogni falsità, menzogna rapina e ipocrisia ospiti pure esseri umani così degni. Doloroso perchè è difficile accettare la perdita di una persona che ci era cara, di un'amica, una compagna la cui lucidità intelligenza e determinazione ne facevano una persona veramente rara. Mente e cuore, Ronit ci metteva tutte e due le cose, tanto nella sua attività politica quanto in quella artistica che si intrecciavano come un unico disegno. Ho condiviso con lei il dolore di sentirsi nella stessa prigione in cui Israele confinava i palestinesi, l'amarezza di non riuscire più a sentirsi libera e serena, l'oppressione della cappa di violenza che si riversava anche su di noi, durante le manifestazioni, i sit-in le proteste nel corso della seconda Intifada. Ma per lei, israeliana, tutto doveva essere più forte, più devastante, una ferita che non si può richiudere. La sua sensibilità di donna e di artista non poteva non immergersi in quell'abisso di sofferenza per trarne immagini e opere di grande intensità emotiva, umana, artistica. Ho avuto occasione di vedere alcune delle sue mostre più importanti e sono rimasta ammirata e commossa davanti alle sue opere che ti colpivano nel profondo rendendo l'immagine di un dolore inesprimibile, dove l'anima veniva rivoltata e esplorata fino all'invisibile e la potenza dell'opera d'arte coinvolgeva contemporaneamente lo sguardo, il cuore e la mente intrecciando denuncia, dolore, riflessione, empatia. Ronit prendeva su di se questo dolore, la tragedia dei palestinesi non era solo un fatto da denunciare, la riguardava personalmente, non faceva da tramite per una testimonianza, ma era lei stessa testimone del suo proprio dolore che era allo stesso tempo il dolore degli altri. Non dimenticherò mai Ronit e i momenti, i sentimenti che abbiamo condiviso, per me resta una presenza viva e costante come se non se ne fosse mai andata e facesse ancora parte di me, di noi...

giovedì 4 ottobre 2012

ESTELLE A OSTIA

NON ABBIAMO POTUTO INCONTRARE L'EQUIPAGGIO DELLA NAVE ESTELLE A OSTIA MA ABBIAMO INCONTRATO IL COMANDANTE DROR FLEIER E AL TEATRO DI OSTIA LIDO OCCUPATO C'È STATO UN INCONTRO CON DROR FLEIER, ASCANIO CELESTINI, VAURO E LA SOTTOSCRITTA E NATURALMENTE I MOLTI COMPAGNI CHE HANNO AFFOLLATO IL TEATRO. Ancora una volta la società civile agisce al posto dei governi, delle istituzioni, dell'ONU, della UE, tutti sordi ai diritti umani dei palestinesi e indifferenti alle leggi internazionali. Ancora una nave che parte per rompere il blocco di Gaza che dura ormai da troppo tempo. Salutiamo la Estelle e il suo coraggioso equipaggio che parte pur sapendo che probabilmente non riuscirà ad arrivare a Gaza e come le altre navi sarà intercettata dagli israeliani prima di giungere a destinazione. Ma la nostra protesta la nostra indignazione la nostra sete di giustizia non si può fermare e Gaza non può rimanere sola. La Estelle partita dalla Svezia ha già toccato i porti di Norvegia, Spagna e Francia, si è fermata alla Spezia e nei prossimi giorni sarò a Napoli, il suo viaggio ha anche l'obiettivo di denunciare il feroce regime di occupazione militare israeliano, di rompere il silenzio che avvolge assordante una popolazione ingabbiata assediata, colpita in tutti i modi possibili nella propria dignità, libertà e diritto di vivere. Di sensibilizzare istituzioni, organismi economici e società civile perchè si attivino per fermare Israele. Il potere sionista è molto forte anche nel nostro paese dove si continua a stipulare con Israele ogni tipo di accordo commerciale e militare, non è valsa nemmeno l'immane strage di Piombo fuso a far riflettere governanti e istituzioni e ultimamente l'Italia ha offerto ad Israele altre potenti armi per uccidere meglio gli occupati palestinesi. Credo che tutti noi qui presenti conosciamo le condizioni invivibili di Gaza dovute non a disastri naturali ma a una crudele occupazione e a un blocco che proditoriamente uccide giorno per giorno, con veleni lasciati nel terreno, con la distruzione di case e infrastrutture civili, ospedali e scuole, con l'avvelenamento della falda acquifera, con l'impossibilità di pescare e di coltivare i campi, con l'assassinio dell'economia di Gaza, tramite il divieto di esportazione, la costrizione a usare i pericolosi tunnel per le necessità, e con la conseguente povertà diffusa che costringe la maggior parte dei gazawi ad essere dipendenti dagli aiuti esterni, con l'impossibilità di riparare i guasti, il blocco impedisce di ricostruire case, ospedali e impianti di depurazione delle acque distrutte da Piombo fuso, con le continue incursioni con il sangue di bambini e innocenti civili che scorre ogni giorno. Il blocco impedisce alle famiglie che hanno congiunti in Cisgiordania di potersi incontrare e ai giovani di uscire per andare a frequentare le università cisgiordane. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha verificato che nel 2020 la vita a Gaza sarà impossibile. Contadini e pescatori vengono uccisi continuamente, come sapete i pescatori non possono andare con le loro barche oltre le tre miglia dalla costa, ma spesso queste barche vengono bombardate molto prima delle tre miglia e bene lo sa la barcA Oliva fortemente voluta da Vittorio Arrigoni, che monitora i pescherecci ed è stata più volte oggetto di aggressioni da parte dei militari israeliani, pochi giorni fa però alcuni pescatori sono stati colpiti addirittura mentre erano sulla spiaggia e in piedi lanciavano piccole reti con le braccia. I soldati hanno fatto irruzione via terra sparando verso i pescatori, due fratelli, due ragazzi, sono stati feriti da proiettili ad espansione, i cosiddetti dum dum proibiti dalle leggi internazionali ed uno di essi è morto per le conseguenze delle ferite. Tutto questo lo sappiamo dai report di Rosa Schiano che da Gaza ci aggiorna continuamente dandoci notizie che spezzano il cuore. Ma Gaza ha anche delle risorse naturali. Il gas, che non aiuterà certamente i gazawi, ma sarà sottratta in quanto si prepara una nuova rapina delle risorse palestinesi ad opera di Israele che vuole trovare risorse energetiche nuove ed economiche se non a costo zero. Tony Bler l'inviato per il quartetto in Medio oriente propone la collaborazione tra AP e Israele in campo energetico per sfruttare i 28 metri cubi di gas naturale lungo le coste della Striscia. Il giornale israeliano Maariv ha pubblicato il rapporto del ministro degli esteri israeliano che precede il meeting a NewYork tra i finanziatori dell'AP. L'intesa fortemente voluta da Bler è molto piaciuta a Israele, secondo il ministro degli esteri israeliano lo sviluppo del gas naturale a Gaza creerà introiti che contribuiranno alla sostenibilità fiscale palestinese. Questa apparente pelosa e ipocrita bontà di Israele dimentica che ogni shekel pagato dalla popolazione palestinese alle casse dell'AP passa prima per Israele che decide se e quando trasferire i soldi dovuti all'AP. Inoltre la crisi economica palestinese è dovuta in gran parte al protocollo di Parigi che fu firmato per un periodo transitorio di 5 anni, ma ancora sussiste e con il quale Israele ha fatto in modo che l'economia palestinese dipendesse dalla propria attraverso il controllo unilaterale dei confini delle importazioni e esportazioni. D'altra parte dal 67 con la colonizzazione della Cisgiordania e di ogni sua risorsa naturale, acqua, terreni fertili, elettricità e quant'altro nelle mani delle autorità israeliane i palestinesi sono stati privati delle loro tradizionali fonti di sostentamento. Ormai non si tratta nemmeno più di un 'occupazione, della Cisgiordania, ma di vera e propria silente annessione con l'enorme e continua espansione di colonie, con la continua demolizione di case e villaggi, con la vita quotidiana dei palestinesi che diventa semplicemente invivibile. Quando si fa di tutto perchè un popolo perda tutto, libertà, dignità, cultura, storia, possibilità di sopravvivenza, questo significa che lo si vuole annientare o in alternativa cacciare dalla propria terra. Già la metà della popolazione palestinese vive la condizione dei profughi. I sionisti che hanno fondato Israele hanno avuto questo obiettivo fin dALL'INIZIO, anche la divisione tra Gaza e la Cisgiordania risponde a questo disegno. Nel 2005 qualcuno voleva dare il nobel per la pace a Sharon per aver spostato le colonie da Gaza in Cisgiordania, espandendole. Gaza non è mai stata libera, neppure un giorno anche senza colonie. Gli israeliani, mentre controllavano tutto, frontiere, mare e cielo hanno avuto anche la libertà di bombardare meglio, forse Piombo fuso non sarebbe stato possibile con le colonie. E la punizione collettiva del blocco per non aver approvato le scelte elettorali dei gazawi non è ancora finita, Gaza è ancora un piccolo inferno isolato dal mondo. I palestinesi però non ci stanno all'annientamento, da oltre 60 anni resistono con ogni mezzo possibile, già continuare a vivere in Palestina è una resistenza, le proteste dei villaggi contro il muro,LO SCIOPERO DELLA FAME DEI PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI, il Freedom Theatre ancora colpito con la detenzione del direttore e vicedirettore,ma che continua a esistere, i festival della cultura e del cinema, l'apertura continua di scuole, centri culturali, associazioni e movimenti di donne e di giovani ci rammentano che il popolo palestinese esiste, e vuole vivere e non sopravvivere. Il mondo chiude gli occhi e si gira dall'altra parte di fronte a tanta inaccettabile e palese crudeltà e ingiustizia, ignora le 74 risoluzioni dell'ONU disattese da Israele, ignora l'occupazione di Gerusalemme che Israele vuole come propria capitale in barba a tutti, ignora la situazione di Hebron e la silenziosa annessione della Cisgiordania e continua a perseguire i propri interessi e ad intrecciare rapporti militari e commerciali sempre più stretti con Israele permettendogli anche di espandere la sua nefasta propaganda. Noi però non ci arrendiamo e continuiamo a stare al loro fianco e combattere questa lotta comune che ci riguarda da vicino perchè è anche la nostra lotta per la libertà, la dignità, la giustizia.

lunedì 1 ottobre 2012

IN USCITA A OTTOBRE

"NEL BARATRO" DI MICHELE GIORGIO

DAL 17 OTTOBRE IN TUTTE LE LIBRERIE MICHELE GIORGIO NEL BARATRO I Palestinesi, l'occupazione israeliana, il Muro, il sequestro Arrigoni Edizioni Alegre, 14 euro. La cronaca dei drammi quotidiani in Palestina è il rumore sordo, di fondo, della nostra contemporaneità. Michele Giorgio, con i suoi articoli, rompe quotidianamente il silenzio crescente intorno ad un popolo costretto a vivere da decenni sotto occupazione. Un’accurata selezione delle cronache, interviste, analisi e reportage restituisce in questo libro un’unica storia che va dal 2000 al 2012. Pur seguendo un criterio principalmente cronologico, il testo riesce a cogliere prospettive analitiche, spesso taciute, in merito allo scontro israelo-palestinese, non esclusivamente ideologico, ma ancor più politico, economico e sociale. E nel loro procedere, gli articoli conferiscono ad una realtà percepita spesso come molto lontana una connotazione dì quotidianità e concretezza. Dalla “passeggiata” di Ariel Sharon sulla spianata delle moschee di Gerusalemme, che sprigionò la scintilla della seconda Intifada nel 2000, alla rioccupazione israeliana delle città autonome palestinesi; dalla condanna all’ergastolo del “comandante dell’Intifada” Marwan Barghouti alla malattia “misteriosa” che nel 2004 uccise Yasser Arafat; dall’ascesa di Hamas all’offensiva “Piombo fuso”. Fino al terribile e assurdo assassinio di Vittorio Arrigoni.